Carlo e Licia

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venerdì 5 agosto 2022

Carlo L. Ragghianti, rapporti: 1. con Alcide de Gasperi; 2. con Attilio Piccioni.

In seguito alla postazione di Carteggio tra Ragghianti e Fanfani (vedasi post del 15 giugno 2022) mi è venuto in mente che mio padre ebbe contatti politici e personali, anche abbastanza intensi e qualificati, con altri esponenti di primo piano della Democrazia Cristiana.

Questo partito, continuazione del Partito Popolare di Don Sturzo (1871-1959) pre-con-contro il fascismo, ha di fatto governato l'Italia dalla fine del 1945 al 1994, e tutt'ora detiene potere politico intrufolato in varie formazioni politiche (in primis nello sciagurato e fallito esperimento del Partito Democratico, che può fare a meno di dirsi “cristiano” dato che disssente sui principi della Chiesa Cattolica e del Papa regnante) così come praticamente avviene di fatto tra le cariche e i potentati più rilevanti dello Stato e delle diramazioni sociali organizzate della Repubblica italiana.

Per motivi collegati alla cospirazione antifascista, C.L.R. dagli anni Trenta conobbe Alcide De Gasperi, impiegato in Vaticano, Attilio Piccioni dal 1944 nel C.T.L.N. e così Adone Zoli fiorentino (1887-1960) che fu Presidente del Consiglio prima del fallimento del tentativo iberico-fascista di Tambroni (1960) e altri. Di Amintore Fanfani abbiamo visto il post del mese scorso, mentre con Aldo Moro (1916-1978) C.L.R. ebbe contatti epistolari istituzionali, ma soprattutto qualche incontro riservato (non segreto) sulle faccende e le sorti della scuola pubblica e dell'Università quando era Presidente dell'Adesspi (fine anni '50, inizi '60). Di Giorgio 

La Pira (1904-1977) Ragghianti fu drastico oppositore a Firenze, però col reciproco rispetto di persone militanti in campi ideologicamente opposti ma consapevoli della reciproca buona fede e originalità. Fu grazie a C.L.R. e al suo ufficio in Palazzo Strozzi che durante l'Alluvione del 1966 a Firenze, La Pira (accantonato dalla DC) trovò un ulteriore momento di protagonismo rivolto ad aiutare la sua città di elezione.

Persino con Mario Scelba (1901-1991) – ormai entrambi anziani a Villa Guglielmesca presso Cortona, dove i Ragghianti trascorsero le estati dei loro ultimi anni – C.L.R. ebbe un sodalizio intellettuale nel quale appurò che l'uomo era stato sì il baluardo politico più efficace a contenere il comunismo in fase di espansione e di aspirazione al potere non democratica, però era stato al contempo persona di cultura consapevole delle proprie responsabilità e dei propri errori: uno statista, cioè.

Stavo dimenticando Giovanni Gronchi (1887-1978), già sottosegretario nel I° governo Mussolini, Presidente della Camera, Presidente della Repubblica dopo Luigi Einaudi. A Gronchi va riconosciuto che, quale presidente del Comitato per le onoranze a Michelangelo Buonarroti, operò fattivamente perché C.L.R. potesse realizzare il suo critofilm più rappresentativo e complesso senza ambasce di tipo economico e senza certe pastoie burocratiche che altrimenti avrebbero, se non proprio impedito, ostacolato e ritardato la realizzazione del film.



1. Tornando ad Alcide De Gasperi (1881-1954) Carlo L. Ragghianti ha lasciato un appunto, in fondo ad un blocco notes A4, riguardante annotazioni sul Medioevo, scritto nel 1986 o 1987, poco prima di morire. In questa ricostruzione mnemonica C.L.R. elenca le occasioni di incontro personale con lo statista trentino. Inedita la notizia di appuntamenti nella Biblioteca Vaticana, dove De Gasperi era impiegato per poter sopperire economicamente alla famiglia durante il ventennio fascista. Non riesco a decifrare la terza riga. Non nota la presenza di C.L.R. nel colloquio del 1951. Il rigo “Roma dicembre 1945” e seguenti offre la notizia dell'offerta (personale) del Presidente del Consiglio a C.L.R. di andare in Cina, in qualità di Ambasciatore d'Italia presso il governo Nazionalista, quale compensazione per il mancato rinnovo del Sottosegretariato. Per fortuna, C.L.R. rifiutò preferendo dedicarsi agli studi.

