Carlo e Licia

Carlo e Licia

Archivio

Cerca nel blog

mercoledì 19 agosto 2020

Aldo Salvadori, 3.


Anche in questo terzo post sull'opera di Aldo Salvadori si riproducono un centinaio tra dipinti, pastelli e disegni esposti in Palazzo Strozzi a Firenze nel 1979. La sequenza dei lavori di Salvadori segue l'impaginazione del catalogo, realizzata dall'artista. 

Il testo critico di Carlo L. Ragghianti che precede la documentazione fotografica è il saggio Salvadori nella grafica recente, apposto come presentazione al volume Salvadori opere grafiche recenti, edito da Società Italiana per le Edizioni d'Arte, Roma 1983. Segue la traduzione in inglese dello scritto di C.L. Ragghianti. Il volume riproduce le opere grafiche (incisioni, litografie, serigrafie) operate dall'artista in grande prevalenza nei due decenni 

precedenti. Molto accurata la stampa delle riproduzioni a colori, seguita personalmente dall' “ammirevole tecnico Fiorenzo Fallani”, stampatore eccellente dagli originali litografici e serigrafici.

Nel prossimo post su Aldo Salvadori, riprodurremo le opere che mancano a completare l'esposizione del 1979. Proporremo anche alcune opere precedenti gli anni Sessanta. Il lavoro di Salvadori, specialmente quello operato prima della Guerra Mondiale non è documentato ed è difficile da individuare.

I precedenti interventi su Aldo Salvadori sono stati postati il primo il 22 marzo 2020, il secondo il 27 maggio 2020.

F.R. (8 giugno 2020)




martedì 11 agosto 2020

Firenze, 11 agosto 1944, 4.

Ormai siamo rimasti in pochi a poter avere qualche ricordo diretto del periodo della Guerra Civile e della Liberazione dai nazifascisti (araba fenice di nuovo sciaguratamente incombente) e nel particolare della Liberazione di Firenze. Già io (ottantenne) sono una eccezione a causa della memoria segnata indelebilmente dalle straordinarie vicende familiari, le quali sono state risparmiate alla stragrande maggioranza dei coetanei e dintorni, che anche se segnati, lo sono stati in modo marginale e insufficente al radicamento del ricordo.

Calcolando a rovescio, i settantasei anni dal 1944 ad oggi comportano il 1868, due anni prima di Porta Pia, con una quasi Unità d'Italia conclusa con la Terza Guerra d'Indipendenza e Firenze capitale (provvisoria) del regno. Quindi la distanza cronologica tra l' oggi e la Liberazione di Firenze apparirà “abissale” ad un popolo di corta memoria come l'italiano che adesso balla sul Titanic irresponsabilmente riesumando le atrocità volgari e gaglioffe di un fascismo ruspante, compiaciuto della propria ignoranza, pronto a castrarsi auspicando una Italiexit, ritenuta (dio non li perdoni!) salvifica.

Questo è uno dei motivi dell'annuale ricorrenza – oltre a quelli familiari, noti – auspicando che essa possa essere di stimolo al recupero della memoria dei valori realmente condivisibili di onestà, di lealtà, di sacrificio, e di quant'altro distingue l'essere umano cosciente, costruzione morale di sé, da una belva feroce per incapacità di essere pensante, responsabile.

I tre precedenti post sull'argomento risalgono il primo al 3 agosto 2017. Firenze insorge! è l'emozionante rievocazione di Carlo L. Ragghianti scritta il 26 luglio 1946 e apposta come introduzione al libro Il Ponte a Santa Trinita (1948). Il post dell'11 agosto 2018 contiene la severa e dispiaciuta lettera di C.L.R. con precisazioni e correzioni ad un fuorviante articolo de “La Nazione”, nonché il ricordo dello storico Ugo Cappelletti scritto in memoria dell'11 agosto '44 di Ragghianti. Infine il post dell'11 agosto 2019 riporta la lunga e circostanziata relazione di R. al “Primo Convegno di Storia della Resistenza in Toscana” (29 settembre 1963) Palazzo Medici-Riccardi a Firenze. Segue il dettagliato rapporto sulla lotta di liberazione della città che Alberto Predieri pubblicò su “Il Ponte” (n. 5, agosto 1945, pp. 430-442). Per inciso noto che la voce su Predieri in Wikipedia non cita il suo importante trascorso di partigiano combattente: spero che non rifletta l'orientamento di un tardo Predieri ma soltanto una non inconsueta cialtronaggine di quel sistema. A chi possa interessare l'impressione e la memoria di un bimbetto di 56 mesi circa la situazione a Firenze prima e durante la Liberazione, rimando al post Ricordi di un tre-quattrenne, agosto 1943-agosto 1944 del 13 aprile 2019.

