Carlo e Licia

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sabato 24 giugno 2023

Ragghianti sul patrimonio artistico a Firenze.

 Intervento su "Firenze domani", gennaio 1967 e intervista del 19 febbraio 1967


Realizzato da Vallecchi editore in piena emergenza e con mezzi di fortuna, questo volume volle essere una affermazione generosa e quasi una sfida circa la volontà di recupero e di sviluppo della città vilipesa dalla violenza della natura.

Bargellini, sindaco della città e poligrafo storiografico, traccia un profilo storico basato sul ricorrente straripamento dell'Arno; Enrico Mattei, discusso ma autorevole direttore uscente de “La Nazione”, scrive una sorta di diario della catastrofe. Altri illustri personaggi affrontarono nel libro problemi tecnici e sociali sulle circostanze così inconsuete e su un futuro da plasmare spesso ripartendo da zero.

Carlo L. Ragghianti, infine, affronta i problemi del patrimonio artistico, veramente colpito con inusuale violenza e danni di natura tecnica imprevedibili (es. nafta su muri e manufatti). L'ottica di R. è volutamente orientata verso il futuro nel quale vuole con inedite proposte incidere in modo originale prospettando esigenze possibili ma inesistenti o molto carenti.

L'intervista a “La Nazione” del 19 febbraio 1967 non è un caso che sia intitolata “Firenze a una svolta decisiva”. La volontà innovativa, quindi di per sé ottimistica, già tre mesi dopo l'Alluvione del 4 novembre, trovava ostacoli e incomprensioni, una parte dei quali sono tuttora vigenti in una città turistica caotica perché si è privilegiato puntare su presenze motivate da enti vetusti o da moda gregaria, che può essere travolta solo quando qualcuno griderà a Firenze che “il re è nudo!”.

Proprio oggi sul quotidiano che leggo campeggia a piena pagina il titolo “Firenze lunapark per ricchi / Schlein rifiuti il Nardella-style”. L'articolo verte sulla sfida di due referendum proposti col titolo “Salviamo Firenze”. Temo, però, che gli interessi economici e le rendite che lucrano sulla situazione attuale riusciranno a bocciare le sacrosante proposte.

F.R. (5 giugno 2023)

mercoledì 21 giugno 2023

Resistenza. Tre testi, tre lettere di Carlo L. Ragghianti

  • Vilipendio della Resistenza ("Criterio", n.11, 1957);
  • La Resistenza deve ancora resistere ("Criterio", n.4, 1958);
  • Dalla Resistenza ad oggi ("Nuova Antologia", n.2128, ott.-dic. 1978);
  • lettera a Carlo Gabrielli Rosi, Firenze, 9 novembre 1959;
  • lettera a Luigi Boniforti, Firenze, 25 gennaio 1962;
  • lettera al partigiano Leoni, Firenze, 29 aprile 1974.


 

Nell'ambito della preparazione per la postazione del libro Disegno della liberazione italiana (vedasi post del 16 giugno 2023) ho riscontrato i materiali già sommariamente ordinati inerenti quel periodo. Ne è conseguita la possibilità di allestire altri interventi su argomenti contigui ma con differenti aspetti delle vicende e dei personaggi implicati nel riscatto dell'Italia liberatasi dalla vergognosa tirannia monarchico-fascista e fascista repubblichina.

Questo (un accademico scriverebbe “il presente”) post riunisce sei contributi di Carlo L. Ragghianti. I primi due sono editoriali pubblicati su “Criterio”, la rivista di cultura ideata da mio padre per cercar di dare un aspetto il più possibile unitario a quell'area di opinione pubblica oscillante dai liberali ai socialisti autonomisti o senza partito. Cioè a coloro che negli anni fino al 1950 costituirono l'area della Terza Forza (più che altro ipotetica, così come oggi lo è approssimativamente l'elettorato cui si rivolgono Calenda e Renzi).

