Carlo e Licia

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domenica 6 ottobre 2019

Arte Moderna in Italia 1915-1935 - Testi dei Critici, 4. Marcello Azzolini (Guerrini, Chiarini, Vespignani).



Post Precedenti:

1. RAFFAELE MONTI ( I ) - 16 giugno 2018
2. IDA CARDELLINI (LORENZO VIANI) - 28  settembre 2018 
3. UMBRO APOLLONIO (NATHAN, BIROLLI) - 19 settembre 2019

Marcello Azzolini

In attesa di un non so quanto probabile revival di Marcello Azzolini, critico d'arte di Forlì, da Internet si ricava ben poco (e da altre fonti accessibili ancor meno), nemmeno le date attestanti la sua nascita e la morte. Storico locale sicuramente, indicato come il critico d'arte “che in quegli anni guidava (sic!) la situazione artistica forlivese”, Azzolini è stato autore di numerose monografie in prevalenza di artisti emiliani e romagnoli gravitanti sull'Accademia di BB.AA. di Bologna (ricordo soltanto Guidi e Cesetti perché inerenti al periodo 1915-1935). Di lui l'unica voce con indicazioni un po' diffuse sulla personalità e l'attività risulta la recensione di Claudia Collina (Internet e “Rivista IBC, XIII, 2005, 2) al volume Marcello Azzolini. Pagine. Arte contemporanea 1951-1975. Antologia a cura di Adriano Baccilieri, Editrice Compositori, Bologna 2004, p. 409. Il testo è piuttosto generico (nemmeno una data al di fuori di quelle del titolo) e forse lacunoso perché noto: “oltre alla statura storico critica di Longhi e Arcangeli, ha visto crescere e operare a Bologna intellettuali come...”, seguono i soliti 
noti locali, però con la vistosa assenza di Giuseppe Raimondi e Cesare Gnudi. Guarda caso si tratta degli unici due critici emiliani che hanno scritto su artisti emiliani presenti con Scheda nella Mostra “Arte Moderna in Italia 1915-1935”, e – oserei dire – personalità indubbiamente almeno di livello nazionale quanto, se non di più, di Anceschi, ecc.
Il Baccilieri circa il metodo critico e lo stile di Marcello Azzolini sottolinea le “intuizioni sottili e toccanti accenti lirici, che si alternano a spunti polemici o alla puntuale ricostruzione filologica del tema, integrandosi felicemente”. Il volume è poi corredato da una esauriente biografia (che andrebbe messa in rete), dal regesto degli scritti d'arte, da una bibliografia essenziale. Manca l'Indice dei nomi, trascuratezza colpevole da parte degli editori che molto spesso, così facendo, inficiano anche gravemente la validità dell'utilizzo di un'opera; gli Indici sono indispensabili nei libri di “consultazione” e sempre utilissimi.
F.R. (7 agosto 2019)


Artista poliedrico, Giovanni Guerrini (1887-1972) è stato soprattutto pittore di successo e incisore di qualità ed anche architetto e designer nella seconda parte della sua esistenza. E' indubbia una sua notevole capacità di adattamento ai tempi, come si può vedere dalla prima 
opera che riproduciamo (Ritratto di Alba, 1910) al fascistissimo “Palazzo della Civiltà Italiana” all'EUR di Roma (1940), progettato con E.B. Lapadula e M. Romano. Per certi versi è stato dimenticato immotivatamente.
F.R. (7 agosto 2019)
Come altri artisti forlivesi Giovanni Chiarini è stato un personaggio schivo, riservato. Da ciò consegue anche la difficoltà di reperire le loro opere. Infatti anche nel suo caso non fu facile allestire una presenza incisiva: al riguardo ricordo la preoccupazione di Raffaele Monti, che sfiorò la paranoia ipotizzando collaborazioni ob torto collo da parte di corrispondenti locali bolognesi del Comitato Tecnico e della Segreteria. Nel caso specifico penso che la difficoltà derivasse soprattutto dal tipo di collezionisti di artisti locali e “minori” poco inseriti nei meccanismi e nella mentalità corrente del mercato, pensando anche che allora non esistevano Internet e Wikipedia, al massimo il Comanducci, riservato agli addetti ai lavori. 
Questo distacco e questo isolamento culturale si possono anche dedurre da alcune righe che il collega pittore, ma anche critico,
Nino Corrado Corazza (1897-1975) scrisse ne “L'Avvenire d'Italia” del 29 giugno 1965: “Dicevamo che a distanza di tempo, non poi tanto in verità, la buona pittura si rianima, perfino nello stupore di chi non vide che era fresca. Un esempio vicino, casalingo quasi, è offerto oggi da Giovanni Chiarini, pittore in disarmo, artista autentico. Chi ne possiede le opere è ora certo di conservare uno di quei valori permanenti ai quali si domanda il piacere della pittura e il documento di una fase della tormentata storia degli uomini”. Ad ogni modo anche oggi non è facile individuare le riproduzioni dei suoi dipinti, specialmente di quelli più elaborati e meditati. A mio avviso Giovanni Chiarini è un artista “misconosciuto” (vedi post 11 novembre 2018) il cui percorso andrebbe di certo rivisitato e in parte riconsiderato.
F.R. (8 agosto 2019)
Pittore molto interessante e, invece, poco noto nonostante la sua qualità espressiva, Vespignani si era formato all'Accademia di BB.AA. di Bologna, nella quale aveva avuto rapporti con Morandi, Licini ed altri notevoli artisti. Su questa generazione di pittori indagò Carlo L. Ragghianti specialmente in seguito alla Mostra1915-1935. Un primo risultato fu il fascicolo speciale di “Critica d'Arte” (n. 106-107, ott.-nov. 1969), Bologna cruciale 1914, successivamente rifuso (con lo stesso titolo) in volume
(ed. Calderini, Bologna 1982), con l'aggiunta di saggi su Morandi, Gorni, Saetti. Non so quanto mio padre conoscesse Giacomo Vespignani (al di là di precedenti notizie dirette ricavate conversando con Morandi ed altri). Certamente il riscontro con le opere in mostra fu determinante nel risvegliare la necessità di approfondimento e chiarimento che nella prima versione di Bologna cruciale 1914 fu esposto in qualche citazione (vedere Indice) e diffusamente in questi termini:


Sostanzialmente invariato rispetto al fascicolo dela rivista, salvo i saggi aggiunti nel libro del 1982, C.L. Ragghianti in una Nota (pp.145, 148)


riporta l'attenzione su Vespignani nelle due pagine riprodotte qui di seguito:
Anche nel caso di Vespignani la difficoltà di riscontrare le opere dell'artista oltre che in originale persino in fotografia resero
impossibile a C.L.R. di concludere la sua indagine su questo maestro per tanti versi “misconosciuto”.
F.R. (8 agosto 2019)

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