Delle righe che seguono, le prime tre riguardano l'attività dello Studio Italiano di Storia dell'Arte; le ultime tre si riferiscono ad un incontro (probabilmente non noto) circa la legge elettorale. Da notare che C.L.R. era evidentemente ancora considerato un autorevole esponente politico, perché altrimenti non si spiega a quale titolo egli partecipasse ad una riunione siffatta.

Curiosamente in questo appunto Ragghianti non ricorda la Mostra del 1949 Lorenzo il Magnifico e le Arti, all'inaugurazione della quale presenziò il Presidente del Consiglio De Gasperi con la consorte, come mostrano le due foto riprodotte. Ragghianti illustra a De Gasperi, mia madre Licia Collobi fa lo stesso con la signora De Gasperi, però – direi – senza entusiasmo. Per la mostra dell'anno precedente, De Gasperi fece inviare una lettera di rammarico per non poter intervenire. Penso ciò fosse dovuto a ragioni di protocollo, dato che il Presidente Einaudi aveva visitato in veste ufficiale la mostra (vedasi post del 23 dicembre 2017).

Riproduco anche la lettera inviata da De Gasperi (14 dicembre 1945) a C.L.R., nella quale il Presidente del Consiglio dei Ministri “si spiace” di informarlo che il Partito d'Azione ha ritirato la sua candidatura. Il tono è autenticamente di rammarico, il che è interessante e forse un po' sorprendente perché, se certamente la stima c'era ed era rimasta, però l'incarico ricoperto nel precedente Governo Parri da C.L.R. comprendeva Turismo e Spettacolo, argomenti sui quali notoriamente l'On. Giulio Andreotti (1919-2013), Sottosegretario alla Presidenza con De Gasperi, intendeva esercitare un predominio di parte palese e politicamente incisivo. Comunque, strano a dirsi, 




Andreotti sempre mostrò rispetto ed ostentata stima nei confronti di C.L.R.

Del 22 dicembre 1945 è la risposta di Ragghianti, che ancora una volta tiene a precisare e smentire l'esistenza da parte Alleata “di possibili obbiezioni … nei miei confronti”. In realtà coloro che si erano attivati per far fuori (bontà loro solo “politicamente”) mio padre erano stati soprattutto un ex antiquario, carabiniere e spia, i tristanzuoli compagnucci fiorentini dell'ala liberalsocialista, nonché i liberali crociani.

Tanto per documentare il grado di penetrazione sociale della propaganda politica nel 1948, anche dopo le elezioni, riproduco un mio infantile ritratto di De Gasperi, disegnato il 30 dicembre 1948. Mi scuso per il narcisismo.

Ricordo, infine, l'indignazione di C.L.R. per il monumento eretto a Trento a De Gasperi (si veda il post del 6 agosto 2019 sullo scultore Antonio Berti e “SeleArte”, n.27, nov.-dic. 1956, pp.58-61) non tanto e non solo per la nota contrarietà ai monumenti celebrativi in luogo di scuole e altri istituti culturali (post del 19 maggio 2022) ma perché C.L.R. trovava offensivo per la memoria dello statista questa realizzazione che ne umiliava lo spessore umano e culturale.





2. Attilio Piccioni (1892-1976) nell'era degasperiana della D.C. (1945-1953) è stato il numero due del partito, in indiscussa armonia fattuale: Segretario del partito, vice Presidente del Consiglio, Ministro degli Esteri, incaricato di formare il governo dopo il ritiro di De Gasperi.

La sua onesta carriera politica fu distrutta dallo scandalo Montesi, nel quale fu implicato il figlio Piero Piccioni, musicista di talento ma dai costumi privati discutibili, certo non idonei alla naturale compostezza del genitore. L'opera demolitrice effettiva di Piccioni fu un'obliqua campagna orchestrata da altre correnti della D.C. (soprattutto da Fanfani, spinto anche da aspirazioni di predominio regionale).

Carlo L. Ragghianti conobbe Attilio Piccioni nel 1944, quando questi venne a stare a Firenze da Pistoia, dove esercitava l'avvocatura, in qualità di rappresentante della D.C. nel Comitato Toscano di Liberazione Nazionale, di cui mio padre era il Presidente. Assieme a Piccioni, C.L.R. il 9 novembre 1944 presentarono al Governo Bonomi a Roma un importante memoriale del C.T.L.N., rappresentante la prima regione italiana nella quale la Resistenza con, ma anche senza come a Firenze, l'ausilio degli Alleati sconfisse e cacciò i tedeschi oltre la Linea Gotica. La Bozza del memoriale si trova nell'Archivio della Fondazione Ragghianti a Lucca.

