Carlo e Licia

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giovedì 26 gennaio 2017

{bacheca} Krishnamurti

Ragghianti su Dalí


{glossario} STORIA 1: Il pensiero di Raymond Aron.

Da un colloquio con Dominic Wolton riportiamo le considerazioni di Raymond Aron circa la propria concezione della Storia, contenuta ne “L'etica della Libertà”, Saggi Mondadori 1982. Siccome morirà l'anno successivo, queste definizioni sono praticamente testamentarie.
Con Nicola Matteucci (compianto politologo, nato come me il 10 Gennaio e morto dieci anni e due mesi fa) penso che le parole di Aron non 



piaceranno agli intellettuali cresciuti nell'idolatria della Storia “il cui fine e la cui fine sono dati per conosciuti, hanno fatto smarrire a molti il senso autentico dei valori, ma anche perdere ogni misura nei giudizi”. Questa concordanza non implica da parte mia condivisione acritica del pensiero di Aron, però apprezzamento sì per l'onestà degli intenti e per la coerenza metodologica dell'illustre intellettuale francese.
Francesco Ragghianti

giovedì 19 gennaio 2017

"SeleArte" IV serie, n. 7

{bacheca} Solidale con Omar Khayyâm


Libera rivedo una traduzione,
mediocre, di Khayyâm: "Con bella fica
in riva al ruscello colazione,
e vino, e rose, e fiori. Mica,

finché m'è concesso - maledizione - 
or rinuncerò alla mia antica
sorte per cui in pura soddisfazione
godrò. Come fui, sono. Polemica

avrò, semmai nel mondo ancora sarò,
con chi vuol togliere il gusto divino
di bere vino e liquori. Epperò

posso dire - col Padre mio vicino -
ho bevuto, bevo e il vino bevrò
sempre. Del resto c'è solo un casino".

Francesco Ragghianti


Da Villa La Costa (e quanto!), 20 Ottobre 1995, ore 00.30-01.55

Testo ripreso il 10 Gennaio 2017 con mesta letizia e partecipazione,
mentre brindo al compimento di 77 anni; al vino non ho rinunciato!

giovedì 12 gennaio 2017

Un episodio Badogliano (1943)

Quanto riportato nel testo sottostante costituisce una prova, tristemente eroica, del perché la cospirazione antifascista prima, la Resistenza poi abbiano sì vinto la guerra civile ma abbiano perso 
quella Mondiale nei confronti della Storia e nei confronti del potersi - da parte dell'Italia – considerare un paese democratico, moderno e protagonista dell'allora auspicata Federazione Europea.





Sono troppo vecchio per potermi improvvisare storico-archivista e, quindi, indagare quale e quanto risvolto abbia avuto questo accadimento nella coscienza dei contemporanei, specialmente in quella degli abitanti di Anghiari e dintorni. Col cinismo derivante da 
una vita di sconfitte ideali e democratiche penso che il putridume fascista l'abbia fatta franca (o quasi. Magari tramite l'ignobile atto Togliattiano dell'Amnistia ai fascisti criminali, i cui zombies tuttora - impunemente - irridono e calpestano i valori costituzionali).

Francesco Ragghianti

{glossario} Anarca e anarcolegalitario - Prese di coscienza

ANARCOLEGALITARIO

Sono io, cioè questa può essere una definizione vicina al vero dei miei convincimenti ideologici. Una contraddizione in termini? Un controsenso? Sì, può darsi; però riflette bene il coacervo di convinzioni, interessi, impulsi che anima la mia vita. Un po', in altri termini, quello che Parri “riproverava” amichevolmente a mio padre, considerato estraneo al liberalsocialismo (e ciò è esatto), nonché alquanto eterogeneo al nucleo di Giustizia e Libertà e, soprattutto, alla forte componente azionista occhieggiante al socialismo filosovietico. Comunque per il babbo sono lì a testimoniare i suoi scritti, i resoconti del suo 



ANARCA
L'individuo che trae da dentro di sé l'energia spirituale per resistere alle imposizioni oggettive e ripararsi dall'inclemenza dei tempi.

Finalmente! Eccola la parola che tanto ho cercato di coniare. Purtroppo non l'ho ideata io: è di Jünger, il centenario scrittore tedesco vessillifero della destra (estrema) che si picca d'essere acculturata. Da quel che ho capito il senso che egli dà al termine è tutto sommato consentaneo a quello che avrei voluto dargli, una volta centrata la valenza semantica del concetto astratto. Già quando ho definito “anarcolegalitario” (agosto '95) il mio modus di considerare il mondo circostante, avevo compiuto una approssimazione abbastanza chiara a quanto cercavo di esprimere, seppur rimanendo insoddisfatto.Certamente si tratta di concezioni alquanto elitarie, però non discriminanti e ancor meno escludenti o nazistoidi, benché in Jünger




