Carlo e Licia

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giovedì 22 settembre 2022

Arte Moderna in Italia 1915-1935 - Testi dei Critici, 44. MARCO VALSECCHI (CORSI, DE GRADA).

 


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1. RAFFAELE MONTI ( I ) - 16 giugno 2018
2. IDA CARDELLINI (LORENZO VIANI) - 28  settembre 2018 
3. UMBRO APOLLONIO (NATHAN, BIROLLI) - 19 settembre 2019
4. MARCELLO AZZOLINI (GUERRINI, CHIARINI, VESPIGNANI). 6 ottobre 2019
5/I. FORTUNATO BELLONZI (BOCCHI, D'ANTINO). 12 novembre 2019
5/II. FORTUNATO BELLONZI (MORBIDUCCI, SAETTI). 28 dicembre 2019
6. ALDO BERTINI (CREMONA, MAUGHAM C., PAULUCCI). 22 gennaio 2020.
7. ANNA BOVERO (BOSWELL, CHESSA, GALANTE). 5 febbraio 2020.
8. SILVIO BRANZI (SCOPINICH, BALDESSARI, NOVATI, SPRINGOLO, RAVENNA, KOROMPAY, ZANINI). 23 febbraio 2020.
9. GIOVANNI CARANDENTE (COMINETTI, MARINI). 4 marzo 2020.
10. ITALO CREMONA (REVIGLIONE). 7 maggio 2020.
11. ENRICO CRISPOLTI, I (BALLA, EVOLA, ALIMANDI, BENEDETTA). 2 aprile 2020.
12. ENRICO CRISPOLTI, II (COSTA, DIULGHEROFF, DOTTORI, FILLIA). 6 aprile 2020.
13. ENRICO CRISPOLTI, III (ORIANI, PANNAGGI, PRAMPOLINI, MINO ROSSO), 10 aprile 2020.
14. RAFFAELINO DE GRADA I (BOLDINI, ANDREOTTI). 22 giugno 2020.
15. RAFFAELINO DE GRADA II (BERNASCONI, CARPI, CARENA, FUNI). 6 luglio 2020.
16. ANTONIO DEL GUERCIO (MAZZACURATI, MENZIO, RICCI). 8 agosto 2020
17. TERESA FIORI (INNOCENTI). 1 settembre 2020.
18. CESARE GNUDI (FIORESI, PIZZIRANI, PROTTI). 2 ottobre 2020.
19. VIRGILIO GUZZI (MANCINI, CAVALLI, MONTANARINI, PIRANDELLO). 19 novembre 2020.
20. MARIO LEPORE (DEL BON, LILLONI). 21 dicembre 2020.
21. LICISCO MAGAGNATO (NARDI, PIGATO, FARINA, TRENTINI, ZAMBONI, BERALDINI, SEMEGHINI). 21 gennaio 2021.
22. CORRADO MALTESE (GERARDI). 4 marzo 2021.
23. FRANCO MANCINI (PANSINI, NOTTE, BRESCIANI, CRISCONIO, CIARDO, GATTO, VITI).  3 aprile 2021.
24. GIUSEPPE MARCHIORI, 1 (ROSSI, LICINI). 3 maggio 2021.
25. GIUSEPPE MARCHIORI, 2 (SEVERINI, SPAZZAPAN). 28 maggio 2021.
26. MICHELANGELO MASCIOTTA, 1 (LEGA, VENNA LANDSMANN, CALIGIANI, COLACICCHI). 7 giugno 2021.
27. MICHELANGELO MASCIOTTA, 2. (DE PISIS, PEYRON, LEVASTI, CAPOCCHINI). 18 giugno 2021.
28. GIAN LORENZO MELLINI. (VITTORINI, SALIETTI, SANI, DE JURCO, BUGIANI). 23 luglio 2021.
(Il numero 29 sarà prossimamente pubblicato).
30. ALESSANDRO PARRONCHI (CARLINI, MOSES LEVY). 14 settembre 2021
31. GIACINTO NUDI. (RAFFAELE CASTELLO). 16 agosto 2021.
32. GUIDO PEROCCO (CADORIN, MARTINI, MOGGIOLI, PELLIS), 1. 23 ottobre 2021
32bis. GUIDO PEROCCO (ZECCHIN, CAVAGLIERI, GARBARI, CAGNACCIO DI S. PIETRO), 2. 6 novembre 2021
33. AGNOLDOMENICO PICA (DEPERO, BOLAFFIO, MARTINI, SIRONI, D'ALBISOLA, GHIRINGHELLI, USELLINI). 16 dicembre 2021
34. ATTILIO PODESTA' (MERELLO, RAMBALDI, SACCOROTTI). 24 gennaio 2022
35. GIUSEPPE RAIMONDI (ROMAGNOLI, BERTOCCHI, COLLIVA, CORAZZA) con Appendice 1946, del 16 febbraio 2022. 13 febbraio 2022
36.  MARIO RIVOSECCHI(RICCARDI). 8 marzo 2022
37. MARIO ROSCI(BONFANTINI). 14 marzo 2022
38. PIER CARLO SANTINI (ROSAI) 1. 17 aprile 2022
39. PIER CARLO SANTINI (SOLDATI) 2. 22 aprile 2022
40. ALBERTO SARTORIS (PETTORUTI, BADIALI, RADICE, REGGIANI, RHO). 24 maggio 2022
41. GIUSEPPE SPROVIERI (DE ANGELIS). 18 giugno 2022
42. ANTONELLO TROMBADORI, 1 (DONGHI, CERACCHINI). 13 luglio 2022
43. ANTONELLO TROMBADORI, 2 (GUZZI, STRADONE, RAPHAEL MAFAI, ZIVERI). 23 luglio 2022


