Carlo e Licia

Carlo e Licia

Archivio

Cerca nel blog

martedì 11 maggio 2021

Tono Zancanaro 5/I – Gibbo, disegni 1937-1945.

1. De Grada/Pozza, 1964; 2. Da Ragghianti/La Loggetta, 1971. Prodromi e anno 1942.


1. De Grada/Pozza, 1964 - Nel 1964 l'editore e più che valido incisione Neri Pozza pubblicò Il Gibbo di Tono Zancanaro, un bel libretto (170x240mm) rilegato con sovraccoperta illustrata. Finalmente veniva ufficializzata l'esistenza di questo originale ciclo di disegni e incisioni, di questa privata epopea sardonica, la quale dal 1937 al 1945 e dopo occupò la mente e la mano del trentenne artista padovano. Questi era certamente un autodidatta, frutto di una spontanea ma travolgente ispirazione alimentata e stimolata da l'ambito familiare di Ottone Rosai e quello culturale della Padova antifascista operante soprattutto nell'antica Università. L'impresa di Tono, di per sé importante, fu anche dimostrazione lampante che la tirannia nulla può contro uno spirito libero e indipendente, perché il comunismo di Tono allora non poteva essere che aspirazione intellettuale e morale. Bisogna anche sottolineare il fatto che Tono (dedito al Gibbo specialmente dal 1942), fu molto coraggioso. Difatti, riuscendo a contenere e, secondo i dettami machiavellici, a "dissimulare" la propria natura estroversa e confidente, nonché autenticamente popolare, schivò i rischi familiari (il padre era un convinto fascista) e anche con Rosai e la sua cerchia – ancora partecipe delle frange violente del regime – non tradì la propria intima inspirazione demolitoria del simbolo primario del fascismo: il duce. Seppe esprimersi senza remore, confidando nell'ammirato sostegno morale degli uomini migliori in circolazione negli ambiti provinciali e pettegoli nei quali si svolgeva la ristretta vita culturale dell'epoca. Nelle due lucide e serenamente amare pagine di Autotono che l'artista premette al libro descrive l'ignavia del conformismo imperante ed indica i principali aspetti di


quella farsa delittuosa che furono soprattutto le imprese belliche del regime. Da questo magma incoerente nasce il Gibbo. Il nome del suo "eroe" – come in altre circostanze Tono ha raccontato – deriva dal film Il traditore di John Ford, nel quale l'attore Victor McLaglen interpreta il tronfio e violento "Gypo Nolan", divenuto vile spia dei compagni irlandesi antibritannici.

Segue un impegnato scritto testimoniale di Raffaele De Grada, in quegli anni uno dei critici d'arte contemporanea più influenti del Partito Comunista, nel quale ancora militavano ex partigiani genuini e persone autenticamente di "sinistra". Su De Grada si veda il post del 22 giugno 2020, nel quale si ricorda anche il suo rapporto con Carlo L. Ragghianti.

Da questo gioiellino editoriale realizzato da Neri Pozza, che riproduciamo integralmente (sovracoperta compresa), reputo utile porre a mo' di prefazione la lunga e impegnata recensione che ne fece su "Il Mondo" di Pannunzio (18 gennaio 1966) l'allora trentenne Riccardo Barletta (n.1936) un paio di mesi prima della cessazione dello storico periodico laico. Di questo critico d'arte, nato pittore, nonché meridionalista, e del suo rapporto con Carlo L. Ragghianti darò un profilo nel post da tempo in preparazione riguardante la "Scuola Mazzon", creatura del pittore Galliano Mazzon (v. il post del 23 luglio 2019), un esperimento che interessò molto a C.L.R. da sempre convinto della autonomia espressiva infantile e dei problemi che ne conseguono.

F.R. (16 aprile 2021)

2. Da Ragghianti/La Loggetta, 1971. Prodromi e anno 1942 -Dell'imponente volume Il Gibbo di Tono Zancanaro (420x320mm., 344 pp., 2 tavv. col., 258 tavv. b/n) il testo critico Parlamento per Tono, determinante studio di Carlo L. Ragghianti per storicizzare l'artista attraverso questo importante ciclo del Gibbo, è stato pubblicato nel post del 19 aprile 2021, in versione integrale ed identica a quella del n.141-142 di “Critica d'Arte” e successivamente il volume rilegato conforme. La figura di Tono Zancanaro è così inquadrata anche nel contesto europeo e globale in cui meritava all'epoca, come oggi ancora, di essere valutata ed annoverata.

In questo post, di conseguenza, di quella cospicua impresa editoriale riproporremo, oltre ai dati connotativi dell'edizione (vedi sopra e il cit. post precedente), una Antologia di disegni del Gibbo ivi pubblicati quasi sempre per la prima volta.

Scorrendo la grandiosa (mi si consenta questa aggettivazione) quantità e qualità dei disegni del Gibbo di Tono (eseguiti in “full immersion” nel triennio 1942-1944 e poi dal 1945 saltuariamente ripresi, forse per nostalgia ma, credo, anche per esorcizzare lo sconforto politico e sociale del tempo presente con l'evocazione beffarda di tempi 

davvero tragici e violenti) mi sono reso conto di non essere in grado di riuscire a contenere il numero dei prescelti nell'ambito del “respiro” spaziale di un solo post. Ho deciso, perciò, che in questa sede proporrò una Antologia comprendente qualche immagine dei primordi, della gestazione del Gyppo/Gibbo e quindi gli strepitosi fogli delineati nell'anno 1942.

Successivamente allestirò anche ricche sillogi degli anni 1943, 1944/45 che posterò come appendici ad uno degli altri interventi in programmazione dedicati al Maestro di Via Baracca 2 Padova, oppure come post a sé stante.

Ritengo, per concludere, che una documentazione di questo tipo non sia o possa risultare eccessiva. I disegni di Tono sono di una invenzione e di un ductus inediti, eccezionali e ineguagliabili. Sono opera di un autore che, mutatis, può essere comparato – facendo un non troppo azzardato esempio – a Rembrandt incisione su un piano di parità. Per gli studiosi, poi, è sterminato il campo di ricerca sulle citazioni a grandi espressioni del passato, dalla sempre citata osservazione dei sublimi vasi greci, all'Oriente in tante delle sue accezioni e declinazioni, e del tempo recente (ricordo soltanto Picasso).

F.R. (1 maggio 2021)

Nessun commento:

Posta un commento