Carlo e Licia

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giovedì 26 luglio 2018

Il 1948 dei critici d'arte, 2 - Il Congresso di Parigi.

Come anticipato nel post precedente, il “Primo Congresso dei Critici d'Arte”si tenne a Parigi dal 21 al 26 giugno, sotto l'egida dell'UNESCO, operativo dall'anno precedente. Scontato che la documentazione e la diffusione della manifestazione parigina furono esaurienti ed ora sono conservate in luoghi accessibili e nelle biblioteche collegate all'Unesco, è sufficiente oggi ricordare l'avvenimento. In questa sede riportiamo il resoconto che ne fece Carlo L. Ragghianti ne “La Critica d'Arte” (VII,2, lug. 1949) come “commento” critico. Questa riproposta è dovuta anche
perché, bisogna ricordare che un tentativo come questo di socializzazione critica legato all'ottimismo della volontà che animava l'“intellighentia” postbellica, la quale cercava e creava “fonti” per superare l'abisso costituito dalla “cortina di ferro” che divideva il mondo in due zone di influenza: l'Occidente e l'Unione Sovietica, i suoi satelliti, i suoi caudatari. Infine non è trascurabile, oltre alla storicizzazione, considerare e rileggere questo scritto di C.L.R. per le sue considerazioni e osservazioni utili anche ad un'odierna riflessione.
F.R.

lunedì 23 luglio 2018

Il 1948 dei critici d'arte - Il Convegno di Firenze, Atti (I)

Nel 1948 l'Europa stava cominciando a riprendersi dagli immani disastri della guerra, la situazione politica stava radicalizzandosi in quel lungo equilibrio del terrore che fu la Guerra fredda terminata nel 1989 con la dissoluzione della degenerazione leninista dell'Utopia comunista. A posteriori però questo quarantennio fu quasi un periodo di stabilità e progresso se confrontato alla feroce e ingorda guerra scatenata subito dopo il crollo del Muro di Berlino dal Capitalismo finanziario, contro nazioni e popoli. Un comportamento le cui conseguenze saranno similari a quelle narrate nella favola, attribuita ad Esopo, dello scorpione che pur di seguire la propria vocazione esistenziale – omicida – finisce con l'ammazzarsi insieme alla sua vittima. Difatti, se continua così, lo Scorpiocapitalismo, assieme ai propri “utili idioti” ScorpioEuropa, ScorpioTrump ecc. ecc., ci stermineranno morendo con noi, l'umanità.
Digressione a parte – difetto prediletto di cui mi compiaccio e di cui chiedo venia – nel primo dopoguerra si manifestarono molte e buone intenzioni per cercare di appianare le divergenze – a volte molto profonde tra popoli e culture – e di unire culturalmente gli esseri umani con organismi tipo l'UNESCO o come, mi viene da scrivere corporazioni, ma certo è meglio dire Associazioni di categorie come nel caso di questo articolo, quella dei “Critici d'Arte”. Di essi, infatti, ci occupiamo in questo post e in quello seguente (26 luglio). Accadde che furono organizzate e avvennero due manifestazioni: cronologicamente la prima (un Convegno) si svolse dal 20 al 26 giugno a Firenze, la seconda (un Congresso) dal 21 al 26 giugno a Parigi. Non furono iniziative contrapposte ma soltanto concomitanti, infatti: “Le circostanze, e precisamente la data tardiva alla quale le due iniziative furono reciprocamente note, non consentirono altro che un cordiale rapporto di scambio fra il Congrès parigino e il Convegno fiorentino. E del resto il carattere e il programma delle due riunioni erano molto differenti, e interferivano soltanto in aspetti tangenti” scrisse C.L. Ragghianti. Il giovane storico dell'arte, tramite la sua creatura, giovane e ambiziosa, “Studio Italiano di Storia dell'Arte” in palazzo Strozzi aveva ideato e organizzato il Convegno di Firenze prima ed indipendentemente dalle notizie del “Congresso dei Critici d'Arte”, incontro ufficiale sotto l'egida del neoistituito UNESCO.
Al di là della ragghiantinità collegata a questo blog, il Convegno di Firenze avrà proprio in “Ragghianti&Collobi” una riedizione completa che verrà postata in 13 suddivisioni coerenti. Gli Atti del Primo Convegno Internazionale per le arti figurative nella prima pubblicazione riporteranno i dati costitutivi ed organizzativi dell'iniziativa. 

