Carlo e Licia

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giovedì 30 agosto 2018

Arte e Cronologia del Gandhara

In Arte in Afghanistan (v. post 9 febbraio 2018) si riportava quanto scritto da Licia Collobi e un commento redazionale di deplorazione nei confronti delle barbariche atrocità contro la cultura e l'arte operate dai talebani. Nella regione e in quelle circostanti (come si può leggere in Storia di Palmira, postato il 20 aprile 2018) stanno proseguendo guerre e massacri con ulteriori perdite del patrimonio universale dell'arte. Per integrazione a quanto scritto nei testi su citati, aggiungiamo adesso due articoli per comprendere più compiutamente l'autonomo, e rilevante, fenomeno creativo chiamato arte del Gandhara. Da “SeleArte” (n.37, sett.-ott. 1958, pp.63-77) proviene il 
primo intervento, nel quale Carlo L. Ragghianti analizza la Mostra organizzata in quell'anno dall'Istituto per il medio ed estremo Oriente di Roma. Tra altre considerazioni R. ricorda che “nell'arte del Gandhara non mancano, anzi spesseggiano gli episodi di autentico valore artistico, che pur nella differenza culturale si allineano a molti altri capolavori della scultura indiana”. Nell'altro testo, che proviene da “Critica d'Arte” (n.45, mag.-giu. 1961, pp.16-29) lo studioso tedesco Dieter Ahrens puntualizza l'intricata Cronologia dell'arte gandharica.
F.R. (3 giugno 2018)

domenica 26 agosto 2018

Il 1948 dei critici d'arte - Il Convegno di Firenze, Atti (II) - Sezione 1A

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23 luglio 2018. N.1 - Preliminari e Inaugurazione.

Esordisce Matteo Marangoni (1876/1958), allora professore all'Università di Pisa appena andato fuori ruolo e maestro di Carlo L. Ragghianti, con una serie di aforismi, riflessioni e provocazioni già pubblicate in “SeleArte” (IV serie, n.21, marzo 1995; vedi “Indici” nella testata del blog). Conclude con “alcune di queste idee le ho scritte più che altro per me: anch'io sento il gusto di certe tendenze estremiste d'oggi ma... non mi fido del mio istinto quando non possa essere anche giustificato dalla ragione, oggi troppo spesso messa alla porta”. [1948!]
André Chastel (1912-1990), già affermato accademico francese, con De l'intéret des techniques Décoratives pour l'interprétation des styles comunica una dotta e breve notazione.
Alfredo Gargiulo (1876-1949) noto studioso e critico letterario, collaboratore di B. Croce, presenta un lungo intervento sulla semiologia, per certi versi allora dibattuta come aspetto relativamente nuovo dell'uso dei mezzi di comunicazione.
Il giovanissimo Claudio Savonuzzi (1926-1990), vicino a C.L. Ragghianti nello Studio Italiano di Storia dell'Arte organizzatore del Convegno e allievo all'Università di Roberto Longhi, interviene – piuttosto temerariamente – su Roberto Longhi critico d'arte concludendo “Insomma è necessario saper avvisare che nella personalità critica del Longhi è un riacutizzarsi della dialettica tra forma-contenuto, rappresentata per lo più affatto modernamente come antitesi-frizione di poesia e poetica, stile e linguaggio […] ma mantenuta e tramandata irrisolta per il permanere, sia pure riformato, di sociologismi e premesse protocrociane”.
Peter Meller (n. 1923), specializzando presso l'Accademia Ungherese di Roma, riferisce in Iconologia e storia dell'arte allineandosi sulla scia metodologica del Saxl e del Panofwsky ancor poco nota in Italia. Tornato in Ungheria ne fuggì nel 1956 durante la rivolta del popolo contro la tirannide comunista. Nel '58 a Firenze per 10 anni, evitando C.L.R., quindi nel 1968 in USA dove divenne professore all'Università.
Wladimir Weidlé (n. 1895) studioso russo antibolscevico nel 1924 si rifugia a Parigi gravitando in ambienti legati alla chiesa Ortodossa. Qui discetta in francese sulla distinzione tra critica e storia dell'arte in termini scontati.

