Carlo e Licia

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martedì 21 maggio 2019

A proposito di Alfredo Righi: precisazioni del 18 settembre 2020.

Il contenuto di questo post riguarda quello che segue cronologicamente, Una visita a Manzù. In esso si trovano gli elementi che hanno reso opportuna questa postazione attraverso la corrispondenza email tra Laura Righi e Francesco Ragghianti.


10/09/2020 

Caro Francesco,

è davvero tanto tempo che non ci incontriamo più. Sono la Pitte, Francesco carissimo, la nipote dell' Alfredo.

Ti scrivo per correggere alcuni dati imprecisi sullo zio Fridasso che ho letto in un tuo articolo del 21 maggio 2019, intitolato " Una visita a Manzù".

Al di là del fatto che mi sia dispiaciuto leggere il ritratto poco affettuoso dello zio che tende, almeno io l'avverto così, a farne un po' una caricatura; passando anche oltre alla definizione, per me un po' dolorosa da leggere, dello zio come un "faccendiere dell'arte", definizione che nel tuo articolo condivide con un suo caro amico, Piero Pananti; ebbene, pur accettando tutto questo, devo tuttavia, per amore di verità, correggere una notizia imprecisa che hai scritto, secondo me, semplicemente per scarsa conoscenza dei fatti. 

Dello zio sei ovviamente libero di ricordarlo come credi, ma la questione della pensione da sindacalista, è proprio inesatta e vorrei fosse corretta prima possibile.

Leggo infatti che "si era pensionato bene, (giacché miracolato da una inaspettata seconda previdenza quale sindacalista del Movimento di Comunità, di Adriano Olivetti confluito nell' U.I.L.), dopo una vita di lavoro forse stressante, certo non  faticosa.." Tengo a fare chiarezza: lo zio non ha mai ricevuto una pensione da sindacalista , ma è vero che fu aiutato da un sindacalista dell'ultimo periodo di Autonomia Aziendale (la parte sindacale di Comunità), Franco Sassano, un nostro caro amico di famiglia che successivamente guidò la fusione di Autonomia Aziendale con la UIL, a recuperare e a concludere il periodo che gli occorreva per andare in pensione dopo la triste esperienza della Montedison.

Il tuo punto di vista sullo zio, per quanto mi sembri inclemente, è per certo accettabile, come lo è per me qualunque punto di vista; ma vorrei proprio fosse corretta la notizia falsa di una sua presunta pensione da sindacalista.

Questo tuo articolo peraltro è la prima cosa che compare mettendo su Google il nome di Alfredo Righi e mi dispiace leggere cose non vere sul suo conto. Rimango pur sempre la sua affezionatissima nipote.

Ti sarò dunque grata per la correzione.

Un saluto comunque affettuoso in nome dei bei ricordi che ho di te e  della tua bellissima famiglia.

Laura Righi (detta Pitte) 


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15/09/2020

Cara Pitte (Laura Righi),

mi dispiace di averti contrariata involontariamente.

Tuo zio (ziozzo, se ben ricordo), che io ho conosciuto all'inizio del 1946 e quindi frequentato assiduamente fino al 1999, era persona e personaggio di molte e vistose sfaccettature e di indubbie contraddizioni. Queste caratteristiche, però, erano anche la base della sua grande carica di simpatia e di empatia.

Temperamento assai distante, io gli tornavo “utile” come elemento equilibrante e come accompagnatore in circostanze le più varie, anche personali e delicate. Di questo non mi sembra il caso di dettagliare, anche perché occorrerebbero quasi sempre didascalie esplicative anche inopportune o non gradevoli. Quindi non ho intenzioni di rimembrarle, soprattutto perché ne ero soltanto il testimone del quale il soggetto sentiva la necessità per motivi suoi (che non sempre ho compreso). E questo è un aspetto di quella che si chiama amicizia, che è condivisione ma non necessariamente approvazione.

Circa il secondo pensionamento hai senz'altro ragione. Chissà perché, però, mentre scrivevo ricordavo soltanto la lectio brevis, la quale fu spesso citata in presenza di Alfredo con la locuzione “seconda pensione della UIL”, senza che egli ritenesse di fare obiezioni.

Quanto a “faccendiere”, la parola in senso “arcaico” (come ormai sono anch'io) era ancora d'uso comune negli anni Settanta/Ottanta: indicava genericamente chi si occupa come tramite tra chi crea e chi riceve indirettamente. Fu con “tangentopoli” – successiva all'avvenimento di cui parliamo – che la parola si impose come termine spregiativo in relazione a personaggi che “tramitavano”, però in maniera illegale. Nel testo, comunque, avrei dovuto specificare che il lemma riguardava noi tre, dato che sicuramente per gli astanti nello studio di Fazzini risultavo “socio” di Piero e Alfredo. A suo tempo Pananti lesse il post sulla visita a Manzù e mi scrisse, con una precisazione che ora non ricordo, di averlo gradito.