Il terzo articolo riproduce l'acclamato discorso che C.L.R. tenne in Palazzo Medici Riccardi il 16 settembre 1978 alla presenza del neopresidente della Repubblica Sandro Pertini. Aneddoticamente: dopo la manifestazione C.L.R., il Presidente, il suo accompagnatore ufficiale e lo scrivente si recarono a cena da Sabatini, in una saletta appartata, dove 

R. e P. conversarono in animata amicizia fino ad ora piuttosto tarda. Per me fu il secondo incontro con Pertini; la prima in un contesto informale, disteso, intenso ed amichevole, nel quale ebbi l'onore di interloquire, ovviamente se implicato. La lettera a Gabrielli Rosi, esponente partigiano in lucchesia, è – direi – importante storiograficamente. Oggi essa rappresenta anche una valida indicazione su come affrontare idealmente il presente destrorso e cercare di ottenere un futuro autenticamente “antifascista”.

La lettera a Luigi Boniforti, il moderato amico e successore quale presidente del C.T.L.N., riflette sul pericolo rappresentato da un fascismo europeo 1962, non dissimile nella sostanza dall'estrema destra mondiale attualmente in grande espansione praticamente incontrastata da una massa di cleptocrati più o meno democratici.

L'ultima lettera è indirizzata a Leoni, un ex partigiano, dipendente dalla Nettezza Urbana, probabile rappresentate sindacale: essa riguarda l'iscrizione da incidere in una lapide commemorativa dei trent'anni dalla liberazione. Non so se i comunisti e i democristiani permisero che essa fosse realizzata, data la “severità” del testo.

F.R. (27 maggio 2023)

venerdì 16 giugno 2023

Disegno della liberazione italiana, 1 - La vicenda del Comitato di Liberazione Nazionale in Italia.

Parafrasando la favola, oggi "sento odor di fascistucci". Questo sentore si diffonde ed aumenta nel Paese dilagando tra istituzioni ed enti praticamente incontrastato. Latita un'opposizione concreta ed ideale. Ciò non è soltanto il solito rigurgito che caratterizza le insorgenze fascistoidi. Ciò rappresenta una pianificata e sovranazionale manovra strategica, oltretutto eterodiretta d'oltremare.

Si tratta di un tramestio avvolgente di go and stop economico e sociale che – per ora – quando incontra ostacoli e resistenze anche modeste si ferma (es.: il Liceo Michelangelo di Firenze); altrimenti procede verso una destinazione che si può negare soltanto essendo loro complici o intenzionati a diventarlo.

Per gli anziani di età non resta che essere testimoni a carico nella misura in cui ad ognuno sia possibile di agire con i mezzi di cui sa o può disporre. Questa può essere la linea di resistenza da parte nostra.

Perciò, in quest'ambito, mi pare opportuno anticipare la quarta "edizione" del Disegno della Liberazione Italiana, libro scritto da Carlo L. Ragghianti e che ebbe tre edizioni (1954, 1962, 1975) di buon successo diffusivo.

E' con le parole di Claudio Varese (1909-2002; amico di C.L.R. fin dalla Scuola Normale di Pisa, 1928) che insisto nel riproporre l'utilità e la validità culturale e pratica di questo libro oggi: "Anche coloro che abbiano ideologie diverse troveranno di grande interesse poter studiare dei documenti rari e importanti di quel momento storico, alla interpretazione e alla notizia del quale è legata la conoscenza non solo della vera realtà dell'Italia di allora, ma anche di quella di ora".

