Carlo e Licia

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venerdì 19 maggio 2023

Enzo Brunori.

Non avendo ancora postato nel blog grandi artisti moderni internazionali o nazionali, mi si può domandare perché Enzo Brunori (1924-1993) meriti ora un post che altri non hanno (ancora) ricevuto. La risposta non può essere che di tipo personale: in questo caso ciò accade perché ogni volta che scendo le scale da camera mia allo studio grande resto abbacinato dalla imponente Natura morta algerina (capolavoro di Fernando Farulli) che, nonostante il formato e l'impatto cromatico, non annulla la laterale presenza di un 50x70 cm di Enzo Brunori. Il dipinto è un olio su carta più che dignitoso dell'operare del pittore attorno al 1955, che si fa osservare ogni giorno nonostante l'handicap "museografico" dell'incombente Farulli.

Secondo il poderoso volume "Mostre permanenti" Carlo L. Ragghianti in un secolo di esposizioni (Fondazione Ragghianti, Lucca 2018), Brunori espose – assieme a Dorazio, Moretti, Nativi, Perilli – a "La Strozzina" nel 1955 in una vetrina, ciò in un'esposizione – generalmente collettiva – nella quale non veniva edito un catalogo della Galleria, ma ogni artista volendo provvedeva a fornire ciclostilati, volantini o altro materiale propagandistico o critico. In questo caso nell'edizione c'è la notizia (p.226) ma non c'è la scheda critica abituale per le esposizioni.

Da notare, probabilmente degli inizi degli anni Sessanta, una lettera non datata indirizzata a Nino Lo Vullo nella quale Brunori declina l'invito di esporre a "La Strozzina" perché in quel periodo egli aveva ben due mostre (Roma e Milano) in corso. Curiosa la motivazione: invece di un palese "non dispongo di dipinti sufficienti da esporre", il pittore si rifugia nella indisponibilità per l'onere aggiuntivo di spese per la realizzazione.

Nel volume del 2018, Brunori è poi citato a p. 89 in un elenco di artisti donatori di un'opera alla Galleria de Il Premio della Spezia.

Nello stesso anno 1955, Brunori è indicato come uno dei Sessanta Maestri del prossimo Trentennio, mostra ideata e realizzata a Prato, con catalogo contenente un suo importante e bel saggio, da Carlo L. Ragghianti (vedasi il post del 28 settembre 2017). A proposito di Brunori lo storico scrive: (p.21): "La trasparenza futuristica – cézanniana e protocubista delle tele di Brunori non può essere confusa in nessun modo, e non solo per la diversa provenienza e formazione cosciente di linguaggio, ma nella sua sondata segretezza, con bellissima costruzione, brulicante e moltiplicata, a perdita di vista...".

Da ciò direi che Brunori non era uno di quegli artisti poco noti a C.L.R. e supportati a Prato su indicazione di altri, come ad es. Alfredo Righi e Pier Carlo Santini (attenti alla contemporaneità), nei quali il Maestro riponeva fiducia nell'indicazione supposta scevra da personali colleganze. 

Alla inaugurazione pratese i sopracitati, cui fui aggregato quindicenne, rappresentarono Ragghianti assente (per motivi urgenti ufficialmente; per lo sdegno per pesanti 

beghe localistiche e altre tristizie). In quell'occasione conobbi di persona alcuni artisti (fui "colpito" dalla esuberanza di Gina Roma, quasi quanto Pier Carlo) tra i quali Brunori ("livello" buongiorno come sta?) che mi restò simpatico per via di quella sua faccia scazzottata e impertinente, mobile, divertente.

