Reputo
la precedente lettera del 7 maggio 1985 (1) scritta da Carlo L.
Ragghianti all'eminente chirurgo Renzo Mantero (1930-2012) di
un'importanza che oltrepassa la convenzionale scrittura epistolare
(aspetto per altro piuttosto frequente in Ragghianti(, configurandosi
quindi come un vero e proprio saggio, stringato, essenziale come
certe (tante) notazioni – formulate en passant ma spesso
cruciali – nella serie antebellica di “La Critica d'Arte”.
In
questo caso che verte su aspetti di Leonardo da Vinci poco studiati o
indagati prevalentemente in chiave letteraria (come la fisiognomica,
spesso relegata a disegno caricaturale), si riscontrano una miniera
di indicazioni e suggerimenti da elaborare e approfondire per una
comprensione non convenzionale dell'artista. Non sta a me esaminare
ulteriormente, dato che non sono uno specialista qualificato. Trovo
comunque, ad esempio, sconcertante l'osservazione (magari non
completamente inedita ma di grande potenzialità di riflessione e
sviluppo) circa l'operare di Leonardo, e prima del Brunelleschi,
disegni con accorgimenti tali da “proteggersi dai plagi”.
Necessario
antefatto a questa missiva è ricordare le circostanze per cui Carlo
L. Ragghianti ebbe modo di conoscere il prof. Mantero, chirurgo
antesignano della soluzione dei grandi e numerosi problemi legati
alle mani, malate o ferite, e degli studi che portarono al trapianto
completo del nostro organo prensile.
Affetto
da diabete di tipo B fin dagli anni Sessanta, Carlo L. Ragghianti
sviluppò dopo la metà degli anni Settanta una malattia deformante
progressiva alla mano sinistra (morbo di Dupuytren), giunta a livello
invalidante nel 1981. Bisognava a quel punto intervenire
chirurgicamente, non essendo più sufficienti apparecchi correttivi.
Rosetta, la figlia più grande, si ricordò che il suo collega di
studi all'Università e fraterno amico Arturo P. Gabbaria Mistrangelo
e la scultrice Renata Cuneo conoscevano bene un medico considerato
internazionalmente un pioniere dei traumi e dell'allora auspicato
trapianto delle mani. Fu così che C.L.R. nell'ottobre 1981 si recò
per farsi operare a Savona, dove Mantero era primario all'Ospedale.
Nel
periodo della convalescenza postoperatoria, nostro padre –
accompagnato dalla mamma e dall'architetto Gabbaria – scorrazzò
per la Liguria, soprattutto visitando siti dell'architettura
medievale. Al contempo scoprì gli interessi culturali di Renzo
Mantero e la sua passione di comprendere l'incidenza della mano
nell'operato di grandi nomi del passato; di invididuare con la
propria ricerca originale come avvenisse e con quali conseguenze
l'uso specifico dell'organo prensile per loro non sono indispensabile
(come per chiunque) ma determinante per i loro alti raggiungimenti.
Indagò soprattutto Niccolò Paganini e Leonardo da Vinci, in special
modo nell' Ultima cena di Milano. Da queste conversazioni e da
reiterati scambi di opinioni successivi deriva questa lettera del 7
maggio 1985.
La vicenda e la figura del prof. Mantero mi sono tornati a mente in seguito alla gradita visita qui a Vicchio dei coniugi Gabbaria Mistrangelo, avvenuta pochi giorni orsono per salutare Rosetta e i comuni amici Gasparrini, nonché per mostrarci – in anteprima, per così dire – la recente serie di disegni prospettici eseguiti completamente a mano dall'architetto Pasquale Arturo Gabbaria Mistrangelo, che non usa il computer semplicemente perché lui disegna molto meglio, espressivamente e minuziosamente al di sopra delle capacità – ottuse, dico io – della macchina.
