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lunedì 8 agosto 2022

Arte Moderna in Italia 1915-1935 - Carlo L. Ragghianti, 21. DE CHIRICO


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1. 30 dicembre 2017
Presentazione di Carlo L. Ragghianti.
Criteri del Catalogo, Bibliografia generale. Comitato d'onore; Comitato esecutivo; Comitato tecnico; Comitato di consulenza nazionale; Consiglio A.T.T. di Firenze; Consiglio de “La Strozzina”;  organizzatori percorso museografico; segreterie; fornitori dell'esposizione.
2. 31 dicembre 2017
Criteri assegnazione schede critiche; criteri per la consultazione del Catalogo e quelli distintivi di questa rievocazione.
Artisti: ALCIATI, Nino BARTOLETTI, Pasquarosa BARTOLETTI, BIASI, BONZAGNI, BOSIA, BUCCI, CHECCHI, COSTETTI, FERRO.
3. 28 febbraio 2018
Artisti: GALIZZI, GEMITO, GRAZIOSI, Piero MARUSSIG, OPPI, PENAGINI, PRENCIPE, SPADINI, WILDT.
4. 25 marzo 2018
Artisti: BACCI, DUDREVILLE, GOLA, MAGRI, PARESCE, RAMBELLI, BARTOLI NATINGUERRA, GUIDI.
5. 15 aprile 2018
Artisti: BARTOLINI.
6. 4 maggio 2018
Artisti: SAVINIO, TROMBADORI, MONACHESI, FONTANA, MUNARI, FRANCALANCIA.
7. 3 luglio 2018
Artisti: FURLOTTI, METELLI, BARBIERI, BROGGINI, CAGLI, CAPOGROSSI.
8.
Artisti: CESETTI, FAZZINI, GENNI WEIGMANN, GENTILINI, GUTTUSO.
9. 16 settembre 2018
Artisti: Edita e Mario BROGLIO.
10.  20 novembre 2018 (1 parte), 5 dicembre 2018 (2 parte).
Artisti: LEVI, MAFAI, RAPHAEL MAFAI.
11. 28 dicembre 2018.
Artisti: Quinto MARTINI, MANZU'.
12. 21 gennaio 2019.
Artisti: MUCCHI, SASSU.
13.  16 luglio 2020.
Artisti: BOCCIONI.
17. 17 dicembre 2022.
Artisti: MELLI
21. 8 agosto 2022.
Artisti: DE CHIRICO

Dopo la lunga sospensione della riproposta degli ultimi testi critici di Carlo L. Ragghianti per la Mostra “Arte Moderna in Italia 1915-1935” - dipesa dall'urgenza di concludere la ripubblicazione delle schede dei collaboratori – riprendo questa serie ragghiantiana con l'intendimento di chiudere anche questa “sezione”. Parto con De Chirico, il più discutibile sul piano etico-professionale degli artisti del Novecento.

Discutibile ma di fatto quasi mai discusso, e saomai sempre per accenni o indicazioni generiche, stante l'enorme quantità di denaro investita nel suo mercato, con il terrore evidente che un disvelamento della situazione dei dipinti e la loro riqualificazione economica comporterebbe un crollo dagli effetti comparativamente simili a quelli del 1929 a Wall Street. Con il rischio di destabilizzare l'intero “mercato”! Perciò sulla prolificissima opera pittorica, grafica e scultorea di quel bel tomo si tende a non distinguere tra i Capolavori (perché ne ha indubbiamente dipinti), le opere di mestiere, le autofalsificazioni (un'enormità per un solo soggetto), il subisso dei falsi, talora riconosciuti per varie vicende.

Di conseguenza in questa sede rievocativa non mi dilungo sul piano critico, anche perché schifato dalla piaggeria arrogante di De Chirico (lui che prima della guerra era già un pittore famoso in tutta Europa e in America, e di certo già abbiente) che rivolge al duce del fascismo due lettere infamanti; come si constata nello scoop della rivista “Arte” (marzo 1991) nella quale Silvano Salvagnini le pubblica con la debita evidenza. Quindi, per quel che mi riguarda, tendo ad escludere dalla considerazione critica un tale figuro, quale possa essere l'effettiva sua valenza artistica, al di là della evidente discontinuità.