Non meraviglia che essendo il pittore collegato strettamente a Lionello Venturi, e quindi grosso modo all'astrattismo, nella monografia antologica 1944-1988 edita da Electa – Editori Umbri Associati la colleganza tra Brunori "La Strozzina" e Ragghianti sia taciuta nel testo e nell'ampia documentazione. Solo nell'elenco delle mostre sono indicate quelle presso "La Strozzina" e quella di Prato. Gli organizzati colpirono ancora una volta. Per fortuna, invece, come dimostra la scarsa ma significativa corrispondenza del pittore a C.L.R.; egli è criticamente scollegato dalla osservanza ideologica ambientale tanto da accettare e ritenere positivo l'apprezzamento di uno studioso indipendente come Ragghianti.

Come risulta dall'univoca corrispondenza superstite di Brunori, C.L.R. ha scritto alcune lettere a Brunori, delle quali non c'è traccia nell'Archivio di Vicchio, non so in quello di Lucca. Spesso mio padre quando era in viaggio scriveva a penna senza farsi minute o copie, di conseguenza queste missive possono esistere soltanto se i destinatari le hanno conservate o consegnate ad Archivi. Per quel che riguarda mia madre Licia Collobi la situazione epistolare è praticamente stata espressa quasi totalmente in forma manoscritta. Quindi le possibilità di esistenza di sue lettere è molto bassa.

In questo post riproduco alcune delle più significative lettere di Brunori. In quella del 12 marzo 1961 il pittore fa riferimento al saggio Arte italiana oggi (fasc. speciale n.48 di "SeleArte", 1960, con 1 ill. a colori del pittore) B. conclude con "spero un giorno di avere l'occasione di conoscerla". La lunga missiva dattiloscritta del 12 maggio 1964 è una sorta di analisi del proprio posizionamento nel contesto artistico. Quella del 7 maggio 1965 si riferisce al Premio Golfo della Spezia; quella del 9 dicmebre 1966 penso si riferisca al Premio Marzotto. Il telegramma dell'8 maggio 1967 riguarda l'adesione di Brunori all'iniziativa de "L'Astrolabio" di Ferruccio Parri in difesa di C.L. Ragghianti calunniato da Giovanni Previtali. L'ultima lettera, senza data, si riferisce alla Cartella di grafica per Università Internazionale dell'Arte di Firenze, alla quale Brunori aderisce con l'incisione riprodotta (1975).

Documento poi l'operato di Brunori, che vedo nel web tuttora considerato un Maestro di primo piano, con la scheda che Raffaellino De Grada scrisse per il Catalogo/Mostra "Arte in Italia 1935/55" (1992). Riproduco anche la notizia dell'inaugurazione della Fondazione Associazione Culturale Enzo Brunori (1994), che tuttora tutela e diffonde l'operato del Maestro perugino. Conclude questo post una breve rassegna di dipinti (e 1 scultura) di Enzo Brunori.

F.R. (5 aprile 2023)

venerdì 12 maggio 2023

Lorenzo il Magnifico e le Arti - 1. La mostra.

L'impresa di allestire questa mostra del lontano 1949 nell'ambito delle manifestazioni per il V centenario della nascita di Lorenzo de' Medici, rappresentò notevole impegno per il Comune e per la Soprintendenza delle BB.-AA. di Firenze. Fu occasione di fervida e privilegiata attenzione da parte di C.L. Ragghianti, di incarichi vincolanti, incombenti di cura sollecita, per certi versi totalizzante, da parte di Licia Collobi.

Per fortuna i figli Rosetta e il terzogenito erano ancora bambini (5/6 e 2/3 anni) e quindi non so quanto avvertissero e/o soffrissero a causa di questa situazione eccezionale; io almeno li vedevo tutte le sere tornare ben dopo cena stralunati talora dalla fatica. (Però almeno una seduta di pianto collettivo, rimasti soli dopo che la donna di servizio ci aveva fatto cenare e se n'era andata, accadde: cominciò dal piccolo, poi Rosetta e anche io ne fui contagiato). Generalmente ero consapevole che questa circostanza così simile al periodo clandestino non era altro che un di più momentaneo della loro vita lavorativa extradomestica, già piena di incarichi e compiti. Perciò più che soffrire per la situazione fui fiero ancora una volta della loro dedizione al dovere, quindi – anche perché non m'era sfuggito il dolore, il senso di colpa della mamma – non li compatii ma li ammirai, tanto da trovarmi a concepire il dovere (cioè ciò che è valido e importante oggettivamente) come cogente, come imperativo categorico di vita.

