Abbastanza si è scritto, nel tempo, sul paesaggio italiano dai punti
vista più svariati: dalla geografia alla storia, dal cinema alla tutela,
alla storia dell'arte ecc. I due contributi di Giorgio Pasquali attengono
principalmente alla geografia, alla storia e alla botanica. E sarebbe
interessante sapere da quali fonti un filologo, quale egli era, abbia
attinto per scrivere questi due articoli.
I due contributi sono interessanti ed utili. Si riferiscono
prevalentemente al territorio italiano ed alle sue trasformazioni nei
secoli, dovute sia all'opera dell'uomo che a quella del tempo
metereologico. Entrambi possono tuttora servire a quanti si occupano di
storia del paesaggio ed ai botanici, per le informazioni sulla presenza
e/o comparsa delle molte specie vegetali presenti in Italia o provenienti
da altri paesi.
Nell'articolo sul n.° 10 di “Civiltà” è possibile conoscere la storia del
paesaggio italiano e dei suoi mutamenti nei secoli, dall'antichità ad
oggi. Mutamenti dovuti alla comparsa ed all'uso, con conseguente
consolidamento nelle coltivazioni, di tutte quelle piante (sementi ed
alberi da frutto) provenienti dal resto del mondo : dalle Americhe
all'India, alla Cina, al Medio Oriente.
Per alcune specie, soprattutto se meno in uso, notizie essenziali, mentre
maggiore è l'attenzione per le piante e i semi che, nel tempo,
dall'antichità romana in poi sono diventate di corrente
coltivazione.
Nel n.° 11 della rivista il soggetto principale è l'Italia. Dall'Italia
descritta dai Greci come paese delle selve, alla descrizione del rapporto
tra fiume e bosco nelle varie parti dell'Italia, soprattutto centrale e
meridionale, analizzando la situazione, dall'acquitrinio alle parti
irregimentate e irrigate, rilevando le diverse situazioni che nel tempo si
sono avvicendate fino alle iniziative di bonifica intraprese negli anni
'20 -'30 del Novecento.Ci sono poi particolareggiate descrizioni di quanto
avvenuto e fatto per rendere inoffensivi fiumi come l'Arno e le aree
lagunari intorno a Ravenna e Venezia. L'apporto analitico successivo
riguarda il lago (il Fucino) e i laghi serbatoio, ovvero bacini idraulici
che ottemperano alle esigenze del secolo XX, oppure quelli nati per
movimenti di terra (frane) come Alleghe. Anche le cascate sono studiate,
specie quelle create dall'uomo, così come il vulcanismo viene studiato
come ultimo esempio di trasformazione del paesaggio, suo malgrado (Campi
Flegrei, Vesuvio).
R.R. (30 aprile 2020)
La precedente notizia redazionale su questi saggi eccentrici di Giorgi
Pasquali è di Rosetta Ragghianti, già ricercatrice al Dipartimento di
urbanistica della Facolta di Architettura di Firenze.
Giorgio Pasquali (1885-1952) è stato un notissimo filologo classico e
maestro indiscusso per i latinisti, i grecisti, i filologi e gli archelogi
della seconda parte del secolo scorso. A ciò, aggiungerei di tenere in
considerazione anche l'eccezionale caratura di Pasquali quale
storico e geografo, se non proprio precursore certamente un
interprete originale di quella nota “corrente” di “storia nuova” francese
sviluppatasi attorno alla rivista “Annales d'histoire économique et
sociale”, fondata nel 1929 dal grande Marc Bloch (1886-1944), di cui si
veda nel post del 22 dicembre 2016 all'interno del fasc. n. 5 di
“seleArte”, pp. 22-26, la Presentazione di Carlo L.
Ragghianti alla sua traduzione di
Esame di coscienza di un francese, pubblicato in “Itinerari”, n.
10, 1956. Con lui altro fondatore fu Lucien Febvre, mentre collaboratori
della rivista furono Jacques Le Goff ed Emmanuel Le Roy Ladurie, per
citare soltanto i più noti. Naturalmente tra questi studiosi illustri
spicca la figura di Fernand Braudel (1902-1985), autore del formidabile
libro La Méditerranée et le monde méditerranéen, edito nel
1949.
I due saggi di Pasquali furono pubblicati nel 1942 su “Civiltà”, lussuosa
rivista con intenti culturali fascioecumenici, ideata per supportare la
costruzione del quartiere EUR di Roma e delle strutture per una
programmata ma inattuata (per causa della guerra) esposizione
E42. Mi sia concesso ricordare anedotticamente sia quanto riferito su Pasquali
personaggio (vedi il post del 13 maggio 2020), sia il fatto che una ampia
sintesi di questi due sorprendenti testi mi fu letta da Lara Vinca Masini,
la quale
fu incaricata nella primavera del 1953 da mia madre di verificare il mio
stato di preparazione per l'esame di terza media. Saputo che leggevo libri
di divulgazione storica e che la storia era l'unica materia scolastica che
approfondivo per mio conto, Lara Vinca mi segnalò questo inedito approccio
storiografico alla materia che da buon crociano inconsapevole prediligevo.
Per le altre materie (salvo la geografia che da sempre consideravo
indissolubile ancella all' histoire événementielle, e che quindi padroneggiavo piuttosto bene) ricordo sue letture
riguardanti Ariosto e altri autori da testi di Antonio Baldini, nonché
diversi brani del latino meno paludato e solenne.
Accenno soltanto all'illuminazione circa la immensa Bur (Biblioteca
Universale Rizzoli; copertina grigia) e successivamente agli anni in cui
L.V.M. fu redattrice di “Criterio” (1957-'58) prima e poi di “seleArte”,
nei quali mi fu spesso consigliera nelle incertezze culturali
adolescenziali e in quelle dei dibattiti culturali dalla letteratura al
cinema.
Ho visto su Internet che Lara Vinca Masini, ultranovantenne, ha
difficoltà di tipo economico tali da aver indotto un gruppo di
intellettuali suoi amici a chiedere per lei la concessione della “legge
Bacchelli”. Sono rimasto sorpreso ed indignato per il rifiuto a questa
istanza nei confronti di una donna e di una studiosa che si è distinta per
essersi costruita una vita intellettuale e professionale non banale. Una
esistenza quella di Lara Vinca – nonostante a parer mio contraddizioni ed
errori come per tutti immancabili – soprattutto coerente, marcata da un
entusiasmo comunicativo derivato dalle buone intenzioni dei propri
intendimenti.
F.R. (2 maggio 2020)
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