Carlo e Licia

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domenica 18 ottobre 2020

{Scaffale di Irene} Ritratto di una donna libera: Jane Digby El Mezrab (1807-1881).

Questo mese vorrei riproporre un articolo, che scrissi anni fa per il blog culturale che allora gestivo, incentrato sulla figura avventurosa e pionieristica di questa bellezza ottocentesca, Jane Digby.

Scoprii per la prima volta della sua esistenza attraverso un ritaglio di giornale scovato nell'archivio di famiglia e per approfondire sulla vita eclettica che condusse, mi rifeci alla biografia scritta nel 1996 da Mary S. Lovell: A Scandalous Life: The Biography of Jane Digby (della stessa autrice, le biografie delle sorelle Mitford).

Fin dall'inizio la personalità di questa donna mi ha colpito come un'emblema di pre-femminismo romantico, entrambi termini piuttosto abusati ma in questo contesto intesi come un'affermazione cosciente della propria individualità femminile che si distacca dai requisiti “convenzionali” dell'epoca per appagare invece non solo desideri ma anche sete di conoscenza e necessità di scoprire sensibilità differenti dalle proprie; permettersi di abbandonare il “decoro” imposto e accogliere la spinta delle emozioni sbrigliate.

Jane Digby nasce il 3 Aprile del 1807 da due nobili famiglie del Dorset, in Inghilterra i Digby ed i Coke. Già in tenera età Jane si dimostrò una valida eroina romantica scappando con bande di zingari attratta dalla vita girovaga e libertina o tentando di imparare a cacciare fagiani al galoppo. Il debutto in società la vide una trionfante bellezza sedicenne “alta e snella, con occhi blu-violetto, ciglia lunghe, capelli dorati, portamento elegante e labbra che ti tentano a maledire il Cielo pur di toccarle”, fu scritto di lei.

L'ottimo pedigree da parte di entrambi i genitori, che vantavano una schiera di Sir e Lord ben affermati nell'ambiente militare e in quello politico, insieme all'aspetto attraente e perfettamente in linea con i canoni di bellezza del tempo, le ottennero il premio ambito e a diciassette anni viene data in sposa al 34enne Edward Law, II Barone di Ellenborough (che poi diventerà il primo Conte). La felicità matrimoniale ebbe vita inesistente, si vociferò che già la luna di miele fu disastrosa e il neosposo si consolò con la figlia della cuoca dell'hotel.

Immagine orribile per la donna moderna tentare di mettersi nei panni della Jane adolescente che si ritrova inesperta, dimenticata e presto disillusa nel letto matrimoniale, eppure dell'epoca ci sono sono arrivate storie simili appartenenti il passato di tante delle donne 

che poi divennero personaggi rimarchevoli e affascinanti. Eppure la storia va avanti, ma non cambia mai poi troppo.

Il marito – diciassette anni più vecchio della moglie – ottenuto un figlio nel 1828 si dimenticò ancor più completamente della moglie e tornò a condurre la propria vita di simil-scapolo indipendente, passando da un'amante all'altra.
Jane, corteggiatissima per l'aspetto ma anche per l'eccezionale vivacità intellettuale e di spirito, non sopportò a lungo – come la maggior parte di noi donne, se siamo oneste – d'essere messa da parte e invece di accettare passivamente una vita di infedeltà e rancore, prese le redini della propria vita di giovane donna tra le dita e iniziò coraggiosamente a fare i fatti suoi. E' così che si avvia una lunga serie di scandali che la videro protagonista, ma si avvia soprattutto l'annosa e avventurosa ricerca di sé stessa e dell'amore.

Nel 1828 conobbe il ventisettenne Capitano degli Ulani e Principe boemo Felix Schwarzenberg e divennero presto amanti, evento che la tumultuosa ma candida Jane pare urlò a squarcia gola a mezza Inghilterra salendo sul tetto dell'edificio. Nonostante un matrimonio tra i due non fosse prevedibile, ormai incinta Jane chiese al marito che le concedesse il divorzio per poter seguire l'amante nel continente.

Il divorzio era ancora una questione annosa e scandalosa nel diciannovesimo secolo e nonostante Ellenborough riuscì ad ottenere il necessario atto del Parlamento per ottenere lo scioglimento del matrimonio grazie alla sua posizione politica, la notizia rimase sui giornali e sulle bocche di gossip a lungo. Venne esclusa ed allontanata totalmente dagli ambienti aristocratici inglesi, e persino dalla famiglia: nella casa paterna il suo ritratto viene tolto dalle pareti della galleria dei ritratti di famiglia.

A questo riguardo Honoré de Balzac, che incontreremo più avanti lungo la strada di Jane Digby e che a lei si ispirò per la protagonista Lady Arabelle Dudley nell’opera Giglio nella Valle, scrisse:

Mai una nazione tramò in modo più elaborato per l'ipocrisia di una donna sposata ponendola sempre tra la vita sociale e la morte. Per lei non c'è compromesso tra vergogna e onore; la caduta è totale, o non c'è caduta; è tutto o niente.”