Nel post di quest'anno l'articolo di C.L.R. La svolta di Firenze (“la Nazione”, 18 giugno 1974) fa da prodromo ai testi seguenti riguardanti direttamente la Liberazione di Firenze dell'11 agosto 1944, la quale – voglio ancora una volta sottolinearlo – ebbe per antesignana l'insurrezione spontanea della popolazione senza e prima dell'intervento Alleato delle Quattro Giornate di Napoli del 1943. Firenze fu quindi seguita da Parigi dove, dal 19 al 24 agosto, si ebbe la Liberazione da parte del popolo prima dell'intervento militare sia dei gollisti che degli Alleati. Il breve intervento di Cecil Sprigge (1896-1956), giornalisa britannico piuttosto noto e per alcuni anni corrispondente della Agenzia Reuters, rappresenta la relazione di un esperto che ha seguito le truppe Alleate dal Sud al Nord

nella loro lenta e cauta avanzata. Sprigge è stato anche un intellettuale e autore di un saggio su Benedetto Croce, nonché del libro Il dramma politico dell'Italia (1945, in inglese, tradotto qualche anno dopo). Egli fu colpito dal livello culturale e dalla qualità dei capi della Resistenza toscana, tanto da darne pubblico riconoscimento. Da notare che Sprigge sottolinea che “avevo assistito prima ed ho assistito poi a varie liberazioni di città italiane... Quella di Firenze rimane, nella mia memoria, la più dignitosa e la più drammatica... Vi era anche l'orgoglio di aver fornito – ed era allora una novità nella storia delle liberazioni – un contributo non solo generico e morale, ma tatticamente organico al ricacciamento del nemico”.

La toccante testimonianza Undici agosto ore 5 di Maria Luigia Guaita (1912-2007) una delle donne più coraggiose della Resistenza italiana e delle staffette più spericolate ed audaci, grande amica di mia madre (staffetta e agente di collegamento interregionale oltre che archivio vivente delle corrispondenze segrete) sua collega, anche se giocoforza direttamente legata al Comando clandestino, fu scritta in origine per “Il Mondo” di Mario Pannunzio e in seguito ristampata nei suoi libri La guerra finisce, la guerra continua (1957) e in Storia di un anno grande (1975).

Guerra di liberazione. Lavoro per la ricostruzione è l'articolo che C.L. Ragghianti consegna per il 30 agosto 1944 a “La Nazione del Popolo” (organo del Comitato Toscano di Liberazione Nazionale) in occasione della effettiva conclusione della Liberazione di Firenze e delle zone contigue fino alla “linea Gotica”, lungo la quale si combatté per tutto l'inverno e la primavera del 1945. In esso il Presidente del CTLN delinea la rotta e gli intendimenti del Comitato, rivoluzionario organo di autogoverno. A questi indirizzi si associa il giorno seguente 31 agosto l'intervento del Fronte Nazionale (di cui, nonostante il futuro utilizzo di questo nome, si evince essere antifascista, anche se non sono riuscito a capire quali partiti rappresentasse).

Dopo un anno, sempre su “La Nazione del Popolo”, l'11 agosto 1945 Ragghianti conclude questo stringato profilo della Liberazione. Rievocando le Venti giornate di Firenze e quanto già si era fatto e quanto era in corso nella Ricostruzione, egli rivendica il ruolo del CTLN “cui spetta l'altissimo titolo – unico nella storia di questa guerra – di aver detenuto i poteri sovrani della città, conducendo con le sue truppe la guerra dei Venti giorni e governando con i suoi rappresentanti il territorio conquistato dal sangue e dal valore dei suoi patrioti...”.

Carlo L. Ragghianti ormai da due mesi era, con la famiglia, a Roma con l'incarico di Sottosegretario Autonomo alle Belle Arti, al Turismo e allo Spettacolo, chiamato espressamente da Maurizio (Ferruccio Parri) al Governo della Nazione per le sue indubbie e dimostrate competenze specifiche. Fu una esperienza importante sostenuta fino in fondo nonostante la incalzante convinzione – espressa politicamente anche apertis verbis – che in realtà la Rivoluzione italiana era fallita. La Resistenza vincitrice militarmente era stata di fatto tradita dai maggiori partiti, aveva di conseguenza fallito gli obiettivi reali di trasformare una buona volta questo Paese per tanti versi straordinario ma moralmente fragile.

Comunque l'11 agosto 1945 Ragghianti, con Parri, presenziò alla consegna alla città di Firenze della Medaglia d'oro al Valor Militare.

