Carlo e Licia

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martedì 30 novembre 2021

Karl Arnold e Olaf Gulbransson di Bernhard Degenhart.

Questo breve contributo dello storico dell'arte Bernhard Degenhart (1907-1999), accademico tedesco autore del monumentale Corpus del disegno italiano, proviene da “SeleArte”, n.6 (mag.-giu. 1953). Si tratta di un intervento atipico in campo accademico, almeno negli anni della ricostruzione delle devastazioni morali e materiali della Seconda guerra mondiale. Questa nota fu scritta del Degenhart con l'intento di giustificare – rendendogli omaggio – due artisti non marginali, cercando di attenuare la loro attiva partecipazione al regime nazista negli anni '33-'45? In questo caso il comportamento del D. sarebbe stato scorretto, anche perché C.L.R. – conoscendolo da prima della guerra – lo considerava un tedesco patriota non nazista. Voglio sperare che da un lato (D.) credo dall'altro (R.) che alcune vignette qui riprodotte (specie quelle antisemite) non fossero a conoscenza dei due storici dell'arte. Penso, poi, più che altro che in Germania – come in Italia – la epurazione postbellica dei nazisti fu una burletta sia nel regime ad Ovest che in quello ad Est. Real Politik, in nome dell'anticomunismo e dell'anticapitalismo! Il poco rilievo sulla sua rivista dato da C.L.R. a questo contributo potrebbe dimostrare qualche perplessità da parte sua. Di certo, direi, c'è un collegamento con la “Mostra Pittura italiana contemporanea in Germania” (1951; vedasi il post del 7 luglio 2021), progettata con palese intento di “pacificazione” tra i popoli dopo i disastri della guerra. Ciò giustificherebbe anche l'inserto in “SeleArte”, accettato sulla basse di conoscenza di materiali, dietro i quali se ne occultavano altri scottanti ignorati e protetti da una sorta di “immunità di gregge” assolutoria delle popolazione tedesca già convintamente nazista.

E' comunque necessario ricordare, magari obtorto collo, che questi due pittori e disegnatori umoristici sono artisti originali nel tratto espressivo di rara qualità grafica. Bisogna anche accettare il fatto che la loro reputazione col passare del tempo si è consolidata e ormai viene considerata con l'ammirazione dedicata ai Maestri dell'arte. Quale che sia comunque il giudizio umano e politico di personaggi di questa statura non è assolutamente ammissibile il fenomeno in corso, soprattutto negli Stati Uniti, non solo di damnatio memoriae, ma addirittura di rimozione o distruzione di monumenti, di opere d'arte e di documenti della storia dell'umanità.

Colgo l'occasione, parenteticamente, di deplorare la recente demagogica impresa del teutonico Commissario governativo degli Uffizi di Firenze di acquisire ed esporre, nella famosa e prestigiosa Collezione degli Autoritratti, 50 autofisionomie di altrettanti disegnatori italiani contemporanei di fumetti. Una iniziativa del genere dimostra quanto la “scala” dei valori espressivi, con la quale si possono identificare e classificare e distinguere operatori artistici da artisti veri e propri, sia attualmente disastrata.

Si constata una acquiescenza all'espansione artificiale del 


mercato delle arti, e già ciò non è compito di un conservatore di pubblici beni qual è il “direttore” degli Uffizi. Qualora costui, e chiunque in casi simili, sia stato indotto a farlo non solo esula dalle proprie competenze ma viene a rappresentare o difendere un colossale conflitto di interessi. Sia ben chiaro: niente di specifico contro il fumettista come – eventuale – artista originale ed esteticamente espressivo. Però anche un'infornata di 50 autoritratti di pittori, scultori, incisori ecc. contemporanei sarebbe ma esagerazione. Non ci sono attualmente né in Italia, né altrove 50 Morandi, Guttuso, Manzù, degni di essere ammessi alla “favolosa” Collezione degli Autoritratti degli Uffizi di Firenze.

La rivista settimanale tedesca “Simplicissimus”, fondata nel 1896 e chiusa nel 1944 per l'incipiente crollo del nazismo, è stata l'ospite principale delle tavole satiriche di Karl Arnold (1883-1953) pittore, caricaturista e fumettista e Olaf Gulbransson (1873-1958), norvegese di nascita, pittore, designer e caricaturista, i quali ne furono i più autorevoli collaboratori. Il nome del giornale riprende il titolo del primo romanzo “picaresco” edito in Germania (1668), il quale – non mi pare ci siano dubbi – è alla base dell'idea voltairiana realizzata nel Candide (1749): entrambi i libri raccontano storie truci risolte in amare soluzioni satiriche. Il genio di Voltaire rese il suo personaggio universale e immortale.

Su questo blog, salute permettendo, sia il nutrito e variegato gruppo dei collaboratori a “Simplicissimus” e altri caricaturisti e vignettisti germanici, sia il racconto delle peripezie di Candide (illustrate prima in Italia, poi in Germania Est, con tavole differenti e complementari da Gabriele Mucchi) saranno soggetto di appositi post.

Dei due artisti riproduciamo una panoramica dell'opera vignettistica, e di Karl Arnold anche alcuni disegni acquarellati correlati a versi di Hans Sachs, il celebre protagonista dei Cantori di Norimberga sui quali Richard Wagner scrisse sia il libretto che lo spartito musicale. Sempre su Sachs e i Cantori, studente delle scuole Medie lessi, con grande curiosità e soddisfazione un libro illustrato – editore Mazzocco – scritto da Elena Primicerio, zia del mio compagno di classe Mario, il quale – gentile e generoso fin da ragazzo – me lo aveva prestato. Al ginnasio, cambiai scuola e persi i contatti col mio coetaneo, che in seguito fu fisico universitario, amico e discepolo di Giorgio La Pira (che accompagnò in una storica missione in Vietnam), degno Sindaco di Firenze, indegna città solita spesso a sindaci di bassa lega. Lo votai in segno di stima personale: tracciai così la X – per la prima e l'ultima volta – sul simbolo del P.C.I. (poi P.D.S., ecc., ed ora partito cattolico con elettorato ancora in prevalenza laico ma sbandato, rassegnato).

F.R. (13 ottobre 2021)

Olaf Gulbransson, 1873-1958.
Karl Arnold, 1883-1953.
Acquarelli su versi di Hans Sachs.

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