Luigi Grassi (1913-1995) svolge pertinenti Osservazioni sul non finito nella storia del disegno, argomento di cui sarà specialista per tutta la sua esistenza. Terrà un altro intervento “appassionato” (come dice il Dizionario Biografico Treccani online) alle pp. 201-203 di questi Atti a proposito dell' “Insegnamento di Storia dell'Arte nei Licei”.
Gino Severini (1883-1966), notissimo artista cortonese residente a Parigi, illustra in francese i Problèmes de l'artiste moderne. Si tratta di un intervento con aspetti profetici che si conclude con la visione apocalittica: “... nous aurons bientôt une Europe peuplée de robots et de fantômes, dans des paysages de cauchemar, et d'enfer que notre imagination ne peut concevoir” che potrà essere evitata soltanto se gli artisti di tutto il mondo si batteranno contro i loro governi per ottenere che essi compiano il loro dovere verso la CULTURA, e in primo luogo che essi facilitino gli scambi tra le nazioni con fatti concreti e non con vacue parole.
Giusta Nicco Fasola (1901-1960) docente universitaria di Storia dell'Arte ad Architettura e poi a Lettere, in Precisazioni sulla critica d'arte attuale conclude il suo intervento auspicando “un andamento meno schematico, una lingua meno crittografica, da iniziati, con interesse e possibilità di partecipazione non esclusivi per i soli specialisti, e di conseguenza può rendere possibile che l'arte rientri come fattore costitutivo della coscienza comune”.
Leone Minassian (1905-1978) pittore e scultore di origine armena, cerca di mediare tra “astrattismo” e “figurativo” perché “ la fusione delle posizioni così ferocemente antagonistiche gioverà all'affermazione di personalità valide e durature”.
Maria Luisa Gengaro (1907-1985), docente con d'Ancona alla Statale di Milano, relaziona su Metodo per una Storia dell'Arte in termini certamente non condivisi da Carlo L. Ragghianti, il quale non aveva grande stima delle sue capacità critiche.
Federico Righi (1908-1986) pittore e grafico triestino da giovane neo futurista, con Posizione dell'arte nell'epoca attuale sostiene che “lo Stato dovrà prendere il posto degli antichi committenti incrementando la continuità e il progresso dell'arte senza asservirla alle forme della gretta e contingente propaganda di un partito o dell'altro”.
F.R.

giovedì 23 agosto 2018

Arte Ittita, 1.

Ripropongo oggi, anziché in un domani ancora indefinito, questo articolo di “SeleArte” (n.25, lug.-ago. 1956, pp. 20-24) scritto da Licia Collobi per relazionare della civilità di un popolo che ha con noi europei un'antica contiguità linguistica, antiche radici indoeuropee. Insediatisi quasi quattromila anni fa in Asia Minore, i Curdi sono riusciti a rimanere uniti da usi e costumi praticati anche in situazioni statuali molto differenti. Quindi, attraverso la rievocazione di questa antica civilità, è mio intendimento ricordare i sacrifici di questa eroica popolazione in cerca di una propria entità unitaria statale. Da notare che in via subordinata ma effettiva i curdi sono stati sempre disponibili ad accettare entità “sovrane” forti, come la Turchia o l'Iran 
ad esempio, rivendicando soltanto un'autonomia locale, linguistica e culturale, come da noi avviene ormai pacificamente in Valle d'Aosta o in Alto Adige/Sud Tirol. Vorrei infine stigmatizzare lo sconcio comportamento degli U.S.A. e di altri paesi occidentali, che per debellare l'Isis e il suo Califfato, hanno chiesto il sostegno, la partecipazione dei curdi, che sono risultati essenziali (specialmente le brigate interamente femminili veramente di un eroismo inaudito) per sconfiggere sul terreno quell'ignobile congrega settaria e assassina. Occidentali e soprattutto U.S.A. hanno tradito tutte le promesse e le assicurazioni. Veramente ignobili!
F.R. (31 maggio 2018)

mercoledì 15 agosto 2018

L'Arte Moderna in Italia, 1915/1935 - 8. CESETTI, FAZZINI, GENNI WEIGMANN, GENTILINI, GUTTUSO



