Carlo e Licia

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mercoledì 30 agosto 2017

Attualità culturale 1984

Passati oltre 30 anni, questo documento è valida testimonianza, analisi pressoché puntuale, della sopraffazione di non valori e di speculazioni a danno di artisti (e, toutcourt, arte) autentici. In seguito, e non lentamente, la situazione si è ulteriormente deteriorata fino a far coincidere la visibilità di un 
artista con il “Mercato”. Chi ne è escluso o chi se ne ritrae praticamente non esiste, chi soggiace è noto soltanto agli adepti di una “setta” che di fatto determina le scale dei valori, il che non va bene per altri versi.
F.R.

martedì 15 agosto 2017

{glossario} Solitudine

Lo stare da soli ed essere soli
non sono affatto, sai, la stessa cosa.
Non è ostentazione né una posa
distinguere antitetici i ruoli.

Nel primo caso ti concedi voli
pindarici in poesia ed in prosa;
nell'altro anima nuda che non osa
sei, con paure terribili a stuoli.

Dunque con tanti lati positivi
il solitario può ben convivere.
Nella solitudine negativi

sono tutti gli aspetti del vivere:
costanti di morte e recidivi
hai pensieri orrendi da rivivere.

18 Marzo 2017, dopo le 24.

giovedì 10 agosto 2017

Wilde: L'anima dell'uomo sotto il socialismo

Edita come monografia di “SeleArte”, IV serie, nella primavera del 1993, quest'opera singolare di Wilde ebbe anche una tiratura supplettiva di 33 esemplari contenenti un ritratto dello scrittore inciso da Rodolfo Ceccotti. Quel fascicolo con l'incisione è ormai da considerarsi una rarità nella sua integrità editoriale, dato che tra coloro che ricevevano “SeleArte” molti estrapolavano l'incisione dal testo. Anche nella nostra redazione e in famiglia, per non so quale disguido, non si trova più una copia di questa tiratura, così come nel dossier Ceccotti e in quello Wilde. Ho rinvenuto soltanto un foglio di prova con sotto scritto dall'artista “1° stato”, rappresentante quindi un aspetto figurale precedente a quello definitivo. Per rendere comunque l'idea del ritratto, esso è riprodotto in rapporto 1:1 a p. 4. A fronte di p. 70 aggiungo la riproduzione di una incisione di Tono Zancanaro, il quale nel 1979 tracciò un ritratto ideale di Oscar Wilde. L'acquaforte è tratta dalla bella edizione Sellerio de “Il delitto di Lord Arturo Seville” di Wilde, tradotto da Federigo Verdinois. Il libretto da cui ricavai questa edizione era stampato con macchina tipografica primordiale su carta ancor bellica già in via di disfacimento, così scadente da non poter essere riutilizzata, come usava allora con quella dei quotidiani, né nei gabinetti né negli involucri. Quindi, dopo aver tagliato le fotocopie delle pagine e poi averle ricomposte in formato A4, l'ottica della fotocopiatrice Minolta e la carta bianca senza legno di buona qualità hanno reso la monografia una edizione pregevole, perlomeno al cospetto dell'originale, che attorno al 1957 acquistai per corrispondenza dalla Libreria Nanni di Bologna. I due brevi testi finali indicizzati come Considerazioni sull'arte, ben riflettono le opinioni estetiche di Oscar Wilde e di conseguenza mi sembrano opportune integrazioni a quanto espresso nel precedente scritto concepito nel 1888. Essendo pensieri di un artista (nei quali è necessario delibare ma anche depurare gli aspetti paradossali), essi vanno storicizzati e considerati nell'ottica poetica dell'autore.
Nel Profilo della critica d'arte in Italia, Carlo L. Ragghianti segnala i “limiti del decadentismo e di estetismo impliciti nelle formulazioni del Pater, per quanto i suoi motivi, anche mediante il Wilde, fossero assunti largamente dalla letteratura dannunziana, da quel solipsismo amoralistico e artistico che ebbe anche da noi molto esempi” (p.57). Aggiunge poi: “Si potrebbe dire,