In questo blog ricorderò con tre post la manifestazione: 1. Mostra; 2. Catalogo; 3. Documentario cinematografico. Personalmente di giorno presenziai alle fasi operative di allestimento con intensissima attenzione e soddisfazione nell'aiutare e nel fare amicizia con studiosi, tecnici e maestranze di grande valore professionale e di dedizione nel cooperare ad una impresa storica con mezzi insignificanti a fronte del bisogno oggettivo. E' lì che ormai otto/novenne rinnovai conoscenze dell'anno precedente in occasione della mostra la “Casa italiana nei secoli” e conobbi tanti altri personaggi grandi e piccoli che hanno impressionato la mia futura esistenza.

Ricordo tra i tanti l'Alfredo Righi (dal 1946 quotidiano frequentatore di casa), tutti gli uscieri di Palazzo Strozzi, dal burbero Bertini (coraggioso ed attivo nella Resistenza), al Del Lungo, più che collaboratore amico per un altro trentennio, il Giunti decano, il Barlacchi, il Guidi, il Tosi; tra gli studiosi Renzo Federici, il ventilatore Marco Forti, il Parronchi; poi Nino Lo Vullo, il colonnello Rocchetti, il Fabbri del Vieusseux. Infine tra le maestranze tanti artigiani (di cui purtroppo non ricordo il nome e cognome) con molti dei quali ci furono incontri posteriori, soprattutto con Valdemaro Bronzi, il capomastro che rappezzò tanti guai edilizi di Villa La Costa fino al suo pensionamento. Non posso infine dimenticare Daddo (Edoardo) Detti, architetto già partigiano G.L. e amico di C.L.R., che fu il regista del montaggio e controllore attento dei preliminari della mostra.

Il presente post riguarda l'allestimento e la preparazione dell'esposizione e si dipana dall'articolo Il Magnifico e le arti che Licia Collobi scrisse per “Le vie d'Italia”, allora prestigiosa rivista del Touring Club Italiano diffusa con una tiratura tale da giustificare la stampa a rotocalco.

Va sottolineato il fatto che Licia Collobi Ragghianti ebbe un ruolo preminente nello studio e nella realizzazione della mostra in qualità di funzionaria delegata dalla Soprintendenza delle BB.-AA. e, per quanto riguarda il catalogo ebbe l'incarico di curarne integralmente la redazione scientifica.

Verificando nel web se nel tempo fossero stati compiuti studi e ricerche su questa importante manifestazione fiorentina, ho riscontrato l'esistenza di una tesi di Laurea scritta nel 2014/15 presso l'Università Ca' Foscari di Venezia.

L'autrice dello studio – La mostra “Lorenzo il Magnifico” e le arti: storia e contesto dell'esposizione fiorentina del 



1949 – è Chiara Serramondi, con relatore il prof. Giovanni Maria Fara e correlatore il prof. Emanuele Pellegrini, il quale ha dedicato a C.L. Ragghianti diversi studi e ricerche importanti per anamnesi ed originalità. La dottoressa Serramondi, inoltre, ha preso l'illuminata e lungimirante decisione di pubblicare in rete la propria fatica accademica, rendendola così disponibile a chiunque fosse interessato all'argomento, anche perché – dopo attenta lettura – posso dichiarare che questa tesi è uno strumento storiografico esauriente circa l'impegnativa ricerca, così lontana nel tempo ma con le fonti essenziali individuate e indagate con cura. Nel secondo post, riguardante specificatamente il catalogo, faremo un paio di osservazioni puntuali.