Se è vero che un fenomeno storico (in questo caso il fascismo) non si riproduce tale e quale, è altrettanto vero che oltre che farsa esso si può riproporre come fenomeno scaturito da analoghe malattie sociali e politiche. Dai figli e nipoti di chi fu fascista e adesso è risorto mentalmente intatto e che è giunto al potere, ci si può aspettare un assalto alla Repubblica antifascista, con momenti ed esiti differenti al 1922 e ssgg. Ma con identiche aspirazioni. Non sarà il re a cadere e tradire, ma può (e in parte già lo sta facendo) farlo la "casta" di coloro che ne stanno gestendo i poteri. Non ci sarà un caso Matteotti, ma forse anche 

peggio; ecc. Quello che è per certi versi incontrovertibile è che la nostra fragilissima e incompiuta Costituzione può essere stravolta. Perciò voglio ricordare che secondo Aldo Garosci (1907-2000): "Il libro di R. mi ha aiutato a veder chiaro nelle vicende di allora. Il Disegno resterà, oltre che opera di valore intrinseco, documento prezioso e ricostruzione di vicende dimenticate, di un mondo ideale complesso e in parte dimenticato. Farà sapere, farà pensare".

Infine le parole di Ferruccio Parri (1890-1981) ci ricordano che per contenere e battere i fascisti bisogna consolidare, potenziare le forze popolari: "Era chiaro che un movimento di riscossa poteva avere origine e trovare alimento solo nelle correnti antifasciste e nelle forze popolari. Nulla è storicamente più indicativo delle decisioni che fin dall'agosto 1943 vengono formulate dal Partito d'azione e dal Partito comunista, i quali giudicano l'insurrezione popolare contro i nazisti tappa ineluttabile della Liberazione. Sul delinearsi delle correnti ideali che sono alla radice del movimento di liberazione, si vedano i volumi di R., così importanti per intenderne origini e forze motrici".

Questo libro di Carlo L. Ragghianti verrà riprodotto nel blog in sette postazioni, più un'ottava di recensioni, lettere e documenti.

Data l'inveterata abitudine di mio padre di intervenire sui propri scritti non solo durante la correzione delle bozze ma anche in successive edizioni con aggiunte, varianti, tagli, ho ricostruito questa edizione del Disegno con tutti gli scritti differenti, pubblicati nelle tre edizioni a stampa: 1954, 1962, 1975.

Inoltre, le aggiunte o i tagli (poche cose in verità) apportati all'interno dei singoli "capitoli", sono qui riprodotti con i tipi dell'edizione più completa delle tre. Per gli studiosi cui interessa anche il processo filologico del pensiero di R., ricordo che di queste edizioni esistono le copie d'autore nelle quali egli ha apposto manoscritte note, commenti, sottolineature, ecc. Questi libri al momento sono nella mia biblioteca; intendo però, alla prima occasione, consegnarli all'Archivio della Fondazione Centro Studi sull'Arte di Lucca, in modo che ne sia possibile la consultazione.

F.R. (27 maggio 2023)




domenica 11 giugno 2023

Leo Valiani, editoriali per "Criterio", 1957-1958.

La rivista di cultura "Criterio", pubblicato da Carlo L. Ragghianti dal gennaio 1957 al giugno 1958, fu ideata e messa in cantiere già nel 1956, come si dimostrerà nei successivi post dedicati al carteggio Valiani – Ragghianti.

Valiani, dopo alcune riserve relative al "conflitto di interesse" quale esponente del neonato Partito Radicale, aderì a partecipare alla gestione della rivista (edita da Neri Pozza, stampata da Enrico Vallecchi, sostenuta in buona parte da Adriano Olivetti) e nell'arco di tempo della esistenza della pubblicazione poi collaborò con un editoriale praticamente per ciascun fascicolo. Questa presenza è da sottolineare perché rappresenta una adesione effettiva a questo progetto di essere causa di risonanza culturale e politica unitaria della sinistra laica e democratica. Questo schieramento era allora disperso in un arco (spesso litigioso) che andava da alcuni esponenti del Partito Liberale rimasti dopo la scissione che diede vita al Partito Radicale di Ernesto Rossi, consentaneo al progetto "Criterio", ai Repubblicani di La Malfa, ai socialdemocratici e ai socialisti autonomisti (in forte espansione dopo la rivolta del popolo ungherese del novembre 1956); e persino ai cattolici democratici indipendenti.

