Carlo e Licia

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giovedì 24 dicembre 2020

Il “Desiderio da Settignano” di Ida Cardellini.

Questo libro ha 58 anni e come tutti i libri riusciti, ben fatti, di contenuto importante e innovativo non li dimostra. Anzi, praticamente non solo non ha data di scadenza ma nemmeno rughe di vecchiaia; e nel caso se ne vedesse qualcuna è ruga soltanto “d'espressione”.

Di questo eccezionale scultore il percorso riconoscitivo dell'opera si è svolto con una certa linearità, anche se prevalentemente più determinato da fattori contenutistici che da comprensione per l'originalità dell'artista.

Non diversamente la ricostruzione del Catalogo delle opere attribuibili a Desiderio è stata faticosa e non del tutto codificata in una unanime accettazione delle sculture dell'artista. Perciò il complesso lavoro critico di Ida Cardellini è tuttora da considerarsi basilare riferimento per la comprensione di Desiderio da Settignano.

Riporto perciò nel blog dalla grande monografia delle Edizioni di Comunità l'intero capitolo Desiderio e la critica, vuoi perché si tratta di una ricerca e di una analisi assai complessa e articolata, particolarmente esemplare in concezione e svolgimento, vuoi perché è indice del modus operandi che mio padre insegnava e richiedeva ai suoi collaboratori e agli allievi a partire dalle tesi di laurea, ritenendo storiograficamente essenziale la ricostruzione dei problemi critici.

Il 9 ottobre 1964 la studiosa viareggina – nella lettera qui di seguito riportata integralmente – scriveva a C.L.R. che la collega Ann Markam “toglie a Desiderio quasi tutte le opere, lasciandogli...”. Con la conseguenza, viene da pensare, che è facile indovinare a chi l'Istituto Treccani abbia assegnato la voce Desiderio del grande Dizionario Biografico degli Italiani: ad Ann Markam Schulz. (A proposito di “voci” bibliografiche, noto che Ida Cardellini risulta assente in tutte le sedi testate). Ho anche visto che A. Pinelli, “a lungo Direttore del Dipartimento di Storia delle Arti all'Università di Pisa” (fino al 2005/6) in una sua recensione del 30 aprile 2007 su “Repubblica” della Mostra su Desiderio al Bargello di Firenze, non cita la Cardellini, già docente e responsabile di settore nello stesso organo dell'Ateneo.

Per quel che riguarda il libro, in questa sede propongo nel blog la Presentazione di C.L.R., la Nota biografica e oltre al detto capitolo Desiderio e la critica, la scheda critica sulla scultura L'Ignota, a mo' di esempio della struttura del Catalogo critico delle opere. Mi permetto anche di inserire – quali divisori degli argomenti – alcune riproduzione a colori di opere dell'artista.

Come documentazione inerente questa bella pubblicazione, oltre alla citata lettera, posto quella della Cardellini a C.L.R. del 24 marzo 1964; e poi la lettera del 19 novembre 1967 di R. a Ugo Procacci di cui ignoro la risposta. Unisco anche la bozza e la stampa della nota Patologie, pubblicata su “Critica d'Arte” (n.62, maggio 1964, p.64) in seguito ad un altro pretestuoso e ingiustificato atto denigratorio da parte della banda dei soliti noti.

Dato il titolo di questo blog, ripropongo quanto d'altro mi risulta scritto sull'argomento Desiderio da Settignano da Carlo L. Ragghianti: Un saggio biografico: la breve esperienza di Desiderio, pubblicato su “L'Espresso” del 13 gennaio 1963 (con titolo del redattore) e la recensione di questo libro pubblicata in “SeleArte” (n.63, mag.-giu. 1963, pp.41-43).

Volendo ricordare che il libro di Ida Cardellini è stato pubblicato in una collana (che anche grazie al Desiderio si può definire prestigiosa) osservo, per la precisione, che si tratta del n.3. Dato che il n.2 è stato il “bestseller” Mondrian e l'arte del XX secolo di C.L.R., mi si pone il problema di quale sia il primo volume della serie secondo l'ineffabile gestione di dati di mio padre. Dopo tre giorni di (modesto, a dire il vero) rovello ho l'illuminazione – verificata positivamente – che il n.1 della Collana deve essere considerato il grosso libro Studi in onore di Matteo Marangoni (Vallecchi, 1957). Riferisco questo per certi versi insignificante enigma, il quale però nella Bibliografia degli scritti di C.L.R. viene aggirato e quindi resta irrisolto. Il che non è fatto marginale, giacché gli Studi in onore di Matteo Marangoni hanno anche una dicitura differente (“Studi di Storia dell'Arte”) e non hanno numerazione. Se, poi, il saggio della Cardellini su Desiderio e la critica fosse stato condotto scansando le “piccole” (ma fattualmente concrete) acribie non sarebbe esemplare, come invece l'ho convintamente definito.

Talora la puntigliosa verifica e/o ricostruzione di dati marginali può essere importante. In questo caso di serialità si può pensare che non sia poi così determinante. A pensarci bene, però, mi domando se in un elenco bibliografico una Collana comincia dal n.2 nella totale assenza del n.1, lo studioso, il lettore, il potenziale acquirente cosa penseranno della competenza, della serietà e delle qualità di quella impresa editoriale?

F.R. (15 novembre 2020)

























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