Carlo e Licia

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mercoledì 24 agosto 2022

"Lazzaro Bastiani" di Licia Collobi

La soprastante scheda di S. Lodovigi [così si firmò Sergio Samek Lodovigi, di origini israelite, nel 1942 quando pubblicò nella collana Enciclopedia Biografica e Bibliografica Italiana il volume Storici, teorici e critici delle Arti Figurative (1800-1940) per i tipi dell'Istituto Editoriale Italiano di Roma] fa parte (p.108) di un'opera, che nonostante fosse concepita in pieno fascismo, già allora riconosceva l'originalità del metodo di Carlo L. Ragghianti (n.1910) e della sua allieva e compagna Licia Collobi (n.1914) e quella di alcuni altri giovani studiosi (quali, ad es., Argan, Brandi, Carli), riconoscendo loro piena dignità di comparire a fianco del Cavalcaselle, di Morelli, dei Venturi, di Toesca e via elencando. Purtroppo bisogna constatare che, se ben diretta, la pianificazione dall'alto può ottenere nei regimi autoritari risultati immediati e concreti impensabili nel pluralismo – spesso facinoroso – della democrazia.

Riproduco il saggio di Licia Collobi dall'estratto della rivista che dedicò a Carlo L. Ragghianti, suo coniuge già da circa sedici mesi. Ho l'impressione che nel momento in cui scrisse questa dedica mia madre (ero nato da 95 giorni) fosse un po' risentita nei confronti del babbo, forse addirittura blandamente gelosa, come mostra l'incongruo “zio”. Così C.L.R. si faceva scherzosamente chiamare dalle seguaci/allieve a Roma, tra le quali c'era anche Licia prima del matrimonio. L'insieme della frase sembra significare 



che lei in quanto moglie non gode più di certi privilegi “accademici”, quali – ad es.– l'esser pubblicato o no in precedenza su altri. “Stellina”, in nota, è probabilmente il termine usato da una collaboratrice de “La Critica d'Arte” all'indirizzo di C.L. Ragghianti. Di conseguenza questa dedica era scherzosa sì, ma con qualche permalosità retrospettivamente giustificata. Comunque i coniugi Ragghianti in quarantanove anni ebbero certamente – seppure di rado – qualche divergenza di opinione, qualche screzio, prevalentemente dovuti alla conduzione familiare e ai problemi dei figli.

Il riconoscimento dell'importanza dello studio di Licia Collobi è tuttoggi confermato dalla sua presenza formativa in tutte le bibliografie delle pubblicazioni sull'artista e in rete. In effetti questo saggio è una vera e propria monografia su Lazzaro Bastiani, una indagine originale di ricostruzione dell'attività pittorica individuandone e ricusandone diverse opere. L'autrice, si ricordi appena venticinquenne, nella Nota I relaziona e puntualizza anche sull'opera grafica del Bastiani e nella Nota II esamina "i dipinti che al Bastiani sono stati da altri (a parer nostro erroneamente) riferiti".

Con serena rigorosità la mia di lì a poco futura madre così conclude il saggio:




 

sabato 20 agosto 2022

1. Carlo L. Ragghianti: problemi critici - Cataloghi - Rassegne; 2. Su Giorgio De Chirico; 3. Cina 1955; 4. Vania Partilora.









  1. Carlo L. Ragghianti: Problemi nuovi della Critica d'Arte (1946); Cataloghi e critica (1964); Rassegne d'arte in Italia (1965).

  2. Su Giorgio De Chirico: Italo Cremona: Per De Chirico (1950, inedito); Vincenzo Ciardo: Dechiricheide (1950, ms. inedito).

  3. Cina 1955

  4. Vania Partilora: Personaggi toscani della cultura italiana (1985); Interventi di Enzo Carli e Geno Pampaloni; Disegni dei ritratti.

1. Carlo L. Ragghianti

martedì 16 agosto 2022

Contini Bonacossi - Telmon - Wittgens - Mira - Musatti - Cavallera - Bufalini - ecc.

