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lunedì 18 marzo 2024

Una lotta nel suo corso, 7 - Corrispondenze

Post precedenti:
3 dicembre 2018 – 1. Introduzione; Prefazione; Nota Editoriale; Lotta nel suo corso, pp.3-66.
8 gennaio 2019 – Intermezzo prima parte, pp.67-126.
3 marzo 2019 – Intermezzo seconda parte, pp.127-192.
3 aprile 2019 – Intermezzo terza parte, pp.192-265.
3 maggio 2019 – Appendice I - Fatti e documenti, pp. 267-318.
3 settembre 2019 - Appendice II – Persone, pp.319-356



Il principale motivo per cui non ho dato subito seguito all'allestimento di questi annunciati due post conclusivi del libro Una lotta nel suo corso (1954), prefato da Ferruccio Parri, fu rappresentato dal fatto di non disporre di fotocopie decenti degli interventi critici e delle recensioni.

Sia pur a posteriori, voglio denunciare il motivo per cui il materiale disponibile in fotocopia è divenuto carente: le aziene di toner (quasi tutte U.S.A. e nipponiche) hanno fornito "inchiostri" labili, anziché stabili e duraturi come reclamizzato. Il che è molto peggio della "obsolescenza programmata".

Comunque furono pochi questi contributi, meno di quelli promessi per lo più per via di ripensamenti dovuti al progressivo spostamento verso il socialcomunismo dei recensori. Alcuni, di cui non dispongo del testo, come quello del più volte citato Spinella, furono faziosi, altri ambigui per adesione tattica alla storiografia liberalsocialista che nella realtà era stata piuttosto locale nella cospirazione e nella lotta armata dal 1943-44. Per non parlare del "cordone sanitario", più schiettamente bastone (stroncatura) o carota (ostentato silenzio), uniformemente realizzato dal P.C.I. nei confronti del libro, il quale si era eretto (con complici soddisfazioni di DC e di destra) a protagonista più che primario, quasi esclusivo sia sul piano ideale che su quello operativo della Resistenza del popolo italiano.

"Leggende” apparentemente sostenibili, stanti la disgregazione (costretti ad uscire dall'ANPI, fondando la FIAP, ad es., praticamente senza sedi e mezzi né persone addette e necessarie per un funzionamento decente) e la fratricida lotta dei partiti laici per le briciole del potere che loro concedevano da un lato la DC, dall'altro il PCI (Case del Popolo, enti locali, ecc.).

Clamoroso l'episodio dell'amnistia ai fascisti promossa e sostenuta da Togliatti: di fatto fornì a DC e PCI una numerosa, preparata ed esperta, massa politica intermedia di persone disponibili a passare dal corporativismo ecc. alla burocrazia della Gran Pretagna DC da un lato, dall'altro dal culto di Mussolini a quello di Stalin, valido sostituto fideistico. Da ciò, e non è un caso, costoro e i loro figli e nipoti oggi ritornano all'ovile neo-fascista o aderiscono al lato B leghista con disinvoltura.

Tornando al post, la situazione dei materiali documentari nei quattro anni trascorsi non è migliorata. Opto, quindi, per la soluzione di pubblicare comunque quanto reperito. Sarebbe misura fuori luogo attendere ancora anche perché le recensioni non ricevute a suo tempo non le posso reperire per via dell'età e dello stato di salute che patisco. Data la mole del materiale disponibile, lo divido in due sezioni: 1. Corrispondenza; 2. Recensioni. Ricordando che entrambi i gruppi sono lacunosi.

Per quanto concerne la corrispondenza risulta preponderante ciò che riguarda la cronistoria dell'edizione, dal 1950 con una lettera a Benedetto Croce che contiene il piano dell'opera con le connotazioni delle varie sezioni.

Oltre alle lettere, ordinate cronologicamente, ritrovo copia di uno degli appunti orientativi e informativi che a suo tempo allegai ai pacchi inviati alla Fondazione di Lucca perché potessero tornare utili ai futuri archivisti che avrebbero sistemato la "corrispondenza" di Carlo L. Ragghianti. Per Una lotta nel suo corso indico un elenco di nominativi nell'incartamento dei quali sono presenti altre lettere riguardanti l'argomento. Si tratta di: Elena Bassi, Neri Pozza, Ferruccio Parri, Gaetano Salvemini, Giorgio Spini, Luigi Russo, Ignazio Silone, Luigi Salvatorelli, Ernesto Rossi, Mario Dal Pra, Mino Maccari, Leo Valiani, Tozzi, Gualandi, Bruno Zevi, Nino Rinaldi, G.A. Fabbri, Ottavio Morisani. Certamente sono da controllare gli incartamenti di altri nominativi. Alcune delle lettere qui riprodotte sono importanti per la più approfondita comprensione di ciò che la Resistenza abbia costituito, o meglio, abbia tentato di costituire per il futuro della storia del Paese. In particolare quella inviata da C.L.R. a Luigi Russo il 12 agosto 1954 nell'analisi dei rapporti DC-PCI individua i pericoli insiti per la democrazia, i quali attraverso lo svoglimento del cosiddetto compromesso storico cattocomunista hanno portato alla sciagura PD (Partito Doroteo) che facilita la rinascita fascista (in cui di neo non c'è in realtà niente).

Per quanto concerne la preziosa sezione del libro con le biografie delle personalità principali protagoniste, riproduco la nota manoscritta di C.L.R. nellla quale si specifica che le biografie furono da lui scritte anche "sulla base delle autobiografie degli interessati". I due redattori, ovviamente, intervennero per tutte le operazioni di uniformità dei testi (vedasi il post del 3 settembre 2019).

E' curioso il fatto che manchino dall'elenco proprio le biografie dei due redattori Licia Collobi (le cui vicende furono riconosciute dall'Esercito Italiano meritevoli del grado effettivo di Maggiore ¹) e Sandrino Contini Bonacossi (uno dei più valorosi comandanti combattenti della Resistenza in Toscana). Modestia d'altri tempi coniugata al non voler incorrere in “conflitto di interessi” (oggidì posizione legale e morale disattesa in maniera quasi totale). Furono comportamenti oggi – sic stantibus rebus – marziani, pensando a Flajano.

F.R. (12 febbraio 2024)


¹ E' opportuno precisare che per non consegnare totalmente ai socialcomunisti il ricordo della Resistenza, gli azionisti avevano deciso di accettare il riconoscimenti di Partigiano dallo Stato, consistente in gradi militari e in medaglie militari al valore. Il PdA toscano di sicuro (altri non so) decise, con gesto nobile forse politicamente controproducente, di ricusare il conferimento di medaglie al valore per coloro che erano sopravvissuti alla guerra; accettarono il grado militare collegato alle funzioni e al curriculum personale. Ci furono eccezioni come Joyce Lusso, medaglia d'argento e capitano. Persone come Maria Luigia Guaita (capitano, credo) e mia madre con i molteplici atti di valore compiuti in missione sarebbero state al minimo altrettanto onorate.








Corrispondenza



































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