Carlo e Licia

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sabato 26 giugno 2021

26 giugno - Giornata Mondiale contro le droghe. "Ascolta ragazzo, la droga mai" di Mario Tobino.


Questa giornata non ha convinta risonanza perché oramai risulta soltanto un richiamo retorico, o peggio una battaglia persa in partenza, ipocritamente celebrata. Oltretutto oggi la piaga sociale risulta un comportamento diffuso in prevalenza tra gli adulti, più che consenzienti complici di fatto con la criminalità organizzata. Se le analisi chimiche eseguite sull'acqua del fiume Arno all'uscita di Firenze segnalarono la presenza di cocaina, vuol dire che l'inquinamento deriva da un consumo di massa!

I fenomeni che, dapprima su "La Nazione" di Firenze, denunciò Mario Tobino erano terribili anche se cominciavano ad essere in declino i brutali, gratuiti reati di violenza ad essi collegati.

Personalmente, oltre che dall'educazione familiare – benché ex fumatore (fino al 1973) e bevitore di alcolici (oggi soltanto vino rosso) – sono stato preservato dalla tentazione di drogarmi dalla ferma ripugnanza di perdere scientemente il controllo della mente. Sono purtroppo sufficienti ira e collera – che possono risultare tremende e pericolose – per sprofondare nell'irrazionale e controproducente smarrimento del proprio controllo mentale.

L'anno scorso ricordai questa giornata soprattutto per postare la vignetta. Oggi perché m'è piaciuta l'idea di un fine mese del blog dedicato a Mario Tobino, il quale sarà protagonista anche del prossimo post.

Sostengo che oggi le droghe "leggere" devono essere depenalizzate, sottratte alle mafie, di modo che divengano sostanze pericolose solo nel caso di uso eccessivo, incontrollato. Anche alcolici e tabacco furono sottratti alla criminalità del contrabbando e dello spaccio rendendone la vendita legale. Caffé, forse cioccolata ecc., possono anch'essi causare danni all'organismo, però nessuno si sogna di chiederne la proibizione. (Non si dimentichi che dal "proibizionismo" alcolico è nata e si è sviluppata la moderna criminalità organizzata). Però per ora la politica espressa da questa società – che non voglio aggettivare, tanto fa schifo lo stesso – preferisce spendere per curare le vittime piuttosto che spendere per punire la criminalità (anche e soprattutto con la legalizzazione), rendendosi così complici oggettivi degli spacciatori (centinaia di migliaia di "elettori") e delle mafie.

Questo libretto elegante è tuttavia meritevole di essere ricordato e riproposto in questa sede perché ha collegamenti di amicizia, di stima e di affetto di quasi tutti gli autori dei testi con Carlo L. Ragghianti e la sua Fondazione lucchese.

Giuseppe Sodini, antico giovane amico del nonno mio omonimo, Presidente della Cassa di Risparmio di Lucca, fu determinante perché il progetto, l'aspirazione di Carlo L. Ragghianti nel 1980 divenisse realtà.

Il prefetto di Lucca Antonio Lattarulo (1925-2013), già a Firenze Commissario al comune, operò convintamente per ciò di sua pertinenza con Ragghianti. Egli, nell'opuscolo, con enfasi ma senza retorica, con convinzione e dedizione ammonisce: "La droga è deviazione, è autodistruzione, è morte e crimine, fonte di tanti atti e azioni antisociali e, in 

definitiva, una grave malattia che bisogna curare con il massimo, il più intenso, impegno civile. E a questo civile impegno siamo chiamati tutti, al di dentro e al di fuori delle istituzioni, insegnanti, maestri, padri, fratelli, amici, tutti per il fine comune". Oggi declinerei l'ultima frase anche al femminile, però lo "spirito" è quello giusto. Anche nei confronti del Covid19 la società dovrebbe lottare compatta, non pensare solo a sé, "homo hominis lupus".

Ad Antonio Lattarulo è dedicata l'Appendice con alcuni documenti riguardanti l'inconsueta collaborazione di C.L.R. con un prefetto della repubblica.