  • Da Sandrino Contini Bonacossi, 27 aprile 1945

  • A Sergio Telmon (1920-1995), 28 aprile 1945

  • Da Fernanda Wittgens, un giorno da Roma 1945

  • A Giovanni Mira, 31 agosto 1946 

  • A Riccardo Musatti, 4 febbraio 1956 

  • Da Jean Cassou, 29 déc. 1959; a Jean Cassou, 5 gennaio 1960 

  • A Mario Vinciguerra, 18 maggio 1961

  • A Raffaello Franchini (24 agosto 1980)

  • A Vindice Cavallera, 23 dicembre 1984

  • Paolo Bufalini ad Amintore Fanfani, 9 gennaio 1988 


Da Sandrino Contini Bonacossi, 27 aprile 1945 – Liberazione di Bologna ed Emilia Romagna.

Sandrino Contini Bonacossi (1914-1975) uno dei più brillanti e intrepidi comandanti G.L. combattenti della Resistenza in Toscana, con il consueto piglio scanzonato ragguaglia C.L.R. circa la missione affidatagli. Importante testimonianza è la nota manoscritta da C.L.R., dalla quale si apprende di una sua missione clandestina operativa nel capoluogo dell'Emilia Romagna, regione della quale

durante la clandestinità (1938-1943) egli aveva organizzato i gruppi di Giustizia e Libertà coordinandoli con la cospirazione delle Marche e del Veneto. Già allora, purtroppo, per il Presidente del C.T.L.N., com'era Ragghianti, per certe operazioni politiche si rendeva necessario un'altra forma di “clandestinità” nei confronti anche di certi partiti del CNL.

giovedì 11 agosto 2022

Il C.T.L.N. e l'Italia – Liberazione di Firenze & errata corrige.

Intendo ricordare questo giorno 11 agosto, quale 78° anniversario della Liberazione di Firenze, perché – stante la campagna elettorale per le elezioni politiche in atto – non è affatto da escludere che questo sarà l'ultimo anniversario ricordato e celebrato dalle “autorità”.

E' vero che ormai questo rito è soltanto retorica stantia, inutile passerella per mettersi in vista da parte di qualche esponente politico, nemmeno di primo piano, ma comunque corresponsabile dello sfascio morale e materiale democratico che – pare – porterà il fascio di nuovo (cento anni dopo!) al potere.

Faccio questo memorandum con un testo dattiloscritto (forse nel 1953) da Carlo L. Ragghianti intitolato, con sua grafia, Il C.T.L.N. e l'Italia.

Non si tratta dello scritto che con lo stesso titolo C.L.R. aveva pubblicato nelle edizioni del Disegno della Liberazione italiana (1954, 1962, 1975). Di ritorno dalla lunga degenza al “Quisisana” di Montecatini Alto, C.L.R. era spossato, perciò si dedicò, nel centinaio di giorni nei quali ancora sopravvisse (3 agosto 1987), anche a riordinare antiche carte accantonate con criteri archivistici personali e talvolta avulse da una primitiva collocazione.

Toccò anche a questo probabile articolo per giornale o rivista, però con lo sconfortante risultato di a porre sotto la sua firma finale, a biro blu, “dove pubbl.?”, “italiano?”. Anch'io non sono in grado di dare precisazioni circa questo testo, il quale – comunque – rappresenta una importante e toccante testimonianza.

F.R. (23 luglio 2022)


lunedì 8 agosto 2022

Arte Moderna in Italia 1915-1935 - Carlo L. Ragghianti, 21. DE CHIRICO


Post precedenti:

1. 30 dicembre 2017
Presentazione di Carlo L. Ragghianti.
Criteri del Catalogo, Bibliografia generale. Comitato d'onore; Comitato esecutivo; Comitato tecnico; Comitato di consulenza nazionale; Consiglio A.T.T. di Firenze; Consiglio de “La Strozzina”;  organizzatori percorso museografico; segreterie; fornitori dell'esposizione.
2. 31 dicembre 2017
Criteri assegnazione schede critiche; criteri per la consultazione del Catalogo e quelli distintivi di questa rievocazione.
Artisti: ALCIATI, Nino BARTOLETTI, Pasquarosa BARTOLETTI, BIASI, BONZAGNI, BOSIA, BUCCI, CHECCHI, COSTETTI, FERRO.
3. 28 febbraio 2018
Artisti: GALIZZI, GEMITO, GRAZIOSI, Piero MARUSSIG, OPPI, PENAGINI, PRENCIPE, SPADINI, WILDT.
4. 25 marzo 2018
Artisti: BACCI, DUDREVILLE, GOLA, MAGRI, PARESCE, RAMBELLI, BARTOLI NATINGUERRA, GUIDI.
5. 15 aprile 2018
Artisti: BARTOLINI.
6. 4 maggio 2018
Artisti: SAVINIO, TROMBADORI, MONACHESI, FONTANA, MUNARI, FRANCALANCIA.
7. 3 luglio 2018
Artisti: FURLOTTI, METELLI, BARBIERI, BROGGINI, CAGLI, CAPOGROSSI.
8.
Artisti: CESETTI, FAZZINI, GENNI WEIGMANN, GENTILINI, GUTTUSO.
9. 16 settembre 2018
Artisti: Edita e Mario BROGLIO.
10.  20 novembre 2018 (1 parte), 5 dicembre 2018 (2 parte).
Artisti: LEVI, MAFAI, RAPHAEL MAFAI.
11. 28 dicembre 2018.
Artisti: Quinto MARTINI, MANZU'.
12. 21 gennaio 2019.
Artisti: MUCCHI, SASSU.
13.  16 luglio 2020.
Artisti: BOCCIONI.
17. 17 dicembre 2022.
Artisti: MELLI
21. 8 agosto 2022.
Artisti: DE CHIRICO

venerdì 5 agosto 2022

Carlo L. Ragghianti, rapporti: 1. con Alcide de Gasperi; 2. con Attilio Piccioni.

In seguito alla postazione di Carteggio tra Ragghianti e Fanfani (vedasi post del 15 giugno 2022) mi è venuto in mente che mio padre ebbe contatti politici e personali, anche abbastanza intensi e qualificati, con altri esponenti di primo piano della Democrazia Cristiana.

Questo partito, continuazione del Partito Popolare di Don Sturzo (1871-1959) pre-con-contro il fascismo, ha di fatto governato l'Italia dalla fine del 1945 al 1994, e tutt'ora detiene potere politico intrufolato in varie formazioni politiche (in primis nello sciagurato e fallito esperimento del Partito Democratico, che può fare a meno di dirsi “cristiano” dato che disssente sui principi della Chiesa Cattolica e del Papa regnante) così come praticamente avviene di fatto tra le cariche e i potentati più rilevanti dello Stato e delle diramazioni sociali organizzate della Repubblica italiana.

Per motivi collegati alla cospirazione antifascista, C.L.R. dagli anni Trenta conobbe Alcide De Gasperi, impiegato in Vaticano, Attilio Piccioni dal 1944 nel C.T.L.N. e così Adone Zoli fiorentino (1887-1960) che fu Presidente del Consiglio prima del fallimento del tentativo iberico-fascista di Tambroni (1960) e altri. Di Amintore Fanfani abbiamo visto il post del mese scorso, mentre con Aldo Moro (1916-1978) C.L.R. ebbe contatti epistolari istituzionali, ma soprattutto qualche incontro riservato (non segreto) sulle faccende e le sorti della scuola pubblica e dell'Università quando era Presidente dell'Adesspi (fine anni '50, inizi '60). Di Giorgio 

La Pira (1904-1977) Ragghianti fu drastico oppositore a Firenze, però col reciproco rispetto di persone militanti in campi ideologicamente opposti ma consapevoli della reciproca buona fede e originalità. Fu grazie a C.L.R. e al suo ufficio in Palazzo Strozzi che durante l'Alluvione del 1966 a Firenze, La Pira (accantonato dalla DC) trovò un ulteriore momento di protagonismo rivolto ad aiutare la sua città di elezione.

