Post precedenti:
23 luglio 2018. n.1 - Preliminari e inaugurazione.
26 agosto 2018. n.2 - Sezione 1A. Indirizzi, metodi e problemi di critica d'arte.
25 settembre 2018. n.3 - Sezione 1B. Spazio, critica d'arte e critica architettonica. Discussione (Sezioni A e B).
25 ottobre 2018. n.4 - Sezione 1C e 1D. Le arti figurative e il cinema. Arti figurative e stampa quotidiana.
25 novembre 2018. n.5 - Sezione 2. Comunicazioni, 1.
27 gennaio 2019. n.6 - Sezione 2A. Comunicazioni, 2.
27 febbraio 2019. n.7 - Sezione 2B. Ricostruzione e restauro di monumenti in Italia.
Restauro è un intervento
con lo scopo di restituire aspetto fisico e qualità estetica ai
dipinti (e comunque a qualsiasi manufatto umano, non necessariamente
artistico) indissolubilmente connesso ad espedienti e tecniche atti
alla conservazione nel tempo conformemente all'iniziale aspetto del
manufatto stesso.
Nel 1948 all'epoca di
questo Convegno fiorentino erano con fervore dibattuti metodi e
materiali da adoperare nelle varie fasi del restauro e soprattutto
era in corso un'elaborazione concettuale antagonista della concezione
“classica”. La tradizione benché ancora abituale e prevalente
era decisamente contestata sul piano teorico – assai sviluppato
ed approfondito – fin dagli anni Trenta, specialmente in Italia.
L'esigenza
di effettuare il restauro
e di provvedere alla conservazione
erano considerati talmente importanti da Carlo L. Ragghianti che
all'Università di Pisa tentò di
equiparare agli aspetti canonici della Storia dell'Arte quelli
tecnici, “accessori” (ma inscindibili) con l'istituzione di una
Scuola Speciale, che non fu supportata accademicamente e
finanziariamente. A questo tentativo immediatamente precedente, seguì
la istituzione dell'Università Internazionale dell'Arte di Firenze
(1969-70) con discipline teoriche e pratiche, tanto che da subito si
sviluppò una “scuola” - molto seguita – con ampie motivazioni
sperimentali.
Per chiarire
il concetto di “restauro” e la sua storia, ritengo opportuno
riportare qui, in Appendice agli interventi dei relatori al Convegno,
la nota Restauro critico scritta trenta anni dopo da Carlo L.
Ragghianti e pubblicata su “Critica d'Arte” (n.163-165, gen.-giu.
1979, pp.60-63).
Per ciò che
riguarda specificamente il Convegno di Firenze, i relatori
intervenuti furono tutti studiosi di chiara fama, spesso antesignani
della materia. Di ciascuno di loro si dà in questa sede un sintetico
profilo orientativo, dato che non è difficoltoso accedere a notizie
e contenuti che li riguardano e caratterizzano. Di Cesare Gnudi e
Giancarlo Cavalli, nonché di Roberto Longhi e Ugo Procacci capiterà
certamente occasione di occuparsene ulteriormente in questo blog.
Cesare
Gnudi (1910-1981) fu storico dell'arte
e promotore culturale a Bologna di Mostre che segnarono la loro
epoca, autore di importanti monografie da
Niccolò
dell'Arca (Biblioteca
d'arte Einaudi, ideata da C.L. Ragghianti) a Giotto
e a Reni,
ecc. In questa sede basta ricordare che quale Direttore della
Pinacoteca Nazionale di Bologna e Soprintendente alle BB.AA. egli
svolse un'intensa attività nel campo del restauro e della
conservazione, coadiuvato tra altri da Ottorino Nonfarmale e
dall'Arch. Pancaldi. Gnudi era così apprezzato nell'Amministrazione
e dai competenti che – se non avesse rifiutato per non lasciare la
sua città – sarebbe stato certamente Direttore Generale BB.AA. al
Ministero di Roma. Nonostante l'indole “paciosa” fu antifascista,
membro dell'emiliano Gruppo Ragghianti fu arrestato e brevemente
carcerato; patriota in clandestinità a Firenze fu responsabile per
Giustizia e Libertà dell'assistenza ai prigionieri di guerra (evasi
o liberati dalle grinfie fasciste). Gnudi, per noi figli Ragghianti
Zio Cesare,
fu amico fraterno per tutta la vita di Carlo L. Ragghianti e di sua
moglie Licia, anche se – come capita troppo spesso – la
fratellanza si tramuta in delusione e rammarico (quando, ma non è
questo il caso, in sordo rancore).
Giancarlo
Cavalli (1915-?)
è stato giornalista, insegnante, saggista e Direttore dei Musei
Civici di Bologna. Ha sempre collaborato con Giuseppe Raimondi e
Cesare Gnudi che ha assistito collaborando alle Mostre e alle altre
attività della Soprintendenza. Ha fatto parte del Gruppo Ragghianti
in Emilia poi a Firenze da clandestino, fu partigiano combattente
fino alla liberazione di Bologna (fine aprile 1945). Vedo in una
fonte ex PCI semi ufficiale che Cavalli “non ha mai richiesto il
riconoscimento partigiano”! Siccome aveva le carte più che in
regola, questo fatto ha certamente un significato, che non sono in
grado di determinare.
Giovanni
Urbani (1925-1994).