La vicenda e la figura del prof. Mantero mi sono tornati a mente in seguito alla gradita visita qui a Vicchio dei coniugi Gabbaria Mistrangelo, avvenuta pochi giorni orsono per salutare Rosetta e i comuni amici Gasparrini, nonché per mostrarci – in anteprima, per così dire – la recente serie di disegni prospettici eseguiti completamente a mano dall'architetto Pasquale Arturo Gabbaria Mistrangelo, che non usa il computer semplicemente perché lui disegna molto meglio, espressivamente e minuziosamente al di sopra delle capacità – ottuse, dico io – della macchina.
Queste
enormi tavole, a più colori, riguardano il restauro e la
riqualificazione di una parte ancora non recuperata della storica,
grandiosa Fortezza del Priamar a Savona. Sono fogli magnifici di
planimetrie, di un impatto visivo anche suggestivo e coinvolgente,
tale da darci l'impressione di essere partecipi, inglobati negli
spazi indagati dal perimetro di ogni tavola. Mi auguro davvero (lo
dico perché coinvolto decenni fa nella realizzazione di un libro
riguardante una prima parte del recupero dell'immensa Fortezza) che
quanto indicato in questi disegni venga finalmente realizzato,
inserendo così di nuovo un grande monumento nella vita pulsante
della città, con soluzioni di raffinata urbanistica e architettura,
meditate dall'architetto Gabbaria sulla profonda conoscenza e
adesione alla cultura architettonica di Frank Lloyd Wright, Carlo
Scarpa ed Edoardo Detti.
Tornando
a Renzo Mantero, voglio ricordare subito che nella proposta
progettuale di Gabbaria all'interno di uno degli spazi disponibili
alla Fortezza del Priamar è inserito – per ora in via ipotetica,
dato lo stato di pour parler tra la vedova del professore e il Comune
di Savona – come uno scrigno il “piccolo” Museo di preziose
Icone russe e europee orientali collezionate dal famoso chirurgo.
Egli, infatti, ha raccolto più di un centinaio di queste immagini
sacre caratterizzanti uno specifico ramo della pittura il cui studio
– secondo il mio ricordo di una “erratica” opinione espressa da
Carlo L. Ragghianti – presenta ancora margini di studio formativi.
La
realizzazione di questa impresa culturale, di questo notevole museo
rappresenterebbe un importante e qualificato contributo sia per gli
studi e la storia dell'arte, sia per la città di Savona, la quale si
troverebbe così ad avere un altro spazio espositivo attrattivo. Mi
permetto di osservare che questa “perla” sarebbe per la città
equivalente a ciò che rappresenta per la “Superba” Genova il
Museo Chiossone (cioè la più importante collezione in Italia di
arte giapponese e cinese).
Comunque
va ricordato in conclusione che Mantero apprezzò e meditò a lungo
sui contenuti della lettera inviatagli da Ragghianti, il quale
tramite una cartolina del 20 agosto 1985 scrisse:
“Infinitamente
grato per le preziose indicazioni leonardesche, guida utilissima e
indispensabile per le mie ricerche manologiche (manutengule...) la
ricordo affettuosamente e porgo a lei e alla signora Licia i più
cari saluti.”
Queste
sue ricerche sono state sviluppate e almeno in buona parte concluse,
come risulta persino dal web e Wikipedia. Sarebbe comunque importante
e molto utile che i documenti e tutto quanto riguarda gli studi di
Mantero venisse raccolto e conservato archivisticamente ad uso degli
studiosi d'arte e soprattutto di storia dell'arte.
F.R.
(10 ottobre 2019)
(1). Mi ricordo adesso che questo documento era stato già pubblicato in "SeleArte" (IV serie, n.2, 20 marzo 1989, pp. 17,18; consultabile in questo blog nel post del 4 novembre 2016) però senza nessun commento, cioè decontestualizzato e, soprattutto, senza sottolinearne l'importanza e l'originalità di contenuti. Mi scuso per la svista, ma invito a tener conto che la memoria a 79 anni e 294 giorni non può essere sempre affidabile.
(2 novembre 2019)
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