F.R. (3 agosto 2020)



sabato 8 agosto 2020

Arte Moderna in Italia 1915-1935 - Testi dei Critici, 16. ANTONIO DEL GUERCIO (MAZZACURATI, MENZIO, RICCI).



Post Precedenti:

1. RAFFAELE MONTI ( I ) - 16 giugno 2018
2. IDA CARDELLINI (LORENZO VIANI) - 28  settembre 2018 
3. UMBRO APOLLONIO (NATHAN, BIROLLI) - 19 settembre 2019
4. MARCELLO AZZOLINI (GUERRINI, CHIARINI, VESPIGNANI). 6 ottobre 2019
5/I. FORTUNATO BELLONZI (BOCCHI, D'ANTINO). 12 novembre 2019
5/II. FORTUNATO BELLONZI (MORBIDUCCI, SAETTI). 28 dicembre 2019
6. ALDO BERTINI (CREMONA, MAUGHAM C., PAULUCCI). 22 gennaio 2020.
7. ANNA BOVERO (BOSWELL, CHESSA, GALANTE). 5 febbraio 2020.
8. SILVIO BRANZI (SCOPINICH, BALDESSARI, NOVATI, SPRINGOLO, RAVENNA, KOROMPAY, ZANINI). 23 febbraio 2020.
9. GIOVANNI CARANDENTE (COMINETTI, MARINI). 4 marzo 2020.
10. ITALO CREMONA (REVIGLIONE). 7 maggio 2020.
11. ENRICO CRISPOLTI, I (BALLA, EVOLA, ALIMANDI, BENEDETTA). 2 aprile 2020.
12. ENRICO CRISPOLTI, II (COSTA, DIULGHEROFF, DOTTORI, FILLIA). 6 aprile 2020.
13. ENRICO CRISPOLTI, III (ORIANI, PANNAGGI, PRAMPOLINI, MINO ROSSO), 10 aprile 2020.
14. RAFFAELINO DE GRADA I (BOLDINI, ANDREOTTI). 22 giugno 2020.
15. RAFFAELINO DE GRADA II (BERNASCONI, CARPI, CARENA, FUNI). 6 luglio 2020.


Individuo bilingue, nel senso francese-italiano, naturalmente, Antonio Del Guercio (1923, Parigi – 2018, Roma) non so a che titolo abbia fatto parte del team schedatorio degli artisti esposti alla Mostra 1915-1935. Forse perché amico di Crispolti? Escluderei un motivo legato a Firenze, giacché non credo che nel 1966 fosse già professore ordinario di Storia dell'arte contemporanea all'Università della città, altrimenti me ne sarei accorto, per quanto sia distratto e indifferente a certe notizie, le quali ti cascano addosso comunque. La città è piccola, la gente mormora, proprio come nel paesino di Tina Pica e Gina Lollobrigida.

E' fattuale, comunque, che questo Antonio Del Guercio non ha mai, non dico rivendicato, ma nemmeno pubblicizzato il 

fatto di aver preso parte alla realizzazione della Mostra 1915-1935; anzi nel curriculum proprio nel 1967 vanta soltanto il suo impegno in John Hearthfield dadaDato che ho sempre pensato che Andrea del Guercio B – che ho incontrato in questi giorni nella preparazione di un post –fosse suo figlio, dopo aver visto su Wikipedia che Antonio “lascia due figlie, avute dalla moglie..., una ragazza (sic!) di Bologna, e tre nipoti”, mi viene un dubbio al riguardo. D'altra parte il Del Guercio B (anche così usa lui definirsi) non mi pare rivendichi la paternità dell'altro. Devo concludere che i due critici d'arte sono soltanto omonimi? Certo è che entrambi vantano la loro aderenza e gravitazione nell'area longhiana.

F.R. (3 giugno 2020)






mercoledì 5 agosto 2020

Geneviève Asse.


Nata (1923) come Geneviève Bodin, questa pittrice è tuttora misconosciuta in Italia, nonostante che in Francia – certo non soltanto per l'età veneranda – sia considerata un'artista di primo piano vuoi nella considerazione della critica vuoi in quella della notorietà e rilevanza sociale e commerciale degli ambienti artistici. Ciò è avvenuto piuttosto precocemente, nonostante l'evidente ritrosaggine sociale e la riluttanza ad abbandonare la propria riservatezza, anche in questo simile all'ammirato Morandi.

In Italia tre esposizioni fanno eccezione al silenzio ignorante Geneviève Asse. La pittrice fu infatti esposta dalla Galleria Lorenzelli nel 1961 a Milano e nel 1973 a Bergamo; nel 1978, poi, nella mostra collettiva “École de Paris, 1956-1976. Abstraction Lyrique” nel Palazzo Reale del capoluogo lombardo.

