In Arte in Afghanistan
(v. post 9 febbraio 2018) si riportava quanto scritto da Licia
Collobi e un commento redazionale di deplorazione nei confronti delle
barbariche atrocità contro la cultura e l'arte operate dai talebani.
Nella regione e in quelle circostanti (come si può leggere in Storia
di Palmira, postato il 20 aprile 2018) stanno proseguendo guerre
e massacri con ulteriori perdite del patrimonio universale dell'arte.
Per integrazione a quanto scritto nei testi su citati, aggiungiamo
adesso due articoli per comprendere più compiutamente l'autonomo, e
rilevante, fenomeno creativo chiamato arte del Gandhara. Da
“SeleArte” (n.37, sett.-ott. 1958, pp.63-77) proviene il
primo intervento, nel quale
Carlo L. Ragghianti analizza la Mostra organizzata in quell'anno
dall'Istituto per il medio ed estremo Oriente di Roma. Tra altre
considerazioni R. ricorda che “nell'arte del Gandhara non mancano,
anzi spesseggiano gli episodi di autentico valore artistico, che pur
nella differenza culturale si allineano a molti altri capolavori
della scultura indiana”. Nell'altro testo, che proviene da “Critica
d'Arte” (n.45, mag.-giu. 1961, pp.16-29) lo studioso tedesco Dieter
Ahrens puntualizza l'intricata Cronologia dell'arte gandharica.
F.R. (3
giugno 2018)