Questa breve
ma intensa ed importante corrispondenza tra Umberto Segre e Carlo L.
Ragghianti è illuminante circa il malcostume imperante (da sempre)
nel mondo universitario. Confortano la equità e la magnanimità di
mio padre – cosa su cui non avevo peraltro dubbi – e l'equilibrio
di Segre tra le ragioni dell'amicizia personale e la possibile
difformità di motivi di studio e scientifici.
Non fa una
bella figura Luigi Pareyson (1918-1981) sostanzialmente studioso di
calibro modesto nei confronti dei citati Enzo Paci (1911-1976) e
Guido Morpurgo Tagliabue (1907-1997), una delle persone più
viscide e odiose che mi è capitato di conoscere. Il giovane Vattimo
(n. 1936) qui si trova “debole”, in veste di carnefice e vittima
del sistema.
Personalmente
nella lettera di C.L.R. ho molto apprezzato le considerazioni sui
meccanismi di cooptazione universitaria e sulla mentalità
“guerresca” dei docenti (una delle ragioni per cui fin da ragazzo
mi preclusi l'insegnamento superiore come obiettivo di vita). Nel
complesso mi sono, in verità, molto divertito, con un solo attimo di
incertezza cognitiva davanti al termine criadi,
il quale dopo riscontro risulta essere parola spagnola che nel
significato primario indica domestici, servitori.
Umberto
Segre (1908-1969), giornalista politico e professore universitario
era amico caro e piuttosto vicino a Carlo L. Ragghianti fin dai tempi
di “Pietre” (vedere sul blog il post del 13 gennaio 2018). Non si
conobbero nella Scuola Normale di Pisa perché Umberto Segre fu
arrestato come antifascista di “Giovane Italia” (1928), mentre
R.
matricola fu edotto della sua esistenza e consistenza politica da Aldo Capitini, Delio Cantimori e altri normalisti. Politicamente
i due corrispondenti furono sempre concordemente schierati sulle stesse
posizioni: Giustizia e Libertà, socialismo liberale di Carlo
Rosselli, Partito d'Azione, Movimento Repubblicano democratico con
Parri e La Malfa. Anche come giornalista (che lo vede tra i fondatori
de “Il Giorno” nel 1956) fu sempre in sintonia con la
pubblicistica laica e democratica. Come insegnante di Sociologia a
Trento egli non fu certo uno dei responsabili della formazione
eversiva di Renato Curcio e compagnia sparante. Morì improvvisamente
a Milano il 13 dicembre 1969, il giorno dopo l'attentato fascista di
piazza Fontana.
I
rapporti tra Umberto Eco e Ragghianti sono stati praticamente
inesistenti : questo scambio epistolare con Segre è l'unica
manifestazione esplicita che io conosca di interessamento ad Eco e al
suo lavoro da parte di mio padre. Certamente ne ha accennato – non
positivamente – conversando ed insegnando, però senza acrimonia; e
del DAMS pensava a un'occasione perduta per dare una nuova e più
stimolante e articolata proposta accademica per lo studio di tutte le
arti.
Concludo
con un aneddoto: di fronte alla mia ammirazione con (1980) punte di
entusiasmo per il romanzo “Il nome della rosa” e alla pacata ma
decisa lode di mia madre, C.L.R. lesse finalmente il libro. Almeno con me non
si pronunziò, però non fece nemmeno critiche o riserve di metodo.
F.R.
(24 maggio 2019)
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