Carlo e Licia

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sabato 26 giugno 2021

26 giugno - Giornata Mondiale contro le droghe. "Ascolta ragazzo, la droga mai" di Mario Tobino.


Questa giornata non ha convinta risonanza perché oramai risulta soltanto un richiamo retorico, o peggio una battaglia persa in partenza, ipocritamente celebrata. Oltretutto oggi la piaga sociale risulta un comportamento diffuso in prevalenza tra gli adulti, più che consenzienti complici di fatto con la criminalità organizzata. Se le analisi chimiche eseguite sull'acqua del fiume Arno all'uscita di Firenze segnalarono la presenza di cocaina, vuol dire che l'inquinamento deriva da un consumo di massa!

I fenomeni che, dapprima su "La Nazione" di Firenze, denunciò Mario Tobino erano terribili anche se cominciavano ad essere in declino i brutali, gratuiti reati di violenza ad essi collegati.

Personalmente, oltre che dall'educazione familiare – benché ex fumatore (fino al 1973) e bevitore di alcolici (oggi soltanto vino rosso) – sono stato preservato dalla tentazione di drogarmi dalla ferma ripugnanza di perdere scientemente il controllo della mente. Sono purtroppo sufficienti ira e collera – che possono risultare tremende e pericolose – per sprofondare nell'irrazionale e controproducente smarrimento del proprio controllo mentale.

L'anno scorso ricordai questa giornata soprattutto per postare la vignetta. Oggi perché m'è piaciuta l'idea di un fine mese del blog dedicato a Mario Tobino, il quale sarà protagonista anche del prossimo post.

Sostengo che oggi le droghe "leggere" devono essere depenalizzate, sottratte alle mafie, di modo che divengano sostanze pericolose solo nel caso di uso eccessivo, incontrollato. Anche alcolici e tabacco furono sottratti alla criminalità del contrabbando e dello spaccio rendendone la vendita legale. Caffé, forse cioccolata ecc., possono anch'essi causare danni all'organismo, però nessuno si sogna di chiederne la proibizione. (Non si dimentichi che dal "proibizionismo" alcolico è nata e si è sviluppata la moderna criminalità organizzata). Però per ora la politica espressa da questa società – che non voglio aggettivare, tanto fa schifo lo stesso – preferisce spendere per curare le vittime piuttosto che spendere per punire la criminalità (anche e soprattutto con la legalizzazione), rendendosi così complici oggettivi degli spacciatori (centinaia di migliaia di "elettori") e delle mafie.

Questo libretto elegante è tuttavia meritevole di essere ricordato e riproposto in questa sede perché ha collegamenti di amicizia, di stima e di affetto di quasi tutti gli autori dei testi con Carlo L. Ragghianti e la sua Fondazione lucchese.

Giuseppe Sodini, antico giovane amico del nonno mio omonimo, Presidente della Cassa di Risparmio di Lucca, fu determinante perché il progetto, l'aspirazione di Carlo L. Ragghianti nel 1980 divenisse realtà.

Il prefetto di Lucca Antonio Lattarulo (1925-2013), già a Firenze Commissario al comune, operò convintamente per ciò di sua pertinenza con Ragghianti. Egli, nell'opuscolo, con enfasi ma senza retorica, con convinzione e dedizione ammonisce: "La droga è deviazione, è autodistruzione, è morte e crimine, fonte di tanti atti e azioni antisociali e, in 

definitiva, una grave malattia che bisogna curare con il massimo, il più intenso, impegno civile. E a questo civile impegno siamo chiamati tutti, al di dentro e al di fuori delle istituzioni, insegnanti, maestri, padri, fratelli, amici, tutti per il fine comune". Oggi declinerei l'ultima frase anche al femminile, però lo "spirito" è quello giusto. Anche nei confronti del Covid19 la società dovrebbe lottare compatta, non pensare solo a sé, "homo hominis lupus".

Ad Antonio Lattarulo è dedicata l'Appendice con alcuni documenti riguardanti l'inconsueta collaborazione di C.L.R. con un prefetto della repubblica.

"Classificazione e aspetti delle droghe" di Franco Bellato è un essenziale, chiaro resoconto circa le droghe in circolazione, la loro tipologia, la loro pericolosità. Questo allora giovane collaboratore ventennale di Mario Tobino, oltre che medico psichiatra e docente di Storia della Psichiatria e della Psicologia, è stato qualche anno fa consigliere scientifico della Fondazione Ragghianti di Lucca; egli è anche un intellettuale molto attivo con numerosi libri editi d'argomento centrato tra storia dell'arte e paesaggio, "avvalendosi della fotografia quale mezzo di interpretazione". Direi di più: Franco Bellato è autore di fotografie bellissime, come ho constatato nel libro Firenze della memoria (Polistampa, 2008) che oggi è stato per me una sorpresa. Vedendo quelle immagini ho pensato che gli Alinari avrebbero voluto “vederle” loro. Bellato è un fotografo originale con radici nella nostra migliore tradizione postbellica, colto e raffinato. Nella sua Biografia scrive “non partecipo a concorsi fotografici”, e fa bene: lui è un fuoriclasse. In questo opuscolo contro l'uso delle droghe, diffuso nelle scuole, Bellato conclude la sua esauriente esposizione con queste incontrovertibili parole:


Antonio Possenti (1933-2016), all'epoca nel pieno della sua fortunata carriera di pittore, fornì quattro tavole stralunate, di contenuta drammaticità nella rappresenzatione di esseri smarriti da sé, estraniati da ogni futuro.

Mario Tobino (1910-1991) nel febbraio del 1978 su "La Nazione", quotidiano fiorentino fondato da Bettino Ricasoli, volle dare un suo concreto contributo alla battaglia civile del momento, violenta, tragica, incongrua ma sempre estremamente dolorosa per parenti, amici, straziante per le vittime del vizio, colpevoli quasi sempre senza possibilità né volontà di redenzione. Mario Tobino, con il suo inconfondibile stile di scrittura, coinvolgente ma non cogente, ha scritto un "vibrante appello", un racconto col quale è riuscito a narrare una parabola laica.

F.R. (5 maggio 2021)

N.B. - Alcune pagine del volume risultano riprodotte leggermente fuori asse perché tali sono nell'originale.

Appendice – Dalla corrispondenza, presumo integrale, conservata nell'Archivio della Fondazione Centro Studi sull'Arte Carlo L. e Licia Ragghianti di Lucca, ho estratto alcune lettere che riguardano il rapporto tra il leale "servitore delle Istituzioni" Antonio Lattarulo e mio padre in relazione alla fondazione dell'Ente. In questa Fondazione, nata con uno Statuto "rivoluzionario", i coniugi Ragghianti affidavano a vita futura gli strumenti del loro lavoro (libri, riviste, estratti, opuscoli, fotografie) e la 

documentazione superstite della propria vita di relazione sociale e scientifica (corrispondenze, documenti vari). Ritengo che l'operato del dottor Lattarulo andasse al di là dell'iter burocratico, cioè che egli per convincimento intellettuale promuovesse questo Istituto atipico nel panorama vigente, destando quindi riconoscenza per lo schierarsi senza riserve ed indugi per la realizzazione di questa Fondazione oggi avviata verso il quarantunesimo anno di attività.

F.R. (6 maggio 2021)

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