sommariamente, e pensando in specie ad esperienze come quella del Berenson (che si concilia tanto col tempo estetico di Oscar Wilde), e persino del Longhi (clima del futurismo, di Serra, della prima Estetica crociana, de La Voce, ecc.), che le condizioni nelle quali ha potuto avvenire per noi l'esperienza dell'arte sono state segnate da una più profonda, acuta e a volte anche addirittura tragica connessione del problema artistico con altri che inevitabilmente si ponevano alla coscienza con pari energia, di pensiero come di azione: problemi etici, politici, economico-sociali”. Parole severe sull'estetismo, che però riconoscono l'apporto para-estetico (certo criticamente embrionale rispetto al contemporaneo Croce), sociologico di un pensiero come quello di Wilde riguardo alla complessità della vita intellettuale e sociale degli individui. In conclusione: le ragioni per cui ripropongo in questo blog gli scritti di Oscar Wilde appartengono alla storia culturale e quindi contengono gli elementi dialettici, che in questo caso sono vivi e vivaci, capaci di evidenziare la pochezza dei contenuti – soprattutto estetici – prevalenti nella nostra odierna società, sempre più appiattita nel generale relativismo, cui molti, troppi fanno appello per “superare le ideologie”. Cioè comodi pretesti per ricondurre le masse all'ignoranza, al “fideismo”, al gregarismo. Il potere, soprattutto se illegittimo, promuove falsi scopi, falsi obiettivi, dà fiato e visibilità ad ogni sproposito passi per la testa di un fluviale Conducator fantoccio o a “uno che vale uno” (cioè nessuno, o centomila: è vecchia!). Per questi disegni di sopraffazione è necessaria una solida ignoranza coniugata a totale amoralità, nutrita di pregiudizi e di asserzioni irrealizzabili, irrealistiche. Comunque altri motivi di ristampa di questo testo sono espressi nel Giustificativo di edizione a p. 70, e quanto lì considerato ci sembra tutt'ora valido, specialmente oggi dove (ripeto con variante) assistiamo a penose e conclamate regressioni intellettuali, alla menzogna sistematica, alla verità occultata o vanificata. E', in definitiva, miglior cosa stimolare le menti impigrite e fuorviate con contenuti – almeno in una prima fase – non troppo ostici, meglio ancora se esposti con chiarezza ed arguzia, nonché con indubbia eleganza. Anche la traduzione del Vaquer, un po' demodée, penso contribuisca a rendere il testo più suggestivo.
Francesco Ragghianti

giovedì 3 agosto 2017

Notizia Biografica (2) 1986-88 di Carlo L. Ragghianti

Ponte S. Trinita 1 - al lettore

Firenze, Agosto 1944

L'11 Agosto 2017 sarà il 73° anniversario della Liberazione della città di Firenze, un importante avvenimento storico che intendo ricordare con la pubblicazione della premessa, intitolata "al lettore", scritta da Carlo L. Ragghianti per il volume Il Ponte a Santa Trinita (Vallecchi editore, 1948). L'autore, comandante delle Brigate Rosselli (riferibili al Partito d'Azione) e Presidente del Comitato Toscano di Liberazione Nazionale, descrive l'insurrezione che – dopo quella di Napoli nel 1943, prima di quella di Parigi – vide i partigiani e il popolo attaccare i nazisti e i loro caudatari fascisti, consentendo ai titubanti Alleati, posizionati in Oltrarno, di intervenire e partecipare alla riconquista della libertà di Firenze. Non voglio essere io, figlio dell'autore, a descrivere il tono e la qualità di scrittura di questa testimonianza storica. Spero, però, che "commuova" e induca a riflettere sull'esperienza dei padri e dei nonni chiunque di noi abbia a cuore l'Italia, e sta cercando soluzioni per il preoccupante futuro che attende la Patria piccola, nonché la grande, l'Europa.


Nei prossimi mesi intendiamo proseguire la pubblicazione integrale del resto di questo libro, ormai piuttosto raro,suddividendolo in altre due parti, più l'Appendice su La Ricostruzione del Centro di Firenze. La seconda parte (Il Ponte) analizza i "valori d'arte del Ponte"... come architettura originale ... che forse non ebbe eguale nella storia dell'architettura". La terza parte essenzialmente risponde alle domande: "si può ricostruirlo? si deve ricostruirlo? come ricostruirlo?". Colgo l'occasione, infine, per permettermi di suggerire al Sindaco di Firenze che in occasione del 75° anniversario della Liberazione della Città, il testo di questa toccante ed evocativa "Introduzione" di Carlo L. Ragghianti sia distribuito nelle scuole (alla fine dell'anno scolastico, ad es.) sotto forma di opuscolo o CD. D'altra parte la Città di Firenze e la Regione Toscana hanno – già lui vivente e poi con reiterate e disattese assicurazioni – tuttora un debito di riconoscenza cospicuo nei confronti del Presidente del Comitato Toscano di Liberazione Nazionale.

martedì 1 agosto 2017

Esordi dell'Unesco, Huxley e Montale

Nel 1946 lo scienziato e umanista britannico Julian Huxley (morto nel 1975) divenuto il primo direttore generale dell'Unesco, scrisse un lungo documento, intitolato “Unesco, its purpose and its philosophy” (Unesco, il suo scopo e la sua filosofia) in cui precisa le linee-guida della nuova organizzazione. Da alcuni il documento fu considerato come un attacco alla religione, da altri come uno scritto favorevole al comunismo. Comunque la Conferenza Generale 


dell'Unesco si rifiutò di sostenere la sua pubblicazione. Ragion per cui proprio nel 1948 Huxley venne espulso dall'Unesco per motivi ufficialmente non chiari. Più di settanta anni dopo, l' “utopia planetaria” di Huxley non ha perso nessun elemento della sua forza o attualità. In questo post sono pubblicati alcuni tratti salienti del documento.