Segue nella documentazione all'articolo su “Le Vie d'Italia” la lettera del 26 agosto 1948, indirizzata da Licia Collobi al soprintendente Poggi per informarlo in stile burocratese della situazione dello stato di avanzamento dei lavori preparatori della mostra. Dei giorni successivi il 14 ottobre 1948, pubblico due pagine scritte da C.L.R. con le quali lo studioso fa il punto della situazione operativa della mostra. Il 29 novembre 1948 il sindaco Mario Fabiani scrive a C.L.R.: “la prego di voler far parte [del Comitato Esecutivo] in qualità di Vice Presidente”. Del 16 dicembre 1948 riproduco la convocazione a partecipare alla riunione del Comitato medesimo .

Seguono un paio di pagine di appunti non datati di C.L.R. ai quali unisco l'intestazione manoscritta di Licia Collobi a due incartamenti –citati nella lettera a Poggi – relativi alla mostra. Ricordo poi il comunicato stampa del 15 aprile 1949 circa la presenza di opere in mostra dai maggiori musei del mondo; cui segue una velina, siglata R successivamente a pennarello, dello stesso argomento.

Documento 4 pagine di preventivi riguardanti le varie manifestazioni del Centenario. Le cifre ivi indicate possono essere moltiplicate per 30/40 volte per ottenere il valore attuale in lire. Occorre quindi dividere per c.2000 per approssimarsi al valore in euro.

Molto importante per la città fu la visita ufficiale del Presidente della Repubblica Luigi Einaudi (cui fui presentato e poi intrattenuto dalla moglie “Donna” Ida, per una decina di minuti, brillantemente pare. Beata incoscienza). La visita a Palazzo Strozzi fu gran festa, alla quale dal cornicione di una finestra del secondo piano assistetti estasiato in particolare dalle manovre dei Corazzieri a cavallo e dai Carabineri in alta uniforme. Non ricordo chi mi teneva per la cintola perché non cadessi.

Questa manifestazione ebbe anche due reconditi significati politici: riconoscere da parte della Presidenza un sindaco comunista e dare uno schiaffo al clericale ministro della P.I. Guido Gonella, il quale non poté partecipare data la presenza protocollare del Presidente.

De Gasperi privatamente approvò e fece sapere a mio padre (tramite Piccioni) che non si considerava per niente “offeso”. Comunque Gonella si vendicò e prevalendo sui DC laici appoggiò la cordata Salmi per il ripristino del papiniano e fascista Istituto studi sul Rinascimento sottratto al commissariamento di C.L.R. che lo voleva fondere con lo Studio Italiano di Storia dell'Arte.

La giornata fu siglata dal – riprodotto – telegramma indirizzato dal Presidente Einaudi a Carlo L. Ragghianti. Documentano questo post tre fotografie nelle quali si vede C.L.R. illustrare al Presidente della Repubblica aspetti dell'esposizione.

Conclude la documentazione la scheda n.8 – dedicata a questa esposizione – tratta dall'utile volume “Mostre permanenti”. Carlo L. Ragghianti in un secolo di esposizioni ( a c. di Silvia Massa Elena Pontelli, Fondazione Ragghianti, Lucca 2018). La scheda è siglata da Gerardo De Simone e contiene notizie complementari, tra le quali – non capisco il perché – egli ci informa con insistenza delle opinioni del Longhi, estraneo alla vicenda.