Il contributo di Valiani, come quello più rado di Bruno Visentini, costituirono l'indirizzo politico della rivista, nella quale erano determinanti gli editoriali dovuti alla penna di C.L.R., direttore, ideatore e organizzatore del mensile.

"Criterio" ebbe un lusinghiero successo, al quale non corrispose un impegno corrispondente se non di unificazione, almeno di convergenze più strette in grado di contrastare e contenere la tendenza destrorsa della Democrazia Cristiana da Pella a Tambroni.

Reputo che questi scritti di Leo Valiani, sempre lucido e solido interprete di costruire a sinistra una forza di contenimento del Partito Comunista, in un processo che culminerà nel Partito Democratico. Partito che quando finalmente ebbe vita subito tradì gli ideali laici e socialisti e ne estromise gli aderenti o di fatto ne impedì l'adesione, col risultato che oltre ai danni del cattocomunismo, ha reso possibile il tentativo di fascistizzazione in atto.




Leo Valiani (1909-1999) è stato un personaggio che, oltre ad averle vissute, ha partecipato alle vicende del socialismo marxista della prima metà del Novecento. Antifascista, mandato al confino di Ponza già nel 1928 come comunista – e tale rimase fino al 1939 – dal 1931 al 1936 fu carcerato. Liberato, partecipò alla Guerra di Spagna delle fasi iniziali (dato non riportato nella sempre più infida Wikipedia), poi risiedette a Parigi dal 1937 al 1939, dove fu redattore de "La voce degli italiani". Aderì al Movimento di "Giustizia e Libertà" dopo la dichiarazione di guerra, quindi fu internato dai francesi nel campo di concentramento di Vernet. Riuscì a sfuggire alla fine del 1940, rifugiandosi con Aldo Garosci in Marocco. Di lì fu in Messico dal 1941 al 1943, dove pubblicò la Storia del Socialismo nel secolo XX (tradotta e pubblicata nel 1945 dalle Edizioni U[omo] diretta da Carlo L. Ragghianti).

Dopo una breve parentesi negli U.S.A., alla fine del 1943 tornò in Italia, dove il 27 ottobre conobbe a Firenze C.L. Ragghianti, per combattere direttamente la Repubblica Sociale fascista.

Dal gennaio 1944 al giugno 1945 – col nome di battaglia di Giuliani – fu segretario del Partito d'Azione per l'Alta Italia e, come tale, firmò la condanna a morte di Benito Mussolini.

Dopo la guerra fu Consultore e deputato dalla Costituente nel 1946. Dal 1947 si ritirò dalla militanza politica e egli stesso raccomandò ad un biografo di scrivere "coltiva le proprie aspirazioni storiografiche sostenendo la tesi crociana dell'identità tra storia e filosofia". Ciò non gli impedì di essersi sempre vivacemente interessato e partecipato alle vicende della sinistra laica e democratica italiana. Dal 12 gennaio 1980 da Sandro Pertini almeno lui fu nominato senatore a vita.

Leo Valiani fu amico di Carlo L. Ragghianti per tutta la sua esistenza dalla feconda collaborazione politica e militante durante la guerra. Ciò è documentato dalla loro intensa corrispondenza clandestina, la quale costituisce uno dei pilastri alla base di Una lotta nel suo corso, importante documentazione sulla Resistenza pubblicata nel 1954 da Neri Pozza. Il libro fu curato da Licia Collobi Ragghianti e da Sandrino Contini Bonacossi.

Ricordo parenteticamente che questo volume, impegnativo e coinvolgente, è stato postato integralmente in questo blog alle date seguenti:


  1. 3 dicembre 2018 – Nota Redazionale; Introduzione; Prefazione; Nota Editoriale; Lotta nel suo corso pp.3-66.

  2. 8 gennaio 2019 – Intermezzo prima parte, pp.67-126.

