Carlo e Licia

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mercoledì 3 giugno 2020

{glossario} RESILIENZA.


Ci sono parole che ogni tanto diventano di “moda”. Quindi, in seguito, dilagano come un virus, anche perché praticamente non sono contrastate o almeno ridimensionate al loro uso tradizionale. In definitiva prevale l'accezione approssimativa se non quella inesatta.

Un caso che mi ha sempre infastidito (quasi quanto l'accademico incipit ”il presente studio...” anziché “”questo”), riguarda il termine esaustivo (derivazione servile dall'inglese exhaustive), il quale ha esautorato, quasi accantonato la parola esauriente (dal latino (exhauriens), di antico e onorato servizio semantico. Passi che esaustivo sia usato da scienziati e studiosi che ormai scrivono e pensano in inglese; imperdonabile in giornalisti, scrittori, poeti e nelle persone “colte”. Non so se capita soltanto a me e alla maggioranza di un mio minuscolo sondaggio, che dopo un tempo abbastanza lungo dal primo apprendimento di una “nuova” parola non riescono a memorizzarne il significato. Ciò sia che si tratti di neologismi o di parole utilizzate – ripeto, più o meno propriamente – dilatandone i significati. 

Il caso di resilienza è tra queste. Di conseguenza mi sembra opportuno fissare nel “blog” i significati “leciti” di questo lemma, se non altro per poterli consultare in caso di deficit di memorizzazione da parte di un cervello vecchio e usurato come il mio.

Dal vocabolario Treccani:

"resilienza s.f. (der. di resiliente). – 1. Nella tecnologia dei materiali, la resistenza a rottura per sollecitazione dinamica, determinata con apposita prova d'urto: prova di r.; valore di r., il cui inverso è l'indice di fragilità. 2. Nella tecnologia dei filati e dei tessuti, l'attitudine di questi di riprendere, dopo una deformazione, l'aspetto originale. 3. In psicologia, la capacità di reagire di fronte a traumi, difficoltà, ecc."

In “Wikipedia” il punto 3. è così sviluppato e precisato:

"In psicologia, la resilienza è un concetto che indica la capacità di far fronte in maniera positiva a eventi traumatici, di riorganizzare positivamente la propria vita dinanzi alle difficoltà, di ricostruirsi restando sensibili alle opportunità positive che la vita offre, senza alienare la propria identità."

Già che sono in argomento, ho constatato che da un po' di tempo si usa piuttosto impropriamente il lemma diastema, il quale per definizione ha soltanto due significati specifici, i quali per “Wikipedia” sono:

"Con il termine diastema (pronuncia diastèma), parola che deriva dal greco, che significa intervallo si intende la distanza che esiste fra due denti vicini. In geologia il termine indica l'intervallo temporaneo di non sedimentazione o erosione presente tra uno strato di sedimento ed il successivo."

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