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1. 30 dicembre 2017
Presentazione di Carlo L. Ragghianti.
Criteri del Catalogo, Bibliografia generale. Comitato d'onore; Comitato esecutivo; Comitato tecnico; Comitato di consulenza nazionale; Consiglio A.T.T. di Firenze; Consiglio de “La Strozzina”;  organizzatori percorso museografico; segreterie; fornitori dell'esposizione.
2. 31 dicembre 2017
Criteri assegnazione schede critiche; criteri per la consultazione del Catalogo e quelli distintivi di questa rievocazione.
Artisti: ALCIATI, Nino BARTOLETTI, Pasquarosa BARTOLETTI, BIASI, BONZAGNI, BOSIA, BUCCI, CHECCHI, COSTETTI, FERRO.
3. 28 febbraio 2018
Artisti: GALIZZI, GEMITO, GRAZIOSI, Piero MARUSSIG, OPPI, PENAGINI, PRENCIPE, SPADINI, WILDT.
4. 25 marzo 2018
Artisti: BACCI, DUDREVILLE, GOLA, MAGRI, PARESCE, RAMBELLI, BARTOLI NATINGUERRA, GUIDI.
5. 15 aprile 2018
Artisti: BARTOLINI.
6. 4 maggio 2018
Artisti: SAVINIO, TROMBADORI, MONACHESI, FONTANA, MUNARI, FRANCALANCIA.
7. 3 luglio 2018
Artisti: FURLOTTI, METELLI, BARBIERI, BROGGINI, CAGLI, CAPOGROSSI.

lunedì 13 agosto 2018

Traversata di un Trentennio, 6 - Indici ed errata corrige.

Nota. Con un ritardo dovuto alla loro compilazione, postiamo gli “Indici” della Traversata di un Trentennio. Testimonianza di un innocente (1978) che l'Editoriale Nuova non ritenne di far stendere alla propria redazione, né di richiederli all'autore, come talvolta avveniva da parte degli editori poco professionali. Questo comportamento da un lato era un falso risparmio, dall'altro deprimeva l'utilizzo ottimale di libri anche importanti. Soprattutto prima dell'era digitale era essenziale che le opere di pensiero creativo, di riflessione e comunque di contenuti scientifici e critici avessero degli “Indici” per consentire anche al lettore comune di spaziare all'interno di opere generalmente complesse. Anche nelle pubblicazioni compilative (Dizionari, Manuali scolastici e non, ecc.) e nelle riviste gli “Indici” risultavano necessari, utilissimi.
Questo libro necessitava a nostro avviso di “Indici” che abbiamo realizzato grazie alla pazienza certosina di Rosetta Ragghianti, la quale ha compilato anche quelli integrativi al Disegno della liberazione, sempre scritto da C.L. Ragghianti che posteremo tra breve tempo. Nell' “Indice Generale” compare la Nota biografica di C.L.R., che non è presente in questa riedizione telematica perché già postata separatamente in questo blog (vedasi 22 novembre 2016).
Ricordiamo quindi la data della pubblicazione delle 5 sezioni in cui la Traversata è stata immessa in Internet:
  1. 13 novembre 2017, pp. 5-46;
  2. 13 dicembre 2017, pp. 47-87;
  3. 19 gennaio 2018, pp. 88-128;
  4. 19 febbraio 2018, pp. 129-176;
  5. 20 marzo 2018, pp. 177-216.
Ricordiamo, infine, che in “SeleArte”, IV serie, fasc. 1-26, 1988-1999 sono stati pubblicati i seguenti interventi  (verificabili tramite l'Indice nella barra del nostro menù) a proposito di Traversata:

VI: 19,31,44
IX: 48,49,50
X: 66
XII: 9
XIII: 67
XVI: 26
XVII: 3-10
XIX: 20
XXIII: 47
XXV: 27.


Comunque nell'Introduzione redazionale alla Prima parte di Traversata postata il 13 novembre 2017 vengono riportate in dettaglio le precedenti indicazioni relative ai fascicoli di “SeleArte”, IV serie.
P.S. - Riportiamo a conclusione di questa edizione telematica di Traversata di un trentennio la quarta di copertina dell'edizione cartacea (1978), la cui stesura può essere attribuita a Enzo Bettiza oppure addirittura a Indro Montanelli.