  3. 3 marzo 2019 – Intermezzo seconda parte, pp.127-192.

  4. 3 aprile 2019 – Intermezzo terza parte, pp.192-265.

  5. 3 maggio 2019 – Appendice I – Fatti e documenti, pp.267-318.

  6. 3 settembre 2019 – Appendice II – Persone, pp.319-356; Indici.

In prossimi post intendo pubblicare il carteggio tra Leo Valiani e mio padre riguardante gli anni per certi versi cruciali 1956 e 1957, nonché tre, significativi e in parte inediti, interventi storici e politici – sotto forma epistolare – indirizzati a Valiani da C.L.R. nel 1971, 1979 e 1983 (84).

F.R.. (18 maggio 2023)




lunedì 5 giugno 2023

Arte Moderna in Italia 1915-1935 - Carlo L. Ragghianti, 20. CARRA'


Post precedenti:

1. 30 dicembre 2017
Presentazione di Carlo L. Ragghianti.
Criteri del Catalogo, Bibliografia generale. Comitato d'onore; Comitato esecutivo; Comitato tecnico; Comitato di consulenza nazionale; Consiglio A.T.T. di Firenze; Consiglio de “La Strozzina”;  organizzatori percorso museografico; segreterie; fornitori dell'esposizione.
2. 31 dicembre 2017
Criteri assegnazione schede critiche; criteri per la consultazione del Catalogo e quelli distintivi di questa rievocazione.
Artisti: ALCIATI, Nino BARTOLETTI, Pasquarosa BARTOLETTI, BIASI, BONZAGNI, BOSIA, BUCCI, CHECCHI, COSTETTI, FERRO.
3. 28 febbraio 2018
Artisti: GALIZZI, GEMITO, GRAZIOSI, Piero MARUSSIG, OPPI, PENAGINI, PRENCIPE, SPADINI, WILDT.
4. 25 marzo 2018
Artisti: BACCI, DUDREVILLE, GOLA, MAGRI, PARESCE, RAMBELLI, BARTOLI NATINGUERRA, GUIDI.
5. 15 aprile 2018
Artisti: BARTOLINI.
6. 4 maggio 2018
Artisti: SAVINIO, TROMBADORI, MONACHESI, FONTANA, MUNARI, FRANCALANCIA.
7. 3 luglio 2018
Artisti: FURLOTTI, METELLI, BARBIERI, BROGGINI, CAGLI, CAPOGROSSI.
8.
Artisti: CESETTI, FAZZINI, GENNI WEIGMANN, GENTILINI, GUTTUSO.
9. 16 settembre 2018
Artisti: Edita e Mario BROGLIO.
10.  20 novembre 2018 (1 parte), 5 dicembre 2018 (2 parte).
Artisti: LEVI, MAFAI, RAPHAEL MAFAI.
11. 28 dicembre 2018.
Artisti: Quinto MARTINI, MANZU'.
12. 21 gennaio 2019.
Artisti: MUCCHI, SASSU.
13.  16 luglio 2020.
Artisti: BOCCIONI.
17. 17 dicembre 2022.
Artisti: MELLI
21. 8 agosto 2022.
Artisti: DE CHIRICO

 

Già dalla critica e dalla cronaca contemporanea alle vicende del Futurismo (di cui nel 1910 aveva firmato assieme a Boccioni, Balla, Russolo e Severini il Manifesto), Carlo Carrà venne considerato uno degli artisti figurativi maggiori del suo tempo in Italia e uno dei pochi pittori di notorietà all'estero. E tale la sua fama rimase nelle vicende successive per tutta la sua esistenza: in un primo tempo indubitabilmente come pittore originale e trainante; poi, dal dopoguerra, come Maestro inteso soprattutto quale riferimento culturale, stante un certo declino espressivo effettivo del suo costante dipingere. Tanto che malevoli battutisti spettegolando gli attribuirono la necessità di farsi legare alle mani il pennello per poter continuare a operare le proprie tele. Aneddoto che – ben ricordo – infastidiva e rattristava mio padre C.L.R. ma faceva sghignazzare diversi pittori e critici d'arte, vecchi e giovani.

