Carlo e Licia

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martedì 25 aprile 2023

Argan, Trombadori, De Libero, Einaudi, Benedetti, Nincheri, Tassi.



 

       Querela Argan.

  • a Antonello Trombadori, 17 aprile 1980;
  • da Antonello Trombadori, 24 aprile 1980;
  • a Antonello Trombadori, 25 luglio 1980.

  • da Libero De Libero, 31 agosto 1939 e successivo biglietto manoscritto.
  • a Giulio Einaudi, 1 agosto 1941;
  • a Arrigo Benedetti, 2 agosto 1941.

  • da Manfredo Nincheri, 17 maggio 1982;
  • a Bruno Tassi per Nincheri, 4 aprile 1982;
  • a Bruno Tassi da Francesco Ragghianti, 27 novembre 1995.

Querela Argan.

Le tre lettere che seguono documentano un aspetto dell'indagine cui fu costretto C.L.R. per difendersi dalla querela rivoltagli da Giulio Carlo Argan. La dichiarazione, o meglio testimonianza di Antonello Trombadori – inaspettata nella sostanza – in proposito. La querela fu poi ritirata da Argan con le scusanti del caso. Su questo argomento penso di pubblicare integralmente il fascicolo ciclostilato preparato da C.L.R., con l'attiva e partecipe collaborazione del caro Simone Viani: sarà sorprendente e “divertente”.

La lettera di Trombadori è stata trascritta in dattiloscritto; si riproducono anche le 11 pagine manoscritte. 


Le sottolineature in rosso sono di mio padre o di Simone Viani.

Trovo un mio appunto che ricorda di “vedere Roma, Galleria Nazionale di Arte Moderna e Bucarelli 1963 e 1965”, nell'Archivio di Lucca, oltre all'incartamento specifico sulla querela.

Nella lettera del 25 luglio C.L.R. fa riferimento a Marxismo perplesso, libro di cui il 25 marzo 2023 si è pubblicato nel blog la settima ed ultima postazione documentaria, che contiene i riferimenti ai precedenti 6 post con cui il volume è stato integralmente riproposto.

martedì 18 aprile 2023

MAILLOL, Rouault, Sintenis, 1.

In questo post – articolato in tre puntate – ciò che accomuna la considerazione di tre artisti di notevole diversità espressiva è il fatto che, nonostante la loro indubbia qualità, sono stati praticamente presi in considerazione solo con scarni interventi o con semplici citazioni e riproduzioni nella rivista "SeleArte" (1952-1966), scritta interamente dai coniugi Ragghianti.

Assorbito dalla rivisitazione (quasi terminata) della Mostra Arte Moderna in Italia 1915-1935, fino ad ora nel blog si sono trascurati scultori, pittori e architetti certamente di grande levatura, talvolta persino eponimi della loro epoca. Comincio ad occuparmene partendo da tre casi di apparente noncuranza da parte degli studiosi Ragghianti.


E' molto probabile, infatti, che soprattutto per Maillol e Rouault i coniugi Ragghianti si siano espressi puntualmente in altri loro scritti. Forse questo tipo di indagine sulla loro opera è stato effettuato da qualche studioso. Manca comunque un'indicizzazione complessiva sui loro studi.

Per ragioni anagrafiche non posso che augurarmi di poter riproporre altri studi e scritti dei miei genitori pertinenti in modo particolare le tante personalità artistiche che essi hanno indagato (fatto che può avvenire anche senza esito esplicito) e pubblicato nella loro intensa vita di storici dell'arte.

Aristide Maillol (1861-1944) – Scultore, disegnatore e xilografo celeberrimo e forse perciò criticamente non stimolante l'attenzione di Carlo L. Ragghianti in modo particolare. D'altro canto C.L.R. era attirato nel valutare un'opera d'arte dalle problematicità, dalle incongruenze, da quanto non individuato o scevrato criticamente. Ciò non si è verificato nel caso di questo, per altro, da lui veramente apprezzato maestro.

Posso comunque testimoniare questa positiva valutazione dalle sue argomentazioni in risposta a mie domande, postegli nei primi anni Sessanta quando riordinai nuovamente la sua Fototeca, durante un accompagnamento in automobile a Pisa presso il suo caro Istituto.

In "SeleArte" (n.10, gen.-feb. 1954) C.L.R., dopo alcune sue righe di presentazione, riproduce una lettera dello scultore il quale dà spiegazioni del suo operato a proposito della scultura "La Notte". Quindi C.L.R. conclude l'articolo pedagogico chiarendo l'importanza metodologica delle intenzioni dell'artista, il quale si preoccupa anche della sistemazione "museografica" più opportuna per quell'opera.

Grazie al volume (con CD-Rom allegato) curato da Vittorio Fagone, coadiuvato da Francesca Pozzi, seleArte. Indici (Fondazione Ragghianti, Lucca s.i.d.), a mo' d'esempio parziale dell'attività dei Ragghianti riporto quanto là registrato su Maillol: si tratta di citazioni del nome dell'artista in contesti vari e di riproduzioni a stampa di sue opere.