"Classificazione e aspetti delle droghe" di Franco Bellato è un essenziale, chiaro resoconto circa le droghe in circolazione, la loro tipologia, la loro pericolosità. Questo allora giovane collaboratore ventennale di Mario Tobino, oltre che medico psichiatra e docente di Storia della Psichiatria e della Psicologia, è stato qualche anno fa consigliere scientifico della Fondazione Ragghianti di Lucca; egli è anche un intellettuale molto attivo con numerosi libri editi d'argomento centrato tra storia dell'arte e paesaggio, "avvalendosi della fotografia quale mezzo di interpretazione". Direi di più: Franco Bellato è autore di fotografie bellissime, come ho constatato nel libro Firenze della memoria (Polistampa, 2008) che oggi è stato per me una sorpresa. Vedendo quelle immagini ho pensato che gli Alinari avrebbero voluto “vederle” loro. Bellato è un fotografo originale con radici nella nostra migliore tradizione postbellica, colto e raffinato. Nella sua Biografia scrive “non partecipo a concorsi fotografici”, e fa bene: lui è un fuoriclasse. In questo opuscolo contro l'uso delle droghe, diffuso nelle scuole, Bellato conclude la sua esauriente esposizione con queste incontrovertibili parole:


Antonio Possenti (1933-2016), all'epoca nel pieno della sua fortunata carriera di pittore, fornì quattro tavole stralunate, di contenuta drammaticità nella rappresenzatione di esseri smarriti da sé, estraniati da ogni futuro.

Mario Tobino (1910-1991) nel febbraio del 1978 su "La Nazione", quotidiano fiorentino fondato da Bettino Ricasoli, volle dare un suo concreto contributo alla battaglia civile del momento, violenta, tragica, incongrua ma sempre estremamente dolorosa per parenti, amici, straziante per le vittime del vizio, colpevoli quasi sempre senza possibilità né volontà di redenzione. Mario Tobino, con il suo inconfondibile stile di scrittura, coinvolgente ma non cogente, ha scritto un "vibrante appello", un racconto col quale è riuscito a narrare una parabola laica.

F.R. (5 maggio 2021)

N.B. - Alcune pagine del volume risultano riprodotte leggermente fuori asse perché tali sono nell'originale.

martedì 22 giugno 2021

Rodolfo Margheri, pittore e incisore.

Questo artista autentico, nonché schivo personaggio degno di una metropoli più che della Firenze metà Novecento meschina – sì ma meno di oggi – l'ho conosciuto per fama quale effettivo direttore artistico de “Il Bisonte” di Maria Luigia Guaita e ammirato tramite gli aneddoti che raccontavano Righi e Santini, ma soprattutto Giovanni Francovich (!941-1965), amico carissimo dell'immaturità universitaria, tragicamente perito in un incidente automobilistico, passeggero accanto al guidatore. Rammento la descrizione dell'accesso al seggio elettorale per votare PSI (1958): M. elegante – foulard vistoso tra “architetto” e “attore” felliniano – a braccetto con la consorte, incedere maestoso precedendo i figli e preceduto da due imponenti cani al guinzaglio (alani o levrieri?). Riferisco anche quello che fu un aneddoto per certi versi epico: durante l'Alluvione del 4 novembre1966, Margheri si prodigò subito, con le acque ancora fluenti, per aiutare sconosciuti ed amici a salvare in prevalenza opere d'arte e libri (il “Bisonte”, ancora sito in via Ricasoli in primis), andando, cito, “in giro per la città sommersa su un gommoncino rosso, meriterebbe d'entrare nell'iconografia popolare”. Purtroppo personalmente non lo vidi, altri amici e compagni sì, attoniti. In effetti una narrazione cui è mancata la rievocazione di un Cervantes, presenza per altro improbabile in una città bottegaia.

Sia Giovanni Francovich, ed io successivamente, eravamo amici e compagni di Andrea (n. 1938), suo figlio, nostro leader uscente e presidente dell'Unione Goliardica Italiana, poi socialista bassiano e scissionista e, via via, senatore PCI a Milano. Scomparendo poi dalle cronache.