Seguito l'amante a Parigi dove aveva il suo nuovo incarico diplomatico, e dopo avergli partorito un secondo figlio, anche la fiamma di questo rapporto si affievolì, vedendola costretta a dividere le attenzioni del compagno non solo con l'amore per la carriera ma anche con la sua nuova amante. Ancora una volta Jane scelse di non restare come seconda scelta e vide il suo sogno d'amore romantico infranto; ancora una volta, la storia si ripete diversa ma sempre uguale.

A Parigi ebbe però modo di frequentare i circoli letterari più colti, ed aiutata dall'educazione liberale impartita dal padre (molto amata dai genitori prima della curva scandalosa che prese la sua vita, il nonno la introdusse ad argomenti come civiltà antiche e politica internazionale. Al suo debutto in società sapeva cavalcare e conversare abilmente, ma conosceva anche quattro lingue straniere), si inserì perfettamente negli ambienti artistici francesi, nei quali conoscerà appunto Balzac con il quale avrà un breve ma intenso flirt, ed inizia così a lasciarsi indietro almeno in parte l'inesperienza e naivité giovanili.
Tanti, nel corso della sua lunga e intensa vita furono i mariti e gli amanti, personaggi più interessanti i secondi rispetto ai primi; tra le successive relazioni figurano Luigi I di Baviera, Ottone Re di Grecia ed il futuro Napoleone III.

Uno degli aspetti accattivanti della natura di Jane Digby è proprio l'approccio che tenne nei confronti dell'amore, del quale sembra avesse una visione romantica e sognante alla Bovary e alla ricerca del quale non volle mai rinunciare. Leggendone la storia si percepisce - oltre alla sregolatezza e all'eccentrismo, al di là degli aspetti moralmente discutibili delle sue scelte di vita “moderne” - una fame travolgente di provare emozioni che non fossero quelle blande, sciape e trattenute volute all'epoca, il desiderio intrinseco di essere amata e il rifiuto categorico di accontentarsi di meno di un'amore che rimanesse appassionato e sincero.

Essere amata era una necessità come l’aria che respirava” scrisse da ragazza nel proprio diario.

E sono proprio queste correnti impetuose interne che la porteranno a fare rotta verso l'Oriente, dando una svolta ancora più avventurosa alla sua vita.

Alla corte bavarese conosce un conte di Corfù e Jane divorzia dall'attuale marito, il barone Von Venningen (che si occuperà dei loro due figli rimanendole amico) e va a vivere nella grecia rurale insieme a Spyridon Theotokis, adattandosi egregicamente alla vita informale dell'isola. Nel 1846 durante un soggiorno in Toscana il giovane figlio avuto da Theotokis, Leonidas muore tragicamente 

sporgendosi troppo e cadendo da un balcone e affranta dal lutto e dal senso di colpa che vede la tragedia come punizione per aver abbandonato i suoi precedenti figli, si separa dal marito greco.

La successiva conquista dell'ormai non più giovanissima Jane è il generale Xristodolous Hadji-Petros, comandante di mercenari albanesi e combattente durante la Guerra d'Indipendenza della Grecia: un uomo molto più vecchio di lei, dallo sguardo feroce e una presenza da principe della guerra che intrigano la romantica Jane con una vita brigantesca ma avventurosa sulle montagne e l'esperienza di essere la donna del "capo-branco".

Delusa ancora una volta dal comportamento frivolo dell'amante, è ormai una donna di quarantasei anni quella che con tenacia indomita si sradica nuovamente dalla propria vita per abbandonare del tutto l'Occidente, per non farvi più ritorno.

Arriva in Siria, dove incontrerà di nuovo la volubilità e la doppiezza degli uomini iniziando e vedendo morire varie storie d'amore o notti appassionate, ma dove si innamorerà anche del paese e della cultura locale.

Scriverà: “ Il mio cuore si scalda verso questi Arabi selvaggi. Possiedono tante delle qualità che desideriamo nella vita civilizzata, ospitalità senza limiti; rispetto per gli ospiti o gli stranieri; buonafede e semplicità nel trattare tra loro, e una certa aristocratica cortesia innata”.
In marcia seguendo le orme della Regina Zenobia si dirige verso Palmira, affascinata dalla storia di quelle rovine e volendo essere la prima donna ad esplorarle in completa solitudine. Il deserto silenzioso, che accoglie in sé le tracce dei giardini e dei prati che un tempo dominavano quella regione nei pressi dell'oasi di Tadmor, è lo scenario della sua vera storia d'amore, quella che riuscirà a tenerla per trent'anni vicina allo stesso uomo.

Arrivata a Damasco e intenta a proseguire per le rovine di Palmira, il console inglese della capitale tenta di avvertirla dei pericoli che un tale viaggio per una donna attraente, bianca e sola avrebbe comportato e insistette per trovarle quanto meno una scorta. Jane accetta la protezione dei Mesrab, parte della tribù beduina siriana di Anazzah (o Anizah) e venne scortata dallo sceicco Medjuel el-Mezrab (a volte riportato come Abdul Medjuel el-Mezrab o Mijwal al Mezrab), di vent'anni più giovane di lei, ricco, nobile, istruito, affascinante conversatore e uomo d'azione che la salva da solo (il resto della scorta a quanto pare fuggì) da un'incursione di predoni alla loro carovana in viaggio nel deserto verso Palmira.

