Carlo e Licia

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venerdì 17 aprile 2020

Storia della pittura dal IV al XX secolo.

La Storia della pittura dal IV al XX secolo è stata metodologicamente un'opera collettiva ideata dalla Casa Editrice De Agostini di Novara alla fine degli anni Settanta da diffondere in un primo tempo a dispense settimanali, successivamente offerta in dieci volumi rilegati. Carlo L. Ragghianti e i suoi collaboratori dell'Università Internazionale dell'Arte di Firenze, nonché altri studiosi accademici a lui vicini editorialmente, erano inizialmente del tutto estranei all'iniziativa De Agostini. Questo editore, evidentemente, incontrò una serie di difficoltà esecutive e produsse una carente quantità di testi sulla base dei quali si decise di soprassedere sospendendo la preparazione dell'edizione.
Carlo L. Ragghianti di consueto non aderiva ad iniziative editoriali di indirizzo diverso dalle proprie impostazioni di metodo. I documenti disponibili dimostrano che questo caso eccezionale di adesione fu dovuto all'intervento di Silvio Locatelli – dirigente De Agostini – persona di rara amabilità, un uomo veramente concreto però rispettoso e partecipe della cultura e intenzionato sempre a promuoverla. La tramitazione avvenne alla fine degli anni Settanta quando Locatelli era dirigente dell'Editoriale Nuova (consociata De Agostini) editrice di Marxismo 
perplesso e di Traversata di un trentennioTestimonianza di un innocente scritti da C.L. Ragghianti. Furono così coinvolti i coniugi R., dapprima con l'incarico di approntare una scelta di illustrazioni non convenzionale relative alla ri-progettazione dell'opera, mentre alcuni “ragghiantiani” venivano incaricati dall'editore – su suggerimento informale di R. – di realizzare alcuni volumi dell'opera. Anche C.L.R., in seguito, fu invitato a collaborare per la parte moderna e contemporanea.
Il 17 novembre 1981, il dottor Locatelli scrisse a Ragghianti che “letto e riletto” il testo di Raffaele Monti e quello di una accademica pisana attiva all'Università dell'Arte, non “mi sono sentito di avallare né l'uno né l'altro.”
Quindi il dirigente editoriale aggiunge: “Personalmente la debbo ringraziare per la sua generosa proposta di assumersi senza compenso la direzione della collana, compito che significa lavoro e impegno, e mi auguro di tutto cuore che sia possibile raggiungere l'obiettivo”. Il 6 dicembre '81 Ragghianti risponde, anche un po' piccatto, con una lettera manoscritta di quattro pagine dalla quale si evince che lo studioso si sentiva ormai coinvolto nella realizzazione della collana editoriale. Infatti:



Circa i due collaboratori più discosti dalla linea, anche organizzativa, dei materiali – nonostante la “difesa d'ufficio” da parte di C.L.R. – Raffaele Monti (le cui inadempienze erano già state spesso nefaste e la capacità di trascuratezza, disinvoltura – “cialtronaggine” l'aveva definita in precedenza scuotendo la testa con rassegnazione Ragghianti – riuscivano più volte a sorprendere anche chi lo conosceva bene) fu comunque cassato senza appello, mentre l'altro autore riorganizzò il proprio contributo secondo le linee portanti e comuni degli 
altri volumi. Alcuni altri collaboratori incaricati in precedenza o confermati dopo il coinvolgimento di Ragghianti, furono via via sostituiti, anche con qualche affanno, ma convintamente. Diverso il caso di Giuseppe Mazzariol: fu colpito da un secondo brutto infarto e dovette sospendere ogni attività.
La lettera del 06.12.1981 continua e si conclude attorno ai temi del linguaggio divulgativo e dei contenuti originali con queste considerazioni:




Il 18 luglio 1982 Carlo L. Ragghianti scrive a Locatelli che rinunzia alla stesura del testo del Novecento, con queste argomentazioni:



Il 16 settembre 1982, per conto della De Agostini, Locatelli comunica ”.. le confermo che, sia pure a malincuore, la solleviamo dall'incarico di scrivere per noi il testo del Decimo volume della Storia...”.
Finalmente il 15 dicembre 1982 C.L.R. manda all'editore “il testo di introduzone all'opera collegiale...edita dalle edizioni De Agostini, che credo giusta ed efficace. Lei mi ha detto tre pagine ed oltre, ed io ho cercato di essere sintetico e chiaro recapitolando il significato dell'opera e le sue prospettive culturali”. Il 21 dicembre 1982 Locatelli risponde: “...che dirle? Non ne poteva essere scritta una migliore”.
Dalla lettera del 10 febbraio 1983, mi par di capire che la vexata quaestio del decimo volume (Novecento) sia stata risolta chiedendo a Pier Carlo Santini, il quale sembra – almeno in un primo tempo – disponibile ad occuparsene. Però anche il neo-direttore della Fondazione Centro Studi Licia e Carlo L. Ragghianti di Lucca evidentemente, gravato di impegni, non poté procedere nei tempi richiesti e rinunciò alla stesura dei testi. Si ripiegò allora su un trio di autori legati – presumo – alla De Agostini, giacché per Carlo L. Ragghianti quegli studiosi erano sconosciuti e non coniderati coerenti e nemmeno accostabili alla sua metodologia ed alle impostazioni già espresse in merito nella sua ultra cinquantennale attività di studioso di arte contemporanea. Comunque anche questi collaboratori cercarono di adeguarsi all'impostazione generale che la Storia della Pittura dal IV al XX secolo si era già data con notevole omogeneità. A questo punto voglio sottolineare che il carattere precipuo dell'opera è quello di non risultare italocentrico, come sempre; in seguito – dopo il 2000 – sono state edite corpose opere che abbracciano l'arte 
espressa in tutto il globo terrestre. Non meno importanti sono i contenuti culturali (e la loro metodologia di espressione) complessi e tramitati con un linguaggio “piano ed affabile”. Da notare, anche, un'ultima considerazione: la “nuova e sorprendente” individuazione e cernita delle illustrazioni rende quest'opera indispensabile per un arricchimento iconografico, tutto a colori,complementare e inconsueto rispetto ad analoghe iniziative editoriali dell'epoca. Storia della pittura non è stata sostituita degnamente, e tanto meno “superata” né nella ricchezza e varietà delle illustrazioni, né offuscata nell'impostazione storica e critica dei suoi testi (alcuni dei quali veramente e sorprendentemente innovativi). Ho anche verificato nel decimo volume, non consentaneo con R., l'impegno degli autori che hanno elaborato testi di qualità formativa.
Particolarmente significativo, poi, è in questa opera collettiva l'adeguamento al richiamo espresso da C.L.R. che la nostra umanità, cioè, sia messa in grado di esercitare la cultura, la libertà – quindi – attraverso questa esperienza artistica di comprensione e di scelte che possono consentirci che quelle rivelazioni, quelle estrinsecazioni diventino le nostre.
In un'epoca storica vulnerata da nihilismo, nazionalismo, irrazionalità, regressioni ferine, bisogna che l'essere umano consapevole abbia l'opportunità di farsi una cultura che sia consapevolezza per resistere alle sirene genocide, per contrastarle insieme ad altri strumenti sociali e legali, anche radicali.
F.R. (11 febbraio 2020)

















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