Quindi, come dicono a Trieste, “buso”. Un silenzio veramente immeritato che sottolinea la marginalità e il provincialismo sia della italica critica dell'arte contemporanea che dell'asfittico mercato, peraltro semiclandestino a causa delle obsolete, spesso assurde, leggi vigenti.

Curiosamente 46 anni dopo (2018) l'esposizione del Palazzo Reale di Milano, in Internet trovo che in Italia il sito “Compro quadri Milano” propone Geneviève Asse tra gli artisti oggetto della loro attenzione. Il mercato precede la critica!

In conseguenza a queste considerazioni, ritengo opportuno riproporre la pagina che firmai con lo pseudonimo Dalberto Golubic, quello che usavo in alternativa a Clemente Ferre nell'ambito di argomenti “artistici” o comunque collegati alle mie attività di Redattore di “Critica d'Arte” e di responsabile editoriale dell'Università Internazionale dell'Arte di Firenze.

Il breve scritto (pubblicato in “Critica d'Arte”, V, 19, gen.-mar. 1989, p. 24) di Golubic, suscitato dalla constatazione che un'artista di quel “calibro”, di quelle originali capacità espressive era di fatto ignota nel nostro panorama della contemporaneità figurativa, non ebbe allora risonanza alcuna, come probabilmente non l'avrà questo richiamo.

F.R. (25 luglio 2020)






domenica 2 agosto 2020

Renato Guttuso: Sicilia, cartella litografica.

Essendo stato pubblicato su “seleArte” (n. 64, lug.-ago. 1963, pp. 15-25), questo scritto di Carlo L. Ragghianti dovrebbe essere piuttosto noto, considerando che la tiratura della rivista era ancora di alcune decine di migliaia di copie.
Evidentemente, però, deve essersi verificato una sorta di meccanismo alla Edgar Allan Poe: cioè lo scritto, pubblicato in una sede presente nella memoria – diffusa e di pubblica reperibilità – passava inosservato in mezzo alla congerie di altri scritti.
Sostengo questa tesi, perché un giovane rampante e sgomitante studioso incaricato alla fine degli anni Settanta di curare una importante bibliografia su Guttuso, nel gennaio 1979 si rivolgeva per lettera a Carlo L. Ragghianti per sapere dove potesse trovare il testo della sua prefazione alla Cartella Sicilia.
L'insolita richiesta era anche motivata dal fatto che la stampatrice della Cartella di litografie del maestro di Bagheria, Maria Luigia Guaita aveva dichiarato al giovane studioso (il quale forse non le era piaciuto) di non aver più copie della Cartella né traccia del testo a causa dei danni riportati da “il Bisonte” nell'alluvione del 4 novembre 1966.
Ora, è vero che il titolo su “seleArte” è diverso (Guttuso anziché Sicilia), è vero anche che questo saggio era stato parzialmente rivisitato con aggiunte da C.L.Ragghianti (come era sua abitudine, la quale faceva uscir di senno gli editori). Però a p. 24 del saggio era stato ampiamente dichiarato che riguardava la Cartella Sicilia, senza 
possibilità di equivoci. Va considerato anche che gli scritti di Ragghianti su Guttuso non sono tanti da poter confondere un ricercatore anche inesperto. Non è quindi da escludere che la insolita richiesta non foss'altro che uno strattagemma per contattare Ragghianti su un argomento riguardante un amico di lunga data. Purtroppo nel mio Archivio manca la risposta di C.L.R. (documentata esistente il 23 gennaio 1979 e probabilmente protocollata all'Università Internazionale dell'Arte di Firenze).
Ragion per cui, dopo le precedenti considerazioni, ritengo ancor oggi valido riproporre il testo, che tra l'altro contiene le bellissime riproduzioni tratte da un volume (citato) di gran qualità e lusso. Tipico dei cacicchi artistici del PCI preferire edizioni appariscenti e costose a edizioni “proletarie” – che con i debiti accorgimenti e la debita curatela – possono oltre che essere valide nella qualità visiva, essere alla portata di tutti i portafogli.
Il frontespizio della Cartella Sicilia, realizzata da “il Bisonte” una delle più illustri stampatrici d'arte della seconda metà del secolo scorso e tuttora rinomata scuola di incisione, è stato anche postato in questo blog il 15 agosto 2018 (Arte Moderna in Italia, 1915-1935. Schede scritte da C.L. Ragghianti, ottava puntata). Delle altre “calorose” immagini di Guttuso sulla sua Sicilia riproduco le tre litografie che sono riuscito a trovare, con in più una quarta di soggetto siciliano, anch'essa stampata da “il Bisonte” di Firenze.

F.R. (1 giugno 2020)