Storico dell'arte, funzionario delle BB.AA. è stato studioso con in
attivo varie pubblicazioni, tra cui Beato
Angelico;
ha collaborato a Il Mondo
diretto da Pannunzio. E' stato dal 1973 al 1983 direttore
dell'Istituto Centrale del Restauro, da cui si dimise in polemica per
trascurata tutela del Patrimonio da parte del Ministero. E'
considerato per “aver approfondito e aver tentato le prime
applicazioni della Teoria del
restauro
di Cesare Brandi”.
Antonio
Corbara
(1909-1984). Laureato in medicina fu medico condotto. Appassionato
divenne storico dell'arte collaborando al Museo Internazionale delle
Ceramiche di Faenza promosso da Gaetano Ballardini. E' stato
ispettore onorario alle antichità e sempre attivo nella tutela dei
beni culturali. E' stato in contatto con i principali studiosi da A.
Venturi a Berenson, da Longhi a Zeri; con C.L. Ragghianti ha avuto
rapporti cordiali fin da prima della guerra e (forse) è stato un
contatto romagnolo del Gruppo clandestino noto in Emilia come
Ragghianti. Ha collaborato a “Critica d'Arte”.
Giovanni
Paccagnini
(1910, Livorno – 1977, Firenze). Nonostante
studi commerciali si è
laureato (1938) con Matteo Marangoni a Pisa con una tesi su il
Passignano e quindi gli fu assistente fino al 1940 quando per
concorso entrò nell'Amministrazione delle BB.AA. Ebbe poi una
movimentata carriera in varie sedi tra cui Pisa (1946-52) ciò
proprio quando C.L. Ragghianti ristrutturava e ampliava l'Istituto di
Storia dell'Arte prima all'interno e poi in un edificio adiacente al
Museo Nazionale di cui P. era il direttore. Nel 1949 divenne
assistente volontario di C.L.R. Approdò quindi a Mantova dove
concluse la sua carriera. Paccagnini è stato autore di numerosi
saggi tra cui i Pisano, Domenico Veneziano, ecc. In “Critica
d'Arte” ha pubblicato Il problema documentario di Francesco Treini
(1949) e Poesia di De Pisis (1950). Siccome nella sua biografia
(Dizionario bio. Treccani) vi è dato risalto cito che nel nostro
Convegno 1948 nella sua relazione “pose in maniera pragmatica
diverse questioni: la necessità di adeguate attrezzature in tutte le
soprintendenze come condizione prioritaria per una unificazione dei
metodi di restauro; il ruolo dell'Ist. Centrale del Restauro; il
significato del restauro conservativo e di quello di rivelazione; il
valore – tema ragghiantiano – non solo culturale ma anche
economico della tutela”. Curioso il fatto che benché in buoni
rapporti con C.L.R. Paccagnini non sia mai stato ospite in casa
nostra (avvenimento tutt'altro che raro), nemmeno quando si trasferì
a Firenze dopo il pensionamento.
Gaetano
Lo Vullo,
di nobile famiglia siciliana (Licata, se non vado errato), oltre ad
essere zio di Nino – interpellato comunemente “il barone” - fu
il più longevo Segretario generale de “La Strozzina” di Firenze
ed è stato lo storico restauratore degli Uffizi assieme a Vermehren
e a Vittorio Granchi. Su Lo Vullo nel 2008 è stata pubblicata una
monografia in lingua inglese scritta da Rossella Beatrice Batassa.
Comunque unanime era la considerazione verso questo restauratore di
grande perizia manuale, che “per un verso valorizzava l'apprezzata
artigianalità caratteristica delle botteghe fiorentine congiunta on
le istante scientifiche raggiungendo un eclettismo pragmatico tra
conservazione e integrazione”. Non c'è dubbio che la conoscenza
pratica e delle problematiche tecniche e metodologiche delle più
aggiornate e consapevoli concezioni del Restauro e della
Conservazione che Umberto Baldini ed altri svilupparono
successivamente presso l'Università Internazionale dell'Arte
derivino dalla squadra degli Uffizi, di cui Gaetano Lo Vullo fu uno
dei più noti e importanti operatori. Egli fu amico di Ugo Procacci e
simpatizzante di Ragghianti fin dalla Liberazione; fu anche assiduo
frequentatore de “La Strozzina” e delegato dalla Soprintendenza a
seguire gli aspetti conservativi delle opere d'arte prestate per le
mostre di Palazzo Strozzi. Curiosamente fu proprio lo Zio Gaetano a
segnalare durante un'inaugurazione a Carlo L. Ragghianti il nipote
Nino (eterno brillante studente di Scienze Politiche, affabile
personaggio introdotto nei salotti e nei rapporti sociali che
contano, musicologo dilettante però appassionato e competente)
perché lo incontrasse per valutare se dargli qualche responsabilità
formativa. Così fece: Nino Lo Vullo divenne il principale mediatore
diplomatico di R. con molti ambienti fiorentini, soprattutto quelli
collegati con la Massoneria, abbarbicata in tutti i gangli vitali
della città, e della “alta” società (Lord Acton, ad es.).
Anch'io gli sono stato grato e debitore per un suo intervento
professionale. Siccome questa storia esula dal contesto mi riserbo di
raccontarla in altra occasione pertinente.
Di
Roberto
Longhi
(1890-1970) mi sembra inutile dire alcunché qui oltre a quanto lui
stesse esprime nella breve lettera di adesione al Convegno.
Anche
di Cesare
Brandi (1906-1988)
mi pare inutile indagare sulle brevi e chiare risposte fornite
nell'ambito della discussione conclusiva sull'argomento.