Con
qualche rammarico, mi accorgo che alcuni dei tanti argomenti
importanti circa l'attività di Carlo L. Ragghianti – e a maggior
ragione – di Licia Collobi, sono stati trascurati in questo blog.
Probabilmente ciò è successo perché si è dato per scontato che
certi temi siano più noti, presenti, storicizzati. Nella fattispecie
è stato certamente accantonato ciò che riguarda gli Impressionisti.
Mentre
provvederò a risolvere alcune disarmonie stridenti, ritengo comunque
opportuno cominciare questa rievocazione da una fonte critica e
interpretativa contemporanea agli eventi.
Stéphane
Mallarmé si presta alla bisogna recuperando da “Critica d'Arte”
(fasc. 166-168, lug.-dic. 1979, pp. 47-56) Gli Impressionisti e
Edouard Manet, testo
misconosciuto di questo famoso poeta. Oltretutto anche il fascicolo
di “Critica d'Arte” fu pubblicato mentre la casa editrice
Vallecchi era in grave crisi, ragion per cui il fascicolo semestrale
fu distribuito soltanto agli abbonati (… e speriamo a tutti!) ma
non nelle librerie nazionali ed internazionali che ricevevano
abitualmente copie della rivista. Al
testo di Mallarmé segue Manet e Mallarmé
(pp. 57-68) di Carlo L. Ragghianti, scritto nel 1976 . Dopo i due
testi critici, per ricordare la figura di Stéphane Mallarmé
(1842-1898), eletto dai contemporanei nel 1896 “principe dei
poeti”, riporto una recensione da “L'Approdo” (2, 1952) opera
di Leone Traverso (1910-1968), traduttore e poeta, ad uno scritto di
Carlo Bo, suo rettore all'Università di Urbino. Riproduco anche
alcuni ritratti del poeta e il presunto Autoritratto,
nonché un suo autografo per la gioia dei grafologi, i quali
presumono di individuare la personalità di un essere umano dalla sua
calligrafia. D'altro canto le analisi delle zampate feline o canine
per il momento non credo che abbiano esegeti attendibili.
Come
molti uomini di cultura del sec. XIX e della prima metà del sec. XX,
Mallarmé è stato anche disegnatore, come si può vedere dal
seguente “fumetto” rivolto all'amica “demi-mondaine” Méry
Laurent (1849-1900) conosciuta nell'Atelier di Manet:
La
poesia di Mallarmé ha ispirato illustrazioni a diversi pittori. Qui
voglio riprodurre la cartella litografica disegnata da Aldo Salvadori
L'après midi d'un faune (ed.
Franco Riva, Verona 1973, es. n. 35, arricchito di una quinta tavola,
inserita poi dall'artista, rappresentante busto e testa di profilo
del fauno cinto d'alloro).
Ricordo,
in conclusione, che nel 1897, l'anno prima di morire, Mallarmé
pubblicò il testo poetico Coup des dés.
Enigmatico e sorprendente componimento, soprattutto per la
collocazione nel foglio del testo con caratteri diversi per grandezza
e disegno, nonché collocazione in varie direzioni. Una
brillante anticipazione dei famosi
“Calligrammes”
(1918) di Guillaume Apollinaire. Di questa composizione di Mallarmé
nella rivista “Grafica” (n. 3, 1987) sono stati pubblicati due
studi analitici: il primo Mallarmé visivo
di Chiara Sibona (pp. 53-55), il secondo Analisi
dell'iconicità di “Un coup des dés”
di René Lindekens (pp. 56-65).
F.R.
(27 maggio 2020)
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