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venerdì 28 gennaio 2022

Tono Zancanaro, 12 - Antologia Palatina.

Questo dodicesimo intervento sull'opera di Tono Zancanaro (1906-1985) verte ancora una volta su una serie di disegni a china tracciati con mano maestra sulle pagine a stampa di un libro. Il volume Epigrammi dell'Antologia Palatina, come gli altri partecipati dalla creatività originale e coerente del Maestro, risponde nella fase di progettazione o a una scelta poetica (come in questo caso) o di critica figurativa (come nei tre casi che abbiamo illustrato in precedenza: Antonello da Messina – post del 22 marzo 2021; Giorgione – 28 giugno 2021; Modigliani – 2 settembre 2021).

Tono era un appassionato lettore di poesia, nonché competente analista delle opere d'arte dei suoi grandi predecessori. Disordinato forse, compulsivo talvolta, ma sempre intensamente partecipe fino al punto di essere coinvolto dalla necessità di diventare coautore nella materiale condivisione degli spazi – le pagine – con disegni suoi frammisti a testi, illustrazioni, spazi bianchi dal libro o fascicolo riguardante poeti o artisti da lui eletti nel proprio particolare Pantheon.

Come si constata in questo caso, la veste cartacea dell'originale prescelto da Tono non è determinante, come lo è invece l'ispirazione tratta dal contenuto del libro. Questa pubblicazione (cm 10,5x13,5h), è su carta di qualità assai modesta, ma già prezioso per essere edito da “All'insegna del Pesce d'Oro” di Scheiwiller. Questo esemplare del libro è integro; soltanto due sedicesimi sono stati rilegati invertiti. Difetto inconsistente, dato che i protagonisti non sono gli epigrammi e la loro sequenza ma quella dei disegni di Tono.

L' “appeal” per Tono fu accresciuto dal contenuto dei testi tradotti con la consueta maestria dal grande Manara Valgimigli (1876-1965), ammirato amico di Tono e, ci tengo a ricordarlo, di Carlo L. Ragghianti, nonostante il divario generazionale.

Non sta a me evidenziare l'importanza dell'Antologia Palatina nella cultura letteraria universale, né la diffusione degli Epigrammi in traduzione, con nelle edizioni più filologiche il testo originale a fronte, stante il declino della conoscenza delle lingue, e soprattutto della cultura classica nell'Occidente attuale. Tanto per fare un esempio, persino nei Tascabili Vallecchi negli anni Settanta comparve una scelta degli Epigrammi, così come questi versi non sono stati assenti nelle edizioni economiche quali BUR, Oscar, ecc.

Purtroppo non ricordo nei dettagli del perché, né in quale delle prime occasioni di ritrovarsi alla paterna Villa La Costa, Tono mi donò questo prezioso gioiello, compositiva sinfonia dei suoi temi fantastici, declinati con penna e inchiostro di china. Di certo fu uno slancio subitaneo – come gli accadeva – a fronte di una osservazione o di un ragionamento per lui particolarmente interessante e condiviso. Ne fui e ne sono molto onorato, perché esseri umani come Tono Zancanaro non solo sono unici, ma esseri irripetibili e – si scusi l'apparente retorica – universali, “immortali”.

Da notare, che l' “aureo” libretto Tono lo teneva in una tasca della giubba e che l'opera disegnativa era ancora in svolgimento, come deducibile da alcune pagine consecutive rimaste senza il suo intervento e con la sola stampa editoriale. La datazione è del 1965, i disegni iniziati dopo l'acquisizione del libro, edito come strenna natalizia. Infine, il volumetto è in brossura, visibilmente “usato” - sia pur senza strappi o lesioni – non a causa del tempo trascorso ma a causa delle continue estrazioni da tasche per gli interventi manuali di Tono, talora precari perché effettuati in viaggio (automobile e treno) o in tipografia mentre attendeva la fine della stampa di una lastra di colore per poter inserire la successiva dopo gli ultimi suoi ritocchi o le raccomandazioni al suo fido e caro Busato di Vicenza.

F.R.



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