Carlo e Licia

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venerdì 12 maggio 2023

Lorenzo il Magnifico e le Arti - 1. La mostra.

L'impresa di allestire questa mostra del lontano 1949 nell'ambito delle manifestazioni per il V centenario della nascita di Lorenzo de' Medici, rappresentò notevole impegno per il Comune e per la Soprintendenza delle BB.-AA. di Firenze. Fu occasione di fervida e privilegiata attenzione da parte di C.L. Ragghianti, di incarichi vincolanti, incombenti di cura sollecita, per certi versi totalizzante, da parte di Licia Collobi.

Per fortuna i figli Rosetta e il terzogenito erano ancora bambini (5/6 e 2/3 anni) e quindi non so quanto avvertissero e/o soffrissero a causa di questa situazione eccezionale; io almeno li vedevo tutte le sere tornare ben dopo cena stralunati talora dalla fatica. (Però almeno una seduta di pianto collettivo, rimasti soli dopo che la donna di servizio ci aveva fatto cenare e se n'era andata, accadde: cominciò dal piccolo, poi Rosetta e anche io ne fui contagiato). Generalmente ero consapevole che questa circostanza così simile al periodo clandestino non era altro che un di più momentaneo della loro vita lavorativa extradomestica, già piena di incarichi e compiti. Perciò più che soffrire per la situazione fui fiero ancora una volta della loro dedizione al dovere, quindi – anche perché non m'era sfuggito il dolore, il senso di colpa della mamma – non li compatii ma li ammirai, tanto da trovarmi a concepire il dovere (cioè ciò che è valido e importante oggettivamente) come cogente, come imperativo categorico di vita.

In questo blog ricorderò con tre post la manifestazione: 1. Mostra; 2. Catalogo; 3. Documentario cinematografico. Personalmente di giorno presenziai alle fasi operative di allestimento con intensissima attenzione e soddisfazione nell'aiutare e nel fare amicizia con studiosi, tecnici e maestranze di grande valore professionale e di dedizione nel cooperare ad una impresa storica con mezzi insignificanti a fronte del bisogno oggettivo. E' lì che ormai otto/novenne rinnovai conoscenze dell'anno precedente in occasione della mostra la “Casa italiana nei secoli” e conobbi tanti altri personaggi grandi e piccoli che hanno impressionato la mia futura esistenza.

Ricordo tra i tanti l'Alfredo Righi (dal 1946 quotidiano frequentatore di casa), tutti gli uscieri di Palazzo Strozzi, dal burbero Bertini (coraggioso ed attivo nella Resistenza), al Del Lungo, più che collaboratore amico per un altro trentennio, il Giunti decano, il Barlacchi, il Guidi, il Tosi; tra gli studiosi Renzo Federici, il ventilatore Marco Forti, il Parronchi; poi Nino Lo Vullo, il colonnello Rocchetti, il Fabbri del Vieusseux. Infine tra le maestranze tanti artigiani (di cui purtroppo non ricordo il nome e cognome) con molti dei quali ci furono incontri posteriori, soprattutto con Valdemaro Bronzi, il capomastro che rappezzò tanti guai edilizi di Villa La Costa fino al suo pensionamento. Non posso infine dimenticare Daddo (Edoardo) Detti, architetto già partigiano G.L. e amico di C.L.R., che fu il regista del montaggio e controllore attento dei preliminari della mostra.

Il presente post riguarda l'allestimento e la preparazione dell'esposizione e si dipana dall'articolo Il Magnifico e le arti che Licia Collobi scrisse per “Le vie d'Italia”, allora prestigiosa rivista del Touring Club Italiano diffusa con una tiratura tale da giustificare la stampa a rotocalco.

Va sottolineato il fatto che Licia Collobi Ragghianti ebbe un ruolo preminente nello studio e nella realizzazione della mostra in qualità di funzionaria delegata dalla Soprintendenza delle BB.-AA. e, per quanto riguarda il catalogo ebbe l'incarico di curarne integralmente la redazione scientifica.

Verificando nel web se nel tempo fossero stati compiuti studi e ricerche su questa importante manifestazione fiorentina, ho riscontrato l'esistenza di una tesi di Laurea scritta nel 2014/15 presso l'Università Ca' Foscari di Venezia.

L'autrice dello studio – La mostra “Lorenzo il Magnifico” e le arti: storia e contesto dell'esposizione fiorentina del 



1949 – è Chiara Serramondi, con relatore il prof. Giovanni Maria Fara e correlatore il prof. Emanuele Pellegrini, il quale ha dedicato a C.L. Ragghianti diversi studi e ricerche importanti per anamnesi ed originalità. La dottoressa Serramondi, inoltre, ha preso l'illuminata e lungimirante decisione di pubblicare in rete la propria fatica accademica, rendendola così disponibile a chiunque fosse interessato all'argomento, anche perché – dopo attenta lettura – posso dichiarare che questa tesi è uno strumento storiografico esauriente circa l'impegnativa ricerca, così lontana nel tempo ma con le fonti essenziali individuate e indagate con cura. Nel secondo post, riguardante specificatamente il catalogo, faremo un paio di osservazioni puntuali.