Persino con Mario Scelba (1901-1991) – ormai entrambi anziani a Villa Guglielmesca presso Cortona, dove i Ragghianti trascorsero le estati dei loro ultimi anni – C.L.R. ebbe un sodalizio intellettuale nel quale appurò che l'uomo era stato sì il baluardo politico più efficace a contenere il comunismo in fase di espansione e di aspirazione al potere non democratica, però era stato al contempo persona di cultura consapevole delle proprie responsabilità e dei propri errori: uno statista, cioè.

Stavo dimenticando Giovanni Gronchi (1887-1978), già sottosegretario nel I° governo Mussolini, Presidente della Camera, Presidente della Repubblica dopo Luigi Einaudi. A Gronchi va riconosciuto che, quale presidente del Comitato per le onoranze a Michelangelo Buonarroti, operò fattivamente perché C.L.R. potesse realizzare il suo critofilm più rappresentativo e complesso senza ambasce di tipo economico e senza certe pastoie burocratiche che altrimenti avrebbero, se non proprio impedito, ostacolato e ritardato la realizzazione del film.



1. Tornando ad Alcide De Gasperi (1881-1954) Carlo L. Ragghianti ha lasciato un appunto, in fondo ad un blocco notes A4, riguardante annotazioni sul Medioevo, scritto nel 1986 o 1987, poco prima di morire. In questa ricostruzione mnemonica C.L.R. elenca le occasioni di incontro personale con lo statista trentino. Inedita la notizia di appuntamenti nella Biblioteca Vaticana, dove De Gasperi era impiegato per poter sopperire economicamente alla famiglia durante il ventennio fascista. Non riesco a decifrare la terza riga. Non nota la presenza di C.L.R. nel colloquio del 1951. Il rigo “Roma dicembre 1945” e seguenti offre la notizia dell'offerta (personale) del Presidente del Consiglio a C.L.R. di andare in Cina, in qualità di Ambasciatore d'Italia presso il governo Nazionalista, quale compensazione per il mancato rinnovo del Sottosegretariato. Per fortuna, C.L.R. rifiutò preferendo dedicarsi agli studi.

Delle righe che seguono, le prime tre riguardano l'attività dello Studio Italiano di Storia dell'Arte; le ultime tre si riferiscono ad un incontro (probabilmente non noto) circa la legge elettorale. Da notare che C.L.R. era evidentemente ancora considerato un autorevole esponente politico, perché altrimenti non si spiega a quale titolo egli partecipasse ad una riunione siffatta.

Curiosamente in questo appunto Ragghianti non ricorda la Mostra del 1949 Lorenzo il Magnifico e le Arti, all'inaugurazione della quale presenziò il Presidente del Consiglio De Gasperi con la consorte, come mostrano le due foto riprodotte. Ragghianti illustra a De Gasperi, mia madre Licia Collobi fa lo stesso con la signora De Gasperi, però – direi – senza entusiasmo. Per la mostra dell'anno precedente, De Gasperi fece inviare una lettera di rammarico per non poter intervenire. Penso ciò fosse dovuto a ragioni di protocollo, dato che il Presidente Einaudi aveva visitato in veste ufficiale la mostra (vedasi post del 23 dicembre 2017).

Riproduco anche la lettera inviata da De Gasperi (14 dicembre 1945) a C.L.R., nella quale il Presidente del Consiglio dei Ministri “si spiace” di informarlo che il Partito d'Azione ha ritirato la sua candidatura. Il tono è autenticamente di rammarico, il che è interessante e forse un po' sorprendente perché, se certamente la stima c'era ed era rimasta, però l'incarico ricoperto nel precedente Governo Parri da C.L.R. comprendeva Turismo e Spettacolo, argomenti sui quali notoriamente l'On. Giulio Andreotti (1919-2013), Sottosegretario alla Presidenza con De Gasperi, intendeva esercitare un predominio di parte palese e politicamente incisivo. Comunque, strano a dirsi, 




Andreotti sempre mostrò rispetto ed ostentata stima nei confronti di C.L.R.

