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giovedì 11 marzo 2021

“I Goncourt e il teatro” di C.L. Ragghianti

Appendice: Il “Journal”; collezionisti; letteratura e politica.

Nella neonata rivista “Letterature moderne” di Francesco Flora (1891-1962) illustre critico e storico postcrociano – come Luigi Russo, Mario Fubini e altri studiosi di grande spessore culturale e storico – che ebbi l'onore di conoscere e incontrare a Bologna l'anno prima della morte, fu pubblicato nel 1951 questo saggio. La collaborazione di C.L. Ragghianti al periodico era iniziata nel primo fascicolo con lo scritto Gautier e il teatro come visione.

Pubblico in questo post i Goncourt separatamente e per primi perché pur facendo parte di un percorso critico che sfocerà nel libro – fondamentale e famoso – Cinema Arte Figurativa (1952) e che si concluderà ventiquattranni dopo nel volume Arti della visione - II. Spettacolo, questi due saggi sono sì complementari, però sono anche autonomi prestandosi ad una esperienza singolare. Stante le date, propendo a credere che la prima opzione per la pubblicazione dei due saggi fosse “La cultura artistica”, rivista progettata e avviata da C.L. Ragghianti (però non stampata) in sostituzione della “Critica d'Arte” pretestualmente chiusa da Sansoni, che allora ne aveva la proprietà. Al momento non sono in grado di reperire l'estratto originale da “Letterature moderne” e – nel caso non ci riesca in seguito – proporrò nel post su Gautier la riedizione del 1976. La letteratura inerente gli scritti sul teatro e i suoi coinvolgimenti (comprese le traduzioni de La Vedova e de La Parigina di Henri Becque) da parte di C.L.R. è assai vasta, come si evince dalla Bibliografia degli scritti riscontrando le voci indicizzate con questo lemma. Considerando poi i riferimenti e gli approfondimenti contenuti in altri libri, saggi ed articoli ma con l' assenza nella loro intestazione del termine teatro, questo aspetto degli studi e delle ricerche di Carlo L. Ragghianti è assai più vasto e – tutto sommato, direi – poco approfondito, tantomeno proseguito metodologicamente da studiosi successivi. 

Cultura francese dell'800: sempre, e malignamente imputata a mio padre come restrizione passatista, il quale invece ne era veramente informato, dotto – e fiero – a tutti i livelli.

Riporto l'articolo di Giorgio Zampa (1921-2008), illustre collega editoriale e studioso eclettico ma accurato e puntuale, il quale informa della riedizione del Journal dei Goncourt nel convincente articolo pubblicato ne “Il Giornale” ancora di Indro Montanelli, il 6 maggio 1990.

Ricordo – en passant – che resi felice C.L.R. quando per un suo compleanno gli regalai le 5000 e più pagine rilegate in 4 tomi dell'edizione Fasquelle-Flammarion del 1956. Con quel regalo, del cui contenuto ero spesso investito nelle nostre conversazioni, intendevo “indennizzarlo” per la perdita della sua edizione che fin da ragazzo aveva cara, rubatagli – mentre era depositata a Firenze dal 1938 in un magazzino – durante la guerra insieme a buona parte della sua prima biblioteca. Una raccolta di riviste, estratti, fotografie importanti in sé, ma contenente anche tanti appunti manoscritti e dattiloscritti di C.L.R., con riflessioni e disegni. Da “Connaissance des Arts” (nov. 1962, pp.103-109; rivista di cui acquistai a buon prezzo in parte, in parte “giusto”, come si dice a Firenze, molte annate e alla quale per anni sono poi stato abbonato ad uso estrattivo) riporto un articolo in cui la collezione di opere d'arte dei fratelli viene raccontata attraverso il superstite Edmond de Goncourt. Questo aspetto interessò certo mio padre per ovvi motivi, anche se ignoro se ebbe modo di conoscere questo interessante contributo.

Sempre di Edmond in conclusione riporto due pagine su “Letteratura e politica”, tradotte e montate da Aurelio Andreoli, comparse su “Tempo Presente” (n.66-67, giu.-lug. 1986, pp. 45, 46). La risposta del de Goncourt è essenzialmente aneddotica e pettegola, però con elementi informativi sufficienti a renderla documento.

F.R. (1 febbraio 2021)












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