Per effettuare il download degli Indici completi in formato .odt, cliccare sul seguente link: LINK INDICI TRAVERSATA.
Di seguito l'Indice Generale.

sabato 11 agosto 2018

Firenze, 11 agosto 1944 - 2

Questa è la seconda volta che nel nostro blog ricordiamo la Liberazione di Firenze avvenuta l'11 agosto 1944 in seguito all'insurrezione armata proclamata dal Comitato Toscano di Liberazione Nazionale, spontaneamente partecipata dai fiorentini “di qua d'Arno” occupato dai tedeschi e dai loro scherani repubblichini. Abbiamo commemorato allora questo importante episodio storico caratterizzato – come Napoli nel novembre 1943 e Parigi qualche giorno dopo Firenze – dall'insurrezione della popolazione che si è così affrancata prima dall'intervento delle truppe Alleate, nel post Ponte a S. Trinita, 1 – al lettore (11 agosto 2017) cui seguirono le altre tre parti dell'omonimo libro di Carlo L. Ragghianti (Vallecchi editore, Firenze 1948). Di fatto nel frontespizio intitolammo questa prima parte Firenze insorge!, perché quel commosso e commovente resoconto delle vicissitudini toscane e della capitale è dedicato “ai compagni caduti per Firenze”, che furono oltre duecento tra i combattenti partigiani, come per tanti anni dopo testimoniarono le candide croci allineate per file solenni nel Giardino dei Semplici, visibili lungo Via Lamarmora per 300 metri a ricordo dei nostri caduti per la libertà.
Considerando che sono molti gli 11 agosto 1944 ai quali C.L.R. ha partecipato con dichiarazioni, considerazioni storiche e come testimone o per forza di cose coinvolto nella ricorrenza della Liberazione della città, saranno non pochi i post su questo argomento che riporteremo. Probabilmente ciò accadrà non solo nella data canonica ma anche in altri momenti dell'anno: ciò anche tenendo conto dell'età di chi scrive e del tempo statisticamente a sua disposizione. Comunque nell'odierno anniversario e in ogni altra occasione sarà anche ricordato l'eroismo dei cittadini di Firenze, una volta tanto degni davvero dei momenti gloriosi del loro passato. Altro motivo per rievocare oggi 74° anniversario il nobile avvenimento è pro domo nostra il sottolineare il ruolo di comando politico e militare di nostro padre nella preparazione e nella quotidianità clandestina, nella guida politica dell'insurrezione – sia prima che dopo l'intervento militare alleato – e del successivo autogoverno toscano rivoluzionario e democratico fino alla normalizzazione monarchica e alle conseguenze della spartizione del mondo in zone di influenza. Opportuni questi post anche per riequilibrare e smascherare distorsioni e certe falsificazioni vere e proprie da parte di una storiografia settaria, acquiescente nei confronti dei personaggi e partiti di cui, anche con il nostro minuscolo contributo, si riuscirà lentamente ma sicuramente a ridimensionare lo storytelling diffuso già dal 1944, concependo fraudolentemente notizie e dati distorti o falsi, utili per le proprie (per altro riuscite, e se ne vedono le conseguenze oggi nei loro eredi, carriere politiche o per la propria fazione).
Un caso esemplare è quello di questa lettera indirizzata al direttore de “La Nazione” per rettificare “alcune inesattezze”, come – benevolmente direi – scrive mio padre. 
All'epoca il direttore del quotidiano fondato da Bettino Ricasoli era il filosofo e giornalista Pànfilo Gentile (1899-1971), liberale ma non retrivo, già buon conoscente di C.L.R., del quale ci occuperemo più diffusamente in occasione di un post in preparazione dedicato alla pubblicazione di un saggio del Gentile su “Critica d'Arte”. Come prova delle asserzioni di Carlo L. Ragghianti nella lettera a “La Nazione” riporto la testimonianza che lo storico e giornalista Ugo Cappelletti (omonimo della medaglia d'oro al valore militare per il colpo di Zurigo del 1917, fraterno amico di nostro nonno Alberto Collobi fin da giovane; caro ai miei genitori) rese nel necrologio che firmò per “La Nazione” l'11 agosto 1987, otto giorni dopo la morte di C.L.R., il primo presidente del Comitato Toscano Liberazione Nazionale, da considerare storicamente cioè il primo presidente della Regione Toscana. Questo, ovviamente e per ora, secondo la mia personale interpretazione politica della nostra storia regionale. Lo scritto di Cappelletti è stato qui già pubblicato nel post Elogi funebri, ricordi, resoconti (31 dicembre 2017), però in questa sede lo reputo essenziale e poi … repetita juvant, come dico spesso a mia nipote, che si arrabbia.
Con lo storico Ugo Cappelletti (di cui intendo leggere i libri su questo argomento) in precedenza si era verificato un altro caso di “inesattezze che sarebbe stato desiderabile evitare” in occasione della rievocazione su “La Nazione” del 30mo anniversario della Liberazione di Firenze. Il 13 agosto 1974 Ragghianti perciò scrisse al giornalista, che non conosceva di persona, la lettera dal tono bonario (perché evidente la bona fides dell'autore) che riproduciamo dopo il necrologio. Da notare che l'anniversario del 1974 – sul quale ritorneremo documentariamente in altra circostanza – ebbe una risonanza anche mediatica maggiore della solita manifestazione in Piazza dell'Unità d'Italia con squallide comparsate di compunte autorità (di cui in molti casi mi permetto di sospettare che l'antifascismo non fosse sincero). Grazie all'ex partigiano Elio Gabbuggiani (1925-1999), presidente del Consiglio Regionale, fu organizzata allo Stadio Comunale una cerimonia abbastanza imponente nella quale a Ragghianti nuovamente fu riconosciuto in pubblico il ruolo importante del suo passato resistente e partigiano, direi di simbolica continuità con la rivoluzionaria insurrezione del 1944. Simbolico, emblematico il ruolo perché il rilevante fatto storico – come sopra già detto – dimostrò e sottolineò per la prima volta in Italia e forse in Europa l'autonomia non gregaria della lotta partigiana e la legittimità della propria liberazione da parte di un popolo oppresso che si redime anche dalle proprie acquiescenze e dalle proprie complicità con il regime fascista di Mussolini e del suo complice, Re Sciaboletta.

