Carlo e Licia

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giovedì 3 febbraio 2022

[glossario] La parola 'professore' come epiteto.

Avevo avuto notizie verbali fin da bambino nel 1952 o 53 (Gaetano Salvemini quando venne a pranzo a casa nostra in Viale Petrarca 14), poi da mio padre, quindi da Dino Pieraccioni autocritico, della dichiarazione definitoria di Benedetto Croce sul termine professore, piuttosto dileggiante ma chiara.

Non a caso Carlo L. Ragghianti si riteneva offeso se considerato e interpellato “professore”. Salvo che dai propri discenti e nell'esercizio della sua funzione, la quale già allora in generale tendeva a burocratizzarsi in carriera rigida a vari livelli (mentre fin'allora c'erano solo i docenti di ruolo, gli incaricati e i liberi docenti, questi ultimi soppressi eliminando anche energie e cultura esterna alla corporazione). Questa intenzionale “regressione” tendeva a limitare, disdire fino alla negazione l'essenza antica della professione di insegnamento libero da vincoli di 

sudditanza, carriera e via cedendo la propria assoluta libertà di cultura attraverso la docenza. Fino ad arrivare alla infamante “peer review”, la quale – forse utile nelle scienze per impedire “bufale” – però omologa il più vergognoso conformismo (e il “ricatto” ancor prima dei concorsi!) e cristallizza l'esistente.

Casualmente, in un post della prof. Emerita Emma Giammattei, trovo finalmente il testo che Benedetto Croce pubblicò ne “La Critica”, 1941, XXIX. Lo ripropongo in questo blog come materia di riflessione dei docenti di ogni ordine e grado affinché pensandoci rivendichino – anziché privilegi e “scorciatoie” (ad es. assunzioni senza concorso) – la loro piena libertà di insegnamento nell'ambito di programmi orientativi, non coercitivi.

F.R. (29 agosto 2021)

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