Seguiranno gli altri capitoli così suddivisi:
    II Sezione 1A. Indirizzi, metodi e problemi della Critica d'Arte.
    III Sezione 1B. Idem.
    IV Sezioni C e D. Le arti figurative e il cinema. Arti figurative e stampa quotidiana.
    V Sezione II. Comunicazioni.
    VI Sezione II. Comunicazioni.(2)
    VII Sezione IIB. Ricostruzione e restauro di monumenti in Italia.
    VIII Sezione III. Il restauro delle opere d'arte
    IX Sezione IV. Museografia, Mostre.
    X Sezione V. L'insegnamento della Storia dell'Arte. Gli strumenti scientifici. Gli scambi internazionali.
    XI Sezioni IV e VII. Legislazione sulle arti Varie.
    XII Onoranze a Bernardo Berenson.
    XIII Resoconto finale di C.L. Ragghianti. Documenti.
Questa riproposta di settant'anni fa non è e non vuol essere soltanto celebrativa. Ritengo invece che siccome il volume – spartano per necessità belliche – è una rarità bibliografica da una parte, dall'altra i suoi contenuti – in netta prevalenza – risultano tutt'oggi quasi tutti validi metodologicamente e comunque nella loro totalità sono testimonianze storiche di cultura, d'intellettualità, e di un modo storicizzato di condividere e diffondere principi fondanti di vivere con responsabilità etica nella società.
Per quel che riguarda la manifestazione parigina (supportata da documentazioni e diffusioni globali perché promossa dall'UNESCO) i suoi documenti sono più accessibili. Perciò ritengo che il post successivo a questo sia sufficiente per ricordare la manifestazione e, d'altro canto, sia oggi utile e importante rileggere il resoconto che ne fa Carlo L. Ragghianti come commento ne “La Critica d'Arte” (VII, 2, luglio 1949) con considerazioni storicizzate ma utili anche ad una odierna riflessione.
F.R. (22 maggio 2018)

P.S. Un motivo ulteriore per giustificare la decisione di riproporre ed immettere sul web questi Atti è legato al fatto che essi sono stati realizzati grazie anche alle reistrazioni stenografiche di Alfredo Righi, allora poco più che ventenne segretario di Carlo L: Ragghianti. Vanno poi ricordati gli imprecisati “riassunti” dovuti a Renzo Federici e a C.L.R., nonché le traduzioni di Licia Collobi Ragghianti. A tutti loro va poi attribuita la curatela del libro.




giovedì 19 luglio 2018

Disegni (2) inglesi della Fondazione Horne.

Come scritto nella prima parte di questo Disegni della Fondazione Horne (postato nel blog il 12 giugno 2018 ) avremmo fatto il resoconto del volume Disegni inglesi nella F.H. di Firenze, edito dalle Edizioni di Comunità, Milano 1966. Di questo libro rilegato, ben stampato ed illustrato (con grafica di Egidio Bonfante, anche valente pittore di cui ci occuperemo) riproduciamo la sovraccoperta con la bandella editoriale. Seguirà la Presentazione, sia in lingua italiana che in quella inglese; quindi la 
Bibliografia, molto curata ed esauriente.  Per dare una esemplificazione del lavoro critico seguiranno otto schede (comprensive di testo e di illustrazione; poi una scelta di disegni rappresentativi della ricca sezione inglese (237) della Collezione Horne. Per altre notizie si rimanda alla prima parte della indagine di Licia Collobi R., citata qui all'inizio. Conclude la rassegna una Postilla circa un lapsus (sia di scrittura che di memoria) dell'autrice.

