La
Storia della pittura dal IV al XX secolo è
stata metodologicamente un'opera collettiva ideata dalla Casa
Editrice De Agostini di Novara alla fine degli anni Settanta da
diffondere in un primo tempo a dispense settimanali, successivamente
offerta in dieci volumi rilegati. Carlo L. Ragghianti e i suoi
collaboratori dell'Università Internazionale dell'Arte di Firenze,
nonché altri studiosi accademici a lui vicini editorialmente,
erano inizialmente del tutto estranei all'iniziativa De Agostini.
Questo editore, evidentemente, incontrò una serie di difficoltà
esecutive e produsse una carente quantità di testi sulla base dei
quali si decise di soprassedere sospendendo la preparazione
dell'edizione.
Carlo
L. Ragghianti di consueto non aderiva ad iniziative editoriali di
indirizzo diverso dalle proprie impostazioni di metodo. I documenti
disponibili dimostrano che questo caso eccezionale di adesione fu
dovuto all'intervento di Silvio Locatelli – dirigente De Agostini –
persona di rara amabilità, un uomo veramente concreto però
rispettoso e partecipe della cultura e intenzionato sempre a
promuoverla. La tramitazione avvenne alla fine degli anni Settanta quando Locatelli era dirigente dell'Editoriale Nuova (consociata De Agostini) editrice di Marxismo
perplesso e di Traversata di un trentennio. Testimonianza di un innocente scritti da C.L. Ragghianti. Furono così coinvolti i coniugi R., dapprima con
l'incarico di approntare una scelta di illustrazioni non
convenzionale relative alla ri-progettazione dell'opera, mentre
alcuni “ragghiantiani” venivano incaricati dall'editore – su
suggerimento informale di R. – di realizzare alcuni volumi
dell'opera. Anche C.L.R., in seguito, fu invitato a collaborare per
la parte moderna e contemporanea.
Il 17 novembre 1981, il dottor Locatelli scrisse a Ragghianti che “letto e riletto” il testo di Raffaele Monti e quello di una accademica pisana attiva all'Università dell'Arte, non “mi sono sentito di avallare né l'uno né l'altro.”
Il 17 novembre 1981, il dottor Locatelli scrisse a Ragghianti che “letto e riletto” il testo di Raffaele Monti e quello di una accademica pisana attiva all'Università dell'Arte, non “mi sono sentito di avallare né l'uno né l'altro.”
Quindi
il dirigente editoriale aggiunge: “Personalmente la debbo
ringraziare per la sua generosa proposta di assumersi senza compenso
la direzione della collana, compito che significa lavoro e impegno, e
mi auguro di tutto cuore che sia possibile raggiungere l'obiettivo”.
Il 6 dicembre '81 Ragghianti risponde, anche un po' piccatto, con una
lettera manoscritta di quattro pagine dalla quale si evince che lo
studioso si sentiva ormai coinvolto nella realizzazione della collana
editoriale. Infatti:
Circa
i due collaboratori più discosti dalla linea, anche organizzativa,
dei materiali – nonostante la “difesa d'ufficio” da parte di
C.L.R. – Raffaele Monti (le cui inadempienze erano già state
spesso nefaste e la capacità di trascuratezza, disinvoltura –
“cialtronaggine” l'aveva definita in precedenza scuotendo la
testa con rassegnazione Ragghianti – riuscivano più volte a
sorprendere anche chi lo conosceva bene) fu comunque cassato senza
appello, mentre l'altro autore riorganizzò il proprio contributo
secondo le linee portanti e comuni degli
altri volumi. Alcuni
altri collaboratori incaricati in precedenza o confermati dopo il
coinvolgimento di Ragghianti, furono via via sostituiti, anche con
qualche affanno, ma convintamente. Diverso il caso di Giuseppe
Mazzariol: fu colpito da un secondo brutto infarto e dovette
sospendere ogni attività.
