Carlo e Licia

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giovedì 25 maggio 2023

Lorenzo il Magnifico e le Arti - 2. Il Catalogo.

Nota redazionale appendicolare.


Anche un catalogo è meglio riprodurlo integralmente se si intende mantenere osservazioni, dati e attribuzioni come documentazione probante sull'argomento fornita ai lettori vuoi per informazioni e delucidazione, vuoi perché strumento di stimolo per eventuali integrazioni e commenti. Quest'ultimo caso si è verificato nel 2014-15 con la tesi di laurea di Chiara Serramondi, già indicata nella precedente postazione di questo “Lorenzo il Magnifico e le arti” relativa alla mostra tenuta in palazzo Strozzi nel 1949 (vedi 12 maggio 2023). In quella nota redazionale scrissi che su un paio di punti avrei fatto osservazioni pertinenti soltanto questo Catalogo.

Prima di esporre queste puntualizzazioni, per altro marginali, è opportuno precisare che l'unica variazione apportata al Catalogo consiste nell'avere apposto sotto le illustrazioni il numero della pagina nella quale Licia Collobi ha sviluppato il testo relativo a ciascuna opera d'arte. Riproduco, infine, la lettera con la quale il 26 giugno 1949 Carlo L. Ragghianti informa il soprintendente delle BB.AA. Giovanni Poggi (co-vicepresidente del Comitato Esecutivo) dello stato tormentato di realizzazione del Catalogo, che noi riproduciamo nella quinta redazione definitiva. Questi ritardi e ripensamenti non furono responsabilità della studiosa incaricata della stesura del Catalogo, ma dipesero in gran parte da gli ancora al tempo difficili prestiti internazionali e da alcune vicende locali di ordinario disturbo e renitenza.

Tornando alla tesi, che l'autrice ha lodevolmente resa pubblica nel web in PDF, giusta è l'osservazione “Se sfogliamo un catalogo di oggi, oltre a trovare delle schede 

molto più lunghe, troveremo molte più informazioni sull'opera, sul suo significato e sul tema rappresentato (p.28)”. Però il rilievo è un po' riduttivo dato che lo scopo di quell'esposizione era prevalentemente storiografico; d'altra parte l'autrice prosegue scrivendo: “In questa scheda, come pure di altre del catalogo in questione, l'attenzione sembra molto più basata sul percorso dell'opera nella storia”, cioè si risponde da sola affermando l'intento storiografico che, per dirla in burocratese, attenziona sul piano della critica d'arte soltanto quanto rilevante all'impostazione generale.

Aggiungo, non per avanzare eventuali scusanti, ma per oggettivare la situazione operativa della Collobi, che ella ebbe pochissimo tempo per stendere i testi perché, essendo diverse delle opere in bilico di presenza fino all'ultimo o allora negate e sostituite con altre: Bargello ecc., furono ne varietur soltanto la sera precedente l'inaugurazione. Queste sostituzioni e richieste erano effettuate dal Comitato Esecutivo, dal quale Licia Collobi – estensore del Catalogo – riceveva indicazioni che ne ritardavano la pubblicazione. Tant'è, come s'è detto, che la versione definitiva del Catalogo si ebbe ben dopo l'inaugurazione della mostra.

Quanto alla domanda (p.36) secondo la quale “qualcuno vede [la esposizione] come quasi mostra dallo Studio Italiano Storia dell'Arte” si può rispondere: sì, essa fu ideazione e realizzazione dei Ragghianti e dei loro collaboratori a vari livelli, altrimenti sarebbero ancora lì a discutere.

F.R. (7 aprile 2023)

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