Carlo e Licia

Carlo e Licia

Archivio

Cerca nel blog

martedì 19 gennaio 2021

Tornando al Maineri di Sante Libanori.

Il testo che segue è stato scritto da Carlo L. Ragghianti sotto lo pseudonimo di Sante Libanori per “Musei Ferraresi” (n. 1, 1971, pp. 39-45), su invito del direttore della testata edita dal Centro Di di Firenze.

Il termine tornando nel titolo (che è di R.) si riferisce alla nota “Arte”, 1938, maggio stampata nella rubrica “Notizie e letture” di “La Critica d'Arte” “ (III, 1938, n. 4-6, p. XV) nella quale Ragghianti attribuisce al Maineri due dipinti allora della collezione Reale di Romania.

Questa sintetica nota è riportata nella bibliografia della voce “Maineri” nel Dizionario Bibliografico Treccani, scritta da Federica Veratelli, la quale però ignora il testo del 1971. Mentre nella Bibliografia degli scritti di C.L.R. accade il contrario. Riproduciamo, comunque, entrambi i conributi qui di seguito, prima di una nostra nota appendicolare.

F.R. (20 novembre 2020)











Nota appendicolare – Perché Libanori? L'esistenza di un Sante Libanori di nobile famiglia ferrarese è attestata da Giuseppe Antenore Scalabrini nell'opera Memorie istoriche delle chiese di Ferrara e de' i suoi borghi, 1773, in questi termini: “...all'antico Not. Sante Libanori, come dalla di lui arma scolpita con le seguenti lettere mutilate..”. Ciò comunque non spiega esaurientemente il perché dello pseudonimo di R., né lo spiega lo stile conciso e brillante con cui è steso il breve testo. Forse il motivo è un altro, privo di aspetti collegati al divertissement o alla geografia. Di questo caso forse la spiegazione la può dare soltanto il direttore della rivista.

Non so se il figlio del professor Claudio Varese (nel 1971 direttore dei “Musei Ferraresi”, allievo di S. Bottari quindi collegatosi sulla scia di C.L.R.) abbia conosciuto il motivo per cui mio padre ha voluto firmare con lo pseudonimo di Sante Libanori – altrimenti mai utilizzato in precedenza – il breve saggio Tornando al Maineri.

Non credo che si tratti di uno dei nomi usati durante la sua permanenza a Roma quale antifascista senza tessera del Partito fascista tra il 1933 e il 1938, quando per sfamarsi (in senso proprio) C.L.R. dovette talvolta non solo elaborare una tesi di laurea (ne ricordava una sulle patate!), ma anche scrivere collaborazioni e interventi di vario argomento prevalentemente artistico (persino sull' “Osservatore Romano”, organo ufficiale dello Stato del Vaticano) con nomi fittizi o da inconsapevole “negro”. E meno male che il conterraneo viareggino Gino Parenti, abile faccendiere e leale amico gli procurava questi lavori: così potevano mangiare q.b. per la sopravvivenza.

Parenteticamente: penso che in contemporanea la guida del Führer Hitler – imposta a C.L.R. da Gentile figlio (editore di “Critica d'Arte”) per pararsi il … col Partito – poteva vivere lautamente con stipendio di professore universitario, con villa storica perfettamente arredata d'epoca, parco, terreni agricoli di proprietà; si permetteva con faccia tosta (eufemismo) di essere pignolo e protestare per i ritardi di R. o per le sue assenze burocratiche, specie in Firenze. Vorrei far notare che mentre un allora “fascista” come il grande amico Cantimori si ingegnava 


di invitarlo a pranzo o a cena senza umiliare la indigenza di C.L.R., il R.B.B. non si è sognato di invitarlo mai – nemmeno per uno spuntino al bar – , oppure spostare a Roma un incontro editoriale per fargli risparmiare il biglietto del treno. Già, disertava certe riunioni perché non aveva il “valsente” per il treno e Gino Parenti a ciò non poteva sopperire. M'è grato dover ricordare che un altro sostentatore alimentare di C.L.R. è stato lo storico dell'arte e funzionario delle BB.AA. Antonino Santangelo. 

Egli faceva in modo di incontrare R. in tarda mattinata, poi con la scusa di aver appetito lo portava in una friggitoria, dove una matronale e materna cuoca faceva per mio padre un supplì più grasso e ricco di sugo di quelli normali. Sia chiaro, io queste cose non le ho sapute da mio padre ma da Delio Cantimori, nel breve periodo che ho avuto l'onore di frequentarlo.

Nessun commento:

Posta un commento