Carlo e Licia

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domenica 15 settembre 2019

Don Raffaele Bensi.

Facendo una cernita di immagini riguardanti Carlo L. Ragghianti e la famiglia da consegnare all'editore Polistampa per un libro e catalogo rievocativo dello studioso e del patriota (a cura di Antonio Natali e Adriano Bimbi, coadiuvati da Rodolfo Ceccotti) ho rivisto la fotografia di C.L.R. con Giorgio La Pira, i libri alluvionati del Vieusseux, me ed altri nel loggiato del piano terra di Palazzo Strozzi. Questa immagine mi ha, tra altri pensieri, imposto la considerazione che in vita mia ho anche conosciuto (più volte, seppur sempre per lavoro o formalità) un santo della religione cattolica. Anzi, forse due, ho pensato quando mi sono ricordato di don Raffaele Bensi, del quale nel 1997 avevo letto essere iniziato il percorso di canonizzazione e sul quale avevo anche scritto un Dramatis personae.
Dalla voce di Wikipedia aggiornata ad oggi, al solito lacunosa e stocastica nelle notizie, vedo che non si fa nessun accenno a questo processo di canonizzazione, nemmeno per dire se è terminato negativamente.
Non che la cosa abbia particolare importanza, anzi, però la scheda del Dramatis personae ha un certo rilievo nella mia sofferta formazione adolescenziale. Perciò mi pare opportuno comunque postare, senza variazioni, il testo. Ciò anche in considerazione del ricordo di quegli “strani” cattolici sociali (penso ad es. a Dino Pieraccioni, che fu mio aio per la maturità privatista di latino e greco) come don Bensi che hanno avuto un ruolo di rilievo nella storia sociale della città di Firenze, ancora vitale, oggi dimenticato. 
F.R. (13 marzo 2019)



P.S. - Dimenticavo. Giorni fa, insieme all'ubiquo ma ambiguo Wikipedia avevo tratto dal Web anche la locandina, guarda caso editore Polistampa e anno 1997, del libro (di cui ignoravo l'esistenza) su don Bensi scritto da Raffaello Torricelli. Lo raccomando a scatola chiusa a chi volesse approfondire su don Bensi sollecitato da questo post. Ciò perché ho avuto modo di conoscere l'avvocato Torricelli in varie occasioni e di apprezzare l'alta umanità, l'onestà intellettuale e il coraggio di questo esponente cattolico, soprattutto quando - quale presidente dell'Azienda Autonoma di Turismo - riuscì ad imporre il progetto di mio padre circa la mostra “Arte Moderna in Italia 1915-1935”.

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