F.R. (10 maggio 2018)



domenica 15 luglio 2018

Umanesimo di Croce, di René Comoth

René Comoth è stato un personaggio e uno studioso illustre della cultura belga e un professore rinomato ed importante della Facoltà di Scienze Sociali dell'Università di Liegi alla quale, tramite la Fondazione a lui intitolata, ha lasciato diverse Borse di studio. Morto il 3 marzo 1993 di Comoth, come di tantissime personalità d'ogni genere operanti prima della fine del secolo scorso (prima di Internet, cioè) non si trovano che poche notizie da parte di chi non sia un hacker. E temo che questi “esperti” siano affaccendati in meandri che con la cultura non hanno granché da spartire. Comunque di René Comoth ho constatato che nel 1955 è autore di Introduction à la philosophie

politique de Benedetto Croce; del 1969 è Psychanalise et critique litteraire: le cas Pavese. Risulta, poi, che si è occupato anche di Spartaco, lo schiavo gladiatore ribelle, sostenendo che tutto quello che gli storici hanno potuto immaginare su costui “relève du roman” (ha a che fare col romanzo/ è romanzesco). Considerato attraverso questi titoli Comoth sembrerebbe uno studioso piuttosto eclettico, però questo scritto su Croce è serio e “garantito” da C.L.R. nella sua breve nota posta a conclusione delle pagine da “SeleArte”.
F.R. (3 giugno 2018)

mercoledì 11 luglio 2018

L'enigmatico Seghers

Indubbiamente questo artista olandese del Seicento nella storiografia sembra essere tuttora considerato con i medesimi termini che la monografia del Collins (1953) ricostruisce e analizza oppure deplora perché limitativi. Licia Collobi nella recensione su “SeleArte” (n.16, gen.-feb. 1955) li indica ed ad essi aggiunge sue osservazioni circa la grandezza originale, concludendo che Seghers non è un artista avulso dal suo tempo, al quale si riconosce in genere un'originalità circoscritta all'ammirazione da parte di Rembrandt e alle invenzioni di tecniche grafiche talmente difformi dalla prassi da non avere prosecutori. Questi modi di operare di Seghers saranno infatti pienamente apprezzati soltanto nel Novecento, secolo in cui si riconosce – non senza contrasti anche cruenti, si pensi all'ideologia nazista – piena legittimità ad artisti non convenzionali come Man Ray, Burri, Fontana ecc. . Da notare, en passant, che su Wikipedia in bibliografia si cita soltanto un libro del 1839. Nel 2017 al Metropolitan Museum di New York si è tenuta una mostra che ancora insiste sul cliché immaginifico, ma non critico, di Seghers pittore di paesaggi “misteriosi”. Ne consegue che questo studio del 1955 di Licia Collobi mantiene la sua carica di analisi critica e di stimolo ad approfondire i reali aspetti innovativi di Seghers. Sempre L.C. Nel 1967 su “Critica d'Arte” (rubrica “SeleArte”, n.89, p.1) è anche costretta a deprecare che “a questo grande non venga dedicata una mostra di maggior ampiezza e risonanza”, riferendo di un'esposizione presso il Rijksmuseum di 
Anversa. Genio misconosciuto, quindi, Hercules Seghers il quale non fece scuola e non ebbe seguaci, però definirlo semplicemente così non assolve la critica – dai contemporaneai ad oggi – dall'analizzare, spiegare, ricostruire in modo insufficiente l'opera dell'artista olandese per il quale “grafica e pittura si identificano perfettamente: non avviene una traduzione o una riduzione della pittura alla stampa, ma la grafica è espressione diretta e totale, di una natura pittorica pari a quella dei dipinti, di tono, di valore, d'impasto, senza cioè struttura disegnativa o plastica”.
In chiusura mi pongo l'interrogativo filiale del perché mia madre abbia nel terzo rigo della recensione del 1955 usato il termine espianati in luogo del consueto spiegati. Non è certo nel suo stile complicare la comprensione di un testo ricorrendo ad artifizi scrittorii. Questa parola rara, poco usata, viene dal latino “explanare”; oggi è dimenticata tanto che non risulta in molti vocabolari ed è assente anche nell'imponente Devoto-Oli in due volumi. Certo, non è che questo fatto abbia importanza in sé, però mi intriga. Forse si tratta di una risposta indiretta a C.L.R., all'epoca ancora molto presente ed attivo nella rivista, il quale può averle fatto qualche sgradita osservazione. Altrimenti sono orientato a pensare che l'autrice voglia irridere la pomposità di fonti critiche consultate e controllate nel corso di questa sua indagine. Mah!
F.R. (29 maggio 2018)