Rodolfo Margheri è stato un tecnico dell'incisione straordinario, corretto suggeritore dei colleghi incerti nell' “arte” (tanti), correttore essenziale e risolutivo delle loro opere, minimalista ma decisivo. Per certi versi un Maestro nella scia della tradizione rinascimentale. Però Margheri è anche stato un classico caso di artista danneggiato dalla propria nomea (Maestro dell'incisione), meritata fama che d'altra parte ha oscurato, fatto scordare le sue indubbie qualità di pittore originale, autonomo nel fare in un ambiente assai ricco di autentici maestri e illustri artisti figurativi, quale si era sviluppato nella Firenze della prima metà del Novecento, declinando quindi, dopo gli anni Sessanta, in maniera notevole e vistosa. Non so se Margheri ha sofferto per questa situazione che nei fatti concreti includeva anche danni economici e sociali sostanziosi. Certo si comportò da signore quale era. Solo nel 1966 sarà invitato alla Biennale di Venezia (con dieci incisioni!), vincolandolo ancora e per l'ultima volta ad un ruolo autorevole ma non esclusivo della sua breve esistenza d'artista, ucciso agli inizi del 1967 da un infarto.

 

Gli amici più cari, ritengo guidati da una intrepida Maria Luigia Guaita, nel 1982 riuscirono a convincere Azienda Autonoma di Turismo e Comune di Firenze a dedicargli una Mostra Antologica al primo piano di Palazzo Strozzi, allora ancora sede prestigiosa, non solo privilegiata, delle esposizioni significative nel capoluogo toscano.

Dopo queste considerazioni ritengo opportuno dedicare il post alla pittura di Rodolfo Margheri, poco nota anche se non negletta grazie al Catalogo della Mostra di Palazzo Strozzi (1982) e al successivo bel volumetto, di formato modesto ma ricco di documentazione illustrativa, I ritratti (1995). Dal primo libro riporto il curriculum dell'artista e alcune delle testimonianze di amici ed estimatori di Margheri quali Fortunato Bellonzi, Mario Luzi, C.L. Ragghianti, Giorgio Trentin (1917-2013), grande esperto di incisione, partigiano in Spagna, Francia, Veneto (Giustizia e Libertà). A questi documenti aggiungo da I ritratti lo scritto di Giorgio Luti (presente con saggio anche nell'altro volume) Un solitario consapevole protagonista; quindi una scelta di dipinti i quali, assieme ai ritratti estratti dal Catalogo, costituiscono una sequenza visiva dell'opera del Maestro. Quest'ultima sarà preceduta da una brevissima esemplificazione di incisioni e dalla “Scheda” del Catalogo/Mostra Arte in Italia 1935-1955, con testo di Valeria Bruni e immagini di incisioni molto belle del pittore Rodolfo Margheri. Ancora incisioni, vanto e limite mediatico della “fortuna” dell'artista dovuta anche al 

fatto che la critica – a cominciare da mio padre – si è interessata dell'espressività di Margheri soprattutto dagli anni Cinquanta, cioè da quando egli divenne direttore de “Il Bisonte”.

Riproduco comunque, dalla cartella Galleria grafica contemporanea realizzata da “Il Bisonte” per l'Ass. Naz. Ass. agli Spastici, Pentimento d'inverno (1964) e le altre tre stampe rimaste a Rosetta e a me dopo lo smembramento della raccolta paterna. Ripensando alle incisioni di Margheri mi accorgo, infine, che oltretutto esse sembrano numericamente poco numerose e ciò nonostante sono riuscite a condizionare la conoscenza, l'apprezzamento e la valutazione del lavoro pittorico dell'artista.

F.R.(1 marzo 2021)

P.S. Rinvengo fortunosamente e riporto un estratto della lettera che l'8 dicembre 1969 Maria Luigia Guaita inviò a C.L. Ragghianti, convintamente coinvolto in una iniziativa doverosamente sentita con affettuoso rimpianto da chi l'ha proposta. Purtroppo non ho nessun'altra notizia in merito e ne auspico l'approfondimento.



venerdì 18 giugno 2021

Arte Moderna in Italia 1915-1935 - Testi dei Critici, 27. MICHELANGELO MASCIOTTA, 2. (DE PISIS, PEYRON, LEVASTI, CAPOCCHINI)

 


Post Precedenti:

1. RAFFAELE MONTI ( I ) - 16 giugno 2018
2. IDA CARDELLINI (LORENZO VIANI) - 28  settembre 2018 
3. UMBRO APOLLONIO (NATHAN, BIROLLI) - 19 settembre 2019
4. MARCELLO AZZOLINI (GUERRINI, CHIARINI, VESPIGNANI). 6 ottobre 2019
5/I. FORTUNATO BELLONZI (BOCCHI, D'ANTINO). 12 novembre 2019
5/II. FORTUNATO BELLONZI (MORBIDUCCI, SAETTI). 28 dicembre 2019
6. ALDO BERTINI (CREMONA, MAUGHAM C., PAULUCCI). 22 gennaio 2020.
7. ANNA BOVERO (BOSWELL, CHESSA, GALANTE). 5 febbraio 2020.
8. SILVIO BRANZI (SCOPINICH, BALDESSARI, NOVATI, SPRINGOLO, RAVENNA, KOROMPAY, ZANINI). 23 febbraio 2020.
9. GIOVANNI CARANDENTE (COMINETTI, MARINI). 4 marzo 2020.
10. ITALO CREMONA (REVIGLIONE). 7 maggio 2020.
11. ENRICO CRISPOLTI, I (BALLA, EVOLA, ALIMANDI, BENEDETTA). 2 aprile 2020.
12. ENRICO CRISPOLTI, II (COSTA, DIULGHEROFF, DOTTORI, FILLIA). 6 aprile 2020.
13. ENRICO CRISPOLTI, III (ORIANI, PANNAGGI, PRAMPOLINI, MINO ROSSO), 10 aprile 2020.
14. RAFFAELINO DE GRADA I (BOLDINI, ANDREOTTI). 22 giugno 2020.
15. RAFFAELINO DE GRADA II (BERNASCONI, CARPI, CARENA, FUNI). 6 luglio 2020.
16. ANTONIO DEL GUERCIO (MAZZACURATI, MENZIO, RICCI). 8 agosto 2020
17. TERESA FIORI (INNOCENTI). 1 settembre 2020.
18. CESARE GNUDI (FIORESI, PIZZIRANI, PROTTI). 2 ottobre 2020.
19. VIRGILIO GUZZI (MANCINI, CAVALLI, MONTANARINI, PIRANDELLO). 19 novembre 2020.
20. MARIO LEPORE (DEL BON, LILLONI). 21 dicembre 2020.
21. LICISCO MAGAGNATO (NARDI, PIGATO, FARINA, TRENTINI, ZAMBONI, BERALDINI, SEMEGHINI). 21 gennaio 2021.
22. CORRADO MALTESE (GERARDI). 4 marzo 2021.
23. FRANCO MANCINI (PANSINI, NOTTE, BRESCIANI, CRISCONIO, CIARDO, GATTO, VITI).  3 aprile 2021.
24. GIUSEPPE MARCHIORI, 1 (ROSSI, LICINI). 3 maggio 2021.
25. GIUSEPPE MARCHIORI, 2 (SEVERINI, SPAZZAPAN). 28 maggio 2021.
26. MICHELANGELO MASCIOTTA, 1 (LEGA, VENNA LANDSMANN, CALIGIANI, COLACICCHI). 7 giugno 2021.

martedì 15 giugno 2021

Licia Collobi Ragghianti e la Mesoamerica, 3. Le culture Zapoteca, di Teotihuacan, Maya, Tolteca e Huasteca.

Post precedenti:

Licia Collobi Ragghianti e la “Mesoamerica,1” - Notizia redazionale - culture di Tlatilco, olmeca e zapoteca. 15 aprile 2021

Licia Collobi Ragghianti e la “Mesoamerica,2” - culture Totonaca, di Teotihuacan, di Colima, di Nayarit e Zapoteca. 200-600. 25 maggio 2021

venerdì 11 giugno 2021

Tono Zancanaro, 6 – Giorgione.

Le interazioni di Tono con testo e illustrazioni del volume dei “Classici dell'Arte” dedicato ad Antonello da Messina (si veda il post del 22 marzo 2021) hanno prodotto un inedito, riuscito, impressionante connubio tra riproduzione a stampa e disegno originale al tratto tracciato a inchiostro di china. Questo secondo raro esempio di un suo tipico modo di lavorare, non casuale od occasionale, operato dal Maestro alla fine di gennaio del 1964 dimostra che questa declinazione del tratto è intenzionale, perché protratta nel tempo, e congeniale alla sua espressività.