Marco Valsecchi (1913-1980) è stato uno dei più indipendenti, attenti e seguiti critici d'arte prevalentemente autori di rubriche fisse in settimanali (“Il Tempo”) e quotidiani (“Oggi”, “Il Giornale”). La sua autorevolezza si è basata anche sulla capacità di equilibrio e di equidistanza tra i fenomeni artistici contemporanei divulgati da Gallerie d'Arte tramite mostre e relativi cataloghi.

La sua corrispondenza con C.L.R. è piuttosto voluminosa e si svolge da almeno il 1949 fino alla sua morte avvenuta nel 1980. A differenza della maggior parte dei critici di giornale, Valsecchi era coinvolto su sua richiesta da C.L.R. in molte delle proprie iniziative non solo sugli artisti, e i suoi studi, ma anche accademiche e sociali, quali “La Strozzina” o l' “Università dell'Arte”, per fare un paio di esempi.

In conclusione il rapporto quasi esclusivamente epistolare tra i due critici d'arte è basato sull'affidabilità sostanziale di Valsecchi, anche se essi manifestarono opinioni non consentanee, però mai seriamente dissenzienti.

Che io ricordi o sappia, contatti di persona tra Valsecchi e C.L.R. dal 1949 si verificarono durante le riunioni a Lerici della Giuria del Premio Pittura Golfo della Spezia, di cui Valsecchi era il Segretario. Quelle giornate per i coniugi Ragghianti furono particolarmente distensive e “divertenti”, passate insieme ad amici come Casorati, Ciardo, Guttuso, Maccari ed altri, tra cui ovviamente Valsecchi. Proprio a Lerici, nel 1951, Maccari tracciò a matita il ritratto Byroniano del critico milanese, un inedito che qui pubblichiamo a lato. Altra sicura occasione di incontro personale fu nel 1953 presso “La Strozzina” di Firenze, durante la vernice della Mostra dedicata ad Ottone Rosai.





Con Valsecchi, io, quale curatore dei cataloghi della Collezione Della Ragione, nel 1970 donata alla Città di Firenze, ho avuto a che fare per telefono a proposito della Presentazione della collezione nel volume major edito dalla Cassa di Risparmio di Firenze: Valsecchi fu molto professionale e preciso.




Considerando il fatto che non è mai stata casuale la scelta di affidare una scheda in Catalogo della Mostra “Arte Moderna in Italia 1915-1935”, assegnarla a Marco Valsecchi non sorprende se si considera il suo equilibrio critico di vasta cultura, riconosciutogli da C.L. Ragghianti, il quale nell'ambito del suo lavoro critico su questo artista attivo a Bologna è praticamente assente. Non fu trascuratezza o sottostima, difatti l'attenzione e la stima di C.L.R. furono dimostrati non a caso nel volere illustrare, e quindi “consacrare”, Carlo Corsi con una notevole mostra monografica a “La Strozzina” di Firenze nel maggio 1955, con 130 opere esposte (un primato per la storica Galleria collocata nei sotterranei di Palazzo Strozzi) ed un catalogo affidato a Giuseppe Raimondi. In proposito, dopo questo testo redazionale sarà riprodotta la scheda, a c. di Emanuele Pellegrini, dal volume Mostre permanenti. Carlo L. Ragghianti in un secolo di esposizioni.

