Carlo e Licia

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giovedì 21 gennaio 2021

Arte Moderna in Italia 1915-1935 - Testi dei Critici, 21. LICISCO MAGAGNATO (NARDI, PIGATO, FARINA, TRENTINI, ZAMBONI, BERALDINI, SEMEGHINI).

 


Post Precedenti:

1. RAFFAELE MONTI ( I ) - 16 giugno 2018
2. IDA CARDELLINI (LORENZO VIANI) - 28  settembre 2018 
3. UMBRO APOLLONIO (NATHAN, BIROLLI) - 19 settembre 2019
4. MARCELLO AZZOLINI (GUERRINI, CHIARINI, VESPIGNANI). 6 ottobre 2019
5/I. FORTUNATO BELLONZI (BOCCHI, D'ANTINO). 12 novembre 2019
5/II. FORTUNATO BELLONZI (MORBIDUCCI, SAETTI). 28 dicembre 2019
6. ALDO BERTINI (CREMONA, MAUGHAM C., PAULUCCI). 22 gennaio 2020.
7. ANNA BOVERO (BOSWELL, CHESSA, GALANTE). 5 febbraio 2020.
8. SILVIO BRANZI (SCOPINICH, BALDESSARI, NOVATI, SPRINGOLO, RAVENNA, KOROMPAY, ZANINI). 23 febbraio 2020.
9. GIOVANNI CARANDENTE (COMINETTI, MARINI). 4 marzo 2020.
10. ITALO CREMONA (REVIGLIONE). 7 maggio 2020.
11. ENRICO CRISPOLTI, I (BALLA, EVOLA, ALIMANDI, BENEDETTA). 2 aprile 2020.
12. ENRICO CRISPOLTI, II (COSTA, DIULGHEROFF, DOTTORI, FILLIA). 6 aprile 2020.
13. ENRICO CRISPOLTI, III (ORIANI, PANNAGGI, PRAMPOLINI, MINO ROSSO), 10 aprile 2020.
14. RAFFAELINO DE GRADA I (BOLDINI, ANDREOTTI). 22 giugno 2020.
15. RAFFAELINO DE GRADA II (BERNASCONI, CARPI, CARENA, FUNI). 6 luglio 2020.
16. ANTONIO DEL GUERCIO (MAZZACURATI, MENZIO, RICCI). 8 agosto 2020
17. TERESA FIORI (INNOCENTI). 1 settembre 2020.
18. CESARE GNUDI (FIORESI, PIZZIRANI, PROTTI). 2 ottobre 2020.
19. VIRGILIO GUZZI (MANCINI, CAVALLI, MONTANARINI, PIRANDELLO). 19 novembre 2020.
20. MARIO LEPORE (DEL BON, LILLONI). 21 dicembre 2020


Questo redazionale sarà diviso in due parti. La prima come di consueto, riguarderà il critico d'arte curatore della Scheda di ogni artista affidatogli e principale esperto interlocutore all'interno della Commissione responsabile dei contenuti della Mostra “Arte Moderna in Italia, 1915-1935”. Anche la seconda parte, come sempre, presenterà i contenuti ed i documenti relativi ad ognuno dei sette pittori affidati a Licisco Magagnato.

Su internet c'è un'esauriente e capillare biografia di Magagnato curata da Claudia Piazza per il Comune di Verona e l'Archivio intitolato al critico vicentino (1921-1987). Però, come avviene in tutte le biografie, anche in questa ci sono lacune e sopra – o sotto – valutazioni. In questo caso noto che è taciuto l'intenso, lungo rapporto professionale intercorso tra Neri Pozza e Magagnato. Personalmente ricordo che dal dopoguerra il critico è stato il collaboratore più vicino all'Editore, una sorta di Direttore editoriale. La cosa spero non sia stata taciuta perché considerata attività in “nero”. Non lo era per il semplice motivo che l'orario lavorativo dei pubblici dipendenti in Italia ha sempre consentito una seconda attività retribuita come consulenza o collaborazione, escludendo soltanto il conflitto d'interessi. Proprio in questa veste di Magagnato – oltre agli “strascichi” politici derivanti dalla Liberazione – sono avvenuti quasi tutti i suoi rapporti con Carlo L. Ragghianti negli anni Cinquanta e Sessanta. In proposito si veda il nostro post del 2 gennaio 2017 e dall'Archivio (in attesa di farne un addendum) le lettere di R. del 6 sett. 1948 e 9 marzo 1952; si vedano inoltre dal cospicuo carteggio tra di loro, le lettere del 29 agosto 1952, del 10 maggio 1963 e del 28 agosto 1966. Qui riporto l'importante lettera del 14 gennaio 1953 scritta in seguito alla morte di Benedetto Croce (argomento sul quale mi auguro di poter fare un intervento articolato) e sulla situazione del PRI, mentre cito soltanto per segnalarne l'esistenza, la lunga lettera del 20 agosto 1976 riguardante le dimissioni di C.L.R. dall'Università e le sue considerazioni riguardanti i propri studi in corso d'opera. Mi piace riprodurre anche la lettera del 26 giugno 1954, nella quale mio padre ricorda all'accademico Fiocco che Licisco si presenta al Concorso di Direttore dei Musei di Verona (che poi otterrà e gli consentirà di far incaricare Carlo Scarpa per la realizzazione museografica del Museo di Castelvecchio – un autentico capolavoro in sé – cui si riferisce la lettera qui riprodotta del 7 ottobre 1982).

