Carlo e Licia

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martedì 24 novembre 2020

Francesco Burlamacchi: primo martire dell'Unità d'Italia.

Quarant'anni or sono un ristretto gruppo di personalità lucchesi ebbe l'occasione – riunite, forse convivialmente, per non so quale ragione – di rievocare l'eccezionale figura di patriota lucchese e italiano che fu Francesco Burlamacchi.

Certo – direi – proprio su invito di Carlo L. Ragghianti – memore delle animate fraterne discussioni normaliste con Delio Cantimori e non alieno a iniziative inusuali, sorprendenti piuttosto impreviste talora – fu deciso seduta stante di ricordare l'illustre predecessore patriottico con un annunzio nella rubrica dei decessi (notoriamente la più letta nella cronaca locale da sempre) alla molto probabilmente ignara cittadinanza. Ciò tramite “La Nazione” l'organo di stampa più diffuso sul territorio lucchese, di orientamento liberal-conservatore, come d'altronde (soprattutto all'epoca) la maggioranza dei lucchesi.

Dei nove “cittadini lucchesi” firmatari del necrologio in ricordo di Francesco Burlamacchi, oltre a mio padre Carlo Ludovico, ho conosciuto di persona Pier Carlo Santini (1948, Bellavalle, in occasione della tesi di laurea sul Giambologna). Di altri quattro ho avuto conoscenza dai media e da motivi familiari o professionali: Francesco Giovannini, intellettuale liberale, storico, amico di Pier Carlo; Giorgio Marchetti (1943-2014) architetto, scrittore satirico, membro di un Consiglio di amministrazione della “Affondazione” (come ebbe a chiamare la Fondazione in crisi dopo la morte di Pier Carlo Santini e dell'Avv. Del Frate) Ragghianti; Paolo Rossi, giurista, esponente socialista anticomunista, Presidente della Corte Costituzionale; Bruno Vangelisti (1920-2003) storico antiquario di Lucca. Degli altri tre firmatari, non essendo io lucchese residente, non ho notizie.

Non mi nascondo e tanto meno celo ad altri il fatto che alcuni di questi personaggi erano massoni. Non lo era sicuramente, però, Carlo L. Ragghianti, spirito troppo libero e laico per poter accettare l'ipotesi di un Grande Architetto o quel che sia, così simile ad una religione organizzata, rivelata. Forse, anzi probabilmente date amicizie e frequentazioni, lo era stato suo padre e nonno mio, con discrezione come nel carattere dell'uomo.

Ciò che è certo è il fatto che il Burlamacchi possa essere considerato, definito il “primo martire dell'Unità italiana”. In questo post riprodurremo un paio di immagini di monumenti ottocenteschi, di nessuna verosimiglianza col personaggio reale; seguirà il breve saggio di Augusto Mancini (1875-1957), lucchese illustre, primo maestro universitario di mio padre, nel 1946 nella lista del Movimento Democratico Repubblicano (di cui l'allievo R. era il principale esponente toscano) quindi Rettore dell'Università di Pisa.

Lo studio di Mancini su Burlamacchi mi sembra tuttora un importante contributo sull'argomento. Con sorpresa, invece, constato che lo storico Michele Luzzati (1938-2014), del medesimo Ateneo pisano, per la voce “Burlamacchi” del Dizionario Biografico Treccani ha steso un testo deludente, piatto, filologico ma sordo intellettualmente. Migliore risulta il breve contributo della vecchia Treccani anteguerra.


Non sono riuscito a vietarmi di riproporre il Proemio che Francesco Domenico Guerrazzi (1804-1873), grande patriota e scrittore prolifico oggi dimenticato anche perché di una retoricità e di una scrittura spesso indigeribili, appose al suo introvabile libro Vita di Francesco Burlamacchi (1868).

La vis democratica del Guerrazzi conclude questa sua introduzione con le seguenti sacrosante parole di bruciante attualità:”Dei patrizi e dei plebei i quali si chiamarono moderati e furono schiavi e ladri vuolsi spento il seme”.

F.R. (22 ottobre 2020)


Facendo alcune verifiche su internet, scopro che a suo tempo m'era sfuggita la pubblicazione di un bel libro per veste editoriale ma soprattutto per l'importante contenuto scritto da uno dei firmatari il “necrologio” 1980 di Burlamacchi: Francesco Giovannini. L'editore Pacini Fazzi di Lucca nel 2004, infatti, ha stampato la Storia dello Stato di Lucca – illustrata da didascaliche pitture di Vincenzo Barsotti (1876-1944) apprezzato da C.L.R. giovinetto – nella quale l'autore (di cui riporto anche la cordiale e ironica auto-direi-biografia dalla seconda risguardia di copertina) con un linguaggio di raro nitore traccia il ricco e complesso percorso della città stato di Lucca, repubblica perseverante fino alla subita violenta bulimia del parvenu Bonaparte. Dalle pagine 161-166 di questo notevole libro (esaurito si direbbe, almeno per quel che ho faticato per trovarlo nel commercio online) riporto quanto riguarda direttamente il “progetto Burlamacchi”.

F.R. (22 e 27 ottobre 2020)








Da "Storia dello Stato di Lucca" di F. Giovannini.

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