Facendo
una cernita di immagini riguardanti Carlo L. Ragghianti e la famiglia
da consegnare all'editore Polistampa per un libro e catalogo
rievocativo dello studioso e del patriota (a cura di Antonio Natali
e Adriano Bimbi, coadiuvati da Rodolfo Ceccotti) ho rivisto la
fotografia di C.L.R. con Giorgio La Pira, i libri alluvionati del
Vieusseux, me ed altri nel loggiato del piano terra di Palazzo
Strozzi. Questa immagine mi ha, tra altri pensieri, imposto la
considerazione che in vita mia ho anche conosciuto (più volte,
seppur sempre per lavoro o formalità) un santo della religione
cattolica. Anzi, forse due, ho pensato quando mi sono ricordato di
don Raffaele Bensi, del quale nel 1997 avevo letto essere iniziato il
percorso di canonizzazione e sul quale avevo anche scritto un
Dramatis personae.
Dalla
voce di Wikipedia aggiornata ad oggi, al solito lacunosa e stocastica
nelle notizie, vedo che non si fa nessun accenno a questo processo di
canonizzazione, nemmeno per dire se è terminato negativamente.
Non
che la cosa abbia particolare importanza, anzi, però la scheda del
Dramatis personae ha un certo rilievo nella mia sofferta
formazione adolescenziale. Perciò mi pare opportuno comunque
postare, senza variazioni, il testo. Ciò anche in considerazione del
ricordo di quegli “strani” cattolici sociali (penso ad es. a Dino
Pieraccioni, che fu mio aio per la maturità privatista di latino e
greco) come don Bensi che hanno avuto un ruolo di rilievo nella
storia sociale della città di Firenze, ancora vitale, oggi
dimenticato.
F.R. (13
marzo 2019)
P.S. - Dimenticavo. Giorni fa, insieme all'ubiquo ma ambiguo Wikipedia avevo
tratto dal Web anche la locandina, guarda caso editore Polistampa e
anno 1997, del libro (di cui ignoravo l'esistenza) su don Bensi
scritto da Raffaello Torricelli. Lo raccomando a scatola chiusa a chi
volesse approfondire su don Bensi sollecitato da questo post. Ciò
perché ho avuto modo di conoscere l'avvocato Torricelli in varie
occasioni e di apprezzare l'alta umanità, l'onestà intellettuale e
il coraggio di questo esponente cattolico, soprattutto quando - quale
presidente dell'Azienda Autonoma di Turismo - riuscì ad imporre il
progetto di mio padre circa la mostra “Arte Moderna in Italia
1915-1935”.
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