F.R. (3 agosto 2018)







giovedì 9 agosto 2018

Ancora Figura e Forma

Dopo Forma e Funzione (postato il 28 aprile 2018) e Forma (2) e figura (postato il 31 maggio 2018), nel blog pubblichiamo questa ulteriore riflessione intorno a un concetto basilare per la critica e l'estetica di Carlo L. Ragghianti. La stesura di questa nota è avvenuta probabilmente nell'ambito della enorme ricerca e poi sintesi critica compiuta durante la ricognizione che diede luogo alla prima parte di Critica della forma pubblicata nel fascicolo speciale di “Critica d'Arte”, n. 179-184, gen.-dic. 1982. Siccome questo fascicolo fu l'ultimo edito da Vallecchi prima del fallimento, è opportuno informare
che probabilmente non ebbe distribuzione libraria e che anche l'invio agli abbonati fu certamente incompleto. Comunque questa prima elaborazione con aggiunte di precedenti e nuove indagini divenne parte integrale del volume Critica della forma, Ragione e storia di una scienza nuova (Editoriale Baglioni & Berner, Firenze 1986). Il presente studio concomitante fu pubblicato nel volume Arte essere vivente (Edizioni Pananti, Firenze 1984, pp. 79-82) da cui lo riproponiamo qui di seguito.
F.R.

martedì 7 agosto 2018

Arte dell'Africa Nera, 3. 1970-1979 (prima parte)

Appare evidente che in questo periodo Licia Collobi, constatando il maggior impegno e interessamento del marito circa l'arte dell'Africa nera, preferì dedicare la propria attenzione ad altri fenomeni di cosiddette arti primitive. Mia madre quindi studierà e divulgherà soprattutto le civiltà dell'America centromeridionale precedenti la scoperta del continente da parte di Colombo, diventando una voce autorevole per la conoscenza delle manifestazioni artistiche di quelle popolazioni. Si interesserà contemporaneamente ai fenomeni espressivi delle isole oceaniche del Pacifico e delle isole asiatiche (Papua-Nuova Guinea ecc.) studiate altrimenti soprattutto dal punto di vista etnografico.
D'altra parte Carlo L. Ragghianti continua ad approfondire la considerazione dell'originalità dei manufatti africani e delle problematiche inerenti. Dopo l'incontro con Ezio Bassani (c. 1972) – persona di formazione manageriale e giunto agli studi attraverso un percorso per certi versi autodidattico – Ragghianti gli pubblicò su “Critica d'Arte” dapprima alcune ricerche, poi lo coinvolse quale 



