Carlo e Licia

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mercoledì 22 luglio 2020

Impressionismo, 1. Ragghianti, Manet e Mallarmé.

Con qualche rammarico, mi accorgo che alcuni dei tanti argomenti importanti circa l'attività di Carlo L. Ragghianti – e a maggior ragione – di Licia Collobi, sono stati trascurati in questo blog. Probabilmente ciò è successo perché si è dato per scontato che certi temi siano più noti, presenti, storicizzati. Nella fattispecie è stato certamente accantonato ciò che riguarda gli Impressionisti.
Mentre provvederò a risolvere alcune disarmonie stridenti, ritengo comunque opportuno cominciare questa rievocazione da una fonte critica e interpretativa contemporanea agli eventi.
Stéphane Mallarmé si presta alla bisogna recuperando da “Critica d'Arte” (fasc. 166-168, lug.-dic. 1979, pp. 47-56) Gli Impressionisti e Edouard Manet, testo misconosciuto di questo famoso poeta. Oltretutto anche il fascicolo di “Critica d'Arte” fu pubblicato mentre la casa editrice Vallecchi era in grave crisi, ragion per cui il fascicolo semestrale fu distribuito soltanto agli abbonati (… e speriamo a tutti!) ma non nelle librerie nazionali ed internazionali che ricevevano abitualmente copie della rivista. Al testo di Mallarmé segue Manet e Mallarmé (pp. 57-68) di Carlo L. Ragghianti, scritto nel 1976 . Dopo i due testi critici, per ricordare la figura di Stéphane Mallarmé (1842-1898), eletto dai contemporanei nel 1896 “principe dei poeti”, riporto una recensione da “L'Approdo” (2, 1952) opera di Leone Traverso (1910-1968), traduttore e poeta, ad uno scritto di Carlo Bo, suo rettore all'Università di Urbino. Riproduco anche alcuni ritratti del poeta e il presunto Autoritratto, nonché un suo autografo per la gioia dei grafologi, i quali presumono di individuare la personalità di un essere umano dalla sua calligrafia. D'altro canto le analisi delle zampate feline o canine per il momento non credo che abbiano esegeti attendibili.
Come molti uomini di cultura del sec. XIX e della prima metà del sec. XX, Mallarmé è stato anche disegnatore, come si può vedere dal seguente “fumetto” rivolto all'amica “demi-mondaine” Méry Laurent (1849-1900) conosciuta nell'Atelier di Manet: 

La poesia di Mallarmé ha ispirato illustrazioni a diversi pittori. Qui voglio riprodurre la cartella litografica disegnata da Aldo Salvadori L'après midi d'un faune (ed. Franco Riva, Verona 1973, es. n. 35, arricchito di una quinta tavola, inserita poi dall'artista, rappresentante busto e testa di profilo del fauno cinto d'alloro).
Ricordo, in conclusione, che nel 1897, l'anno prima di morire, Mallarmé pubblicò il testo poetico Coup des dés. Enigmatico e sorprendente componimento, soprattutto per la collocazione nel foglio del testo con caratteri diversi per grandezza e disegno, nonché collocazione in varie direzioni. Una brillante anticipazione dei famosi
Calligrammes” (1918) di Guillaume Apollinaire. Di questa composizione di Mallarmé nella rivista “Grafica” (n. 3, 1987) sono stati pubblicati due studi analitici: il primo Mallarmé visivo di Chiara Sibona (pp. 53-55), il secondo Analisi dell'iconicità di “Un coup des dés” di René Lindekens (pp. 56-65).
F.R. (27 maggio 2020)



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