Carlo e Licia

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domenica 14 novembre 2021

Benedetto Croce, Antony De Witt e la "Commedia" di Dante Alighieri.

Quest'anno ricorre il VII centenario della morte di Dante Alighieri. Concorde con mio padre, ritengo il fatto "centenario" in sé inconsistente. Serve soltanto a focalizzare l'attenzione su una ricorrenza eletta a simbolica manifestazione di particolare attenzione. In parte il "centenario" risulta anche una forzatura perché non c'è spontaneità ispirativa nelle manifestazioni indette all'uòpo (bello eh! ho da poco smesso di tentare di leggere Spartaco del Guadagnoli) e talvolta (ma non raramente) tanto meno negli studi e nelle ricerche inerenti, accademici e professorali nel senso negativo enunciato da Benedetto Croce nel 1941 su "La Critica". Però senza il tarlo del "centenario" non avrei probabilmente pensato di pubblicare questo post con tre protagonisti eccezionali.

Al dunque, ricorrendo nel 1921 il VI centenario della morte di Dante, Benedetto Croce pubblicò il libro La Poesia di Dante, riedito in questo 2021 (VII centenario) da Bibliopolis. Nel 1965 ricorrendo il VII centenario della nascita del poeta, Carlo L. Ragghianti e il figlio Francesco furono impegnati nello studio e nella catalogazione della "Divina Commedia" interpretata visivamente dagli occhi e dalla mano di Tono Zancanaro, nel volume omonimo, nella mostra a Pisa, e nelle altre manifestazioni visive di Tono sulla Commedia: Editori Laterza; "Vie Nuove" (vedasi il post del 25 gennaio 2021). Il volume "ufficiale" celebrativo di quel centenario – sesquipedale nel formato il folio grande – fu edito da La Nuova Italia, per cura di Rosanna Codignola, con 24 splendide tavole delineate a colori da Antony De Witt, illustre studioso della grafica italiana, scrittore e più che illustre pittore. Queste circostanze, unite al fatto che nel 1963 avevo letto il saggio di Benedetto Croce, con attenzione e ammirazione particolari, durante la preparazione dell'esame di italiano con Walter Binni (detto tra parentesi il mio peggior voto a causa di circostanze fortuite e permalosità ombrosa dell'amico – di mio padre – docente, che a vedere con Dante e Benedetto Croce nulla hanno a che fare).

Perciò oggi, non tanto per conformità nei confronti dell'inevitabile ricorrenza, quanto perché m'è parso più che opportuno, doveroso che in questo blog "Ragghianti&Collobi" – già di almeno 590 post – comparisse una pubblicazione che associasse il nome del 

"normalizzatore" della nostra bellissima lingua, nonché il filosofo, storico e critico Benedetto Croce (tutto sommato accantonato iniquamente e sottovalutato) e l'ottimo pittore, amico e fine gentiluomo che fu Antony De Witt.

Insisto: non per giustificazione ma per convinta adesione voglio ricordare un brano – che trovo citato da Emma Giammattei – del discorso che Benedetto Croce tenne nel 1921 inaugurando il VI centenario: "Il più alto e vero modo di onorare Dante è anche il più semplice: leggerlo e rileggerlo, cantarlo e ricantarlo, tra noi e noi, per la nostra letizia, per il nostro spirituale elevamento, per quell'interiore educazione che ci tocca fare e rifare e restaurare ogni giorno, se vogliamo seguir virtute e conoscenza, se vogliamo vivere non da bruti, ma da uomini".

Aggiungo: il poeta e la cultura si onorano anche ricordando le interpretazioni visive dei 100 canti danteschi, numerose e spesso di qualità e originalità espressive indimenticabili. Totali o episodici questi corpus illustrativi hanno accompagnato fin dalle origini la Divina Commedia di Dante.

Cito soltanto gli artisti che mi vengono in mente adesso dopo i quasi sempre ignorati miniatori coevi e successivi. Dal Trecento al Cinquecento Botticelli, Domenico di Michelino, Giovanni da Modena, Zuccari, Signorelli, dall'ed. Del Vellutello, e persino Michelangelo. Fino all'Ottocento compreso: Flaxman (di cui possiedo un'edizione italiana e una serie di tavole sciolte, stampate su carta pesante), Blake, Delacroix, Rossetti, Doré e La porta dell'Inferno di Rodin. Nel 900, tra i numerosissimi interpreti ricordo: Scaramuzza, Nottini, P. Barbieri, Alberto Martini, Cambellotti, Chini, Saetti, Kokocinski, l'Inferno del controverso Rauchenberg e, naturalmente, Tono Zancanaro.

Il testo di Benedetto Croce è tratto da Letteratura Italiana per saggi di B. Croce "storicamente disposti a cura di Mario Sansone", il quale riporta buona parte del libro, centrata quasi esclusivamente sulla "Commedia", come attesta la Concordanza bibliografica alle pp. 541,542 anch'essa riprodotta.

F.R. (28 agosto 2021)































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