Il problema della “sottostimazione” critica deriva dall'individualità e dallo stile personalissimo della pittura di Carlo Corsi, come si potrà verificare anche nei contributi critici qui ripubblicati. Ne deriva un certo isolamento da valutazioni e cronache sul piano regionale e nazionale, tanto da verificare la marginalità o l'assenza di Corsi in contesti problematici della storia figurativa del Novecento. La sua cultura, per certi versi ancorata a espressioni francesi ed internazionali, lo ha isolato da ricostruzioni critiche di largo respiro. D'altra parte Corsi non era Morandi, artista unico e ineluttabilmente osservato dagli altri artisti (si ricordi che Renato Guttuso fece una total immersion nello stile del Maestro di via Fondazza).

Nel saggio Bologna cruciale 1914 di C.L.R., ad es., Corsi è citato a p.2 (“...non solo Carlo Corsi allora piuttosto confuso in schiera...”), soltanto proprio perché l'artista è partecipe e presente negli elenchi degli appuntamenti nazionali (Biennale di Venezia, ecc.) ma solitario, quasi avulso. Nella significativa e calibrata sequenza delle illustrazioni del saggio citato Carlo Corsi risulta “naturalmente” assente.

In conclusione, circa il rapporto di C.L.R. e Corsi posso testimoniare che mio padre aveva molta considerazione del percorso artistico di Corsi, rimasto romito perché incolpevole di non aver fatto “scuola” e inciso nella memoria collettiva, necessitata da sintesi troppo spesso categoriche e racchiuse in -ismi, nei quali Corsi non era includibile. Persino nella sua fase astratta, più che dignitosa ed originale, egli è stato incluso strumentalmente.

Riproduco tre testi scritti da Carlo Corsi: Come nacquero le mie carte (manoscritto dell'ottobre 1948), dove spiega la sua breve stagione “astratta”; Dichiarazione (1949) dei propri convincimenti; A modo di una autobiografia (1958). Segue la “Antologia critica” nella quale (1962) Luigi Carluccio, fine critico torinese che ha lasciato un'indubbia traccia nella storia della cronaca artistica italiana del Novecento, dopo aver apprezzato l'iter pittorico di Corsi, ricorda la sua parentesi “astratta” dei collages citando Herta Wescher: “profondendovi tutto il suo spirito di rivolta, tutta la sua prodigiosa ironia e tutta la sua libertà rispetto ai mezzi di espressione”.

Miklos N. Varga (1968-70) espone i punti salienti della formazione e affermazione di C.C., rilevando che “la compresenza a Bologna di un grosso personaggio come Giorgio Morandi spiega in parte la posizione isolata in cui venne a trovarsi”. Varga conclude sottolineando – direi condivisibilmente – l'osservazione che la particolare vibratilità della luce nei dipinti di Corsi “diventa un seducente pretesto di abbandono alla pittura, primo ed ultimo amore di un artista che è stato veramente tra i protagonisti del nostro tempo”.

Non riproduco perché troppo lungo, l'impegnato testo di Francesco Arcangeli a premessa e presentazione della Mostra antologica dell'opera di Carlo Corsi nel Museo Civico di Bologna (1964). Il critico, a proposito del clima artistico a Bologna intorno al 1914, osserva che “nemmeno in Corsi, tuttavia c'è mai stata retorica, e nemmeno impazienza d'avanguardia”. Poi, agli inizi degli anni Trenta, nota che “la bellezza femminile ora domina, intima e solenne, con appena qualche accenno di quell'ambiente che prima era così determinante; domina nella sua nudità o nell'avvolgersi nel crepuscolo di quel velo, nell'accostamento sottile agli specchi, là nello studio dove sembra depositarsi la cenere dei sensi...”. Arcangeli conclude con ammirazione per le opere in corso di C. che “sono tele che … faranno intendere a quale piena di sensazioni e di affetti, a quale inesauribile radice vitale abbia saputo obbedire, fino alla dedizione totale di un talento fuor dal comune, ancora impegnato in nuove prove con intensità giovanilmente miracolosa, quel grande artista, quell'uomo intero che è Carlo Corsi”.

Nel 1984, per galleria d'Arte 56 di Bologna, Franco Solmi – direttore dei Musei Civici della città, esegeta dell'artista sul quale ha più volte scritto – pubblica un libretto centrato su una vicenda di falsi non falsi di Corsi nel quale si denuncia un certo andazzo “da parte dell'autorità giudiziaria e dal quale si evince che il pittore bolognese è stato uno degli artisti più falsificati della sua generazione”. Solmi inquadra poi Carlo Corsi nell'ambito della cultura felsinea del secolo: “ma l'artista non si lasciò chiudere in una definizione precisa e ciò, come è noto, gli costò l'indifferenza della critica”. Aggiunge quindi che comunque bisogna leggere Corsi “considerando opera per opera, ogni dipinto nelle sue relazioni e interazioni … Insomma per lui vale … il criterio di considerare l'opera come oggetto vivo e autonomo rispetto alle convenzioni, più importanti, di linguaggio”.

