Carlo L. Ragghianti nel testo
che riproduciamo come Introduzione a
questo post, cioè la prima parte del capitolo Due
precedenti: Boas e Riegl (da:
L'uomo cosciente,
1981, pp. 228-231), rileva che “ esamino in questo autore di
preferenza perché lo considero uno degli studiosi che hanno meglio e
più largamente chiarito i problemi dell'umanità primèva”.
Infatti oltre a “definire l'impulso e l'esercizio del linguaggio
verbale” R. in Boas apprezza l'esposizione di alcuni concetti, che
“smonta” dialetticamente, dell'etnologia, soprattutto “l'opinione
che l'arte detta decorativa cioè astratta abbia valore di simbolismo
per i primitivi”. Così anche “in tema d'arte decorativa il Boas
è più problematico degli analisti che ne hanno trattato”.
Eccetera.
Dalle
opere del Boas (1858-1942) C.L. Ragghianti investiga in questo
contesto soprattutto Primitive Art
(1927) nell'edizione Dover del 1955, di cui riproduciamo la notizia
della pubblicazione comparsa in “seleArte” (n. 26, sett.-ott.
1956, p. 39) e alcune tavole aggiuntive di illustrazioni dal volume
recensito.
Otto anni dopo, sempre su “seleArte” (n. 69,70,71, del 1964), C.L.R. - coadiuvato per le traduzioni e qualche
riassunto da Licia Collobi - pubblicò di Primitive Art una “riduzione assai larga” perché “il saggio è ancora una delle
analisi più penetranti e più ampie che siano state scritte sulla
forma dell'arte cosiddetta primitiva; riteniamo perciò utile farlo
conoscere, ora che quell'arte ha una così vasta risonanza, e non più
soltanto nell'ambito strettamente specialistico.
Anche
noi oggi riteniamo, giacché imperanti sono tuttora le
interpretazioni sociologiche dell'etnologia, che - per gli stessi
motivi allora enunciati da C.L.R. - sia culturalmente stimolante e
in-novativo dare ancora una volta visibilità e codificazione
dell'arte primitiva che culminerà ne L'uomo cosciente.
Arte e conoscenza nella paleostoria, a
tutt'oggi incompresa, quando non ignorata da larghe fascie degli
studiosi.
Colgo
l'occasione per annunciare che presto faremo una riproposta nel blog
di questo bel libro, allegando alla “ristampa” una documentazione
inerente, a cominciare dal notevole saggio La magnitudine
degli uomini primi (“Predella”,
n. 2, 2010, pp.369-390) di Annamaria Ducci, dal quale anticipiamo qui
le tavole documentarie (pp. X-XV).
F.R. (24 maggio 2019)
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