domenica 8 luglio 2018

Georges De La Tour

Uffa! Un altro pasticcio della deplorevole (sono stufo di doverlo sottolineare) Bibliografia degli scritti (U.I.A 1990) di Carlo L. Ragghianti, nonostante l'indubbia necessità di utilizzo almeno nella fase iniziale di una ricerca. Però, diffidare: e se si è in grado di  farlo, controllare sempre altre fonti. Il saggio su Georges De La Tour pubblicato in “seleArte n. 2, sett-ott. 1952 pp. 37-42”, viene attribuito a Carlo L. Ragghianti nella sua  Bibliografia degli scritti ed anche a Licia Collobi in quella a lei dedicata in occasione del centenario dalla nascita (Luk n. 20, 2014 pp. 114-142).
Analogamente, sempre nel corso del 1952 avviene nelle Bibliografie  per il saggio su Medardo Rosso. Nel caso dello scultore ritengo più probabile una collaborazione tra i miei genitori, se non altro perché quale Direttrice della Galleria Nazionale di Arte Moderna di palazzo

Pitti so per certo che mia madre si interessò in quegli anni alle opere di Medardo Rosso colà presenti. Per quanto riguarda la stesura di questo primo testo su Georges De La Tour, propendo a ritenere che ci sia stata collaborazione tra i genitori Ragghianti e che Licia abbia contribuito    con qualche ricerca bibliografica e di verifica delle fonti.
Comunque, come ho già scritto in altra occasione, non è importante riconoscere a chi attribuire i testi delle prime tre serie di “SeleArte”, tanto meno che sia indispensabile se si considera la profonda sintonia metodologica e critica sviluppatasi durante la loro comunione anche intellettuale. Da considerare, poi, che gli studi più impegnativi ed originali sono sempre firmati o siglati in questa rivista volutamente “redazionale”.



Un secondo testo, sempre in “seleArte” n. 19, lug.-ago. 1955 pp. 22-23, nella rubrica “riviste” C.L.R. ricorda la scoperta de La servante à la pouce da parte del critico François-Georges Pariset che la attribuisce a De La Tour. Il dipinto, riprodotto qui a lato,  immediatamente acquistato  dal Musée Lorrain di Nancy è “un capolavoro del Maestro che nel tema nuovo e libero conferma la sua purezza lirica e l'alta disciplina dello stile”, chiosa Ragghianti. Seguono quattro riproduzioni a colori per rendere la debita giustizia visiva a questo maestro che si connota proprio per una sua sigla stilistica giostrata tra luci ed ombre.

La servante.

martedì 3 luglio 2018

L'Arte Moderna in Italia, 7 - FURLOTTI, METELLI, BARBIERI, BROGGINI, CAGLI, CAPOGROSSI,



Post precedenti:

1. 30 dicembre 2017
Presentazione di Carlo L. Ragghianti.
Criteri del Catalogo, Bibliografia generale. Comitato d'onore; Comitato esecutivo; Comitato tecnico; Comitato di consulenza nazionale; Consiglio A.T.T. di Firenze; Consiglio de “La Strozzina”;  organizzatori percorso museografico; segreterie; fornitori dell'esposizione.
2. 31 dicembre 2017
Criteri assegnazione schede critiche; criteri per la consultazione del Catalogo e quelli distintivi di questa rievocazione.
Artisti: ALCIATI, Nino BARTOLETTI, Pasquarosa BARTOLETTI, BIASI, BONZAGNI, BOSIA, BUCCI, CHECCHI, COSTETTI, FERRO.
3. 28 febbraio 2018
Artisti: GALIZZI, GEMITO, GRAZIOSI, Piero MARUSSIG, OPPI, PENAGINI, PRENCIPE, SPADINI, WILDT.
4. 25 marzo 2018
Artisti: BACCI, DUDREVILLE, GOLA, MAGRI, PARESCE, RAMBELLI, BARTOLI NATINGUERRA, GUIDI.
5. 15 aprile 2018
Artisti: BARTOLINI.
6. 4 maggio 2018
Artisti: SAVINIO, TROMBADORI, MONACHESI, FONTANA, MUNARI, FRANCALANCIA.