docente nell'Università Internazionale dell'Arte di Firenze.  Maturò di conseguenza l'iniziativa di costituire il “Centro Studi dell'Arte Africana” (Cestaraf) e successivamente la rivista “Critica d'Arte africana” (1981 e 1984/5). Quale Preside dell' U.I.A., Ragghianti patrocinò tramite il Cestaraf diverse successive iniziative importanti sia espositive (Mostra Tesori Antica Nigeria) che metodologiche sul piano museografico e storico critico. Si costituì così un polo di aggregazione di studi vitale e ricco di collaborazioni e ricadute internazionali. Purtroppo temo che dopo Ezio Bassani (n. 1924, vedo su internet tuttora vivente) il Cestaraf, fornito di una esauriente biblioteca e di fototeca ed attività editoriale, sia declinato o addirittura scomparso, così come lo è l'U.I.A., attualmente in liquidazione.
Il primo rendiconto (anni 1949-1959) degli scritti dei coniugi Ragghianti sull'Africa nera è stato postato il 10 maggio 2018; il secondo rendiconto (anni 1960-1969) è stato postato il 6 giugno 2018.
Licia Collobi

Il contributo di L.C. all'arte dell'Africa nera nel decennio Settanta si limita a due scritti accertati. Il primo (“SeleArte” in “Critica d'Arte”, n. 109, gen.-feb. 1970, pp. 61,63) intervento Africa, Oceania,

Americhe riflette già nel titolo lo spostamento di attenzione della studiosa. Il secondo scritto recensisce l'importante catalogo a cura di Ezio Bassani Scultura africana nei musei italiani (Musei - Meraviglie d'Italia, 12, Calderini, Bologna 1977).

venerdì 3 agosto 2018

Ragghianti e una "autobiografia" intellettuale: "Colloquio con un mio critico".

Colloquio con un mio critico (1947) di Carlo L. Ragghianti è un testo importante pubblicato sessantanove anni fa su “La Critica d'Arte” (n.2, fasc. XXVIII, lug. 1949, pp. 148-154). L'occasione di scriverlo fu sollecitata dalla pubblicazione su “Belfagor” (1946), diretto da Luigi Russo, di un saggio di Claudio Varese che in una critica sia pur costruttiva ed amichevole impegnò C.L.R a “dare migliore e più estesa determinazione ad alcuni punti del mio pensiero, sui quali egli ha con giusta sonda colpito”. Dato il carattere di percorso filosofico e morale con spunti biografici, la replica di mio padre rappresenta una risposta ideale meditata e di originale metodo critico.
Intitolato Critica d'Arte e cinematografo rigoroso in C.L.R. (pp.236-242) il testo di Varese fu in seguito ripubblicato nel volume Cultura letteraria contemporanea (Nistri-Lischi, Pisa 1951, pp.423-432). Va detto che non essendo riuscito a verificare il testo su “Belfagor”, non sono in grado di affermare che si tratti di una ristampa o – cosa più probabile – che si tratti di una rielaborazione del testo iniziale. Comunque lo riproponiamo dal libro qui sotto, facendolo seguire dalla “risposta” di C.L. Ragghianti.
Gli scritti di contenuto autobiografico di C.L.R. non sono molti, mentre le biografie che lo riguardano sono prevalentemente di tipo storico-critico. Poche di quest'ultime sono buone e pertinenti come
 l'eccellente tesi di dottorato di Monica Naldi (purtroppo ancora inedita) C.L.R. nel tempo. La formazione di uno studioso e l'attualità di un metodo (Udine, 2011) o come quella di Emanuele Pellegrini per la Treccani online, mentre molte sono mediocri o pessime come quella di Wikipedia. Ci sono anche studi con carattere biografico che investono aspetti circostanziali oppure singolari tra cui vari interventi di Antonino Caleca (l'ultimo appena pubblicato sul n.1 della nuova serie di “LUK” contiene la trascrizione di alcune lettere giovanili, importanti e toccanti).
Tornando all'autobiografia è piuttosto noto, perché pubblicato più volte,, il saggio Tempo nel Tempo,1 (“Critica d'Arte”, n.112, lug.-ago. 1970, pp.3-18), cui C.L.R. purtroppo non diede seguito e conclusione. Sono infine inedite quasi tutte le lettere con cenni e spunti biografici (con autobiografie mirate ad un determinato argomento o contesto specifico). Contiamo di radunarne un numero esauriente e di postarle in questo blog. Naturalmente ci sono notizie nella corrispondenza con la moglie Licia Collobi, tuttora inedita benché già da anni trascritta ed annotata da Anna Ragghianti Marziali, a causa dell'obstat di un figlio. Sono però disponibili alla consultazione di studiosi anche presso la Fondazione Ragghianti di Lucca.
F.R. (15 maggio 2018)