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lunedì 28 dicembre 2020

Conscience et connaissance de l'individualité – Langage artistique – Histoire (1960). Testimonianza a un Maestro.

 


Ho premesso, a mo' di testo introduttivo redazionale, la nota con cui Carlo L. Ragghianti chiuse la riproposta del saggio Conscience... nella edizione 1980 di L'arte e la critica. In questa postilla sono spiegati sia la destinazione iniziale del saggio che il suo utilizzo per l'omaggio a C.L.R. in occasione dei trenta anni di attività scientifica e dei venticinque anni dalla fondazione della rivista “Critica d'Arte”

A Eugenio Luporini, militante socialista spettò il compito di inviare al quotidiano “L'Avanti!”, organo del P.S.I., la sua Testimonianza che ricordava le circostanze dell'omaggio a C.L.R., allora già vicino al partito e molto considerato proprio da Pieraccini, direttore della storica testata. Eugenio Luporini era politicamente socialista fin da prima della guerra e agli inizi degli anni Sessanta simpatizzava per la sinistra del partito, pur non essendo “carrista”. Fu da lui, quando manifestai attorno al 1958 l'intenzione di iscrivermi al P.S.I., che ricevetti incoraggiamenti e i primi opuscoli orientativi e propagandistici. Perciò ricordo ancora bene la sua indignazione e il rabbioso sdegno nei confronti del “pusillanime” e “governativo”, che conosceva da sempre, Giovanni Pieraccini (1918-2017), l'esponente per altro più colto e riflessivo della mediocre leadership toscana sia di “destra” che di “sinistra” (si veda il post – benevolo – del 2 giugno 2017). Il babbo e Daddo Detti faticarono non poco a fargli sbollire quello che – giustamente, penso – riteneva oltretutto un'offesa personale anche e soprattutto nei suoi riguardi.

E proprio in questa sua Testimonianza si trova sintetizzato il significato del saggio scritto direttamente in francese da C.L.R. là dove Luporini scrive: “...nel quale Ragghianti ha ricapitolato alcuni suoi motivi più originali e fecondi del suo storicismo estetico, ed ha per tema la coscienza dell'individualità, e il suo rapporto con la storia nella forma di linguaggio artistico; un saggio densissimo di argomenti e di prove, nell'estrema brevità e concisione volute dall'autore, che sviluppa temi a lui cari sin dalla sua prima meditazione...”.

Rileggendo la Testimonianza a un Maestro di Luporini, il tarlo solitario che mi aveva disturbato nella prima lettura trova conferma. Effettivamente direi che in questo caso C.L.R. ha collaborato alla stesura del testo, probabilmente tramite alcune osservazioni e integrazioni. Era sua consuetudine, infatti, comunicare le sue puntualizzazioni il più delle volte formalmente, ma talvolta con fogli volanti 



sia che si trattasse di correzioni, che di osservazioni problematiche o integrazioni necessarie.  Ciò poteva avvenire sia durante la gestazione di una tesi di laurea, o anche dopo la prima lettura di un testo proposto per la rivista; dava suggerimenti non soltanto scientifici per corrispondenze, collaborazioni a giornali ecc. Il tutto non per “arroganza” ma per “servizio” e non soltanto agli allievi e ai collaboratori diretti o più stretti. Nel presente (come scrivono tanti studiosi) caso comunque l'impronta mi pare proprio esserci, però non soverchiante un impianto già formulato.

In conclusione, ricordo ancora una volta che il titolo del saggio è stato modificato dall'autore in occasione della ristampa del medesimo nella edizione 1980 de L'arte e la critica e che il titolo originale del libretto del 1961 è da considerarsi comunque quello “ufficiale”.

F.R. (8 novembre 2020)


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