La Libertà,
sempre e dovunque (e in particolar modo dove c'è governo
democratico) va difesa costantemente, quindi promossa.
Siccome viviamo in un
paese dove adesso si avvertono scricchiolii allarmanti, comportamenti
lesivi diffusi, talora veri e propri attentati alla Costituzione
Repubblicana, dobbiamo difenderci dall'aggressione quotidiana.
Non è situazione
inedita, né qui né altrove. Lo dimostra questo Appello di
quindici anni fa con parole che mantengono il loro valore
nell'attuale marasma di cui soffrono l'Italia, la Francia, l'Europa
intera – Confederazione di Bruxelles, Brexit, le Russie –
consumate dal cancro sovranista, mitologico e inossidabile da parte degli argomenti di realtà, pensiero critico e consapevole. Si tratta
infatti di un borborigmo devastante, poco o per niente contrastato, i
cui esiti “distopici” o “cacotopici” o, in parole povere ma
concrete, con risultati negativi riguardo alle utopie (fondamento
d'ogni ideologia e/o religione), ai sogni dell'umanità.
Siamo sul filo del
rasoio, in una situazione preagonica, rintuzzabile soltanto con
scatti d'orgoglio, di dignità, quasi miracoli quali reazioni
indignate concretizzatesi in azione esplicita di
RESISTENZA, se necessario reattiva fino a rivoluzionaria violenza.
La libertà persa
non la restituisce nessuno.
Si
ricordi che nel 1945 gli Alleati ci fecero “pagare” la
riconquista della libertà.
Il conto? oltre alle varie sanzioni, all'Amgot – il Governo
militare alleato – con occupazioni e cessioni territoriali. Per
meriti della Resistenza Partigiana qualche sconto ci fu, ma affidato
in buona sostanza a de-epurati (viva Togliatti!).
Non
si scordi poi la lacerante immigrazione forzata dei 350.000
giuliano-dalmati-istriani, anch'essi, come gli ancora chiamati
“neger” di oggi messi in campi di...accoglienza!
Che
fare, allora? La risposta in libertà
è individuale, almeno a livello di presa di coscienza. Quindi i
precedenti indicano: “resistere, resistere, resistere”, "non mollare" e “no
pasaran!”.
F.R.
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