Carlo e Licia

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giovedì 23 aprile 2020

C.L. Ragghianti e Alois Riegl (8).

Premesso che l'articolo Ma Riegl era un'altra cosa va considerato – anche se non fu numerato – il settimo intervento, postato il 18 ottobre 2019, su questo argomento, con questa ottava postazione sull'opera di Alois Riegl (1858-1905) si conclude la pubblicazione che riguarda questo studioso austriaco in relazione alla bibliografia dei coniugi Ragghianti. La serie 1-6 di scritti riguardanti Alois Riegl, riguarda la traduzione e lo studio di Licia Collobi Ragghianti di Arte tardoromana, postata integralmente:
    1. il 24 settembre 2019;
    2. il 24 ottobre 2019;
    3/I. il 24 novembre 2019;
    3/II. il 15 dicembre 2019;
    4. il 15 gennaio 2020;
    5. il 14 febbraio 2020;
    6. il 13 marzo 2020.

Ritengo opportuno ripetere ancora una volta che C.L.R. certamente, Licia C. probabilmente, si sono espressi sulla materia anche all'interno di libri o studi incentrati su altri assunti. A questo proposito riporto in questa sede alcuni dei punti salienti nei quali C.L. Ragghianti cita Riegl ne Il profilo della critica d'arte in Italia (1942, pubbl. 1948) e sull'edizione del 1974 – aumentata dei Complementi europei – riedita nel 1990 in anastatica di maggior formato e migliore leggibilità. In questo post anticipo anche il capitolo Riegl, tratto dal volume La critica della forma. Ragione e storia di una scienza nuova (1986). Naturalmente l'ampia trattazione per essere compresa nella sua interezza secondo gli intenti dell'autore va completata con tutti gli altri scritti del libro. Ciò vale anche per il Profilo e in generale per tutte le estrapolazioni operate da un contesto articolato ma omogeneo. Mi riferisco, ad es. e in particolare, a Commenti di Critica d'arte, Bari 1946, comprendente scritti anteriori alla guerra. Mi duole, poi dirlo, ma reputo vada considerato – come avverte Licia Collobi nell' Introduzione a Arte tardoromana – anche Archeologia evoluzionistica (in “La Critica d'Arte”, 1936) ripubblicata in Storicità dell'arte classica di Ranuccio Bianchi Bandinelli, più volte riedita.

Riproponiamo anche l'importante "commento” di C.L.R. Ritorno al Riegl (da “Critica d'Arte”, a. XIII, n. 80, ago.1966), successivamente pubblicato col titolo Una grammatica della forma: involuzione del Riegl nel volume Arti della visione. III. Il linguaggio artistico, pp. 76-82, Saggi Einaudi, 1979.
Riportiamo anche due ”schede” di C.L.R. da “Biblioteca” (“Critica d'Arte”, IV s., n. 8, gen.-mar. 1986, p. 22) di cui la prima di carattere generale, Storici d'arte critici, in un certo senso introduce la seconda e successiva Grammatica storica delle arti.
Conclude il post la riproduzione di parte di due delle numerose lettere scambiate tra Licia Collobi, C.L.R., e Giulio Einaudi o i suoi redattori, riguardanti la pubblicazione di Arte tardoromana. L'intero carteggio è consultabile presso l'Archivio della Fondazione Ragghianti di Lucca e (forse) in quel che resta della casa editrice torinese.
F.R. (27 febbraio 2020)


Da Profilo della critica d'arte in Italia:



Nel 1984 in “Nuova Antologia” (n. 2151), rivista di nuovo edita per volontà di Giovanni Spadolini, alla quale C.L. Ragghianti ha spesso collaborato, lo studioso Sandro Scarrocchia nella rubrica “rassegne” recensisce (pp. 385-390) la traduzione in italiano de la Grammatica storica delle arti figurative
ad opera di Francesca Diano. Correttamente l'autore ricorda (p. 385) che questa attesa traduzione è avvenuta “a trent'anni dall'auspicio di Ragghianti”. La recensione si sviluppa in una linea accademica estranea a C.L.R. che però è ricordato nella nota n. 11 (p. 388), che riproduciamo:

Siccome so che l'ubriacatura accademica intercontinentale per Derrida & Co. a mio padre faceva l'effetto di un herpes allergico labiale, egli, pur conoscendo questa recensione, ritenne opportuno non darle il credito di un commento. A meno che non si voglia considerare che sia tale la notizia seguente che C.L.R. diede su “Critica d'Arte” dell'avvenuta traduzione della
Grammatica del Riegl, nella quale svolge considerazioni di altro tipo.
Infine – parenteticamente – devo rilevare che proprio io (allora capo redattore) o i colleghi della redazione Panini di Modena, non abbiamo rilevato il refuso che cambiava il sesso della traduttrice Francesca Diano, con la quale mi scuso con 34 anni di ritardo.

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