Anche
questa seconda parte del saggio di C.L.R. costituisce la
“recapitolazione visiva” con da un lato un punto fermo,
dall'altro uno spartiacque dell'espressione visiva in Italia al 1960.
Mentre il presente è affermato e illustrato quel tanto da poterlo
ritenere storicizzato, quindi proposto come esemplare per l'analisi
critica, il futuro – già in essere e più o meno già esplicito
nei suoi protagonisti – invece è implicito che avrebbe in seguito
ricevuto una attenzione spropositata da parte di certa critica
militante, “drogando” l'esposizione mediatica prevalente in
Italia.
Per
il presente l'esperienza e il costante controllo critico degli
accadimenti e delle realizzazioni artistiche è sicuro e coerente.
Per le energie e le fantasie creatrici
emergenti l' aspettativa è cauta. Ricordando i limiti dello
specialismo “che ha un fondamento pratico evidente” e che “ha
una faccia correlativa all'estetismo”, che “falsifica la
comprensione” se lo si assume come unico valore, R. sottolinea
limiti e insufficienze della storia dell'arte. Si intravede –
ovunque – la tendenza verso fenomenologie sociologiche, la
svalutazione della professionalità operativa –l'uso delle mani,
per dirla grossolanamente – meno determinante e necessaria delle
idee astratte (spesso prive di creatività ed emotività) nelle
singole opere. L'analisi critica è spostata vieppiù verso
rimasticature ideologiche, con casi estremi che lasciano veramente
perplessi.
Corsi
e ricorsi, più o meno come sempre. Sta di fatto, però, che la
stocastica storica non ha espresso nella seconda parte del XX secolo
fenomeni scultorei all'altezza di quelli della prima parte del
secolo. Un Brancusi, un Wotruba, un Arturo Martini, tanto per fare qualche esempio di artisti di
inevitabile riferimento e confronto per i colleghi e per i critici,
non si sono manifestati.
Si è creato così una sorta di “buco nero” inibitore di originalità prorompente. Sarebbe quindi indecoroso sostenere che un nullatenente culturale come Jeff Koons – e altri fenomeni più o meno sgradevoli di furbizia e di sopraffazione mercantile – possono essere considerati artisti di levatura storica, provvisti di una creatività atta a sfidare i secoli successivi. In questi personaggi di forse grande effetto mediatico ma espressivamente irrisori, l'operato non può che dare, in seguito a riflessione critica e storica, l'impressione che ci prendano per il bavero.
F.R. (10 gennaio 2020)
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