F.R. (1 aprile 2023)

P.S. - Mi sembra opportuno ricordare che Carlo L. Ragghianti conobbe agli inizi degli anni Trenta Luigi Einaudi in circostanze da lui più volte ricordate nella corrispondenza. In pratica C.L.R. era stato candidato (in seguito alla pubblicazione della sua tesi di laurea su “La Critica” di Benedetto Croce) a una borsa di studio Rockfeller molto ben fornita di cui Einaudi doveva indicare il vincitore. In ballottaggio finale ci furono C.L.R. e Ezio Vanoni (giovane e brillante economista, poi ministro di De Gasperi, e artefice dell'unica riforma fiscale non indegna in questo Paese). Einaudi prescelse l'allievo. Sapendo però del grave momento di indigenza di C.L.R. si sentì in qualche modo a disagio – e lo espresse – e in debito verso il giovane studioso lucchese. Tant'è che lo segnalò al figlio editore Giulio, con sviluppi proficui, vari e tempestosi che sono in parte già noti.



domenica 7 maggio 2023

Maillol, ROUAULT, Sintenis, 2.

Anche Georges Rouault ( 1871 – 1958) è stato un pittore di notevole originalità "trascurato" dai Ragghianti, nonostante l'indubbia qualità espressiva, sia in "seleArte" che nell'insieme della loro attività.

Clericale e mistico, allievo di Gustave Moreau (lo sfarzoso pittore di argomenti prevalentemente religiosi) Rouault deriva buona parte del proprio ductus pittorico da Goya e da Daumier. Se l'impeto è frenato, la drammaticità statica è drammatica, dolorosa. L'inglese Blake gli è noto, così come egli sarà vagliato dalla macabra fantasia di Francis Bacon.

Ben consapevole di averlo in uggia, atteggiamento che non è per niente argomento critico, posso comprendere che C.L.R. abbia preferito presentarlo ai lettori con un testo di impressioni sull'arte scritto dal pittore medesimo.

L'altro documento – sempre in "seleArte", 75, lug.-sett. 1965 – che viene presentato sulla rivista è la recensione del volume Rouault. La vita e l'opera, scritto da Pierre Courthion, che nel 1964 presenta oltre 600 illustrazioni e i dati utili per la conoscenza dell'artista. Riporto, quindi dal volume "seleArte". Indici (Fondazione Ragghianti, Lucca, s.i.d.) l'elenco di tutte le citazioni del nome e delle opere di Rouault comparse nella rivista dal 1952 al 1966:


Mi è sembrato opportuno riprendere un entusiasta articolo di Lionello Venturi ("L'Europeo", 25 aprile 1954) che oltre a descrivere la formazione dell'artista, "testimonia di una nuova condizione di gusto". L'intervento si conclude: "se noi abbiamo alcune buone ragioni per essere contenti di vivere nei giorni nostri, una delle ragioni e non delle minori, è di essere contemporanei di Georges Rouault".

Prima della conclusiva rassegna di dipinti di Rouault, riprendo dal libro Ce fut ansi di Marcel Arland (1899-1986, romanziere, saggista, critico letterario, con acuta sensibilità per il problema morale) un estratto nel quale lo scrittore ricorda gli incontri con Rouault e spiega perché ama l'autore della serie "Miserere".

F.R. (18 marzo 2023)

lunedì 1 maggio 2023

Lavoro e I° Maggio

Diario di disoccupato (1997-98) con percorso per immagini del lavoro.

Come il 25 aprile in Italia, il I° Maggio nel mondo risulta sempre più una manifestazione di confortante celebrazione da parte dei superstiti sopravvissuti che si congratulano tra loro per l'esserci ancora. Tipo i garibaldini o i mazziniani nel dopoguerra antifascista (con vistose isole – Spagna, Portogallo, America latina di persistenza di regimi fascisti, vezzeggiati dagli USA senza pudore e dagli europei con qualche rammarico).

La particolarità italiana in corso di allineamento a Polonia, Ungheria e

prona obbedienza all'America – finta democrazia plutocratica – non merita più di celebrare le passate festività autenticamente popolari di gente politicamente schierata ed attiva.

Pertanto in questa sede ricordo con una, sia pur modesta, carrellata iconografia tappe del lavoro e della sacra festività del I° Maggio.

L'intervento personale lo ricordo perché inerente al blog e ad un aspetto drammatico e speculare al lavoro: la disoccupazione.

F.R. (28 aprile 2023)