Carlo e Licia

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sabato 9 gennaio 2021

Donato Bramante.

Licia Collobi pubblicò nel 1961 su “Critica d'Arte” (n.48, nov.-dic., pp.12-31) il saggio Nuovi studi sul Bramante, nel quale recensisce criticamente il ponderoso, complesso ed importante studio di Otto H. Forster (Bramante, 1956) e la successiva ricerca di Renato Bonelli Da Bramante a Michelangelo, profilo dell'architettura del Cinquecento (1960). Questo libro del Bonelli, studioso nei confronti del quale Carlo L. Ragghianti aveva per alcuni anni riposto aspettative poi andate deluse, oltre che sul piano metodologico anche e, forse, soprattutto sul piano dell'eticità nella vita accademica e nella ricerca scientifica, è limitato alla sola attività romana di Bramante dal 1480 al 1550 circa.

In conclusione: mentre per il Bonelli l'eredità fiorentina nell'ambito dell'architettura indagata “viene indicata come il solo valido elemento per il futuro”, per quanto riguarda il Forster la lezione del Bramante non è soltanto come per il Bonelli “tale per un momento storico della vicenda dell'arte” ma “ne è invece una premessa universale, base per tutti e per sempre”.

In precedenza su “SeleArte” (n.51, mag.-giu. 1961, pp.2-14) la studiosa triestina aveva pubblicato una prima stesura del suo scritto sull'opera del Forster, sottolineandone i contenuti innovativi.

In un primo momento avevo pensato di riprodurre soltanto lo studio in “Critica d'Arte” per due motivi: il primo è il fatto che la ricerca in “SeleArte” non conteneva riferimenti alle tesi del Bonelli; il secondo motivo riguarda la diffusione tra le due riviste che all'epoca era di 1 esemplare di “Critica d'Arte” a fronte di 15 di “SeleArte”. Quindi le tesi di Otto H. Forster (che è anche l'estensore della “voce” di Bramante nell'Enciclopedia Universale dell'Arte, 1958) hanno avuto una circolazione cui non necessitava una ripetizione della sostanza del contenuto. Riprendendo, in vista della postazione nel blog, il materiale mi si è imposta la considerazione che – invece – è maggiormente opportuno riprodurre entrambe le ricerche di Licia C. su Bramante. Siccome si è scritto tanto del linguaggio divulgativo (in specifica accezione) di “SeleArte” potrà risultare interessante verificare le differenti modalità su documenti affini tramite un esempio. Da “SeleArte” riproduco soltanto il testo, giacché le illustrazioni sono le stesse di “Critica d'Arte”.

Nel volume di Forster, che Licia Collobi trattenne in casa tra i pochi non inviati alla Fondazione di Lucca perché necessari ai propri studi, ho rinvenuto una pagina 



manoscritta inserita nel testo a stampa. Si tratta di una traduzione e riassunto del testo del Forster eseguita dalla studiosa triestina per agevolare una ricerca del coniuge Carlo L. Ragghianti. Perciò riproduco questo foglio quale esempio superstite delle tante traduzioni dal tedesco (che sono spesso anche riassunti), intercorse tra i miei genitori.

Dopo una ricerchina mirata, noto che nelle fonti collegate a Bramante sono ignorate, anche il Bibliografia, non soltanto l'opera di riferimento ineludibile di Forster ma anche lo studio del Benelli. Devo poi constatare come assenza – purtroppo “ovvia” stante la faziosità di cerca critica – anche le ricerche ed i contributi di Licia Collobi Ragghianti.

Allego, infine, due documenti: il primo dei quali piuttosto insolito consistente nel facsimile di scrittura e di contenuto di un sonetto manoscritto del Bramante, insieme alla riproduzione a stampa dei quattro sonetti di questo architetto e pittore colto, come altri grandi artisti del suo tempo. L'altro documento – tratto da Il libro de' disegni del Vasari ricostruito negli anni Settanta del Novecento da Licia Collobi – riproduce i disegni collezionati da Vasari come esemplari del maestro e collega Bramante.

F.R. (26 novembre 2020)


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