Seguono, esemplificative, le immagini di due disegni di nudo femminile, quindi quattro riproduzioni come esempi delle sue sculture, cui furono debitori tanti artisti della prima metà del Novecento (si pensi, ad es. alle Pomone di Marino Marini). Quindi si postano tre immagini di Maillol, precedute dalla testimonianza di H. Frère. Poi viene riprodotta una pagina dalla benemerita Arte Moderna, opera 

in fascicoli diretta da Franco Russoli (Fratelli Fabbri, Milano 1967). Tra parentesi ricordo che proprio opere come i Maestri del Colore Fabbri ed altre iniziative rutilanti di colori furono all'origine della decisione di cessare la pubblicazione di "SeleArte", proprio perché la Olivetti post Adriano non era in grado di sostenere un simile costo aggiuntivo. Concludono questa sezione 11 riproduzioni delle elegantissime xilografie eseguite da Maillol, colloquiando anche con Matisse.

Ho deciso, infine, di documentare la scultura di Maillol con una serie di opere caratterizzate da figure femminili scolpite acefale e/o con le braccia amputate: cioè torsi e acroliti.

Ciò a causa di un personale ricordo di un insultante giudizio – per altro rintuzzato – di una sedicente artista, figlia di scultore (mediocre) la quale offese la Danzatrice di Manzù donata dall'artista a mio padre come segno di stima e riconoscenza (si vedano i post in italiano ed in inglese del 31 ottobre 2016, che inagurarono questo blog). Criticando l'amputazione delle braccia e della testa operate dal Maestro, costrei oltretutto ignorava la "sfida" del torso acefalo e acrolita iniziata già in età classica e operata successivamente da quasi tutti gli scultori degni di tal nome (e anche da tanti pittori). In proprosito si veda il libro Torso – das Unvollendete als Kunstlerische Form, Catalogo riccamente illustrato della mostra presso la Kunsthalle di Recklinghansen, 1964.

Concludo: siccome ho sempre pensato che quando ci siano dati significativi disponibili vanno ricordati assieme all'artista anche modelle e modelli, nonché altri che hanno contribuito all'esecuzione delle opere d'arte, riproduco da "Terzoocchio" (n.106, 2003) la prima pagina dell'articolo La Musa di Maillol di Giuliano Serafini, nonché il precedente (marzo 1995) profilo della modella Dina Vierny pubblicato ne "Il giornale dell'arte".

F.R. (16 marzo 2023)

venerdì 7 aprile 2023

Honoré Daumier negli scritti dei coniugi Ragghianti.

In appendice la pittura di François Bonhommé.
 

La raccolta degli scritti che segue è sostanzialmente completa riguardo a studi e recensioni monografiche sul caricaturista e grande artista francese Honoré Daumier (1808-1878), la cui vita si svolse nell'arco dei primi ottant'anni del secolo XIX. Certamente altri interventi e altre notazioni di Carlo L. o di Licia Ragghianti sono riscontrabili (anche in poche righe ma incisive) in altri loro studi.

Artista unico, come lo sono tutti i significativi e innovativi interpreti delle arti: originali ed inequivocabili rispetto al loro contesto storico. Honoré Daumier per certi versi è stato una figura di artista dai molteplici talenti operativi, così come – ad es. – nel Novecento in Italia lo è stato Mino Maccari.

Colpirà di primo acchito che l'immensa, strepitosa, acuta e lungimirante opera grafica (e letteraria, giacché sue sono le didascalie poste alle illustrazioni: oltre 4000 litografie; numerosissimi disegni da cui furono tratte incisioni xilografiche, più tante incisioni di sua mano o da suoi disegni trasferiti su lastra) dell'artista incida negli scritti dei Ragghianti poco, quasi marginalmente. Così è stato non per sottovalutazione dell'originalità di quelle bellissime e sferzanti immagini, ma al contrario ciò è avvenuto perché queste opere fin dalla loro pubblicazione sono state studiate e analizzate criticamente da molti e diversi punti di vista, con risultati incisivi, nel complesso approfonditi, condivisi dagli studiosi successivi.

Sono state la “pittura” e soprattutto la scultura, per quanto note e indagate, che hanno richiamato in maniera preponderante l'attenzione critica dei Ragghianti. Di conseguenza in questa sede sono illustrati quasi esclusivamente dipinti e sculture di Honoré Daumier.






Al di là della scorsa “letteratura” italiana su Daumier, mi permetto di suggerire di evitare la sgangherata voce di Wikipedia Italia, ed anche per approfondimenti nozionistici di rivolgersi ad altre fonti critiche su Daumier, definito dall'amico Honoré de Balzac con l'appellativo di “Michelangelo della caricatura”.

Da sottolineare anche che Honoré Daumier è stato un repubblicano coerente, critico deciso e mordace sotto gli ultimi Re e durante l'Impero di Napoleone le Petit III. Tanto che Re Luigi Filippo negli anni Trenta gli inflisse sei mesi di detenzione (effettiva! non putativa come oggi). Ampia la “letteratura” degli studiosi che ha soprattutto indagato l'artista in relazione alle vicende e alle conseguenze sociali e politiche.

Ricordiamo che Daumier fu personaggio disordinatissimo nei fatti della vita e nella conservazione delle proprie opere (delle sculture, non cotte, dipinte approssimativamente molte sono andate perdute, altre hanno avuto certamente interventi di restauro) tanto da morire in autentiche ristrettezze economiche, nonostante la grande notorietà. Fu confortato dall'ammirazione tributatagli da eminenti artisti e scrittori, tra i quali ricordo soltanto Baudelaire, Delacroix e Courbet.

F.R. (23 febbraio 2023)






da "SeleArte", n.4, 1.2, 1953.