Del 22 dicembre 1945 è la risposta di Ragghianti, che ancora una volta tiene a precisare e smentire l'esistenza da parte Alleata “di possibili obbiezioni … nei miei confronti”. In realtà coloro che si erano attivati per far fuori (bontà loro solo “politicamente”) mio padre erano stati soprattutto un ex antiquario, carabiniere e spia, i tristanzuoli compagnucci fiorentini dell'ala liberalsocialista, nonché i liberali crociani.

Tanto per documentare il grado di penetrazione sociale della propaganda politica nel 1948, anche dopo le elezioni, riproduco un mio infantile ritratto di De Gasperi, disegnato il 30 dicembre 1948. Mi scuso per il narcisismo.

Ricordo, infine, l'indignazione di C.L.R. per il monumento eretto a Trento a De Gasperi (si veda il post del 6 agosto 2019 sullo scultore Antonio Berti e “SeleArte”, n.27, nov.-dic. 1956, pp.58-61) non tanto e non solo per la nota contrarietà ai monumenti celebrativi in luogo di scuole e altri istituti culturali (post del 19 maggio 2022) ma perché C.L.R. trovava offensivo per la memoria dello statista questa realizzazione che ne umiliava lo spessore umano e culturale.





2. Attilio Piccioni (1892-1976) nell'era degasperiana della D.C. (1945-1953) è stato il numero due del partito, in indiscussa armonia fattuale: Segretario del partito, vice Presidente del Consiglio, Ministro degli Esteri, incaricato di formare il governo dopo il ritiro di De Gasperi.

La sua onesta carriera politica fu distrutta dallo scandalo Montesi, nel quale fu implicato il figlio Piero Piccioni, musicista di talento ma dai costumi privati discutibili, certo non idonei alla naturale compostezza del genitore. L'opera demolitrice effettiva di Piccioni fu un'obliqua campagna orchestrata da altre correnti della D.C. (soprattutto da Fanfani, spinto anche da aspirazioni di predominio regionale).

Carlo L. Ragghianti conobbe Attilio Piccioni nel 1944, quando questi venne a stare a Firenze da Pistoia, dove esercitava l'avvocatura, in qualità di rappresentante della D.C. nel Comitato Toscano di Liberazione Nazionale, di cui mio padre era il Presidente. Assieme a Piccioni, C.L.R. il 9 novembre 1944 presentarono al Governo Bonomi a Roma un importante memoriale del C.T.L.N., rappresentante la prima regione italiana nella quale la Resistenza con, ma anche senza come a Firenze, l'ausilio degli Alleati sconfisse e cacciò i tedeschi oltre la Linea Gotica. La Bozza del memoriale si trova nell'Archivio della Fondazione Ragghianti a Lucca.

A Firenze Piccioni con la famiglia abitava al n.13 di Viale Regina Margherita (poi Viale Spartaco Lavagnini), mentre noi Ragghianti abitavamo al n.17. Complessivamente i rapporti tra C.L.R. e Piccioni furono ottimi, di stima e di amicizia, più sincera di quel che abitualmente valga la parola in politica. Trovo un mio appunto nel quale avevo annotato che mio padre aveva scritto (12 febbraio 1947) a Giovanni Mariotti, socialista nel prefascismo eletto in Mugello: “Personalmente non so se una mia lettera avrebbe influenza sul De Gasperi: eventualmente potrei scrivere a Piccioni, segretario della D.C., che conosco bene e col quale sono amico. Me lo faccia dire, e lo farò”.

Dalla magra corrispondenza dalla quale attingo (m'auguro che a Lucca o altrove siano conservati altri documenti) proviene dal disperso archivio dello Studio Italiano di



Storia dell'Arte la lettera che pubblico rivolta a Piccioni il 3 ottobre 1946: quattro dense pagine di C.L.R., alle quali aggiungo la lettera del 7 novembre 1946, sempre a Piccioni, che fa seguito alla precedente.