Non intendo sminuire la figura di Licisco Magagnato, che conobbi fin dalla prima infanzia, che m'è sempre stato simpatico e che ho rispettato per il suo “eroico” comportamento durante la Resistenza (si veda il romanzo Piccoli Maestri dello scrittore Luigi Meneghello che lo illustra col nome di Franco); però non ho più il tempo per approfondire la sua personalità, che altri – con l'ausilio di questo importante carteggio – potranno fare con profitto per gli studi e la cultura artistica del nostro Paese. Mi sta a cuore ricordare, sia pur per accenni, la intensa, dedita e disinteressata, importante attività politica di

Licisco Magagnato nel PRI di Ugo La Malfa e poi dei suoi successori, nonché con il conterraneo Bruno Visentini fin dai tempi di Pozza editore. Di questo esponente nazionale del PRI e leader veneto, più volte ministro, e che si considerava uno statista, invece debbo ricordare che quale presidente della Olivetti ha contribuito alla sua rovina. Egli privilegiò l'attività meccanica quale i registratori di cassa di nuova concezione anziché puntare sull'informatica dove – nonostante tutto – l'azienda era ancora competitiva. Senza l'intuizione e il coraggio del vero manager V. assecondò la deriva che nel giro di pochi anni declassò la grande azienda esemplare di Adriano Olivetti.

In conclusione riporto da due paginoni da “La Voce repubblicana” del 4-5 maggio 1987 il necrologio nel quale il comune e grande amico di Ragghianti Giuseppe Mazzariol ricorda la “vita per la cultura” di Licisco Magagnato. A questa coinvolgente rievocazione seguirà una esauriente bibliografia dello studioso vicentino.

I sette pittori affidati alla presentazione di Licisco Magagnato orbitano tutti su Verona. La loro importanza nel panorama italiano dell'epoca non è sopravvalutata, giacché in Veneto la presenza di artisti operanti nella prima metà del secolo XX è cospicua numericamente e soddisfacente qualitativamente. Direi casomai che è stata sottovalutata (soprattutto a causa di carenza di documentazione sulla quale valutare e discutere su artisti per lo più dimenticati da decenni) dalla Commissione la qualità e la diffusione di artisti nel meridione d'Italia, fenomeno che mi sembra di avvertire – sia pur in condizione mutate – ancor presente in alcune zone del Paese. Va presa in considerazione anche la composizione del collegio dei critici, di alta qualificazione certamente ma geograficamente centro-settentrionale, dove la presenza dei media era preponderante. D'altro canto le voci autorevoli del Sud all'epoca 15-35 (ma anche 1966) non riuscivano a comunicare col Nord.

Comunque in questo ristretto ambito veronese si constata che non tutti gli artisti sono criticamente rilevanti. C'è il “fuoriclasse” Pio Semeghini; ci sono Pigato, Trentini e Zamboni nei quali si riscontra una certa classe e consonanza tra notorietà e professionalità; c'è Nardi, un maestro riconosciuto ma di cui allora – ed oggi ancora – non è stato facile individuare ed esporre i dipinti più rappresentativi. Dell'autodidatta Guido Farina, interessante, ci si imbatte nella consueta difficoltà di reperire opere pubblicabili. Quanto alla pittura di Beraldini, è nota soprattutto quella eseguita tra le due guerre mondiali, disomogenea. Comunque per tutti questi sei artisti l'apice del giudizio criticamente valido è valutabile prima della seconda guerra mondiale, come per indiretta conferma si può dedurre della loro assenza nell'ampio ed equilibrato Catalogo Arte in Italia 1935-55, dal quale – salvo Pio Semeghini – sono tutti assenti. Per questo motivo, nella consueta panoramica delle Schede della mostra, ci limiteremo a documentare qualche altra loro opera, senza o con sommario commento diverso da quello della scheda.

F.R. (11 dicembre 2020)





Non ho scovato opere decenti di questo rinomato artista veronese, anche perché ci sono omonimi o quasi tali nelle generalità anagrafiche ed anche nell'approssimazione stilistica al suo fare. Quindi riproduco soltanto il dipinto Figure e case, esposto alla “Primaverile fiorentina” del 1922.




