Carlo e Licia

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mercoledì 11 maggio 2022

Licia Collobi: Carlo di Castellamonte (1937).

Procedere pubblicando gli scritti di un autore attivo in molteplici campi di studio è corretto anche quando si propone ora un argomento, ora uno diverso. Nel caso specifico di Licia Collobi Ragghianti, ad es., riproporre uno scritto mesoamericano oggi e domani un intervento sull'archeologia ellenica.

Così operando, però, in determinate situazioni si può generare nel lettore qualche confusione o incertezza interpretativa quando si presentano tipologie “lontane” tra loro e maturate a distanza di tempo nel corso della formazione dello studioso.

Ritengo perciò che per la parte formativa e iniziale degli studi di L.C.R. sia miglior soluzione procedere alla pubblicazione in ordine cronologico.

La tesi di laurea della studiosa, revisionata e ridotta per la stampa, fu pubblicata sul “Bollettino storico-bibliografico subalpino” (n.2-4, 1937). Questa ricerca su un argomento inconsueto, originale e accurata – tant'è che tuttora il saggio è citato in tutte le bibliografie pertinenti – costituisce il primo scritto pubblicato da Licia Collobi, la quale da Trieste si trasferì a Torino per studiare tedesco all'Università coll'allora noto prof. Farinelli.

Delusa dalla reale mediocrità del docente, la studentessa si rivolse ad Anna Maria Brizio (1902-1982) soprattutto perché giovane e brillante docente donna (allora erano veramente poche le studiose accademiche). Non ricordo se L.C.R. è stata forse addirittura la prima laureata della docente, certamente fu un incontro empatico dal quale la discente fu ben introdotta alla metodologia storico-critica di derivazione tutto sommato crociana.

Nel post del 24 agosto 2021, abbiamo già reso nota la tesina L.H.C. Hölty (1934) dattiloscritta per il corso di lingua tedesca, per cura di Irene Marziali, nipote dell'autrice.

F.R. (18 aprile 2022)

P.S. - Purtroppo il precedente saggio è illustrato soltanto con le quattro immagini presenti nella pubblicazione del 1937. Ho cercato, trovato e scartato alcune foto perché l'afflizione delle automobili parcheggiate e altre corruzioni visive moderne non danno l'idea del contesto urbanistico originario. Anzi lo deturpano. Per i dettagli architettonici non ho reperito foto significative. C'è un recente volume (2016) su Carlo e Amedeo di Castellamonte che probabilmente contiene immagini criticamente valide.


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