Carlo L. Ragghianti, invece, nel taciuto volume Il caso De Chirico (1979, ma pronto da alcuni anni e che si dovette editare col marchio “Critica d'Arte” perché nessun editore italiano interpellato ebbe il coraggio di pubblicarlo e, dopo, di distribuirlo) riportò tutti i suoi scritti su il sedicente “pictor optimus” (salvo la presente scheda iniziale per la Mostra 1915-1935). Così facendo C.L.R. dimostrò la fellonia diffusa nell'opera del pittore.

Pertanto visto che il libro, sia pur poco diffuso, esiste e che la quasi totalità dei testi ivi editi furono a loro tempo pubblicati in giornali e riviste, riporterò qui soltanto i dati essenziali del libro e l'incipit “ai lettori”. Avverto, per bibliofili e librai antiquari che del Il caso De Chirico furono stampate due versioni: identiche nel

contenuto, distinte soltanto nella copertina (opera non delle migliori di Leonardo Baglioni) che sono di colori diversi: quella qui riprodotta per l'edizione libraria corrente, l'altra – di tonalità verde giallo sulla stessa immagine – che ebbe una tiratura di cui non ricordo con precisione se di 150 o 200 copie, fu stampata per l'azienda tessile pratese degli amici Bruno Tassi e Roberto Cecchi, i quali così sostennero lo sforzo economico di C.L.R. e dei suoi familiari per realizzare decorosamente il volume.

Riproduco poi alcuni documenti ragghiantiani rintracciati nell'Archivio inerenti l'operato di De Chirico. Non escludo che una ricerca sistematica presso la Fondazione Ragghianti di Lucca – depositaria dell'Archivio dei miei genitori – possa contenerne altri.

Si tratta, in ordine cronologico, della lettera del 2 febbraio 1950 a Umbro Apollonio, riguardante l'articolo Il primo De Chirico e altre questioni. Segue il comunicato Ansa del 21 novembre 1979, emesso da C.L.R. in seguito alla morte del tristo personaggio. Interessante, per varie implicazioni, la lettera del 5 giugno 1979 al direttore de “La Nazione”, il quotidiano di Firenze toscana, Umbria. Il biglietto rivolto a Pier Marco De Santi chiarisce il pensiero di C.L.R. su De Chirico grafico: “grossolano”. Curioso l'intervento di C.L.R. sulla raccomandata che il Gallerista Antonio Russo di Roma invia a Scalfari, quello di “La Repubblica”. Ragghianti lo conosceva perché si era interessato al pittore argentino Kokocinski (vedasi il post del 7 aprile 2021), che era promosso commercialmente dai fratelli Russo della Casa d'Arte La Gradiva.

Riproduco, infine, il citato articolo di Silvano Salvagnini, escludendo soltanto le illustrazioni dei dipinti, che per altro non sono inerenti al testo. Non riporto, come se non di consueto, molto spesso una Antologia Critica, per non fare arrossire i discendenti di taluni scriventi allora rinomati.

E' consueta, invece, la sequenza di illustrazioni, la quale si conclude con la scheda del Catalogo/Mostra “Arte in Italia 1935-55”. Non ho proseguito nella documentazione successiva (1936-1978) per due motivi: 1. ne sarebbero conseguite un centinaio di riproduzioni; 2. più importante: in questo quarantennio è più frequente incorrere in proposte iconografiche riguardanti ripetizioni successive o falsi di De Chirico. Naturalmente, non posso escludere che il “diavolo” editoriale non abbia messo la coda tra le cinquanta opere qui riprodotte.

F.R. (4 luglio 2022)

Dipinti di De Chirico

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