Per di più, in questo caso Tono è particolarmente entusiasmato dalla sfida interiore del confronto con l'opera del corregionale maestro, da quattro secoli universalmente 

ammirato. Siamo indubbiamente di fronte ad un capolavoro, ad un libro miniato cui Tono Zancanaro ha dedicato particolare partecipazione emotiva. Aggiungo che è prova lampante di questa partecipazione il fatto che il fascicolo è stato spesso usato, ammirato durante il breve periodo di permanenza presso lo studio di Tono.

In questa quindicesima dispensa de “I maestri del colore” (eccellente e benemerita collana, che in economia ha permesso a tutti di vedere ben riprodotte le opere d'arte) dalle quattro pagine della copertinatura, al testo, alle tavole, non c'è spazio bianco vacuo, non c'è un angolo senza che l'inconfondibile ductus di Tono non guizzi o si spanda.

F.R. (8 maggio 2021)

lunedì 7 giugno 2021

Arte Moderna in Italia 1915-1935 - Testi dei Critici, 26. MICHELANGELO MASCIOTTA (LEGA, VENNA LANDSMANN, CALIGIANI, COLACICCHI).

 


Post Precedenti:

1. RAFFAELE MONTI ( I ) - 16 giugno 2018
2. IDA CARDELLINI (LORENZO VIANI) - 28  settembre 2018 
3. UMBRO APOLLONIO (NATHAN, BIROLLI) - 19 settembre 2019
4. MARCELLO AZZOLINI (GUERRINI, CHIARINI, VESPIGNANI). 6 ottobre 2019
5/I. FORTUNATO BELLONZI (BOCCHI, D'ANTINO). 12 novembre 2019
5/II. FORTUNATO BELLONZI (MORBIDUCCI, SAETTI). 28 dicembre 2019
6. ALDO BERTINI (CREMONA, MAUGHAM C., PAULUCCI). 22 gennaio 2020.
7. ANNA BOVERO (BOSWELL, CHESSA, GALANTE). 5 febbraio 2020.
8. SILVIO BRANZI (SCOPINICH, BALDESSARI, NOVATI, SPRINGOLO, RAVENNA, KOROMPAY, ZANINI). 23 febbraio 2020.
9. GIOVANNI CARANDENTE (COMINETTI, MARINI). 4 marzo 2020.
10. ITALO CREMONA (REVIGLIONE). 7 maggio 2020.
11. ENRICO CRISPOLTI, I (BALLA, EVOLA, ALIMANDI, BENEDETTA). 2 aprile 2020.
12. ENRICO CRISPOLTI, II (COSTA, DIULGHEROFF, DOTTORI, FILLIA). 6 aprile 2020.
13. ENRICO CRISPOLTI, III (ORIANI, PANNAGGI, PRAMPOLINI, MINO ROSSO), 10 aprile 2020.
14. RAFFAELINO DE GRADA I (BOLDINI, ANDREOTTI). 22 giugno 2020.
15. RAFFAELINO DE GRADA II (BERNASCONI, CARPI, CARENA, FUNI). 6 luglio 2020.
16. ANTONIO DEL GUERCIO (MAZZACURATI, MENZIO, RICCI). 8 agosto 2020
17. TERESA FIORI (INNOCENTI). 1 settembre 2020.
18. CESARE GNUDI (FIORESI, PIZZIRANI, PROTTI). 2 ottobre 2020.
19. VIRGILIO GUZZI (MANCINI, CAVALLI, MONTANARINI, PIRANDELLO). 19 novembre 2020.
20. MARIO LEPORE (DEL BON, LILLONI). 21 dicembre 2020.
21. LICISCO MAGAGNATO (NARDI, PIGATO, FARINA, TRENTINI, ZAMBONI, BERALDINI, SEMEGHINI). 21 gennaio 2021.
22. CORRADO MALTESE (GERARDI). 4 marzo 2021.
23. FRANCO MANCINI (PANSINI, NOTTE, BRESCIANI, CRISCONIO, CIARDO, GATTO, VITI).  3 aprile 2021.
24. GIUSEPPE MARCHIORI, 1 (ROSSI, LICINI). 3 maggio 2021.
25. GIUSEPPE MARCHIORI, 2 (SEVERINI, SPAZZAPAN). 28 maggio 2021.


