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domenica 7 giugno 2020

Mutamenti del paesaggio italiano. Giorgio Pasquali 1942.


Abbastanza si è scritto, nel tempo, sul paesaggio italiano dai punti vista più svariati: dalla geografia alla storia, dal cinema alla tutela, alla storia dell'arte ecc. I due contributi di Giorgio Pasquali attengono principalmente alla geografia, alla storia e alla botanica. E sarebbe interessante sapere da quali fonti un filologo, quale egli era, abbia attinto per scrivere questi due articoli.
I due contributi sono interessanti ed utili. Si riferiscono prevalentemente al territorio italiano ed alle sue trasformazioni nei secoli, dovute sia all'opera dell'uomo che a quella del tempo metereologico. Entrambi possono tuttora servire a quanti si occupano di storia del paesaggio ed ai botanici, per le informazioni sulla presenza e/o comparsa delle molte specie vegetali presenti in Italia o provenienti da altri paesi.
Nell'articolo sul n.° 10 di “Civiltà” è possibile conoscere la storia del paesaggio italiano e dei suoi mutamenti nei secoli, dall'antichità ad oggi. Mutamenti dovuti alla comparsa ed all'uso, con conseguente consolidamento nelle coltivazioni, di tutte quelle piante (sementi ed alberi da frutto) provenienti dal resto del mondo : dalle Americhe all'India, alla Cina, al Medio Oriente.
Per alcune specie, soprattutto se meno in uso, notizie essenziali, mentre maggiore è l'attenzione per le piante e i semi che, nel tempo, dall'antichità romana in poi sono diventate di corrente coltivazione.
Nel n.° 11 della rivista il soggetto principale è l'Italia. Dall'Italia descritta dai Greci come paese delle selve, alla descrizione del rapporto tra fiume e bosco nelle varie parti dell'Italia, soprattutto centrale e meridionale, analizzando la situazione, dall'acquitrinio alle parti irregimentate e irrigate, rilevando le diverse situazioni che nel tempo si sono avvicendate fino alle iniziative di bonifica intraprese negli anni '20 -'30 del Novecento.Ci sono poi particolareggiate descrizioni di quanto avvenuto e fatto per rendere inoffensivi fiumi come l'Arno e le aree lagunari intorno a Ravenna e Venezia. L'apporto analitico successivo riguarda il lago (il Fucino) e i laghi serbatoio, ovvero bacini idraulici che ottemperano alle esigenze del secolo XX, oppure quelli nati per movimenti di terra (frane) come Alleghe. Anche le cascate sono studiate, specie quelle create dall'uomo, così come il vulcanismo viene studiato come ultimo esempio di trasformazione del paesaggio, suo malgrado (Campi Flegrei, Vesuvio).
R.R. (30 aprile 2020)


La precedente notizia redazionale su questi saggi eccentrici di Giorgi Pasquali è di Rosetta Ragghianti, già ricercatrice al Dipartimento di urbanistica della Facolta di Architettura di Firenze.
Giorgio Pasquali (1885-1952) è stato un notissimo filologo classico e maestro indiscusso per i latinisti, i grecisti, i filologi e gli archelogi della seconda parte del secolo scorso. A ciò, aggiungerei di tenere in considerazione anche l'eccezionale caratura di Pasquali quale storico e geografo, se non proprio precursore certamente un interprete originale di quella nota “corrente” di “storia nuova” francese sviluppatasi attorno alla rivista “Annales d'histoire économique et sociale”, fondata nel 1929 dal grande Marc Bloch (1886-1944), di cui si veda nel post del 22 dicembre 2016 all'interno del fasc. n. 5 di “seleArte”, pp. 22-26, la Presentazione di Carlo L. Ragghianti alla sua traduzione di Esame di coscienza di un francese, pubblicato in “Itinerari”, n. 10, 1956. Con lui altro fondatore fu Lucien Febvre, mentre collaboratori della rivista furono Jacques Le Goff ed Emmanuel Le Roy Ladurie, per citare soltanto i più noti. Naturalmente tra questi studiosi illustri spicca la figura di Fernand Braudel (1902-1985), autore del formidabile libro La Méditerranée et le monde méditerranéen, edito nel 1949. 
I due saggi di Pasquali furono pubblicati nel 1942 su “Civiltà”, lussuosa rivista con intenti culturali fascioecumenici, ideata per supportare la costruzione del quartiere EUR di Roma e delle strutture per una programmata ma inattuata (per causa della guerra) esposizione E42. Mi sia concesso ricordare anedotticamente sia quanto riferito su Pasquali personaggio (vedi il post del 13 maggio 2020), sia il fatto che una ampia sintesi di questi due sorprendenti testi mi fu letta da Lara Vinca Masini, la quale
fu incaricata nella primavera del 1953 da mia madre di verificare il mio stato di preparazione per l'esame di terza media. Saputo che leggevo libri di divulgazione storica e che la storia era l'unica materia scolastica che approfondivo per mio conto, Lara Vinca mi segnalò questo inedito approccio storiografico alla materia che da buon crociano inconsapevole prediligevo. Per le altre materie (salvo la geografia che da sempre consideravo indissolubile ancella all' histoire événementielle, e che quindi padroneggiavo piuttosto bene) ricordo sue letture riguardanti Ariosto e altri autori da testi di Antonio Baldini, nonché diversi brani del latino meno paludato e solenne.
Accenno soltanto all'illuminazione circa la immensa Bur (Biblioteca Universale Rizzoli; copertina grigia) e successivamente agli anni in cui L.V.M. fu redattrice di “Criterio” (1957-'58) prima e poi di “seleArte”, nei quali mi fu spesso consigliera nelle incertezze culturali adolescenziali e in quelle dei dibattiti culturali dalla letteratura al cinema.
Ho visto su Internet che Lara Vinca Masini, ultranovantenne, ha difficoltà di tipo economico tali da aver indotto un gruppo di intellettuali suoi amici a chiedere per lei la concessione della “legge Bacchelli”. Sono rimasto sorpreso ed indignato per il rifiuto a questa istanza nei confronti di una donna e di una studiosa che si è distinta per essersi costruita una vita intellettuale e professionale non banale. Una esistenza quella di Lara Vinca – nonostante a parer mio contraddizioni ed errori come per tutti immancabili – soprattutto coerente, marcata da un entusiasmo comunicativo derivato dalle buone intenzioni dei propri intendimenti.
F.R. (2 maggio 2020)


















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