 Carl Haag: ritratti di Jane Digby El Mezrab e di Sheikh Medjuel el-Mezrab,1859.

I due si innamorano perdutamente e nonostante le rimostranze della famiglia Mesrab, Medjuel e Jane si sposano nel 1854 con cerimonia musulmana e intraprendono un'unione felice e appagante che durerà per 25 anni fino alla morte di lei.

Vissero per metà dell'anno come nomadi nel deserto e per metà in una villa bellissima fatta ristrutturare in stile occidentale da Sitt Mesrab (il titolo arabo ufficiale di Jane) appena fuori le mura di Damasco, totalmente presi l'uno dall'altra e circondati da parenti amici e servitori di lui, tutti egualmente innamorati della bellezza nordica di Shaikhah Umm al-Laban (sceicca mamma del latte) per il colorito della sua pelle, i boccoli biondi e gli occhi color del cielo, che parla il loro dialetto, si intende di armi e di cavalli allevandoli insieme al marito e non si perde d'animo ma partecipa agli agguati, agli assalti e ai brigantaggi che caratterizzano la vita nomade nel deserto.

Consumavano i loro giorni felici fra le dune di sabbia ed il sontuoso e fioritissimo giardino della villa a Damasco, accettandosi l'un l'altra senza rimanendo loro stessi nelle reciproche e in parte possiamo immaginare abissali diversità, eppur conformandosi alle abitudini e alle usanze reciproche che non violassero individualità e la libertà di attenersi alle proprie tradizioni originali.
Lo sceicco si adattò così a mangiare con forchetta e coltello alla maniera occidentale, e si attenne al patto stretto con la moglie alle nozze che avrebbe potuto avere altre mogli solo a condizione che Jane non ne sapesse niente. Jane non divenne mai musulmana, ma interpretò con entusiasmo il proprio ruolo di donna beduina fumando narghilè, portando l'abito blu ed il velo, truccando gli occhi di nero ed andando a piedi nudi.

Mungeva i cammelli, serviva il marito, gli preparava da mangiare, gli porgeva l'acqua per lavarsi le mani ed il viso, si sedeva per terra, gli lavava i piedi, gli offriva il caffè ed il narghilè e, mentre lui mangiava, ella stava ad aspettare e si gloriava di fare tutto ciò”, scrisse Isabel Burton, moglie dell'orientalista Richard Burton, dopo averla conosciuta. 

Amante appassionata e fedele nei confronti dell'ultimo marito nel quale aveva finalmente trovato l'amore anelato da una vita, ricoprì anche con intelligenza e competenza il 

proprio ruolo di moglie di capo tribù, dimostrando il proprio valore ed il coraggio quasi incosciente in più di una battaglia. Non tornò a Londra se non una volta nel 1857 per fare testamento a favore di Medjuel, con immenso imbarazzo della famiglia che ancora non l'aveva perdonata. Tornò appena poté dal marito, senza voltarsi nuovamente indietro.

“Con il cuore che batteva, arrivai a Damasco ... Medjuel mi venne incontro, il caro, l'adorato Medjuel, e in quel momento di felicità dimenticai ogni altra cosa”.

Combatté nell'estate del 1860 quando una rivolta dei Drusi in Siria minacciò di decimare la popolazione cristiana e nonostante la sua vita fosse stata risparmiata in onore della sua posizione, la mise a rischio cavalcando nella città assediata vestita da beduino “accompagnata da un solo terrificante servitore arabo che trasportava borracce d'acqua e ceste di cibo e medicine. Gli stretti vicoli attraverso cui Jane cavalcava erano disseminati di cadaveri in putrefazione nel caldo soffocante” (Passion's Child: Extraordinary Life of Jane Digby, di Margaret Fox Schimdt).

Risarcì i costi dei 12 mila rifugiati cristiani che vennero protetti nella fortezza algerina di Abd el Kadar e accompagnò spesso il marito in battaglia, rifornendo la tribù di Medjuel di armi per le schermaglie contro i Turchi e le tribù rivali.

Morì nel 1881 di colera o dissenteria assistita fino all'ultimo dal marito e avendo vissuto pienamente la sua vita, provando ogni esperienza che il suo animo curioso, la sua intelligenza e la sua sensibilità romantica le suggerivano.

L'amore fu sempre il tema dominante della sua vita: amore perseguito, amore vinto, amore rifiutato. Nonostante le sue numerose sconfitte, rimase sé stessa: una donna che non seguì né 'la strada della virtù né il sentiero fangoso della cortigiana'. Seguì i dettami del suo cuore. Nessuno l'ha mai fatto con più stile di Jane Digby”(Margaret Fox Schimdt)

Irene Marziali Francis

La tomba di Jane Digby El Mezrab in Siria.

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