Il 19 agosto 1948, Piccioni scrive a C.L.R. di aver “vivamente interessato l'On. Andreotti” riguardo alle faccende dello Studio. Quindi si compiace per l'avvenuto riconoscimento per concorso dell'idoneità alla cattedra di ordinario all'Università. Segue telegramma importante per lo Studio di Palazzo Strozzi. Infine, il 9 agosto 1953 C.L.R. scrive a Piccioni in merito al suo incarico da parte del Presidente Einaudi di formare il Governo dopo De Gasperi. Naturalmente i cari “amici” D.C. silurarono l'iniziativa. Venne quindi eletto Presidente del Consiglio il repellente Pella, destrorso portaborse torinese a vocazione borbonica. Di questo “ragioniere” ricordo ancora la descrizione verbale coeva di Bruno Tassi, partigiano divenuto imprenditore tessile a Prato, il quale diceva che questo inelegante personaggio che prima della “gloria” si aggirava per Milano con cartella usurata, in cerca di “affari”, dava l'immagine di una trista figura, di un faccendiere di serie C.

Con Piccioni, Ministro degli Esteri, ci fu uno scambio di telegrammi per la laurea honoris causa a Firenze per l'architetto Le Corbusier in occasione della storica mostra in Palazzo Strozzi del 1963. Notasi che l'iniziativa “pubblica” fu suggerimento ed opera del “privato” Ragghianti.

I rapporti successivi tra i due personaggi furono saltuari, privati, non documentati. Pubblico, invece, la parte della lettera del 31 maggio 1979 rivolta a Leone Piccioni, figlio giornalista e saggista, nella quale C.L.R. ricorda il padre Attilio Piccioni, morto nel 1976.


A differenza di quanto in precedenza scritto su De Gasperi, per Attilio Piccioni, mi pare opportuno riportare qualche documento per meglio inquadrare il personaggio schivo e, pare, assai “pigro”. Nicola Adelfi (alias DeFeo 1919-1987) giornalista laico ne “L'Europeo” (1 giugno 1947) scrive l'articolo Piccioni è stanco.

Sempre dal settimanale fondato da Arrigo Benedetti, il noto Luigi Barzini vi pubblica Attilio Piccioni delfino di De Gasperi su tre pagine.

Lo storico Mario G. Rossi che è stato mio collega a Lettere e nell'Organismo Rappresentativo degli studenti, lui però nell'Intesa cattolica, ha pubblicato su “In/formazione” (n.34, 2000) Attilio Piccioni nel cattolicesimo democratico del 900, aspetto sul quale io – irriducibile laico – sono alquanto digiuno. Chiude questa mini documentazione, essenziale e parziale, l'articolo con cui Francesco Dama resoconta ne “Il giornale” di Montanelli (11 marzo 1976) La scomparsa del senatore Piccioni in termini anche troppo succinti.

F.R. (27 maggio 2022)


1. Alcide De Gasperi

mercoledì 3 agosto 2022

3 agosto 2022

 


    Sono passati già 35 anni dalla sua morte, ma mi piace mettere questa foto perché illustra bene il mio rapporto col babbo.

    Tanti sono i ricordi che mi salgono alla mente di lui che aveva per me un atteggiamento più da nonno che da padre, mi portava sempre regalini quando tornava da un viaggio e ogni volta che facevamo le uova alla cocque mi scapitozzava l'uovo personalmente e poi col suo coltellino rosso con la croce bianca svizzera mi tagliava il pane a bastoncini da insupparci dentro.

    E' stato una personalità importante che però era troppo scomoda per quasi tutti gli altri, fossero politici, Resistenti, colleghi critici, storici od artisti. Infatti aveva l'etica di dire, e scrivere, sempre quello che riteneva corretto, senza piaggerie o compromessi. E' stato quindi molto sottovalutato e zittito in vita e grande lode va a Francesco per l'impegno nel cercare di mantenere attivo il ricordo del suo pensiero e dei suoi scritti.

    Il saggio re Salomone scrisse che "un buon nome è meglio del buon olio e il giorno della morte è meglio del giorno della nascita" e trovo rispecchi perfettamente la mia convinzione riguardo a Carlo Ludovico Ragghianti, un uomo che si è fatto da solo - si definiva infatti "una costruzione morale" – e che è rimasto fedele tutta la vita ai suoi ideali meditati ed elaborati con fiera e lucida chiarezza.

Anna Ragghianti Marziali