Dopo l'esauriente scheda del Catalogo Arte Moderna in Italia 1915-1935, dedicatagli da C.L.R. – che lo conobbe e gli fu amico fin dai primi anni Trenta – riportiamo gli interventi principali e diretti che lo studioso lucchese scrisse sull'opera di Carlo Carrà.

In Indicazioni sulla pittura contemporanea (“Leonardo”, n.3, marzo 1936) C.L.R. dedica un lungo paragrafo all' “opera del più grande artista italiano vivente”; quindi in Studi sull'arte contemporanea (in “La Critica d'Arte”, a. I, f. 5, giugno 1936, pp.251-258) nell'ambito del resoconto sulla II Quadriennale d'Arte di Roma (1935) C.L.R. indaga Carrà in un lungo saggio (riportato anche nel volume

Il caso De Chirico, Critica d'Arte edizioni, Firenze 1979; da cui, in calce all'articolo del 1935, riproduciamo la postilla aggiunta nel volume; ricordo anche la Nota intermedia – pp.80,81 – nel libro posta tra il saggio su Carrà e quello su De Chirico).

Nel dopoguerra su “SeleArte” (n.43, sett.-dic. 1959) C.L.R. resoconta la monografia di Guglielmo Pacchioni sull'artista: successivamente, nel saggio Bologna cruciale 1914 (“Critica d'Arte”, n.106-107, 1969; poi in volume con altri saggi e lo stesso titolo, edito da Calderini, Bologna 1982) analizza l'opera di Carrà dopo il distacco da Boccioni e dal Futurismo alle pp. 64-66 e con altre illustrazioni. Riproduco, infine, la parte attinente Carrà della lettera che C.L.R. inviò il 12 dicembre 1978 a Cesare De Seta.

Naturalmente esistono altri interventi di C.L.R. su Carrà all'interno dei suoi libri, saggi, articoli di argomento consentaneo. Tra questi casi ricordo e cito soltanto quelli di cui sono certo del coinvolgimento dell'arte di Carrà.

Nella recensione della Mostra che la nota Galleria della Cometa di Roma tenne a New York nel 1938, C.L.R. scrive: “...aveva un'Estate sul Tirreno, composizione di figure fosforate, in contrappunto sghembo, sopra una striscia di sabbia corruscata, contro un mare e un cielo bruciati...”.

Nel 1939 la recensione La Galleria dell'Arcobaleno di Venezia (“La Critica d'Arte”, a.IV, n.1, f.XIX, p.7) viene pubblicato e commentato il dipinto Certosa di Chiaravalle






Nel 1953, per iniziativa e cura di C.L.R., in Palazzo Strozzi a Firenze si tenne l'importante esposizione della cospicua collezione d'arte contemporanea acquistata e poi ampliata ed integrata da Gianni Mattioli, nel cui catalogo lo storico lucchese pubblicò l'incisivo e importante saggio all'interno del quale l'opera di Carrà viene considerata con rilievo. In proposito, ritengo opportuno segnalare la scheda 40 di Giorgia Gastaldon (Arte Moderna di una raccolta Italiana) nel volume “Mostre permanenti”. C.L.R. in un secolo di esposizioni (Fondazione Ragghianti, Lucca 2018).

Non si può scordare di citare il fondamentale volume Mondrian e l'arte del XX secolo, all'interno del quale viene ampiamente esposta l'importanza dell'opera di Carrà.

