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martedì 5 gennaio 2021

{glossario} Il concetto d'intellettuale.


 

Come spesso avviene, scrivendo si può essere anche coinvolti da avvenimenti in atto o di poco precedenti. Così Carlo Antoni, in questo testo esemplarmente chiarificatore circa il concetto di “intellettuale” non si esime dal valutare il comportamento degli intellettuali magiari durante l'orgogliosa, coraggiosa e disperata rivolta del popolo ungherese nel novembre 1956 contro il regime imposto e difeso con le armi dall'URSS.

Mentre è indubbio che alcuni di essi hanno onorato il loro “intelletto” sostenendo la rivoluzione soffocata nel sangue dai panzer rossi, è indubbio che la sollevazione del popolo era più anti-russia sovietica che anticomunista. Si ricordi che nel 1919 in Ungheria ci fu il breve regime comunista di Bela Kun, ma anche che la ribellione fu in buona parte fascistoide, con radici nel regime dell'ammiraglio Horthy 

risorte poi intatte (come da noi) nel 1989 con il crollo del comunismo reale e oggi in Ungheria si constata con la ripugnante politica di Orban, autentico cavallo di Troia all'interno dell'Unione Europea.

Altrettanto certo è il fatto che tantissimi “intellettuali” se dicenti – però osannati dal PCI e successive svolte a destra – comunisti (o “pudicamente” indipendenti di sinistra) nostrani dopo l'avvento peronista di Berlusconi si sono mostrati senza maschera. Non solo imbelli, come tuonò il regista Nanni Moretti, ma ipocriti, camaleontici poltronisti, il cui motto riguardo al Comunismo (di popolo) e al PCI (di facciata) sembrerebbe a posteriori essere stato: “Io non c'ero. Se c'ero, dormivo”. In attesa del vitalizio da laticlavio o d'altre prebende.

F.R. (30 novembre 2020)

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