agire sociale e  politico, le attestazioni di contemporanei e di storici. Al massimo su di lui si possono effettuare analisi e interpretazioni, partendo però da dati esplicitati e generalmente chiari. Per capire me, invece, c'è poco da analizzare, ancor meno da studiare, al punto che io stesso non sono affatto sicuro di conoscermi, il che è scontato fin dagli antichi greci, ma nemmeno di avere pensieri certi a fronte di situazioni determinanti. Comunque faccio, spero di fare, del mio meglio per essere coerente e continuativo di fronte alle provocazioni della vita e agli interrogativi dell'intelletto.
Francesco Ragghianti
(10.8.1995)



abbiano pesato, per altro volontariamente cercate e coltivate, la concomitanza di periodo storico e di discendenza nietzchiana (vel nicciana) che in me sono estranee. Casomai, “absit iniuria” nel paragone, le mie radici affondano in Voltaire e Hume, con devianze caratteriali verso il “nominalismo” giacobino e si diffondono in integrazioni e correzioni di rotta derivanti dal Croce e dall'insegnamento (per exempla) paterno.
Comunque, questo ANARCA è un lemma che mi piace; intendo appropriarmene e, se mi sarà necessario (come credo fin d'ora), approfondirò in seguito implicanze, contiguità - certo poche -, difformità da Jünger. Infine sarà opportuno sceverare (e inverare) contenuti, connotazioni specificatamente legate alle mie radici e al mio pensiero, sempre che sia in grado di averne uno se non proprio originale, almeno non pedissequamente improntato ad altrui ideologia.
"Dramatis Personae"
Francesco Ragghianti
(6.10.1995)

giovedì 5 gennaio 2017

Dall'amore per la carta al crollo del mercato antiquario e dell'usato

Dapprima infantili, poi giovanili,
gli “imprinting” segnano tutta la vita
successiva. Vuoi che sia condita
d'azioni d'eroi, vuoi d'atti vili.

Tutti i casi han confini sottili.
Nutro, ad esempio, passione infinita
per ogni carta stampata o sortita
dai torchi, grammi pesante oppur chili.

E' nata da quel vecchio, personaggio
nei “Miserabili”, che, decaduto,
per sopravvivere ogni dì il coraggio

ha di vendere una stampa. Aiuto
così non chiese; e fu molto saggio,
perché niente vien dato a chi è perduto.

lunedì 2 gennaio 2017

Giuriolo, Becque, "La Parigina" e Ragghianti (1)


Anna ritratta dal babbo, 1960

Anna Ragghianti è nata quasi 17 anni dopo il primogenito. E' stata, quindi, indiscutibilmente la "benjamina" di famiglia, anche se probabilmente ha scontato momenti di solitudine causati dai divari cronologici: fratelli troppo grandi, genitori troppo "vecchi", specialmente in relazione alla loro rispettiva "gravitas". Il babbo comunque, sempre molto fiero di lei, le portava spesso da 
Roma (quand'era presidente de l'ADESSPI) regali importanti, qualche volta forse un po' troppo impegnativi per una bimba di 4/6 anni. Le fece anche questo ritratto, unico nell'ambito familiare, nel quale si intravedevano, oltre ai dati somatici corrispondenti al modello, lineamenti consoni alla Mamma Licia.

Francesco Ragghianti



Accademia Nazionale



{bacheca} Sempiterna Italia

Così nel 1965. Oggi peggio, per diffusione e quantità. Domani? ... sta a noi.



Archivi Ragghianti: dispersioni, sottrazioni, distruzioni


{glossario} Europa 2017: tra due Guerre Mondiali

Ho sempre seguito l'insegnamento materno di leggere qualsiasi cosa scritta, soprattutto se ce ne fosse l'assunzione di responsabilità dell'autore, perché comunque ci sarebbe stato qualcosa da imparare o qualche indicazione di approfondimento. Perciò sono rimasto colpito da quanto scritto e pubblicato nel 2012 da Gianni Mura, noto giornalista sportivo e gastronomico, nel suo romanzo "giallo" intitolato "Ischia", edito da Feltrinelli.
Che ci fosse una guerra monetaria, al di là del monito pontificio, era chiaro dal 2007 e già fortemente sospettato da qualche anno da chi cerca di comprendere


qualcosa circa il futuro e il destino dell'umanità, ben oltre i propri interessi, convincimenti, pregiudizi.
Che l'Europa, o meglio la disgregazione dell'unità confederale (quella Federale è tuttora utopia), fosse a rischio potenziale di implosione e, contemporaneamente, di aggressioni esterne era evidente.
Però, a dire il vero, m'era sfuggito il nocciolo profondo, ultimo della questione: e non solo a me come dimostrano tante analisi al riguardo.
Questo nucleo essenziale mi pare bene individuarlo ed espresso in questo bel romanzo, senza forzature violente e senza pretese intellettualistiche.

Francesco Ragghianti

Apocalisse di John Martin ("Critica d'Arte", n. 15, 1987, pp. 86-87)