A Firenze Piccioni con la famiglia abitava al n.13 di Viale Regina Margherita (poi Viale Spartaco Lavagnini), mentre noi Ragghianti abitavamo al n.17. Complessivamente i rapporti tra C.L.R. e Piccioni furono ottimi, di stima e di amicizia, più sincera di quel che abitualmente valga la parola in politica. Trovo un mio appunto nel quale avevo annotato che mio padre aveva scritto (12 febbraio 1947) a Giovanni Mariotti, socialista nel prefascismo eletto in Mugello: “Personalmente non so se una mia lettera avrebbe influenza sul De Gasperi: eventualmente potrei scrivere a Piccioni, segretario della D.C., che conosco bene e col quale sono amico. Me lo faccia dire, e lo farò”.

Dalla magra corrispondenza dalla quale attingo (m'auguro che a Lucca o altrove siano conservati altri documenti) proviene dal disperso archivio dello Studio Italiano di



Storia dell'Arte la lettera che pubblico rivolta a Piccioni il 3 ottobre 1946: quattro dense pagine di C.L.R., alle quali aggiungo la lettera del 7 novembre 1946, sempre a Piccioni, che fa seguito alla precedente.

Il 19 agosto 1948, Piccioni scrive a C.L.R. di aver “vivamente interessato l'On. Andreotti” riguardo alle faccende dello Studio. Quindi si compiace per l'avvenuto riconoscimento per concorso dell'idoneità alla cattedra di ordinario all'Università. Segue telegramma importante per lo Studio di Palazzo Strozzi. Infine, il 9 agosto 1953 C.L.R. scrive a Piccioni in merito al suo incarico da parte del Presidente Einaudi di formare il Governo dopo De Gasperi. Naturalmente i cari “amici” D.C. silurarono l'iniziativa. Venne quindi eletto Presidente del Consiglio il repellente Pella, destrorso portaborse torinese a vocazione borbonica. Di questo “ragioniere” ricordo ancora la descrizione verbale coeva di Bruno Tassi, partigiano divenuto imprenditore tessile a Prato, il quale diceva che questo inelegante personaggio che prima della “gloria” si aggirava per Milano con cartella usurata, in cerca di “affari”, dava l'immagine di una trista figura, di un faccendiere di serie C.

Con Piccioni, Ministro degli Esteri, ci fu uno scambio di telegrammi per la laurea honoris causa a Firenze per l'architetto Le Corbusier in occasione della storica mostra in Palazzo Strozzi del 1963. Notasi che l'iniziativa “pubblica” fu suggerimento ed opera del “privato” Ragghianti.

I rapporti successivi tra i due personaggi furono saltuari, privati, non documentati. Pubblico, invece, la parte della lettera del 31 maggio 1979 rivolta a Leone Piccioni, figlio giornalista e saggista, nella quale C.L.R. ricorda il padre Attilio Piccioni, morto nel 1976.


A differenza di quanto in precedenza scritto su De Gasperi, per Attilio Piccioni, mi pare opportuno riportare qualche documento per meglio inquadrare il personaggio schivo e, pare, assai “pigro”. Nicola Adelfi (alias DeFeo 1919-1987) giornalista laico ne “L'Europeo” (1 giugno 1947) scrive l'articolo Piccioni è stanco.

Sempre dal settimanale fondato da Arrigo Benedetti, il noto Luigi Barzini vi pubblica Attilio Piccioni delfino di De Gasperi su tre pagine.

Lo storico Mario G. Rossi che è stato mio collega a Lettere e nell'Organismo Rappresentativo degli studenti, lui però nell'Intesa cattolica, ha pubblicato su “In/formazione” (n.34, 2000) Attilio Piccioni nel cattolicesimo democratico del 900, aspetto sul quale io – irriducibile laico – sono alquanto digiuno. Chiude questa mini documentazione, essenziale e parziale, l'articolo con cui Francesco Dama resoconta ne “Il giornale” di Montanelli (11 marzo 1976) La scomparsa del senatore Piccioni in termini anche troppo succinti.

F.R. (27 maggio 2022)


1. Alcide De Gasperi

2. Attilio Piccioni

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