Vedo che su Michelangelo Masciotta (1905-1985) critico d'arte nel 1996 è stato pubblicato il volume M.M. critico e scrittore d'arte a cura di Sandro Saccardi. Ciò mi consola sul fatto che la persona affabile che è stata Masciotta non sia caduta nel dimenticatoio dopo la morte, oppure soltanto affidata alla giungla di Internet. Detto per inciso mi ha sorpreso che nel pur utile Dizionario Generale degli autori italiani contemporanei (1974), edito da Vallecchi quanto ci lavoravo, Masciotta sia ignorato, mentre vi compaiono F. Masci, E. Masi e persino A. Masnovo. A pensarci un po' sopra, considerando la firenzineria redazionale, ritengo che l'assenza sia dovuta a personali livori, a covata invidia, di qualcuno dello staff prepampaloniano.

I rapporti tra C.L. Ragghianti e Masciotta sono sempre stati buoni, fondati sulla stima reciproca e della condivisione di valori, in primis l'onestà intellettuale. Trovo, infatti, in Archivio che nel 1946 Masciotta propone (5 dicembre) per le Edizioni U – dirette da Ragghianti – un testo su Pittori italiani del Novecento, progetto non concluso per le difficoltà, non solo economiche, della Casa editrice. Sempre nel dicembre 1946 (il 16) Morandi scrive a C.L.R.: “Ieri ho consegnato a Cavalli i due dipinti per lui ed un terzo che verrà a ritirare il signor Masciotta...E mi scusi molto della libertà che mi sono preso di consegnare il quadro a Masciotta”.

Ignoro di che cosa si tratti, forse del dipinto donato da Morandi allo “Studio Italiano di Storia dell'Arte” da poco fondato da C.L. Ragghianti? Dipinto sfortunato perché nei primi anni Cinquanta fu rubato (prima di quello della Fondazione Longhi) in Palazzo Strozzi. Trista faccenda che i Carabinieri non riuscirono ad appurare. Io avevo allora poco più di dieci anni e non ne seppi niente; non ricordo come, quando già lavoravo in Vallecchi, seppi qualcosa dell'accaduto, ne chiesi ad Alfredo Righi (all'epoca impiegato dello Studio), però fu vago e imbarazzato nel rispondere, perché ancora turbato che nell'inchiesta fossero stati sospettati anche (e soprattutto) gli studiosi gravitanti sullo Studio oltre al personale de “La Strozzina” e del Palazzo Strozzi. Siccome certamente seguì per conto di C.L.R. l'inchiesta ufficiale il validissimo colonnello Rocchetti – l'unico vero braccio destro nel quale mio padre abbia potuto riporre fiducia incondizionata in tutta la sua esistenza – è certo molto strano che quando fu sciolta “La Strozzina” (erede fisica delle carte, mobili ecc. dello Studio) io, incaricato di vagliare il materiale, non trovassi nessun incartamento relativo alla presenza del colonnello ed alla sua attività oltre l'IFAS, tantomeno notizie o atti (la denunzia ai CC., ad es.) riguardanti questo fattaccio irrisolto.

La lettera manoscritta del 6 novembre 1949 di Masciotta è la risposta a una smarrita (?) lettera di Ragghianti. Essa contiene anche la notizia della monografia su Kokoschka quasi pronta per la stampa e considerazioni su “La Strozzina”. Il pittore austriaco – antipatico, tra parentesi quadre – gravitò spesso in quegli anni su Firenze dove, oltre a Masciotta suo critico e collezionista, aveva molte relazioni sociali snobistiche. Ciò nonostante ricordo confusamente che i miei genitori ebbero sovente incontri allo “Studio” o a che fare con K. in altre occasioni (Teatro 

comunale, ricordo); l'artista però non fu mai invitato a casa nostra. Attorno a questo pittore austriaco e a “La Strozzina”, riporto la scheda n.25 (dal volume “Mostre permanenti”. C.L.R. in un secolo di esposizioni, Fondazione Ragghianti, Lucca 2018) redatta da Carla Ardis, dalla quale si evince l'importanza della Collezione d'Arte Masciotta (veramente una delle poche qualificate e ricche di opere di Firenze, che m'auguro non sia andata dispersa malamente dopo la morte del raccoglitore) e la qualità del rapporto con Carlo L. Ragghianti.

