In
Arte Ittita, 1, postato il 23
agosto 2018, oltre alla peculiarità e al fondamento del tema, nella
nota iniziale di presentazione sottolineai l'ignobile comportamento
degli "amici" USA nei confronti degli attuali discendenti
degli Ittiti indoeuropei, cioè il popolo curdo
disperso tra l'Anatolia, Siria, Iran, Iraq, ecc. Questa popolazione
che come sempre si batte per ottenere uno stato territoriale o almeno
delle larghe autonomie di cui beneficiano in Europa tante
popolazioni, in Italia Altoatesini e Valdostani e per certi versi
Siciliani e Sardi. Al momento odierno il popolo curdo è perseguitato
soprattutto in Turchia anatolica e in Siria dai turchi "liberatori".
La Turchia repubblicana adesso anche "sovranista" e
musulmana integralista, persegue la politica razziale dalle origini
del paese con una recrudescenza di nazionalismo
identitario radicato nella complicità collettiva del genocidio, già praticato
sugli Armeni e sui Greci residenti da secoli in territorio turco.
Adesso tocca ai curdi con un'escalation
preoccupante e vergognosa.
In
questo secondo post riguardante gli scritti sull'argomento di Licia
Collobi (il cui nome di battesimo deriva dall'omonima antica regione
anatolica, tramite – temo – il Quo-Vadis?
- celeberrimo romanzo di Henry Sienkievicz, la cui lettura
suggestionò la madre Silvia Domazetovich) prosegue (salvo errori ed
omissioni involontarie) quanto riferito in "SeleArte"
(1952-1966) circa la cultura, l'arte e la misteriosa lingua di una
popolazione presente da quattro millenni nella martoriata regione
mediorientale.
F.R.
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