Non mi sono mai posto il problema della differenza interpretativa dello stesso ricordo da parte di diverse persone. Ne ero consapevole, se non altro dopo aver visto da ragazzo il film Rashômon di Akira Kurosawa, ma lo do per scontato. D'altro canto so per esperienza personale diretta che talvolta la memoria può far prendere “cantonate” persino tremende.

Il tono nei confronti di Alfredo nel post non è “inclemente” né irridente o caricaturale. Se ben ricordi, cara Pitte, era lui che qualche volta andava volontariamente su di giri con osservazioni o commenti assertivi e spiazzanti, provocatori persino. Riferendone (es. Galestro) avrei dovuto tener conto di questi tratti caratteriali (che però lo distinguevano e contribuivano al suo appeal sociale) se non spiegati puntualmente possono sembrare anche non benevoli, anziché soltanto descrittivi.

Non sono e non pretendo di essere uno scrittore, però in caso di narrazione devo tener conto della sinteticità necessaria allo scorrimento del testo e al mantenimento dell'attenzione dell'eventuale lettore.

Questo “Ragghianti&Collobi” è un blog nel quale un anziano signore cerca di far ricordare e di far sapere fatti e contenuti di qualche utilità culturale riguardanti l'inconsueta famiglia costituita dai miei genitori, che non sono il solo a ritenere personaggi illustri e meritori.

Pubblicando i loro testi, ad es., intendo farvi accedere gli studiosi, specialmente giovani, senza spese di acquisto libri e riviste rari, o accessioni in biblioteche spesso lontane, scomode, con perdite di tempo oggi inaccettate perché ci si contenta del caos stocastico che fornisce il web. Poi, siccome un Blog è un diario, ci sono postati anche testi, fatti, commenti e quant'altro riguarda o interessa anche noi figli, antichi amici e conoscenti, ecc. ecc.

Infine, visto che ci tieni, più che una “correzione”, penso sia opportuna la postazione delle precedenti precisazioni in calce al post su Manzù.

Sono passati più di trent'anni da quando ti ho vista per l'ultima volta, immagino quindi che tu sia una signora sessantenne ben portante, il che mi fa molta impressione. Mia sorella Anna (che abita a qualche chilometro da Rosetta e me, madre di Irene, che gentilmente digita questa missiva) ti ricorda e ti saluta con affetto; e così faccio io pensando anche a Dorico. A entrambi quindi, tanti auguri (necessari dati i tempi) e tanti cari saluti

Francesco Ragghianti


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15/09/2020

Caro Francesco,

ti ringrazio moltissimo per avermi risposto in maniera così esauriente e ti prego di porgere i miei saluti affettuosissimi ad Annina da parte mia.

Se ritieni opportuna, alla luce dei chiarimenti, la postazione in calce al post su Manzù, ti ringrazio sin da ora se vorrai pubblicarla quando avrai tempo.

Ricordo i tuoi straordinari genitori; molto cari con me da ragazzina quando mi ospitarono alla Guglielmesca a Cortona. Anna ed io facemmo amicizia soprattutto in quell'occasione.

Tuo padre, al Margherita di Viareggio, mi aiutò a scegliere Lettere Classiche; lo fece accanto a tua madre che annuiva sulle motivazioni che il Professore portava per incoraggiarmi ad intraprendere quello che riteneva sarebbe stato per me un mestiere "tecnico", escludendo  l'opinabilità della Filosofia e della Storia dell'Arte, materie entrambi per cui mi sembrava di avere passione.  In quell'occasione parlò da padre più che da Professore ed è un ricordo tenerissimo che ho di lui e che custodisco ancora con gratitudine.

Sul profilo intellettuale dei tuoi genitori molti hanno scritto e capisco il dovere, da parte tua, di divulgare il più possibile notizie, informazioni, scritti, articoli che ne illuminino ulteriormente la personalità, la varietà degli studi e l'altissimo livello della loro straordinaria cultura.

Non mi sembra che oggi esistano più intellettuali del genere. Vorrei sbagliarmi.

Perciò grazie per avermi risposto e per averlo fatto grazie a Irene, figlia di Anna.

In qualche modo l'ho un po' conosciuta anch'io.

Un abbraccio a tutti voi e chissà che non ci si riveda prima o poi, in uno dei miei passaggi veloci a Firenze.

Pitte



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