Carlo e Licia

Carlo e Licia

Archivio

Cerca nel blog

martedì 22 giugno 2021

Rodolfo Margheri, pittore e incisore.

Questo artista autentico, nonché schivo personaggio degno di una metropoli più che della Firenze metà Novecento meschina – sì ma meno di oggi – l'ho conosciuto per fama quale effettivo direttore artistico de “Il Bisonte” di Maria Luigia Guaita e ammirato tramite gli aneddoti che raccontavano Righi e Santini, ma soprattutto Giovanni Francovich (!941-1965), amico carissimo dell'immaturità universitaria, tragicamente perito in un incidente automobilistico, passeggero accanto al guidatore. Rammento la descrizione dell'accesso al seggio elettorale per votare PSI (1958): M. elegante – foulard vistoso tra “architetto” e “attore” felliniano – a braccetto con la consorte, incedere maestoso precedendo i figli e preceduto da due imponenti cani al guinzaglio (alani o levrieri?). Riferisco anche quello che fu un aneddoto per certi versi epico: durante l'Alluvione del 4 novembre1966, Margheri si prodigò subito, con le acque ancora fluenti, per aiutare sconosciuti ed amici a salvare in prevalenza opere d'arte e libri (il “Bisonte”, ancora sito in via Ricasoli in primis), andando, cito, “in giro per la città sommersa su un gommoncino rosso, meriterebbe d'entrare nell'iconografia popolare”. Purtroppo personalmente non lo vidi, altri amici e compagni sì, attoniti. In effetti una narrazione cui è mancata la rievocazione di un Cervantes, presenza per altro improbabile in una città bottegaia.

Sia Giovanni Francovich, ed io successivamente, eravamo amici e compagni di Andrea (n. 1938), suo figlio, nostro leader uscente e presidente dell'Unione Goliardica Italiana, poi socialista bassiano e scissionista e, via via, senatore PCI a Milano. Scomparendo poi dalle cronache.

Rodolfo Margheri è stato un tecnico dell'incisione straordinario, corretto suggeritore dei colleghi incerti nell' “arte” (tanti), correttore essenziale e risolutivo delle loro opere, minimalista ma decisivo. Per certi versi un Maestro nella scia della tradizione rinascimentale. Però Margheri è anche stato un classico caso di artista danneggiato dalla propria nomea (Maestro dell'incisione), meritata fama che d'altra parte ha oscurato, fatto scordare le sue indubbie qualità di pittore originale, autonomo nel fare in un ambiente assai ricco di autentici maestri e illustri artisti figurativi, quale si era sviluppato nella Firenze della prima metà del Novecento, declinando quindi, dopo gli anni Sessanta, in maniera notevole e vistosa. Non so se Margheri ha sofferto per questa situazione che nei fatti concreti includeva anche danni economici e sociali sostanziosi. Certo si comportò da signore quale era. Solo nel 1966 sarà invitato alla Biennale di Venezia (con dieci incisioni!), vincolandolo ancora e per l'ultima volta ad un ruolo autorevole ma non esclusivo della sua breve esistenza d'artista, ucciso agli inizi del 1967 da un infarto.

 

Gli amici più cari, ritengo guidati da una intrepida Maria Luigia Guaita, nel 1982 riuscirono a convincere Azienda Autonoma di Turismo e Comune di Firenze a dedicargli una Mostra Antologica al primo piano di Palazzo Strozzi, allora ancora sede prestigiosa, non solo privilegiata, delle esposizioni significative nel capoluogo toscano.

Dopo queste considerazioni ritengo opportuno dedicare il post alla pittura di Rodolfo Margheri, poco nota anche se non negletta grazie al Catalogo della Mostra di Palazzo Strozzi (1982) e al successivo bel volumetto, di formato modesto ma ricco di documentazione illustrativa, I ritratti (1995). Dal primo libro riporto il curriculum dell'artista e alcune delle testimonianze di amici ed estimatori di Margheri quali Fortunato Bellonzi, Mario Luzi, C.L. Ragghianti, Giorgio Trentin (1917-2013), grande esperto di incisione, partigiano in Spagna, Francia, Veneto (Giustizia e Libertà). A questi documenti aggiungo da I ritratti lo scritto di Giorgio Luti (presente con saggio anche nell'altro volume) Un solitario consapevole protagonista; quindi una scelta di dipinti i quali, assieme ai ritratti estratti dal Catalogo, costituiscono una sequenza visiva dell'opera del Maestro. Quest'ultima sarà preceduta da una brevissima esemplificazione di incisioni e dalla “Scheda” del Catalogo/Mostra Arte in Italia 1935-1955, con testo di Valeria Bruni e immagini di incisioni molto belle del pittore Rodolfo Margheri. Ancora incisioni, vanto e limite mediatico della “fortuna” dell'artista dovuta anche al 

fatto che la critica – a cominciare da mio padre – si è interessata dell'espressività di Margheri soprattutto dagli anni Cinquanta, cioè da quando egli divenne direttore de “Il Bisonte”.

Riproduco comunque, dalla cartella Galleria grafica contemporanea realizzata da “Il Bisonte” per l'Ass. Naz. Ass. agli Spastici, Pentimento d'inverno (1964) e le altre tre stampe rimaste a Rosetta e a me dopo lo smembramento della raccolta paterna. Ripensando alle incisioni di Margheri mi accorgo, infine, che oltretutto esse sembrano numericamente poco numerose e ciò nonostante sono riuscite a condizionare la conoscenza, l'apprezzamento e la valutazione del lavoro pittorico dell'artista.

F.R.(1 marzo 2021)

P.S. Rinvengo fortunosamente e riporto un estratto della lettera che l'8 dicembre 1969 Maria Luigia Guaita inviò a C.L. Ragghianti, convintamente coinvolto in una iniziativa doverosamente sentita con affettuoso rimpianto da chi l'ha proposta. Purtroppo non ho nessun'altra notizia in merito e ne auspico l'approfondimento.





Nessun commento:

Posta un commento