La lettera dell'11 gennaio 1951 a Ragghianti è un esempio della loro frequentazione abituale. Di notevole interesse circa la considerazione dello spessore e della preparazione storico-critica di Masciotta da parte di R. è la lettera del 16 ottobre 1953, dalla quale si ricava uno spaccato desolante della qualità professionale dei componenti del Consiglio Superiore della Pubblica Istruzione e del credito che godeva l'arte moderna al Ministero. Documenta anche il fatto che C.L.R. proponesse Masciotta degno e capace di accedere all'insegnamento universitario provenendo dal liceo artistico.

Mentre i documenti attestano che Masciotta fu sempre solidale con R. (in particolare nel 1967, dopo l'ignobile articolo del Previtali su “Paragone”), riscontro che M. fu chiamato a insegnare all'Università Internazionale dell'Arte di Firenze fin da poco dopo la sua fondazione e per gli anni 1979-1984 a tenere un corso di lessicografia artistica.

Ciò in conseguenza del successo editoriale dal 1969 (non 1967) della pubblicazione del volume Dizionario dei termini artistici, rigorosamente e classicamente tali, escludendo la terminologia collegata all'ambiente delle Aste d'Arte e a quello del commercio delle opere d'arte (penso all'aberrante classificazione per “punti” anziché per qualità, ad es.). Opera molto utile agli studiosi, non solo italiani, in quanto dopo il Dizionario nel Repertorio viene riportata la traduzione dei lemmi in francese-italiano, inglese-italiano, tedesco-italiano.

E' debito ricordare, sempre nell'ambito di Palazzo Strozzi, che dal 1941 si svolse l'importante sodalizio amicale e professionale tra Masciotta e Alessandro Bonsanti, direttore del Gabinetto Vieusseux e della prestigiosa rivista “Letteratura” (che ragazzino ricordo come la Bibbia di Pier Carlo Santini, il quale l'aveva sempre tra le mani, invece di “SeleArte”). Debbo dire anche che raramente ho constatato un equilibrio e una disponibilità tra l'essere studioso, critico militante, collezionista, insegnante, poeta e letterato come nel caso di Masciotta. Una persona perbene, “sempre garbato e mai inutilmente polemico”, che fu anche sincero amico di personaggi spesso sopra le righe come Ottone Rosai, ad esempio.

Su Masciotta e la sua onestà sostanziale voglio riportare la storia del dipinto Paese con viti, tratta dalla testimonianza di Alessandro Saccardi nel minilibro Tenente Michelangelo Masciotta (Pananti, Firenze 1985). Di Masciotta “scrittore d'arte” ripropongo, anche perché attinente a questo post, l'Introduzione al volume Novecento in Toscana. Toscani d'adozione, 1979.

F.R. (13 maggio 2021)

giovedì 3 giugno 2021

Andrea del Sarto, 2.

I. Carlo L. Ragghianti: Andrea del Sarto a Cortona;

II. Licia Collobi Ragghianti: da Il libro de' disegni del Vasari.



I. Andrea del Sarto a Cortona di Carlo L. Ragghianti. - Dello studioso lucchese sono già stati resi noti nel post Andrea del Sarto di Raffaele Monti (21 aprile 2021) i contributi di C.L.R. connessi al volume del suo allievo. Si tratta della Presentazione al libro; di alcune lettere del magisterio universitario di precisazioni e indicazioni puntuali e metodologiche di R. all'autore del libro e, infine, dell'articolo-recensione Bellezza ed armonia in Andrea del Sarto, pubblicato su “La Stampa” di Torino il 4 maggio 1966.

 Il presente studio (stampato in “La Critica d'Arte”, a. VIII, III s., n.2, f. XXVIII, lug. 1949), di carattere filologico, secondo la Bibliografia degli scritti di C.L.R. rappresenta l'unico suo intervento diretto su questo artista, indagato nell'inconsueta ottica di disegnatore e ispiratore di ricami per paramenti ecclesiastici. 

Riproduco anche la fotocopia rimasta nel nostro Archivio di due disegni nei quali C.L.R. sul retro della fotografia aveva manoscritto modifiche dell'attribuzione indicata in origine.

F.R. (3 maggio 2021)