Carlo e Licia

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lunedì 15 giugno 2020

Museo d'Arte Contemporanea di Firenze, 1985.

La puntualizzazione di Carlo L. Ragghianti rivolta a Geno Pampaloni, allora Direttore del Gabinetto Vieusseux di Firenze, risulta essere uno degli ultimi interventi in materia da parte dell'ideatore e costitutore dei poderosi nuclei costituenti il Museo d' Arte contemporanea di Firenze. Forse è interessante ricordare che si trattava della cospicua (in tutti i sensi) Collezione Della Ragione, delle donazioni degli artisti coinvolti in seguito all'alluvione del 4 novembre 1966. Poi ci fu la presenza di doni successivi di artisti e quelli derivanti dalle Fondazioni Cagli, Mirko, Levi ecc., però via via deluse nelle aspettative dalla inerzia burocratica (spesso ostile) degli amministratori pro tempore della città.

L'accostamento fatto da C.L.R. alla Galleria Nazionale d'Arte  Moderna di Palazzo Pitti è qui strumentale, anche se R. avrebbe visto di buon occhio l'unione museale di queste due componenti, facilmente unificabili per altro.
Si noti che erano già passati più di quindici anni dall'ideazione e dal progetto del 1967 e ancora di più ne dovranno passare perché sia reso operativo il Museo d'Arte del Novecento di Firenze. Una galleria espositiva inerte e trascurata, si direbbe, giacché – ad esempio – già molti anni fa fornii ad una giovane e brillante studiosa materiali per la realizzazione di un catalogo critico del Museo considerato allora urgente e in corso di avanzata preparazione. Ancora ad oggi non risulta esserci un Catalogo del Museo. 




Questa lettera a Pampaloni e ai lettori di “Antologia Vieusseux” è l'ennesimo scritto pubblicato in materia da Carlo L. Ragghianti. Esso, però, non fu registrato nella, per quanto lacunosa e affrettata, Bibliografia degli scritti (Edizioni Università Internazionale dell'Arte, Firenze 1990), la quale rimane comunque il testo utile disponibile per riscontri bibliografici sullo studioso lucchese.
Non auspico e non chiedo alla attuale direzione della Fondazione Centro Studi Ragghianti di Lucca di organizzare una nuova edizione rivista, corretta e integrata della Bibliografia. Non ora, per lo meno, giacché mi sembrano adesso e nel prossimo futuro opportune e necessarie altre pubblicazioni, come quelle costituenti la quasi totalità delle edizioni dell'Istituto lucchese dall'inizio della propria attività. Magari, invece, sarebbe utile tenere un registro
delle mancanze e degli errori accertati via via. Riscontrando anche presso la famiglia Ragghianti e presso gli studiosi collegati all'Ente titoli e correzioni da essi già evidenziati. Questo registro sarà così strumento già utile, fondamentale per informare gli studiosi nel corso del tempo e per la nuova edizione quando sarà decisa. La Fondazione, inoltre, potrà anche indirizzare giovani studiosi quali i borsisti a riscontrare criticamente e sistematicamene le fonti come giornali e riviste ai quali C. L .R. ha collaborato. Queste attività difatti furono assegnate ai primi compilatori della Bibliografia, però le schedature furono fatte “per finta” (come si dice da bambini facendo giochi di ruolo), e quegli operatori non furono migliori di quelli che presentarono risultati parziali per imperizia professionale.
F.R. (5 maggio 2020)

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