Pittore molto apprezzato a Verona, con opere – leggo – introvabili in commercio. Bene, e ha ragione Renzo Biasion a scrivere che Pigato è “un vero poeta, un vero pittore, e 


come tale non soggetto a limiti di tempo e spazio”; però il critico sbaglia a sostenere che egli sia un artista al di sopra della rispettabilità provinciale.


Altro artista veronese, quasi misterioso data la difficoltà di trovare tracce alla portata dei comuni mortali. Peggio per 


lui e per chi su di lui specula rarificandone la conoscenza.




La fortuna critica di Guido Trentini (1889-1975) non ha riscontrato un interessamento distintivo da quello accertato nel 1966. Resta comunque un pittore di grande qualità espressiva e tecnica, colto sensibile e partecipe alla cultura europea.








L' “apice” della sua ricerca originale, soprattutto paesaggistica, viene indicato negli anni 1916-1920. Perciò di lui presenteremo soltanto opere dipinte nel 1919, anche perché non è facile individuarne altre d'epoca differente. Questo artista rivisita in 


chiave personale l'Impressionismo francese, soprattutto Cézanne. Magagnato nel 1985 ha curato la mostra antologica nella quale individua e sottolinea l'originalità di questo pittore.



Pittore e incisore di cui sarebbe interessante approfondire l'opinione riflessa e confermata da Magagnato. 

Anch'egli, comunque, sembrerebbe essersi esaurito prima del 1940.








Sono dispiaciuto di dover cominciare questa nota redazionale con un rilievo proprio Licisco Magagnato. Però il ricordo della mia professione alimentare – redattore editoriale – mi obbliga a notare nella terza riga della scheda Semeghini del Catalogo “Arte Moderna in Italia 1915-35” che l'autore ha indicato il pittore come Defendente Semeghini come presente a Modena nel 1898. Siccome Defendi/Defendente S. è morto nel 1891 presso l'attuale Imperia, non poteva essere a Modena come scritto, senza oltretutto specificare se si tratta del parente che fu attivo illustratore in Francia o di altro soggetto anonimo, cosa che mi sembra improbabile. Questa constatazione mi ha indotto a cercare diverse biografie su Semeghini per risolvere l'interrogativo. Di fatto su Defendi si hanno poche notizie anche in Francia, oltre al fatto di essere anche lui di Quistello, di aver lavorato come illustratore per l'editore Hachette, collaborato a “L'Illustration” (1881-1883) e a l' “Ecole illustré”.

Dopo questa mia limitata acquisizione di dati sui Semeghini, mi permane il dubbio circa la qualità del rapporto parentale tra la famiglia di Pio e quella di Defendi (1852-1891) Pio aveva 26 anni meno del Defendi, 13 quando costui morì. Quindi per la vocazione di Pio, forse più di una tradizione familiare contò per spiegare il fatto del suo allontanamento a Milano per fare il droghiere uno stato di stringente necessità alimentare della famiglia. La vocazione c'era già giacché Pio ben prima dei vent'anni cominciò a frequentare l'Accademia di BB. AA. di Firenze e Modena e a dipingere. Certo son dubbi di poco conto, forse, però riguardando un artista di primaria importanza l'avere chiaro il percorso formativo renderebbe l'analisi su di lui più attendibile e, soprattutto, chi legge non sarebbe avvilito da frasi generiche della critica quali “Ebbe una giovinezza agitata: fu mandato a Milano a fare il droghiere”.

In definitiva nell'excursus bio-bibliografico su Pio Semeghini non ho colto la presenza di studi innovativi di particolare approfondimento e soprattutto dialetticamente superanti i dati acquisiti durante la vita del pittore, morto nel 1964. Ne consegue che gli scritti di mio padre non solo mantengono la loro importanza storiografica ma anche l'utilità, la “freschezza” dell'acquisizione formativa. Di conseguenza, li riproduco più che volentieri per facilitarne la lettura soprattutto ai giovanissimi cui non è agevole né gradito l'accesso alle troppe Biblioteche , la cui struttura “castale” non facilita gli utenti comune o occasionali.