Segue nella documentazione all'articolo su “Le Vie d'Italia” la lettera del 26 agosto 1948, indirizzata da Licia Collobi al soprintendente Poggi per informarlo in stile burocratese della situazione dello stato di avanzamento dei lavori preparatori della mostra. Dei giorni successivi il 14 ottobre 1948, pubblico due pagine scritte da C.L.R. con le quali lo studioso fa il punto della situazione operativa della mostra. Il 29 novembre 1948 il sindaco Mario Fabiani scrive a C.L.R.: “la prego di voler far parte [del Comitato Esecutivo] in qualità di Vice Presidente”. Del 16 dicembre 1948 riproduco la convocazione a partecipare alla riunione del Comitato medesimo .

Seguono un paio di pagine di appunti non datati di C.L.R. ai quali unisco l'intestazione manoscritta di Licia Collobi a due incartamenti –citati nella lettera a Poggi – relativi alla mostra. Ricordo poi il comunicato stampa del 15 aprile 1949 circa la presenza di opere in mostra dai maggiori musei del mondo; cui segue una velina, siglata R successivamente a pennarello, dello stesso argomento.

Documento 4 pagine di preventivi riguardanti le varie manifestazioni del Centenario. Le cifre ivi indicate possono essere moltiplicate per 30/40 volte per ottenere il valore attuale in lire. Occorre quindi dividere per c.2000 per approssimarsi al valore in euro.

Molto importante per la città fu la visita ufficiale del Presidente della Repubblica Luigi Einaudi (cui fui presentato e poi intrattenuto dalla moglie “Donna” Ida, per una decina di minuti, brillantemente pare. Beata incoscienza). La visita a Palazzo Strozzi fu gran festa, alla quale dal cornicione di una finestra del secondo piano assistetti estasiato in particolare dalle manovre dei Corazzieri a cavallo e dai Carabineri in alta uniforme. Non ricordo chi mi teneva per la cintola perché non cadessi.

Questa manifestazione ebbe anche due reconditi significati politici: riconoscere da parte della Presidenza un sindaco comunista e dare uno schiaffo al clericale ministro della P.I. Guido Gonella, il quale non poté partecipare data la presenza protocollare del Presidente.

De Gasperi privatamente approvò e fece sapere a mio padre (tramite Piccioni) che non si considerava per niente “offeso”. Comunque Gonella si vendicò e prevalendo sui DC laici appoggiò la cordata Salmi per il ripristino del papiniano e fascista Istituto studi sul Rinascimento sottratto al commissariamento di C.L.R. che lo voleva fondere con lo Studio Italiano di Storia dell'Arte.

La giornata fu siglata dal – riprodotto – telegramma indirizzato dal Presidente Einaudi a Carlo L. Ragghianti. Documentano questo post tre fotografie nelle quali si vede C.L.R. illustrare al Presidente della Repubblica aspetti dell'esposizione.

Conclude la documentazione la scheda n.8 – dedicata a questa esposizione – tratta dall'utile volume “Mostre permanenti”. Carlo L. Ragghianti in un secolo di esposizioni ( a c. di Silvia Massa Elena Pontelli, Fondazione Ragghianti, Lucca 2018). La scheda è siglata da Gerardo De Simone e contiene notizie complementari, tra le quali – non capisco il perché – egli ci informa con insistenza delle opinioni del Longhi, estraneo alla vicenda.

F.R. (1 aprile 2023)

P.S. - Mi sembra opportuno ricordare che Carlo L. Ragghianti conobbe agli inizi degli anni Trenta Luigi Einaudi in circostanze da lui più volte ricordate nella corrispondenza. In pratica C.L.R. era stato candidato (in seguito alla pubblicazione della sua tesi di laurea su “La Critica” di Benedetto Croce) a una borsa di studio Rockfeller molto ben fornita di cui Einaudi doveva indicare il vincitore. In ballottaggio finale ci furono C.L.R. e Ezio Vanoni (giovane e brillante economista, poi ministro di De Gasperi, e artefice dell'unica riforma fiscale non indegna in questo Paese). Einaudi prescelse l'allievo. Sapendo però del grave momento di indigenza di C.L.R. si sentì in qualche modo a disagio – e lo espresse – e in debito verso il giovane studioso lucchese. Tant'è che lo segnalò al figlio editore Giulio, con sviluppi proficui, vari e tempestosi che sono in parte già noti.



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