La
lettera del 06.12.1981 continua e si conclude attorno ai temi del
linguaggio divulgativo e dei contenuti originali con queste
considerazioni:
Il
18 luglio 1982 Carlo L. Ragghianti scrive a Locatelli che rinunzia
alla stesura del testo del Novecento, con queste argomentazioni:
Il
16 settembre 1982, per conto della De Agostini, Locatelli comunica
”.. le confermo che, sia pure a malincuore, la solleviamo
dall'incarico di scrivere per noi il testo del Decimo volume della
Storia...”.
Finalmente
il 15 dicembre 1982 C.L.R. manda all'editore “il testo di
introduzone all'opera collegiale...edita dalle edizioni De Agostini,
che credo giusta ed efficace. Lei mi ha detto tre pagine ed oltre, ed
io ho cercato di essere sintetico e chiaro recapitolando il
significato dell'opera e le sue prospettive culturali”. Il 21
dicembre 1982 Locatelli risponde: “...che dirle? Non ne poteva
essere scritta una migliore”.
Dalla
lettera del 10 febbraio 1983, mi par di capire che la vexata
quaestio del decimo volume (Novecento) sia stata risolta
chiedendo a Pier Carlo Santini, il quale sembra – almeno in un
primo tempo – disponibile ad occuparsene. Però anche il
neo-direttore della Fondazione Centro Studi Licia e Carlo L.
Ragghianti di Lucca evidentemente, gravato di impegni, non poté
procedere nei tempi richiesti e rinunciò alla stesura dei testi. Si
ripiegò allora su un trio di autori legati – presumo – alla De
Agostini, giacché per Carlo L. Ragghianti quegli studiosi erano
sconosciuti e non coniderati coerenti e nemmeno accostabili alla sua
metodologia ed alle impostazioni già espresse in merito nella sua
ultra cinquantennale attività di studioso di arte contemporanea.
Comunque anche questi collaboratori cercarono di adeguarsi
all'impostazione generale che la Storia della Pittura dal IV al XX
secolo si era già data con notevole omogeneità. A questo punto voglio sottolineare che il carattere precipuo dell'opera è quello di non risultare italocentrico, come sempre; in seguito – dopo il 2000 – sono state edite corpose opere che abbracciano l'arte
espressa in tutto il globo terrestre. Non meno importanti sono
i contenuti culturali (e la loro metodologia di espressione)
complessi e tramitati con un linguaggio “piano ed affabile”. Da
notare, anche, un'ultima considerazione: la “nuova e sorprendente”
individuazione e cernita delle illustrazioni rende quest'opera
indispensabile per un arricchimento iconografico, tutto a
colori,complementare e inconsueto rispetto ad analoghe iniziative
editoriali dell'epoca. Storia della pittura non è stata
sostituita degnamente, e tanto meno “superata” né nella
ricchezza e varietà delle illustrazioni, né offuscata
nell'impostazione storica e critica dei suoi testi (alcuni dei quali
veramente e sorprendentemente innovativi). Ho anche verificato nel
decimo volume, non consentaneo con R., l'impegno degli autori che
hanno elaborato testi di qualità formativa.
Particolarmente
significativo, poi, è in questa opera collettiva l'adeguamento al
richiamo espresso da C.L.R. che la nostra umanità, cioè, sia messa
in grado di esercitare la cultura, la libertà – quindi –
attraverso questa esperienza artistica di comprensione e di
scelte che possono consentirci che quelle rivelazioni, quelle
estrinsecazioni diventino le nostre.
In
un'epoca storica vulnerata da nihilismo, nazionalismo, irrazionalità,
regressioni ferine, bisogna che l'essere umano consapevole abbia
l'opportunità di farsi una cultura che sia consapevolezza per
resistere alle sirene genocide, per contrastarle insieme ad altri
strumenti sociali e legali, anche radicali.
F.R.
(11 febbraio 2020)
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