Carlo e Licia

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lunedì 15 marzo 2021

Liberismo, una definizione. Democrazia liberale, il metodo.


Proseguiamo la pubblicazione di testi novecenteschi, basilari talvolta, utilmente ausiliari talaltra quali fondamenti alla riflessione sui concetti di Libertà e Democrazia, citati spesso, letti poco da chi avrebbe dovuto.

Continuiamo con Massimo Salvadori (come anticipato nel post del 13 febbraio 2021) ricordando che questi scritti provengono entrambi da “Criterio”, 1957: il primo fu pubblicato nel fascicolo n. 8-9 (pp.597-609), il secondo nel n. 10 (pp.749-761).

A causa soprattutto dei tempi oscurantisti che ci attendono (tutt'altro che allontanati dal farsesco Governo Draghi, somma di quasi tutte le contraddizioni politiche che degenerano nel Paese) mi sembra opportuno, forse necessario, far riemergere dal passato testi teorici basici per sé per quei pochi che sembrano assennati, nonché per coloro futuri studiosi e ricercatori di soluzioni democratiche da rifondare. Questi scritti sono lettura rinfrancante, tuttora validi – lo ripeto – anche per approfondire gli aspetti inerenti concetto e prassi di libertà.

Dunque in questi due “capitoli” di un discorso articolato e complesso – che per i laici si può dire equivale alla teologia dei credenti – si indaga la filosofia dei principi per i quali l'Umanitàda John Locke in poi sempre più coscientemente – cerca di realizzare autentici e funzionanti sistemi per governare i propri destini attraverso la libertà e la conseguente democrazia, anziché tramite regimi assoluti, totalitari e via dicendo che opprimono tuttora nove decimi della specie umana.

In questo post continuo a render noto il pensiero di Massimo Salvadori Paleotti, il quale si dipana chiaramente, diventa condivisibile grazie alla sua capacità indubbia di traghettare concetti con naturale chiarezza didascalica. Una dote che gli consentirà, finita la stagione di antifascismo belligerante, di insegnare con successo negli U.S.A. Nonostante fior di pensatori e qualche politico isolato (vien da scrivere) interprete eroico della democrazia, ancora si manifestano e circolano interpretazioni fuorvianti, contraddittorie, insidiose su ciò che significa liberalismo.

Ci sono ancora in circolazione incertezze con varianti aberranti per intendere il significato – anzi i significati corretti, leciti, dimostrati – del termine liberale in senso politico. Nel nostro Paese è presente (talvolta dominante) 

anche la variante più insidiosa e pericolosa: quella che riguarda un ex premier proprietario di partito, pregiudicato con sentenza definitiva (sic!). Costui non ha niente a corrispondere al significato del termine politico liberale (di cui però si appropria quando gli comoda), nemmeno nell'altra accezione che significa “di manica larga” con i propri soldi (non con quelli degli altri, comunque).

Che tra liberale e liberista ci sia una distinzione inequivocabile è recepito in tutte le “dottrine”. Il sullodato satrapo nostrano e altri personaggi non sono nemmeno “liberisti”, giacché non accettano leggi efficaci, efficienti ergo omnes, regolamenti che organizzino il funzionamento dell'Economia. Costoro pretendono (e talvolta ottengono) che le leggi si uniformino o siano varate a favore delle loro esclusive esigenze. Infine, non sono nemmeno libertari perché il loro rifiuto non è ideologico ma funzionale all'interesse privato.

L'evidente inconsistenza del governissimo Draghi – è facile previsione, intuizione consequenziale, non profezia – non si concluderà con costui alla Presidenza della Repubblica. Con ripugnanza, si deve osservare che appare più probabile che il nuovo Capo dello Stato sarà proprio il plutocrate pregiudicato, grazie alle manovre dello scorpione toscano e della destra politica. Così è facile presupporre che – finalmente? - finirà la farsa di questa democrazia (nella quale in realtà non crede più nessuna delle attuali compagini politiche). Grazie al bonaparte villomane, agli aspiranti affogatori marini seriali, ai fascisti (eterni, non neo o neo-neo) l'Italia uscirà (o sarà cacciata?) dall'Europa. Lo stivale del Bel Paese finirà nell'orbita neo sovietica di Putin oppure – con Polonia, Ungheria, Inghilterra (non Gran Bretagna) e...? – si organizzerà in una losca democratura: gli Stati Uniti d'Occidente, caudataria congrega degli U.S.A., paradiso fiscale contro una morente e smembrata accozzaglia di Stati più o meno sovranisti di una Europa svuotata di quel poco di ruolo e di missione che già oggi la fa apparire pusillanime, tanto lontana dagli ideali originari di ottanta anni fa.

Ciononostante, se non altro con messaggi in bottiglia gettati in mare, finché ce la faremo continueremo a divulgare valori, teorie e pratiche di libertà e di democrazia.

F.R. (17 febbraio 2021)


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