Conclude la “Antologia critica” una pagina del 1985 (dal Catalogo della Mostra antologica nel Palazzo dei Diamanti di Ferrara) nella quale Giulio Carlo Argan traccia un elegante e importante “elogio” di Carlo Corsi. Risultano inseparabile binomio l'uomo e l'artista, la cui memoria diciannove anni dopo la sua morte risulta una rievocazione “più che mai tempestiva”.

F.R. (13 luglio 2022)


Scritti di Carlo Corsi
Antologia critica
Dipinti di Carlo Corsi

Accade abbastanza spesso che il genitore, del tutto involontariamente, faccia ombra, limiti, isoli “socialmente” un figlio, pur non privo di qualità proprie. Nel caso di Raffaele De Grada senior (1885-1957), sembra sia accaduto il contrario: la presenza del noto critico omonimo (1916-2014), partigiano, esponente importante del P.C.I., sembra abbia nel dopoguerra condizionato la scarsa attitudine della critica ad occuparsi, della pittura di suo padre. Un conformismo più che plausibile dopo la guerra negli ambienti intellettuali e, di condizionato riflesso, negli ambienti coltivati in campo artistico. Elogiare poteva essere preso per piaggeria, il criticare per pregiudizio ideologico nei confronti del figlio, influente e piuttosto “potente” là dove conta.

Fatto si è che la bibliografia, almeno fino agli anni Novanta del secolo scorso, è assai modesta e ordinaria cronaca. Non mancano gli autorevoli critici comunisti come Trombadori; c'è Carrà ma è uno scritto del 1928.

Altra cosa è il mercato, a cui però sono estraneo (perché lo considero non inerente alla qualità intrinseca dell'opera d'arte) dove ho visto per caso un grafico cartesiano nel quale dal 1987 fino al 1992 (data del rilievo) l'opera di De Grada ha un incremento pecuniario da 100 a 296, poi 230.

Comunque, ma ha contato solo per lui, la carriera di artista di De Grada è stata più che notevole e piena di soddisfazioni e solide amicizie. Concordo con Valsecchi, che all'inizio della scheda affidatagli scrive: "All'origine della pittura di De Grada dopo il 1920 c'è il nome di Cézanne". Ho l'impressione che la formazione teutonica di De Grada (Accademie di Dresda e di Karlsruhe, il vivere a Zurigo dove il padre decorava chiese e palazzi) gli abbia lasciato, nella scala cromatica soprattutto, una impronta, una spigolosità di cultura germanica.

Anche se l'allora (1939) decisamente severo, Carlo L. Ragghianti dà un giudizio positivo dell'opera di De Grada: “Il De Grada per esempio, pur senza sboccare in uno stile, riesce ad evocare una natura paesistica di tono pascoliano, fra melica e arcadica, ma molto dignitosa e piacevole;” (“La Critica d'Arte”, a.V, n.10, gen.-mar. 1940: La III Quadriennale d'arte italiana, p. 113).

Che io sappia, questo è l'unico intervento specifico su questo artista scritto da Ragghianti per il quale – forse può valere quanto detto nella scheda precedente riguardante Carlo Corsi – lo spiccato individualismo espressivo di De Grada, senza rivendicazioni ideologiche, lo isolano dall'interesse critico ricostruttivo di fenomeni di carattere più ampio o generale.

Rivedendo la seguente scelta di testi su De Grada, ne traggo la conclusione che in essi prevalga il contenuto biografico e analitico, certo di amicizia e di stima, ma di scarsa valenza critica nei confronti del suo stile, della sua pittura. Le firme sono autorevoli, illustri: Eugenio Montale, Mario Sironi, Francesco Flora (italianista morto nel 1961). Ad essi aggiungo due scritti del figlio: il primo del 1979 (da Novecento in Toscana. Toscani di adozione) contiene un'ampia biografia critica; il secondo Cari amici di mio padre (“Nuova Antologia”, n. 2156, 1985) è un omaggio biografico ispirato dal centenario dalla nascita del padre.

Nel Duemila, proprio nel 2010 anno anche della morte del De Grada jr., a cura di N. Colombo viene pubblicata la monografia Raffaele De Grada (Editoriale Giorgio Mondadori, Milano).

F.R. (15 luglio 2022)


Dipinti di De Grada

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