Su Wikipedia (prima tappa, praticamente inevitabile) nella bibliografia su Severini sono tre gli interventi monografici registrati e attribuibili a Carlo L. Ragghianti. Nella Bibliografia degli scritti di mio padre sono quattro le voci specifiche sul pittore, due delle quali riguardano lo stesso testo pubblicato in due differenti sedi. Orbene, anzi male, perché in Wikipedia due delle tre voci sono errate. Mentre la prima, esatta, riguarda la presentazione al Catalogo della Mostra del 1956 a Verona, la seconda – immediatamente successiva – col titolo Semeghini a Verona, viene indicata senza autore, però pubblicata nel n.26 di “SeleArte”. E' stranoto, d'altro canto, che tutti i testi di “SeleArte” non altrimenti firmati erano scritti dai coniugi Ragghianti, con distinte attribuzioni da riscontrare nelle rispettive bibliografie. Il terzo scritto in W. Si rifersisce a Arte italiana d'oggi, saggio del fascicolo monografico n.48 (n.12, 1960). Anche questo risulta curioso ed errato, perché Semeghini non sembra citato nel testo, compare soltanto con due illustrazioni a colori, stampate male. Il quel saggio C.L.R. fa il punto della situazione artistica in Italia al 1960, implicando un futuro anagraficamente escluso per Semeghini, defunto quattro anni dopo e già poco attivo. 

Sempre su Wikipedia, i due scritti di C.L.R. risultano attribuiti a tal Raggianti con una storpiatura del cognome che reputo lecito sospettare intenzionale, anche perché tutti gli altri nominativi sono corretti. (Senza considerare, poi, che le due voci di R. sono intervallate cronologicamente da numerose altre). In conclusione: che un refuso possa sfuggire alla correzione passi, anzi non costituisce un problema, ma due identici no, non è casuale. E non si tratta nemmeno di una “ipercorrezione” uniformante, eseguita da persona estranea alla materia, perché un buon redattore controlla tutte le volte il testo dattiloscritto, soprattutto i nomi e cognomi. Inoltre, ed infine, in W. è assente l'altro contributo pubblicato in “SeleArte” (n.23, mar.-apr. 1956) Mostra di Semeghini sempre scritto da Ragghianti, che naturalmente riproduco in questo blog. Può anche darsi che mi siano sfuggiti brani o incisi specifici su P.S. sparsi nella vastissima bibliografia di mio padre e nella sua corrispondenza. Se sì, mi consolo pensando che non sia importante. Non mi è sfuggito, invece, le righe che il giovane C.L.R. scrisse nel 1938 nella recensione La Galleria Arcobaleno di Venezia (“La Critica d'Arte”, a. IV, n.1, XIX, gen.-mar. 1939). Eccone la trascrizione:

Da segnalare, perché meno note, i due gruppi di opere dei pittori...e Semeghini...il secondo pure allevato con buoni succhi della tradizione impressionistica, più robusto e individuato nel suo tono come nei suoi limiti”.

Del saggio Avviamento all'arte di Pio Semeghini ripubblico in questo post il testo stampato nel fascicolo n.17 di “Critica d'Arte” (sett.-ott. 1956), invece di quello stampato nel Catalogo della Mostra veronese del 1956, il quale contiene alcune piccole varianti e aggiunte che mio padre faceva sistematicamente ad ogni giro di bozze dei suoi scritti. Dato che si tratta di modifiche ininfluenti alla comprensione del testo, preferisco questa soluzione per due motivi: 1) la stampa del testo è più marcata e leggibile, nonché di corpo superiore; il carattere è in tondo, mentre nel Catalogo è in corsivo, più faticoso da leggere in testi di una certa lunghezza; 2) le illustrazioni del saggio furono scelte dall'autore, mentre quelle del Catalogo veronese dalla locale redazione.

Sul piano della critica Pio Semeghini è sempre stato marginale, penso perché tanti critici ne davano scontata l'originalità e quindi non ritenevano necessario il proprio contributo. Penso anche che il carattere schivo e riservato dell'artista abbia privilegiato un'attenzione umana, sociale, ed abbia contribuito ad “isolarlo”.

Come testo critico, riporto la recensione che “zio” Aldo Bertini scrisse per “Le Arti” (giu.-lug. 1941, pp. 376,377 più 2 ill. f.t.) vuoi perché certamente nota a C.L.R., vuoi perché assente nella bibliografia di Wikipedia, così come vi manca l'articolo pubblicato nel 1932 su “Domus”, citato da Bertini come “ancora il saggio più importante” su Semeghini.

Ultimo testo riprodotto nel post è la parte iniziale della lettera, riguardante il pittore, che il 19 dicembre 1956 Licisco Magagnato spedì a C.L. Ragghianti. Chiude la rassegna su Pio Semeghini la consueta riproduzione di opere dell'artista, tranne le sculture che – ho letto in più fonti – l'artista veronese ha operato. Esistano ma non sono illustrate, almeno nelle sedi accessibili al comune ricercatore.

Ricordando con nostalgia l'amica vivace presenza di Alfredo Righi – fiero nativo di Carpi – tra i disegni che ripubblico nel post ho inserito quelli che illustrano il racconto di Riccardo Bacchelli (notevole scrittore di narrativa, oggi trascurato) pubblicato ne “La lettura” (ottobre 1934) intitolato Un bel principe del Cinquecento (Alberto Pio da Carpi).

F.R. (13-14 dicembre 2020)



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