Per quanto riguarda l' “Antologia della critica” vanno sicuramente ricordati – anche se qui non riprodotti – gli scritti di Roberto Longhi, coetaneo amico e frequentatore costante nelle comuni estati versiliesi. Ritengo anche che il saggio di Elda Fezzi Carrà e la sua modificazione del cubismo (“Critica d'Arte”, n.13-14,gen.-mar. 1956, pp.118-124) valga una citazione particolare con riproduzione. Così anche lo scritto di Ezio Bassani Carrà e l'arte “negra” (“Critica d'Arte”, n.130,1973). Riproduco poi lo scritto di Fortunato Bellonzi nel volume Novecento Toscano. Toscani d'adozione (Firenze, 1979, pp.277-287 con la nostra aggiunta di una fotografia di Carrà con la moglie nella loro colonica versiliese). Riporto, infine, la scheda Carrà che Marco Scotini pubblicò nel Catalogo C.L.R. e il carattere cinematografico della visione (Charta, Milano 2000). Reputo opportuno ed utile citare il recente approfondimento nel saggio di Niccolò D'Agati Carlo Carrà, 1911-1913. "Simultaneità" e "Ritmi di oggetti": rimaneggiamenti e puntualizzazioni cronologiche ("Critica d'Arte", n.5-6, 2020).

Contrariamente a quanto fino alla presente scheda praticato nel blog, nel caso di Carrà posteremo soltanto una breve carrellata di dipinti invece di un percorso articolato e 

ampio. Infatti, dopo verifiche su internet, i dipinti importanti di Carrà hanno quasi tutti una diffusione impressionante, tale da ridurre una nostra scelta ad una banale ripetizione criticamente inutile. Ci limiteremo perciò a riprodurre la scheda di Pier Carlo Santini per il Catalogo/Mostra Arte in Italia 1935-1955 (U.I.A., Firenze 1992) e ad alcuni quadri celeberrimi, soprattutto eseguiti prima del 1935.

Della corrispondenza tra Carrà e C.L.R. in Archivio risultano soltanto lettere riguardanti lavori e incontri in corso, senza particolari argomenti critici o personali, che invece i due personaggi ebbero piuttosto intensamente, per lo più nel dopoguerra fino alla metà degli anni Cinquanta, con incontri a Milano e in occasione del Premio del Golfo della Spezia.

F.R. (5 maggio 2023)



venerdì 2 giugno 2023

Il referendum del 2 giugno 1946 - Intervento di Carlo L. Ragghianti.

L'articolo che segue fu scritto da Carlo L. Ragghianti il 2 giugno 1946 (giorno delle elezioni per l'Assemblea Costituente), quale Consultore Nazionale, incarico cui fu nominato dopo la caduta del Governo Parri, il primo dell'Italia libera dal 25 aprile 1945. In esso C.L.R., appositamente dimessosi da Presidente del Comitato Toscano di Liberazione Nazionale, fu nominato – con deleghe di ampia autonomia – Sottosegretario alle BB.AA., allo Spettacolo e al Turismo.

Circa il settimanale "L'Italiano", edito a Firenze, riproduco l'accurata Scheda che ne rendiconta l'esistenza. Esso fu organo di breve durata, come moltissimi giornali nati o rinati dopo la Liberazione, la cui esistenza effimera risultò spesso di notevole rilevanza politica e culturale.

Non sono abbastanza chiariti la consistenza e il ruolo politico dei

principali – e illustri – aderenti, che oltre a scissionisti del Partito liberale di Benedetto Croce quali anche il non citato Aldobrando Medici Tornaquinci (1909-1947), partigiano e Consultore Nazionale, e alla "destra" del Partito d'Azione nonché alla non rivelata componente socialistaliberale (Ragghianti) di diretta derivazione da "Giustizia e Libertà" di Carlo Rosselli e Ferruccio Parri, che dopo la scissione del Partito d'Azione si presentò alle elezioni per l'Assemblea Costituente col nome di Concentrazione democratica repubblicana.

E' giusto definire l'orientamento di questo settimanale come liberaldemocratico, dizione che purtroppo non sottolinea la radicale distanza dai liberalsocialisti di Capitini e Calogero, dei fiorentini Codignola e Calamandrei.

F.R. (21 maggio 2023)